lunedì 30 settembre 2019

Lucio Battisti, finalmente è libero

di FRANCESCO TRONCARELLI


"Seduto in quel caffè io non pensavo a te... " , inizia così "29 settembre", il primo di una lunga serie di successi della coppia Battisti-Mogol che l'Equipe 84 portò al successo nel 1967. E proprio in questa data così significativa del canzoniere dell'artista laziale, sono arrivati finalmente online i suoi brani. 

Dalla mezzanotte del 29 settembre le canzoni dei dodici album storici firmati dalla coppia d'oro della musica italiana sono infatti disponibili su tutte le piattaforme online di streaming e di download, a comiciare da Spotyfy, per proseguire con Apple Music, Tim Music e così via. Lo ha annunciato Sony Music spiegando che la situazione di stallo e impedimento alla divulgazione, si è sbloccata grazie alla decisione dell'Editore Acqua Azzurra di tornare a conferire mandato a Siae per la raccolta e ripartizione dei diritti sulle opere musicali di propria titolarità sulle piattaforme online.

Sony Music ha fatto sapere inoltre che le canzoni realizzate nel periodo della collaborazione con Panella non saranno per il momento disponibili perché "l'Editore Aquilone non ha ancora deciso di tornare a conferire mandati per l'amministrazione delle relative opere sulle piattaforme online". 

L' annuncio della liberalizzazione era atteso da tempo ma non poteva essere fatto perchè come è noto gli eredi dell'autore di canzoni che fanno parte della memoria collettiva, avevano di fatto stoppato qualsiasi utilizzo. Quasi dieci anni fa era stata la vedova di Battisti, Grazia Letizia Veronesi, a revocare quel mandato alla Società degli autori e degli editori oggi presieduta proprio da Mogol, per affidarlo al figlio Luca, 48 anni, che vive a Londra da tempo e che ora, dopo le recenti vicisstitudini giudiziarie, ha riveduto il suo pensiero al riguardo, concedendo così l'agognata liberatoria. 


Il 29 settembre quindi, data emblematica perchè rimanda immediatamente al primo grande successo della coppia Battisti-Mogol, è diventato un giorno importante per tutti i fruitori di musica sulle piattaforme digitali, soprattutto in riferimento ai più giovani che potranno finalmente ascoltare gli innumerevoli successi firmati dai due autori, al pari dei tanti artisti che vanno per la maggiore attualmente e che proprio su queste piattaforme puntano tutto per far circolare la loro musica. 


Ma Battisti online non è la sola notizia che ha suscitato l'entusiasmo di quanti lo amano, ce n'è un'altra infatti che è stata rilanciata da tutti i media e riguarda l'uscita di un cofanetto intitolato Masters con quarantotto brani che sono stati rimasterizzati nel formato 24bit/192 khz dai nastri originali  acui è stato aggiunto un booklet di 24 pagine con interviste ad amici e collaboratori che hanno diviso con lui la sua incredibile e meravigliosa avventura artistica che arricchiscono questo recupero.

Due notizie che dimostrano l'interesse verso un genio che ha rivoluzionato il nostro pop e al tempo stesso la sua centralità nel mondo dello spettacolo, nonostante sia scomparso da più di venti anni. Ed in questo contesto è molto interessante conoscere particolari inediti della sua personalità che sono emersi proprio con la pubblicazione di questo cofanetto grazie alle testimonianze di chi l'ha conosciuto e ci ha lavorato insieme come il produttore e discografico Alessandro Colombini e i musicisti Alberto Radius e Franz Di Cioccio, che già si erano prestati al lavoro di storytelling del primo volume di “MASTERS” a cui si sono aggiunti Mario Lavezzi, il fonico Gaetano Ria, Phil Palmer, la discografica Mara Maionchi e Renzo Arbore, che ebbe un ruolo molto importante per i primi passi della carriera di Lucio.

Il quadro che ne emerge dalle testimonianze tende a concentrarsi su Battisti uomo di studio di registrazione, musicista tra i musicisti, di­rettore d’orchestra senza partiture, restio ai live, ma molto incline ai segreti del banco mixer e costantemente alla ricerca di nuovi suoni e nuovi macchinari in grado di produrre nuovi suoni. Inevitabilmente poi ne emerge un profilo dell’uomo, del suo carattere, della sua presunta timidezza, del suo modo di ottenere i risultati, del rapportarsi con gli altri e di un in­nato senso dell’umorismo che lo carat­terizzava.


Il metodo Battisti non era teoria, ma un vero e proprio sistema di lavoro articolato e strategico che concepito da un solo individuo veniva sviluppato e portato a termine da una collettività che inevitabilmente faeva capo a quell’individuo, Lui che sembra guidare sempre tutti in modo chiaro, ispirato e non necessariamente autoritario. Il ruolo di leader Lucio ce l’aveva dentro e gli altri lo avvertivano e glielo riconoscevano con rispetto e ammirazione.


«Lucio fu un vero rivoluzionario per la musica italiana come lo furono i Beatles in Inghilterra- ricorda Renzo Arbore-. Si ispirava alla musica americana ma ragionava in termini di giri armonici inusuali che nessuno in Italia aveva mai suonato. Era un grande musicista, una dote, una passione che ho riscontrato solo nel primo Pino Daniele».

Battisti con Arbore a Speciale per voi

«Aveva un modo rivoluzionario di comporre -precisa Alesssandro Colobini-. Faceva canzoni squadrate in barba ai 4 quarti tradizionali. Lucio nel suo modo di fare musica aveva scomposto la metrica tradizionale. E lo aveva fatto partendo da usi e costumi che sono invece storicamente tipici della musica inglese ed americana».

«Lucio era timido sì, ma con le persone con cui aveva confidenza era molto aperto. Ed era un musicista straordinario. La prima volta che mi fece ascoltare “Motocicletta 10 hp” chitarra e voce rimasi sbalordito. Perché lui aveva anche il dono ritmico che non è qualcosa che dai per scontato in una chitarrista- Partiva con la chitarra e poi subito la “mela in bocca” che ti fa capire immediatamente il riferimento a Otis Redding. Era una canzone diretta che fatta alla chitarra e con voce sporca ti faceva venire i brividi» il ricordo di Franz Di Cioccio, leader della Pfm.

