Era bellissima Laura Antonelli, una bellezza unica, che non lasciava dubbi all’immaginazione. Quegli occhi tondi e intriganti che ti affondavano solo a guardarla su un fisico che una volta si sarebbe definito da”maggiorata”, come la Lollo e la Loren. Un’attrice esplosiva insomma, secondo i dettami del gossip mediatico che privilegiano da sempre l’esteriorità alla sostanza che peraltro in lei c’era.
Era bella e corteggiata da tutti, sogno erotico degli italiani che avevano imparato a conoscerla quando esplose col film “Malizia”, un titolo che era tutto un programma e dove l’ex profuga istriana che era stata insegnante di ginnastica era Angela, pudica cameriera che faceva ben presto perdere la testa al padrone di casa vedovo Turi Ferro e al figlio minorenne Alessandro Momo (e al pubblico), con le sue vestagliette, le calze nere con la righe e gli abiti leggeri e che le scivolavano addosso sapientemente ritratti dal futuro premio Oscar Vittorio Storaro.
La Divina creatura |
L'occasione per parlare di questa attrice è data proprio da questo celebre film di Samperi che usciva in questi giorni nel 1973 e che avrebbe segnato un'epoca nel costume e nell'immaginario collettivo. Un "Accadde oggi" insomma che riporta all'attenzione un'artista tanto bella quanto sfortunata e il film che l'ha lanciata, con quelle famose scene in cui lei si spoglia e cammina svestita nell’appartamento, oppure in reggicalze su una scala, che sono diventate cult e fonte d’ispirazione per attrici e registi degli anni a venire.
Il film ottenne un successo clamoroso, incassando circa 5 miliardi di vecchie lire, una cifra enorme che la dice lunga sull'accoglienza da parte del pubblico di questa pellicola che valse alla Antonelli dei riconoscimenti prestigiosi, ma gli unici. Nonostante abbia girato decine di pellicole l'indimenticabile attrice nella sua carriera ha portata a casa infatti pochi premi. Il suo più grande successo è stato proprio “Malizia”, che le fece vincere il Nastro d’Argento, il Globo d’Oro e la Grolla d’Oro come Migliore attrice protagonista.
Laura e Belmondo, il suo grande amore |
Una serie di premi che fanno riflettere e che a posteriori ci danno la conferma delle sue qualità artitiche. Sì perchè Laura Antonelli che se ne andata sola e dimenticata da tutti secondo un triste clichè che accompagna gli attori quando sono avviati sul viale del tramonto per indifferenza e menefreghismo dei più, oltre che una bella donna era soprattutto una brava attrice.
Una “Divina creatura” che era riuscita nel corso della carriera a dimostrare le sue qualità di interprete brillante, vivace e dai tratti eleganti che maestri del calibro di Visconti, Bolognini e Patroni Griffi erano riusciti ad evidenziare e valorizzare. Bella con l’anima dunque la dolce Laura, anche se troppo imprigionata in quel fisico che all’apice del successo aveva mandato al manicomio Jean Paul Belmondo che fece coppia con lei per nove anni tra alti e bassi, liti e riappacificazioni, dolci baci e languide carezze. E qualche ceffone di troppo.
Dai caroselli per la bibita gassata più famosa del mondo al Nastro d’argento conferitole da critici cinematografici, dal “Merlo maschio” con Buzzanca all’”Avaro” con Alberto Sordi, dalla seducente “Venexiana” di Bolognini alla irresistibile e comica Noce Bovi in “Rimini Rimini” con Maurizio Micheli che la faceva impazzire al ritmo di “Champagne”.
Laura con Alessandro Momo |
Poi le storie di droga che assestano il primo colpo alla sua vicenda umana di donna spremuta dagli eventi e usata dagli uomini per la sua fisicità e la storie ancor più drammatiche di quegli interventi di chirurgia plastica praticati nell’illusoria speranza di fermare il tempo, che aggravano una personalità fragile bisognosa di affetti che nessuno voleva più darle perché passata di moda. Come fosse un oggetto da mettere via.
Tra i pochi a starle vicino invocando il ricorso della legge Bacchelli per darle un aiuto concreto, Lino Banfi. E non è un caso che sia stato il comico pugliese a fare questo passo rimasto senza seguito anche per volontà della Antonelli, non solo perché Banfi era suo amico da sempre, ma anche perché provenendo dall’avanspettacolo, conosceva molto bene quel cono d’ombra in cui piombano molte stelle del palcoscenico, dopo i fasti della notorietà.
Messa da parte dal mondo dello spettacolo da tempo e abbandonata dai più, Laura se ne andava per un infarto il 22 giugno di 5 anni fa in solitudine, come aveva vissuto l'ultimo periodo della sua vita, circondata da fantasmi e miserie umane che si erano impossessate della sua quotidianeità. La "malizia" era solo un ricordo, la solitudine una triste realtà.
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