domenica 22 marzo 2020

Quando domenica era sempre domenica

 di FRANCESCO TRONCARELLI
  


In casa, come tutti i giorni, anche oggi che è domenica, il giorno solitamente da trascorrere "fuori". In giro per una scampagnata, per un pranzo, una rimpatriata fra amici, per andare allo stadio a vedere la partita. Una volta. Sono passati pochi giorni da quando è stato istituito lo stop per qualsiasi tipo di spettacolo o avvenimento sportivo, ma sembra passato un secolo.

La partita? Un ricordo. Abbiamo tutti nella mente le immagini di un campionato esaltante che stava giocando la Lazio. I gol di Ciro, le zampate del Pantera, le magie di Lupo Alberto, gli assalti alla baionetta del Sergente e le strategie vincenti di Simone Inzaghi. Un ricordo.

Come i ventuno risultati utili consecutivi che facevano aspettare la domenica con ansia e gioia per rivedere in campo i nostri ragazzi. Non è più così. Non sarà più così. L'ansia è data da altri motivi, meno ludici e più drammatici che riguardano la stessa vita di tutti noi.
Mario Riva

Resta sì il ricordo, struggente, malinconico di quando domenica era veramente domenica e c'era spzio per tutto: sentimenti, emozioni, piccoli e grandi momenti da vivere con golosità. Un albero in fiore, un mare da cartolina, un piatto fumante di pasta, un bacio alla persona amata, un gol liberatorio dopo tanta sofferenza.

Quando eravamo insomma felici senza saperlo. Viene così in mente un motivo che fece da apripista ai "favolosi anni Sessanta", come è passato alla storia del costume quel decennio, quando l'Italia rimarginate le ferite della guerra aveva ripreso a camminare e si avviava con speranza verso una nuova stagione di successi industriali ed economici che avrebbe garantito il benessere e comunque il lavoro a tutti.

Quella canzone era "Domenica è sempre domenica", ed aveva un titolo che già diceva tutto. Testo semplice ed ammiccante firmato da quei geni della commedia musicale che rispondevano al nome di Garinei e Giovannini su musica del mitico maestro Gorni Kramer.  Era la sigla de "Il Musichiere" game show ante litteram condotto da Mario Riva, attore comico che dall'avanspettacolo in coppia con Riccardo Billi era diventato un personaggio popolarissimo della televisione.

Riva con Totò

Il suo 'Il Musichiere' infatti era l'appuntamento senza rivali del sabato sera sul piccolo schermo e non solo (fu girato un film e fu fatto un gioco da tavolo). Lo vedevono tutti, lo commentavano tutti, ne parlavano tutti. Era un programma  ritagliato su misura su di lui, ne esaltava l'aria scanzonata e quella bonomia che lo contraddistinguevano dagli altri personaggi televisivi e che lo facevano entrare subito in sintonia con gli ospiti nazionali e internazionali che vi partecipavano.

Dalla star hollywoodiana Gary Cooper (“Mezzogiorno di fuoco”) alla diva internazionale Josephine Baker (“J’ai des amour, mon pays et Paris ”), tutti i numeri uno andavano nel suo show come ospiti d’onore, introdotti dopo il tradizionale “Ecco a voi…”, da un avverbio rispolverato dal dimenticatoio dallo scoppiettante Mario e che diventò d’uso comune immediatamente: “nientepopodimeno che …”.

Totò, Alberto Sordi, De Sica, Coppi, Bartali. Erano tutti lì con lui. Fu qui che debuttarono gli "urlatori" Mina e Celentano, era qui che era di casa Johnny Dorelli vincitore con Modugno a Sanremo (Volare oh oh) era qui che si vincevano milioni se si indovinavano i motivi che l'orchestra suonava, dopo aver fatto una corsa per lo studio e suonato una campanella per fermare la musica.

La Lazio di capitan Lovati e il bomber Rozzoni con il lutto al braccio per la scomparsa di Riva

Mario Riva, cantava la sigla del programma “Domenica è sempre domenica”, che scalò subito la classifica dei dischi più venduti stilata dal “Radiocorriere”, e che divenne appunto il simbolo di quegli anni avviati con spensieratezza verso il Boom.

Il Bel paese cantava allegramente quel ritornello semplice e senza pretese che infondeva serenità e ottimismo, fotografando un piccolo mondo antico che di lì a poco sarebbe scomparso con l’esplodere delle nuove mode e dei nuovi modi di vivere e che adesso però sembra un miraggio: “Domenica è sempre domenica/ si sveglia la città con le campane/ al primo din don del Gianicolo/ Sant’Angelo risponde din don dan/ Domenica è sempre domenica/ e ognuno appena si risveglierà/ felice sarà e spenderà, sti quattro sordi de’ felicità”.

E spesso e volentieri quel ritornello lo cantavano anche i tifosi laziali, quando vedevano entrare il “bravo presentatore” in Tribuna. Lo intonavano in coro per ringraziarlo per le sue prese di posizione a favore dei colori biancocelesti (era nel consiglio direttivo della società allora presieduta dall'ingegnere Siliato) e per le battute saporite nei confronti dei cugini che lanciava dai microfoni di Radio Campidoglio.

Col capello tutto impomatato di Brill cream, disponibile e sorridente con tutti, Riva andava alla Tevere con Franco Interlenghi, il protagonista di “Sciuscià” e Roberto Villa, il bello dei Telefoni bianchi, tre laziali veri. Quando gli altri tifosi lo vedevano, molti iniziavano a cantare "Domenica è sempre domenica" e lui rispondeva sventolando una bandierina biancazzurra che teneva in tasca.

Altri tifosi, altri tempi, altre domeniche. Ma che domeniche...



PS: nel filmato tratto dal finale di una puntata del Musichiere, compaiono alcuni personaggi molto noti all'epoca ed altri che diventeranno dei mostri sacri dello spettacolo. Antonio Cifariello il bello dei film poi giornalsta del Telegiornale, Mario Petri col suo immancabile pizzetto quale Achille nei film mitologici, il conduttore principe del TG Riccardo Paladini, il cantante Corrado Lojacono, il povero ma bello Maurizio Arena, Paolo Panelli, Nino Manfredi e Aroldo Tieri. Le donne sono la showgirl Delia Scala, l'indimenticabile Bice Valori, le attrici Anna Maria Pietrangeli, Anna Maria Ferrero e Silvana Pampanini, la signorina buonasera Aba Cercato e la soubrette Chelo Alonzo. 

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