«Era un musicista geniale. Lucio era molto talentuoso, lui portava l’assoluta novità. precisa Mara Maionchi-. Aveva dentro la sua testa tutta la partitura e niente di improvvisato, quando arrivava in studio aveva pensato e ripensato a tutto e non lasciava nulla al caso. Non credo molto nell’improvvisazione, al contrario penso che lui avesse ben chiaro cosa volesse ottenere e lasciava sempre aperta la porta a piccoli ritocchi che potessero venire apportati dall’intuito di Colombini, di Reverberi o dei musicisti che lo affiancavano in studio. Con lui si lavorava molto bene perché sapeva chiaramente ciò che voleva»


Battisti era pignolo, perfezionista, sperimentatore, appassionato. E soprattutto a lui piaceva provare tutto. Come quella volta che in sala di registrazione volle fare lui il mixaggio per sentire la vibrazione della musica. Poi entrò Mogol, che arrivava solo a fine lavorazione, ascoltò, sentenziò 'Bella schifezza' e se ne andò. Lucio prese il nastro e lo gettò nel cestino.

A ricordare l'aneddoto Gaetano Ria, l'ingegnere del suono per anni collaboratore del cantautore scomparso nel 1998 a 55 anni che ha ricordato anche altro. «Lucio era strano e curiosissimo nonché fanatico di Totò. Un giorno, mentre stavamo registrando, mi fece chiudere lo studio, lasciammo una registrazione a metà e disse: “Hai la macchina”? Gli risposi di sì e mi pregò di portarlo in un cinema dove davano una rassegna dei primi film di Totò».


Un uomo come tanti con le sue passioni e hobby quindi ma professionalmente un artista eccezionale, un cantautore capace di musiche meravigliose, sulle quali Giulio Rapetti in arte Mogol cuciva poesie meravigliose, che, per colpa di una scelta discutibile da parte dei familiari, i giovani, i cosidetti Millenials non hanno potuto nemmeno conoscere.

Fino ad ora però. In appena 24 ore dalla liberalizzazione della sua musica infatti, sono centinaia di migliaia le riproduzioni sulle varie piattaforme. E in testa alla classifica almeno stando ai dati di Spotify, la piattaforma più popolare, c'è "29 settembre" con circa 390mila ascolti, al secondo posto troviamo "Non è Francesca", con 313mila riproduzioni in streaming, terza, per ora, "Mi ritorni in mente", con 292mila ascolti tallonta dai "Giardini di marzo", brano veramente senza tempo che tutte le domeniche viene cantato dai tifosi della Lazio all'Olimpico, un coro impressionante e di grande effetto, che ha mantenuto vivo in questi anni di "oscurantismo" il ricordo di questo grande artista.

domenica 29 settembre 2019

La Lazio cala il poker, Genoa a fondo. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI                  

8 e mezzo al Ciro d'Italia - "Oggi 29 settembre" (cit. d'obbligo con il laziale Battisti) la Lazio ha calato il poker ed ha affondato il Genoa a pieno merito. E' stata una bella vittoria in cui si sono visti finalmente il bel gioco e la tenuta fisica e soprattutto la voglia di vincere dal primo all'ultimo calciatore. Tanti gol, tante azioni, tanto tifo e anche una ritrovata serenità che dallo spogliatoio si è trasferita sul prato dell'Olimpico. Sì perchè dopo tutto quello che era successo e le chacchiere da comari sul bomber, che avevano minato l'ambiente, il momento più bello del match vittorioso è stato quando Ciro nostro gajardo e tosto dopo la sua rete spettacolare si è diretto subito verso Inzaghi per stringerlo in un abbraccio intenso e carico di affetto. Della serie "scurdammoce o passato", semo da a Lazio compà! Questo è lo spirito giusto per andare avanti tutti insieme.

8+ al Sergente - Gladiatore vero. Massimo Decimo Meridio dell'omonimo film je spiccia casa e pure la cantina. La prima mezz'ora ha fatto tutto lui, a cominciare da quando al 7° ha rubato palla a centrocampo avviando l'azione che poi avrebbe concluso con la prima rete della goleada. Bravo così se fa, spallate a destra e a manca per arrivare al sodo. Come ha fatto Renzi, che s'è ritrovato ago della bilancia dopo le botte che aveva preso.

8 a Innamoradu - Radu batte Radu. Un titolo così se lo sognava il più romano dei romeni e domani sicuramente qualche quotidiano di Bucarest lo acconteterà per sintetizzare la sfida fra i due suoi calciatori che giocano in Italia. Certo è che quella sassata che ha scagliato dalla distanza verso l'incrocio lo ha riscattato da qualche partita giocata così così e qualche erroraccio di troppo. Un po' come Zingaretti che si è ritrovato al governo dopo aver perso tutte le ultime elezioni.

8 al Pantera - Oh, ma avete visto che j'ha fatto? Un gol da paura come solo lui. S'è marcato il portiere e poi la zampata del campione. Un trionfo da applausi a scena aperta. Roba che Achille Lauro se lo sogna.

7 e mezzo a Lupo Alberto - Se la leggenda metropolitana vuole che er go' de Turone era bbono, figuriamoci se era buono quello dell'ex ciuffo biondo. Ma il Var ha detto No, come Di Maio a Salvini e il Mago si è ritrovato come Don Falcuccio, co na mano dvanti e nartra de dietro, ma non si è scoraggiato, giocando una delle sue più belle prestazioni da quando è con noi. Voleva fare centro, ha fatto solo Cento. Presenze con l'Aquila sul petto.

7+ a Sylva Strakoshina - L'altro centenario del match (ce se crede? 100 in biancoceleste pure lui). E proprio in questa occasione da ricordare si è superato, ha lasciato la caccia alle farfalle che lo ha reso celebre e i piedi inchiodati sulla linea di porta come le Sisters di Nando Moriconi-Alberto Sordi in "Un americano a Roma" e al 24° si è esibito in due paratone nel giro di pochi secondi prima su Cassata alla siciliana poi su Lerager che bontà che hanno fatto capire che sto giro non era aria. Grande!

7 a chiedimi se sono Felipe - E certo che lo sei amico mio. Quella galoppata conclusasi in assist per Ciruzzo vale la rinuncia al lettino in prima fila al Tibidabo per l'ultima domenica di settembre. Daje bello de casa.

6 e mezzo a Lucas 2.0 - Biglia chi?

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - In grande spolvero. Come Mara Venier a Domenica In, tutta chiacchiere e lustrini ma insuperabile. Come Lulic appunto.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Il minimo sindacale per tenerli a bada. Quello che sta facendo Berlusconi con Salvini e la Meloni per tentare la remuntada.

