di FRANCESCO TRONCARELLI
Cinque anni fa se ne andava improvvisamente Pino Daniele, artista di
razza che ha saputo coniugare grande musica ad una scrittura di qualità,
verace come la sua terra e profonda come la sua natura. E’ stato uno
dei massimi esponenti di una rivoluzione musicale napoletana che nello
stile compositivo e nella strumentazione si alimentava di Africa,
Oriente, Sudamerica, bleus e jazz e in quei testi particolari fra il
napoletano e l’inglese maccheronico era capace di evocare la grande
varietà di umori, atmosfere e palpiti di una Napoli che nessuno aveva
colto prima.
La sua carriera è stata ricca di successi e
apprezzamenti, quarant’anni di sound irresistibile nel corso dei quali
ha saputo regalare emozioni a non finire. Quarant’anni di attività
appassionata e spassionata che ha generato una produzione di alto
livello, in cui Pino Daniele è stato sinonimo di Napoli in musica
ovunque si sia esibito.
Quella Napoli colta, sempre alla
ricerca di un ponte tra la ricchezza sonora della città e il mondo di
fuori, fino a pescare nel blues e nel jazz tinte e atmosfere
determinanti per la sua musica. Ma anche quella più decisamente
popolare, con brani che hanno aggiunto colore e cuore alla sua terra e
che fanno ormai parte del patrimonio comune.
Insieme a Troisi di cui
era grande amico (aveva curato la colonna sonora dei suoi primi film:
Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono infinite, Pensavo che fosse
amore…), aveva rappresentato negli anni Ottanta la rinascita artistica
di una città spesso considerata solo centro del malaffare e che invece è
sempre stata punto di riferimento di una cultura profonda e dai
contenuti importanti.
Era stato infatti il catalizzatore
con il grande sassofonista James Senese nel gruppo “Napoli Centrale” di
quel sound partenopeo che aveva risvegliato la città dai ritmi lenti del
tran tran quotidiano indirizzandola verso stimoli creativi più
effervescenti per le nuove generazioni.
Tante le
collaborazioni con nomi illustri della scena internazionale come ad
esempio Eric Clapton, Gino Vannelli, Chick Corea e ovviamente con tutti i
nostri big, da Vasco a Ligabue, da De Gregori a Pausini, momenti
irripetibili di grande musica rimasti nell'immagiario collettivo.
Lontano
dai giri che contano e dal gossip mediatico, dopo un periodo di pausa
creativa in cui aveva preferito le session con gli amici e lo studio di
nuove sonorità, aveva riassaporato il gusto dei concerti nei grandi
spazi a contatto col pubblico, lui che era stato uno dei precursori di
questo tipi di esibizione, un ritorno alle origini prima di morire.
Aveva così recuperato gli
amici con cui aveva diviso l’epoca giovanile (Senese, De Picopo,
Zurzolo, Elisabetta Serio), guardando con sempre maggiore attenzione
alla chitarra, strumento di cui era cultore e ottimo esecutore ed era
ripartito da dove aveva iniziato.
Col gioiello della sua produzione,
quel “Nero a metà” (terzo album della sua discografia) che lo aveva
imposto come un grande musicista rappresentandone al meglio
l’originalità della sua proposta e della sua estetica con pezzi come “A
me me piace o blues”, “Quanno chiove”, “ Nun me scoccià” e che aveva riproposto in una nuova versione.
Alla soglia
dei 60 anni che avrebbe compiuto a marzo del 2015, quella scomparsa improvvisa e
inaspettata dopo l'esibizione alla diretta per il capodanno della Rai da Courmayer, che lo fece uscire dalle scene proprio mentre il suo pubblico
riassaporava il gusto della sua musica così mediterranea e così moderna
che aveva accompagnato stagioni della vita di tutti. Una musica che
resta per testimoniare per sempre la bravura e la classe di un autore di grande talento che
all’apparire aveva sempre preferito l’essere, artista.
Ecco perché anche
se sono passati cinque anni dalla sua scomparsa, si sente fortemente la
mancanza di Pino Daniele, perché è stato una artista vero che ha dato
tutto sé stesso sempre, senza risparmiarsi. E la sua città lo ricorda in questo anniversario attraverso omaggi con concerti, incontri, flash mob e programmazioni radiofoniche no stop.
Torna anche l'appuntamento con il
pianoforte del maestro Danise che suonerà per il quarto anno consecutivo sul
lungomare per chiamare a raccolta tutti i fan. L'invito per
l'evento "Pino Daniele, I still love you" è partito dalla pagina
Facebook "Ricordando Pino Daniele" in collaborazione con "Danise
#scugnizzoDelJazz".
E' stata diffusa anche la scaletta per prepararsi al coro collettivo:
sono 38 titoli dello sterminato canzoniere di Daniele, e
naturalmente non mancano tutti i grandi successi, che saranno eseguiti con una partecipazione a metà fra il commovente e l'emozionante. Cose che solo Napoli con il suo grande cuore e la sua teatralità innata è capace di generare
E anche noi lo
vogliamo ricordare con un suo brano, uno di quelli che più lo
rappresenta e che nonostante siano passati più di quarant’anni dalla
pubblicazione, sembra sempre attuale: “Napule è”. Un pezzo che Daniele scrisse quando aveva 18
anni e che fu inserito nella raccolta “Terra mia” pubblicata nel '77, suo
debutto da solista dopo l’esaltante esperienza con il gruppo Napoli
Centrale.
E’ un brano stupendo, indimenticabile ed
emozionante, dove il suono tremolante della chitarra e un avvolgente
tappeto d’archi accompagnano una dopo l’altra le immagini di una terra
che l’autore ama in modo viscerale. Pure con il degrado in
perenne agguato, la perdita di tanti valori e la povertà dei vicoli infatti, Napoli è sempre piena di mille colori, inebriata dall'odore del mare e luogo ideale per vincere la solitudine. Come dire, malinconia, sentimento, poesia, musica, Pino Daniele.
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