6+ a Somarusic - E' rientrato nei ranghi della normalità. Nè più nè meno dei Cristiano Malgioglio. Sparito dai radar.

6+ a dillo a Parolo tuo - In campo a venti minti dal termine per addormentare il gioco. Avete presente Gigi Marzullo quando chiude i programmi a mezzanotte? Ronf ronf e la tv si spegne da sola.

6 a Correa l'anno 1900 - C'era una volta il Tucu che dribblava e la buttava dentro, ora siamo al Tuca tuca se dribbla da solo enon segna più. Amen.
 
6 a Paolo Adi Canio - Piccole aquile crescono. E con quattro picchi che rifili al povero Andreazzoli, crescono bene.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 29 settembre 2019
Lazio a valanga sul Grifone. Nella gara valida per la sesta giornata di serie A all’Olimpico nel primo tempo apre le marcature Milinkovic, raddoppia poi Radu; Caicedo ed Immobile ingrassano il risultato per il rotondo e meritato 4-0 finale per i capitolini contro il Genoa. I biancazzurri, reduci dal passo falso di mercoledi contro l’Inter, tornano a Roma per incontrare i liguri bloccati sul pari dal Bologna nello scorso turno. Andreazzoli, che a parte Sturaro non ha nessuna defezione, fa turnover inserendo Barreca al posto di Pajac, oltre a Saponara, lasciando tra le riserve sia Favilli che Pinamonti. Nuovo cambio in difesa invece per la squadra di Inzaghi, che inserisce Luis Felipe a destra e Radu dall’altro lato. Tornano Lulic ed Immobile con Correa, mentre Caicedo stavolta parte dalla panchina. Un caldo estivo fa da sfondo all’inizio della gara, che vede subito avanti la Lazio: al 7’ infatti Correa porge ad Immobile che fa sponda per Milinkovic, il cui sinistro all’angolino è preciso ed imparabile per Radu ed i biancocelesti vanno in vantaggio. La forte punizione di Radovanovic al 12’ va out, mentre al 18’ Correa in caduta riesce a tirare ugualmente ma trova il portiere che si distende tra i pali; poco dopo la discesa di Immobile è davvero inarrestabile, il tiro però troppo diagonale e Radu para ancora. Al 25’ un doppio intervento di Strakosha salva la Lazio, prima su Cassata e poi dopo la respinta, ancora su Lerager. Alla mezz’ora Milinkovic incorna su traversone di Lulic ma non inquadra lo specchio, un minuto dopo altrettanto fa Luis Alberto dai 18 metri. In ripartenza al 34’ la Lazio sigla la seconda rete: Immobile porge a Luis Alberto che segna, ma Pairetto dopo aver visionato il Var, annulla per un precedente fallo a centrocampo. Il raddoppio è però alle porte, perché al 40’ arriva il gol di Radu, che batte il suo omonimo con un fendente imparabile che finisce all’incrocio dei pali. Dopo il Riposo Leranger e Barreca lasciano il posto a Pandev e Pajac; al 49’ Sanabria anticipa Radu di testa ma spedisce sul fondo un occasione enorme per dimezzare lo svantaggio. Inzaghi fa uscire Correa per Caicedo, che dopo soli  cinque minuti di gioco timbra il cartellino. L’ecuadoreno fa tutto da solo, con un dribbling si libera anche del portiere e col sinistro da posizione defilatissima riesce a mettere in porta il tris laziale. Con il risultato al sicuro la Lazio si risparmia e prova qualche affondo ma senza spingere troppo. Il Genoa invece ci prova ancora, con un tiro di Criscito che al 71’ sfiora il palo lontano, poi con Sanabria che impegna Strakosha.  Ma al 77’ i biancazzurri calano il poker, con Immobile, che riceve da Luis Felipe e non perdona davanti al portiere, superandolo con un piattone preciso sul palo lontano. Genoa inconsistente, che ha fatto paura solo per qualche azione nel primo tempo ed all’inizio di ripresa. Un risultato che premia la squadra più forte, che ha dominato la gara non concedendo che poco o nulla agli avversari. E’ un’ottima vittoria interna quella della Lazio, che si toglie subito di dosso lo smacco della sconfitta con l’Inter e ricomincia a macinare gioco, in attesa della gara interna contro il Rennes di giovedi e della difficile trasferta a Bologna.

LAZIO GENOA  4–0     7’ Milinkovic   40’ Radu  58’ Caicedo  77’ Immobile
LAZIO: Strakosha, Luis Felipe, Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Milinkovic (73’ Parolo), Luis Alberto, Lulic, Correa (51’ Caicedo), Immobile (85’ Adekanye). All: Inzaghi.
GENOA:
 Radu, El Yamiq, Romero, Criscito, Leranger (46’ Pandev), Radovanovic, Cassata (68’ Schone), Barreca (46’ Pajac), Sanabria, Kouamè.  All: Andreazzoli
Arbitro Pairetto

giovedì 26 settembre 2019

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7 al Pantera - La Lazio ha perso a Milano una partita che soprattutto nei primi 45 minuti avrebbe potuto anche vincere. 4 occasioni d'oro un po' sciupate da noi un po' negate da Andondovici, la dicono tutta su quello che si è visto. Poi nella ripresa con le squadre allungate sono arrivati i cambi incomprensibili di Inzaghi, che hanno dato il colpo di grazia ad un'eventuale e possibile rimonta. Buio a San Siro e buonanotte ai suonatori. Copertina più che meritata dal puntero ecuadoregno che ha dato il fritto facendo salire la squadra col suo movimento e le sue percussioni. Ma è stato sostituito...

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - E' il Ministro della difesa. Ma non può fare tutto lui. Un po' come Carlo Conti che lo piazzano ovunque per fare ascolti.

6 e mezzo a Bastos e avanzos -  Ha messo la museruola a fior di campioni che aveva davanti. Nella sua rozzezza insomma si è esaltato. Avete presente Martufello?

6 a Sylva Strakoshina - E' come le Sisters dell'Americano a Roma: quelle come diceva Albertone, avevano i piedi inchiodati sul palcoscenico che non le facevano ballà, lui invece sulla linea della porta che non lo fanno uscì. Poi però s'inventa un uno/due su Barella e Politano al 59° e salva la baracca dal naufragio. Vallo a capì er citofono.

6- a dillo a Parolo tuo - Concreto. Uno che non guarda in faccia a nessuno pur di centrare l'obiettivo. Come il premier Conte, che ha rinnegato anche il suo pregresso pur di restare a galla.

6- a Lucas 2.0 - La colpa è di chi scrive. A forza di evocare il fantasma di Biglia, l'abbiamo condizionato. E' entrato in corsa, ma non si è visto. Come l'altro Lucas appunto.

5 e mezzo a Lupo Alberto -All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino.

5 e mezzo al Sergente -  Lasciam perdere (cit. Cristian De Sica, "Vacanze di Natale).

5 e mezzo a Correa l'anno 1900 - S'è magnato almeno due gol facili facili che manco il Pannella dei tempi d'oro dopo un digiuno di un mese. Dal Tucu di classe al  "Tu ca nun chiagne" di Pavarotti.

5 a chiedimi se sono Felipe - Un grande avvenire dietro le spalle. Come Silvio Muccino. Sparito.

5 al Ciro d'Italia - Tanto rumore (proteste per la sostituzione con il Parma, scuse su Instagram) per nulla. E' rimasto infatti in panchina.

5 a Lazzari alzati e cammina - E' rientrato nel sarcofago.

5 a striscia la Berisha - Come una domanda di Gigi Marzullo. Inutile.

4- a Meco Jony - Uccellato come un pivello da D'Ambrosio, spaesato in mezzo al campo come un Toninelli qualsiasi, ha ricordato nell'insieme il miglior Oscar Lopez. 'Na sega internazionale. Amen.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 25 settembre 2019

L’Inter batte la Lazio. Nel turno infrasettimanale valido per la quinta giornata di campionato a S. Siro i nerazzurri hanno la meglio di misura sui capitolini grazie ad una rete siglata da D’Ambrosio nel primo tempo, dopo una partita complicata e dispendiosa: 1-0 il risultato finale. La Lazio, trionfatrice domenica contro il Parma arriva a Milano per provare ad imitare l’impresa dello scorso anno, ma stavolta la capolista Inter è molto più solida. Inaspettatamente Inzaghi cambia mezza squadra; rimette Lazzari dal primo minuto, Bastos prende il posto di Radu in difesa, c’è Parolo e non Leiva, Jony toglie il posto a Lulic infine in avanti Caicedo fa coppia con Correa. E’ questa la punizione inflitta ad Immobile, che va in panchina dopo la sfuriata di domenica. Stesso modulo per Conte: in previsione dei prossimi impegni ravvicinati il suo 352 di oggi prevede D’Ambrosio e Biraghi, Vecino e Barella a centrocampo, Politano e non Lautaro con Lukaku di punta. E’ ottima l’interpretazione iniziale della partita da parte laziale, con la solita aggressività sui portatori di palla e pressing a tutto campo. Sono due squadre comunque molto attente a non scoprirsi e non concedere campo agli avversari. Gli equilibri si spezzano al 23’, quando su un traversone lunghissimo di Biraghi, D’Ambrosio sovrasta letteralmente Jony di testa e piazza in rete il pallone del vantaggio nerazzurro. Correa un attimo dopo risponde con un bellissimo tiro a giro su cui Handanovic fa un miracolo deviando in corner. Al 26’ Lukaku tira fortissimo ma non trova la porta di poco. La partita si accende: Correa lanciato alla grande da Caicedo non riesce a saltare il portiere e spedisce a lato da posizione magnifica per pareggiare, poco dopo sempre Handanovic salva ancora su Correa, che aveva calciato alla perfezione all’angolino. La Lazio a parte qualche sbavatura sembra essere sempre in partita, ancora Bastos nel finale s’inserisce e prova il rasoterra su cui il portiere dell’Inter salva di nuovo la sua porta. Dopo il riposo al 50’ Correa di testa impatta male e manda sul fondo, poco dopo termina il castigo di Immobile, che sostituisce Caicedo al 52’.  Doppia parata di piede di Strakosha al 60’ su Barella e poi su Politano, davvero importantissima per tenere in piedi la gara ma proprio ora riprende forza l’Inter, che fino a questo momento non aveva fatto granchè. Entra Leiva per Luis Alberto al 65’; l’Inter si rivede al 72’ con un calcione di Lukaku che va altissimo, ora entra Lautaro che rileva Politano, poi Berisha entra al posto di Milinkovic. Praticamente la partita si gioca a centrocampo  senza che le due squadre riescano a pungersi; non capitano atre occasioni ma nel recupero un grave errore di Luis Felipe innesca Lautaro, che sbaglia mettendo fuori e questa è l’ultima opportunità da ricordare, prima del fischio finale di Maresca. I biancazzurri costruiscono, tessono trame, provano in tutti i modi a riacciuffare la partita ma l’Inter spietatamente capitalizza al meglio la gara con un gol pesantissimo che vale i tre punti. Il migliore dei nerazzurri infatti alla fine sarà Handanovic, autore di tre interventi strepitosi. Uscire sconfitti stasera ci può stare; perdere in questo modo lascia l’amaro in bocca perché la Lazio stavolta ha giocato alla pari e non ha manifestato nemmeno le vecchie carenze di tenuta. I biancazzurri però lamentano i problemi di sempre: poca qualità di alcuni protagonisti, qualche scelta sbagliata di Inzaghi, le riserve non all’altezza e anche oggi questa Lazio non raccoglie nulla. Sette punti in classifica, due vittorie, un pari e tre sconfitte in sei gare ufficiali per gli uomini di Inzaghi, che già domenica devono riabilitarsi all’Olimpico contro il Genoa: bisogna vincere!

INTER  LAZIO   1–0     23’ D’Ambrosio 
INTER: Handanovic, Godin, De Vrij, Skriniar, Vecino (56’ Sensi), D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Biraghi, Politano (76’ Martinez), Lukaku (82’ Sanchez). All: Conte
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Bastos, Lazzari, Milinkovic (73’ Berisha), Parolo, Luis Alberto (65’ Leiva), Jony, Correa, Caicedo (52’ Immobile). All: Inzaghi.
Arbitro Maresca

mercoledì 25 settembre 2019

Sanremo, le novità di Amadeus

di FRANCESCO TRONCARELLI 



Di tempo ce n'è, ma per fare le cose per bene, non basta mai. Ecco perchè seppure al prossimo Sanremo manchino addirittura cinque mesi, chi di dovere si sta già muovendo. Leggi Amadeus, conduttore e direttore artistico della kermesse su cui la Rai ha puntato senza esitazioni per celebrare al meglio l'edizione numero 70 del Festival.

Una grande responsabilità per lui che dovrà quanto meno eguagliare in termini di ascolti, le "versioni" del festival firmate da Baglioni e Conti e per i vertici della rete ammiraglia di viale Mazzini che appunto optando per la carta interna hanno voluto puntare su un professionista di grande esperienza ed eliminare qualsiasi sospetto di conflitto d'interessi di cui tanto si è parlato durante l'ultimo festival.

La macchina così si è messa in moto affidando la scenografia a Gaetano Castelli, la regia a Stefano Vicario, la direzione delle luci a Mario Catapano e le coreografie a Daniel Ezralow e subito le prime decisioni che sono state prese da Amadeus e il suo staff. Novità importanti che riguardano l'esssenza e la struttura della manifestazione. Vediamo quali. Innanzitutto verrà riproposta la gara delle Nuove proposte insieme a quella riservata ai Big.

Un vero e proprio cambio di rotta rispetto a quanto proposto da Claudio Baglioni che lo scorso anno decise di creare una gara a se stante per i Giovani, che si erano poi sfidati a dicembre, facendo sì che i due vincitori delle due finali partecipassero direttamente alla gara tra i Big.

Prima di lui, ma con una formula diversa, era avvenuto con Raimondo Vianello (con la vittoria di Annalisa Minetti), mentre nella scorsa edizione Mahmood (peraltro lanciato qualche anno prima da Carlo Conti e no quindi da Baglioni come qualcuno erroneamente ha sostenuto) era esploso prima tra i giovani e poi addirittura tra i Big, accaparrandosi a sorpresa anche la vittoria finale di Sanremo 2019.

Mahmmod vincitore di Sanremo 2019

Questa volta non ci saranno sorprese che potrebbero sconvolgere i veri big in gara. In questa "nuova" situazione del regolmento, Amadeus ha deciso così che cinque nuove proposte usciranno dalla gara che avverrà in Rai, due da Area Sanremo e uno da Sanremo Young.

Non solo, quindi, i Giovani faranno gara a parte come negli anni precedenti al 2019, ma tornerà un meccanismo molto simile: si esibiranno 4 per serata nelle prime due serate, con 2 eliminati per sera - i "sopravvissuti"  prenderanno parte anche alla serata del giovedì, quella tributo al Festival di Sanremo.

Sì perchè il prossimo Festival, settantesimo della serie, sarà impostato come un evento nell'evento, una festa nella festa, un omaggio alla storia della canzone e del costume che è appunto Sanremo, in considerazione della ragguardevole età raggiunta dalla manifestazione canora da quando per la prima volta Nilla Pizzi calcò il palco del Casinò per intonare e vincere con "Grazie dei fior".

Nilla Pizzi trionfatrice dei primi Festival

In questo contesto di celebrazione, nella terza serata quindi, quella del giovedì, ognuno dei venti Big in gara, dovrà scegliere e interpretare uno dei brani delle passate edizioni del festival, da eseguire in coppia o con l'interprete originale o con un altro cantante che ha partecipato a Sanremo. Una sorta di amarcord musicale che sicuramente susciterà interesse e attirerà l'attenzione del grande pubblico televisivo.

Altra novità del Sanremo secondo Amadeus prossimo a venire, riguarda la lista dei Big in gara. Gli artisti selezionati (a poposito sono già arrivaie delle candidature) saranno annunciati durante la puntata dell'Epifania de "I soliti ignoti", la trasmissione di Rai Uno condotta proprio dal popolare conduttore.

Contrariamente alle precedenti edizioni in cui l'annuncio era o trasmesso durante la trasmisssione L'Arena di Giletti a metà dicembre (Carlo Conti) o durante la finale di Sanremo Giovani, stesso periodo (Baglioni), questa volta si dovrà attendere il 6 gennaio, praticamente un mese prima dell'inizio del Festival, in calendario dal 4 all'8 febbraio 2020.


J Ax da Ostia Lido a Sanremo

È un altro dei cambi voluti dal presentatore, che pian piano sta cercando di dare la propria impronta a un festival che è stato fortunato, a livello di ascolti sia sotto Carlo Conti che Claudio Baglioni. L'annuncio, quindi, ritarderà di qualche giorno rispetto a quanto avvenuto negli anni scorsi, quando avveniva durante la finale di Sanremo Giovani, legandosi, quindi, al preserale della rete ammiraglia della televisione pubblica.


Appassionato da sempre di musica, un passato da disc jockey e speaker nelle grandi Radio private e da conduttore dello storico Festivalbar, Amadeus si appresta ad individuare i nomi su cui puntare per il suo Sanremo. Artisti sicuramente in voga e dal talento riconosciuto che sappiano proporre quel pop di qualità che darebbe una spinta notevole agli ascolti e poi, alla vendite.

Tommaso Paradiso
In attesa delle anticipazioni che arriveranno nelle prossime settimane e scontato che Fiorello sarà il battitore libero del festival ("Può venire quando vuole ed entrare in scena per fare quello che vuole" ha dichiarato Amadeus), ci sono alcuni nomi che stanno circolando e che potrebbero fare parte della squadra dei Big. Due su tutti, Tommaso Paradiso già frontman del gruppo Thegiornalisti che ha da poco intrapreso la carriera da solista e J Ax, protagonista delle classifiche col suo tormentone su Ostia Lido. Personaggi molto popolari che potrebbero capitalizzare sul palco dell'Ariston i benefici di una stagione trionfale appena conclusa.

Altro nome che sta rimbalzando insistentemente in questi giorni, è quello di Chiara Ferragni, la nota influencer moglie di Fedez che ovviamente avrebbe un ruolo a fianco di Amadeus nella conduzione e che rappresenterebbe la svolta social del festival, per l'incredibile numero di followers che la segue puntualemente in tutto quello che fa. Sicuramente poi, torneranno le popstar internazionali per dare lustro a questa edizione celebrativa di Sanremo. Un nome in particlare che è stato contattao, Madonna. Staremo a vedere.

Chiara Ferragni, i social a Sanremo

lunedì 23 settembre 2019

Lazio, il Parma è cotto. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


7 e mezzo a Somarusic - Una ritrovata Lazio ha steso il Parma con due gol (uno per tempo), smentendo così finalmente se stessa, leggi una squadra che gioca e regge solo 45 minuti. E' stata una partita senza storia in cui gli Inzaghi boys, pur con qualche pausa hanno tenuto sempre il boccino in mano, confermandosi superiori per qualità e quantità di gioco rispetto i volenterosi ma scialbi gialloblu. Il Parma è sembrato veramente cotto e la Mitica se l'è mangiato con due bocconi. Copertina d'obbligo (sì, perchè qundo je ricapita?) al capoccione montenegrino, autore di una rete incredibile. E' lui il testimonial del match per impegno e caparbietà.

7 al Ciro d'Italia - E sono 103. Tanti, altro che storie. E se al momento del cambio ha rosicato è un bene, perchè sente questa maglia con l'Aquila sul petto come una seconda pelle e quindi ce po' sta. Tutto il resto so' chiacchiere da condominio.

7 a Lupo Alberto - C'era una volta il Ciuffo biondo che faceva impazzire il mondo, ora quel capello è tutto nero e a stupirsi adesso è il mondo intero. Dalle Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno come aveva previsto il buon Alessandro Manzoni, so' rimsti tutti a bocca aperta per i lanci che ha fatto a cominciare con quello che ha permesso al bomber de noantri di segnare anche da Mobile (era dal 4 novembre che non lo faceva su azione all'Olimpico) dopo essere stato tanto Immobile (solo su rigore). Applausi.

6 e mezzo a chiedimi se sono Luis Felipe - Partitone. Ce se crede? Come Renzi tornato ago della bilancia in politica. Ce se crede? Appunto.

6 e mezzo al Sergente e a Correa l'anno 1900 - Attenti a quei due. Uno mozzica, l'altro azzanna, ma quando je pare a loro però, questo è il problema. Sono andati a corrente alternata, quando si accendeva uno l'altro era in penombra, quando questo poi usciva dal buio l'altro s'illuminava. Tutto andrà alla grande quando saranno pappa e ciccia e viaggerano all'unisono. Per ora viaggiano sul trenino da Roma per Ostia: quello che se sa quando parti ma non se sa quando arrivi.

6+ a Lucas 2.0 ( ma Biglia che fine ha fatto?) -  E chi lo Leiva più lì in mezzo al campo.

6+ ad Antonio Elia Acerbis - Ha fatto il suo. Come Panariello a Tale e quale. Due battute, qualche moina e la solita presa in giro di Salemme. Un classico.

6 a dillo a Parolo tuo e ar Pantera - Subentrati in corsa, hanno portato in campo il peso della loro esperienza. Come Grillo e Casaleggio che hanno preso pe 'na recchia Di Maio spingendolo al governo con Zingaretti.

6 a Innamoradu - E' tornato in palla, vispo e vegeto. Come Berlusconi uscito dal letargo.

6 a Sylva Strakoshina - Una frescaccia alla Carrizo, una paratona alla Peruzzi. A noi ce basterebbe che non facesse entrà quelli che te vonno ammollà i contratti finti Enel e i Testimoni de Vicenza e sarebbe già un bel portiere.

6 a Meco Jony - Tornerà utile. Nè più nè meno di Magalli.

6 a veni, vidi, Lulic al 71° - Gira ancora, ma qualcosa in lui si è arruginita. Come Cocciante con l'italiano che dalla Venier se n'è uscito con "Se io potrei". Sipario.





Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 22 settembre 2019
La Lazio ha la meglio sul Parma. All’Olimpico i biancazzurri già in vantaggio dopo pochi minuti con Immobile, trovano il raddoppio con Marusic nella ripresa per il 2-0 finale, dopo aver disputato una gara non spettacolare ma convincente. Per la quarta di Campionato i biancocelesti non possono più commettere errori; archiviato il doppio passo falso contro Spal e Cluj Inzaghi, che ha tutti a disposizione, rimette Marusic a destra per far respirare Lazzari. Immobile e Correa sono le due punte, con Luis Alberto che ricompare trequartista. D’Aversa invece, che recupera Barillà, mette in campo il 433 che ha perso contro il Cagliari, tranne Gagliolo, sostituito in difesa da Pezzella. Nei minuti iniziali Inglese prima, poi Correa tentano la conclusione, poi all’8’ Immobile torna al gol sbloccando la gara con un sinistro diagonale che finisce sul palo ed in rete. Ottimo nella circostanza il passaggio filtrante di Luis Alberto, che consente alla punta laziale di trovarsi a tu per tu col portiere. Milinkovic sfiora il raddoppio poco dopo ma sbaglia mira mettendo out. E’ una Lazio ispirata quella di stasera, che riesce a far girare molto bene il pallone, ma ha delle pericolose amnesie come al 21’, quando Strakosha riesce a mettere in corner sul tiro insidiosissimo di Inglese. Alla mezz’ora Correa in agilità prova a far passare il pallone tra le gambe di Sepe che però non si fa ingannare. Poi sempre il Tucu nel finale di tempo con un rasoterra trova di nuovo il portiere che neutralizza in due tempi. Nella ripresa, ultimamente letale per la Lazio, i biancazzurri invece si buttano avanti per evitare la debacle da secondo tempo: subito Immobile impegna dai 20 metri il portiere, poi Luis Alberto al 59’ colpisce il palo direttamente da calcio d’angolo. Inzaghi mette Caicedo e toglie Immobile, che s’arrabbia moltissimo per la sostituzione. Ma poco dopo la sfuriata del centravanti la Lazio chiude i conti: è Marusic a siglare il raddoppio dopo essersi liberato di Pezzella; il suo rasoterra diagonale trafigge Sepe e mette al sicuro il risultato. Ancora il montenegrino, oggi il migliore dei suoi al 73’ impegna ancora il portiere, che riesce a respingere come può. Poi quasi a tempo scaduto Milinkovic non trova la porta spedendo a lato da ottima posizione, poi Caicedo si fa deviare il possibile tris da Bruno Alves e questa è l’ultima opportunità della partita, che termina col risultato di 2-0. Buona risposta laziale dopo le due batoste, senz’altro c’è meno leziosità e più concretezza. Ma la squadra di Inzaghi resta ancora lenta in alcune circostanze, concede sempre qualcosa all’avversario ed evidentemente deve migliorare in concentrazione. Oggi comunque era necessario fare risultato e quello è avvenuto: questa vittoria rende migliore il clima e lo spirito della squadra, soprattutto in attesa della grande sfida di S. Siro contro l’Inter capolista.

    
LAZIO  PARMA 2–0  8’ Immobile  66’Marusic
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva (74’ Parolo), Luis Alberto, Lulic (83’ Jony), Luis Alberto, Correa, Immobile (63’ Caicedo). All: Inzaghi
PARMA: Sepe, Darmian, Iacoponi, Alves, Pezzella, Hernani, Brugman (78’ Sprocati), Barillà, Kukusevski, Inglese (84’ Cornelius), Gervinho (75’ Karamoh). All. D’Aversa
Arbitro Abisso

martedì 17 settembre 2019

Techetechete', la Tv che piace

di FRANCESCO TRONCARELLI



E' stato il programma più visto dell'estate. E la puntata dedicata a Lucio Battisti la più vista di tutte. La classifica dei beniamini del pubblico, le ragioni di un boom


Con la puntata dedicata a Fiorello dell'altra sera, si è conclusa la lunga stagione di Techetechete', un'edizione iniziata il 3 giugno e che come da prassi ha accompagnato il pubblico per tutta l'Estate sino alla ripresa della normale programazione televisiva da parte della Rai come di Mediaset e di tutte le altre emittenti.

83 puntate da 50 minuti quotidiane più 9 Speciali di due ore ciascuno il sabato che hanno riportato nelle case di milioni di spettatori spaccati di storia del piccolo schermo e dei suoi protagonisti famosi come di semplici meteore e dell'Italia degli ultimi 65 anni, oltre ovviamente a tanta musica.

Scenette, gag, balletti e le canzoni che hanno accompagnato generazioni dopo generazioni direttamente da Sanremo o da trasmissioni entrate nella storia come Canzonissima, Fantastico, Senza rete, Teatro 10, Disco Ring, Piccolo Slam, Adesso Musica.

Techetechete' curato da Elisabetta Barduagni, ha questo nome curioso che sembra uno scioglilingua, che è stato ideato da Pasquale Panella, ex paroliere di Lucio Battisti. L'ha concepito come una parola di lunghezza infinita troncata improvvisamente (appunto c'è l'apostrofo dopo la "e" finale e non l'accento come molti credono), riferita alle Teche Rai e all'immenso archivio in esse custodito, da cui sono tratti i filmati utilizzati dai vari autori delle puntate che sono introdotte dalla sigla composta da Bengi.

la pagina Facebook del programma


Un programma insomma che recupera la memoria storica della televisione e fa cultura divertendo ed emozionando chi lo segue. Ovvero milioni e milioni di spettatori. Techetechete' infatti è stata la trasmissione più vista di questa estate di fuoco con una media di oltre tre milioni a puntata con picchi che hanno superato abbondantemente i 4. Numeri da spettacoli "invernali" in prima serata, come ad esempio "Tale e quale" ricominciato da poco (che ha registrato poco più di 3 milioni) e che quindi la dicono lunga sulla sua validità di intrattenimento.

Si perchè rivedere cosa andava in onda "ieri" fa audience e attrae la platea televisiva  non solo per un evidente e comprensibile effetto nostalgia, ma anche per un motivo più personale, perchè fa riflettere sul nostro passato. Techetechete' oltre alla celebrazione del "meglio della Tv" è anche una una sorta di operazione sociologica che stimola il raffronto sul cambiamento del costume che abbiamo attraversato, una macchina perfetta che favorisce considerazioni che ognuno di noi può fare su quello che eravamo e su quello che siamo diventati.

Non solo amarcord dunque, ma anche riflessione su noi stessi, attraverso protagonisti e varietà del piccolo schermo che davano al pubblico quello che voleva allora (ma anche oggi), leggi la qualità. Se andiamo a vedere la classifica delle puntate più viste di questa edizione di Techetechete' infatti, abbiamo la risposta al successo del programma. La qualità appunto.



La puntata più vista in assoluto della stagione non a caso è quella dedicata a Lucio Battisti, il genio che ha rivoluzionato la nostra musica con le sue canzoni immortali scritte insieme a  Mogol e che fanno pate del patrimonio artistico della nazione. Sono stati la bellezza di 4 milioni 287 mila gli spettatori che hanno voluto riascoltare l'artista laziale cantando inieme a lui successi senza tempo e commentando su social secondo la tendenza del momento, emozioni, sensazioni e ricordi che quei brani evocano.

"Un avventura", "Mi ritoni in mente", "E penso a te, "Anna", "Emozioni", "Per una lira", "Io e te da soli", "Il tempo di morire", "Ancora tu", "La colllina del sole", "Pensieri e parole" (stupendo il filmato tratto da Teatro 10 con l'invenzione del regista Antonnello Falqui con i due Battisti, in primo piano e sullo sfondo che si alternano nel cantato), "Eppur mi son scordato di te", "I giardini di marzo".

In particolare poi, il momento dello storico duetto con Mina, in finale di puntata, in cui Battisti fa peraltro la sua ultima apparizione in Rai, è quello che ha registrato il più alto numeri dei commenti su Facebook e Twitter.

Segue al secondo posto con 4 milioni e 235 mila spettatori, la puntata del 13 settembre dedicata alle canzoni delle decadi 67, 77, 87 e 97. 50 minuti senza soluzione di continuità con brani storici e tormentoni che hanno dominato i juke box e fatto ballare i giovani di ieri, spettatori di oggi. Qualche titolo? "Cuore matto" di Little Tony, "Stasera mi butto" di Rocky Roberts, "Ti amo" di Umberto Tozzi, "La vie en rose" di Grace Jones, "L'Angelo azzurro" di Umberto Balsamo, "A canzuncella" degli Alunni del Sole, "Figli delle stelle" di Alan Sorrenti, "Bella da morire" degli Homo Sapiens, "Bella d'estate" di Mango, "E dimmi che non vuoi morire", il capolavoro assoluto che Vasco insieme a Curreri e il poeta Roberto Ferri ha regalato a Patty Pravo.



Terzo è Fiorello, con 4 milionie 193 mila spettatori che non si sono voluti perdere le sue celebri performance televisive in attesa di rivederlo in tv con nuovi progetti ed idee. Sono passati così i suoi duetti con i più grandi artisti internazionali (Liza Minnelli, Michael Bublè, Lionel Richie) come con quelli di casa nostra a cominciare da Zucchero per continuare con Morandi e finire con Massimo Ranieri. E ancora le sue gag, le sue imitazioni, la sua sconfinata verve e l'irrestibile simpatia.

Al quarto posto l'italiano vero Toto Cutugno. Che ha raccolto davanti la tv 4 milioni e 120 mila spettatori, molti dei quali, come si è letto dai commenti sui social, non sapevano che avesse scritto brani di successo per altri artisti, Celentano in testa, arrivati poi ai primi posti delle classifiche, il caso per esempio di "Il tempo se ne va". Ecco così che sono passate sul video le sue partecipazioni a Sanremo tra cui quell in cui cantò in coppia con Ray Charles, il gigante della canzone mondiale che trasformò il suo "Gli amori" in un brano di ampio respiro e di grande atmosfera per il mercato internazionale dal titolo "Good love gone band".

Quinti i Pooh, con 4 milioni e 280 mila fan. Il complesso che in 50 anni di carriera passando dal beat di "Piccola Katy" al pop di qualità come "Uomini soli", ha regalato emozioni a non finire segnando la storia della nostra musica. Roby, Dodi, Red, Riccardo, Stefano e prima di lui Valerio Negrini, il poeta e fondatore del del gruppo, inossidabili e intramontabili sul palco con le loro chitarre e le loro voci inconfondibili. Una puntata insomma che è stata una specie di biografia di tanti spettatori che sono cresciuti con loro dai tempi dei mangiadischi sino a quello dei Cd e degli spettacoli nei Palasport di tutta Italia.  



Sesto in questa speciale classifica dei più visti dell'edizione 2019 di Techetechete', Fabrizio Frizzi, il cui ricordo ha inaugurato la stagione e che è stato seguito da 3 milioni e 906 mila spettatori. Un vero e proprio tributo ad uno dei personaggi più amati della Tv per  la sua umanità e semplicità, un omaggio a un professionista dello spettacolo che ha dato tanto coi suoi programmi, ricevendo l'affetto incondizionato e sincero da parte del pubblico. Come hanno dimostrato i milioni di fan che lo hanno voluto applaudire metaforicamente ancora un volta grazie a Techetechete'.

Seguono poi a poche centinaia di migliaia di differenza, le puntate (nell'ordine di classifica), dedicate a Lucio Dalla, ai Varietà dal 61 al 91, MassimoTroisi, la Cortellesi e Virginia Raffaele, Matia Bazar, ai Duetti, a Miss Italia, agli Elvis nostrani Little Tony e Bobby Solo, tutte in un range tra i 3 milioni e 800 mila e 3 milionie 400 mila. Numeri che in ogni caso fanno impressione rapportati alla programmazione degli altri canali regolarmente distanziata in termini di spettatori e share. Ma non poteva essere altrimenti, perchè Techetechete' è la Tv che piace.



domenica 15 settembre 2019

Lazio, Spal..le al muro. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


6 e mezzo al Pantera - La sosta non fa bene alla lazio, è storia, ma c'è anche da dire però che la coperta è corta, troppo, e perciò il turn over applicato alla squadra alla fine dei giochi si è rivelato un game over. Troppo lenta e prevedibile la squadra ed anche troppo assenti ingiustificati fra gli uomini messi in campo (sostituzioni comprese che non hanno inciso affatto) da Inzaghi. Tra i pochi a salvarsi il bomber equadoregno che c'ha provato con tanto di palo preso come da copione. Poteva essere una scampagnata di fine estate, si trasformata in una batosta d'inizio stagione. Incredibile ma vero. Abbiamo resusicitato una formazione che stava più de là che de qua e che ci ha messo Spall..le al muro. Noi dove stiamo e soprattutto dove andremo lo scopriremo solo vivendo come diceva Lucio Battisti. Per ora non lo sa nessuno. Mea culpa e voltare pagina.

6+ al Ciro d'Italia - Ha segnato al minuto 17 con la maglia 17 sulle spalle (a proposito per concerdeci il rigore, dal Var hanno chiesto l'intervento dei Ris dei Carabinieri: sette minuti d'attesa!). La sfiga quindi per lui, sembra spazzata via. Ma non per gli altri della combriccola.

6 a dillo a Parolo tuo - Aveva più fiato lui che c'ha na certa, che tanti pischelli in campo. Avete presente Berlusca?

6 ad Antonio Elia Acerbi - Non l'hanno fatto Ministro della difesa nel nuovo governo, ma l'hanno chiamato in Nazionale. Siamo sicuri che j'abbia fatto bene?

6 a Lucas 2.0 (Quello che ride) - All'inizio s'è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino.

6 - a Lazzari, alzati e cammina - Un passo indietro dopo le prime due performance. Un po' come Zingaretti, che dopo tutto quello che gli aveva detto contro, ha ingoiato il rospo e si è messo con i grillini.

6 - - a Innamoradu e Veni, vidi, Lulic al 71° - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Ma non è bastato per rifocillare i compagni di merende.


6 - - a Sylva Strakoshina - Tiri 2, gol 2. In perfetta media Carrizo.

5 e mezzo a Lupo Alberto - E' come quel profumo delle star, Egoist. Costa na cifra ma alla resa vale come il deodorante della Nivea. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: siate altruisti. Volgo, passa la palla più spesso e non fa tutto da solo.

5 e mezzo al Sergente - E' entrato nella ripresa direttamente dal mare. Con le pinne, fucile ed occhiali.

5 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Anche lui si è presentato al Mazza di Ferrara direttamente dal Tibidabo, ma con la paletta e il secchiello e soprattutto preoccupato per non aver pagato il pedalò. Mo lo senti er bagnino quando torna in spiaggia.

5- - a Patric del Grande Fratello e Vavra e lo storico gol al minuto114 (Roma-Slavia Praga 19/3/1996) - Come diceva Rigoletto in tempi non sospetti "Questo o quello per me pari son": Ovvero due seghe internazionali.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 15 settembre 2019

Terza giornata: al “Paolo Mazza” la Lazio contro la Spal si butta via. Al gol su rigore di Immobile nel primo tempo risponde la rete di Petagna nella ripresa e il gol di Kurtic nel recupero, che sigla il 2-1 definitivo per i padroni di casa. Trasferta difficile a Ferrara per la squadra biancoceleste, che trova una Spal ancora a secco di punti in classifica. Sempre fuori Fares, il 352 di Semplici oggi prevede Reca in difesa nel ballottaggio con Igor, mentre davanti con Petagna c’è Di Francesco e non l’ex Floccari. Inzaghi invece stavolta cambia molto: dietro c’è Patric, a centrocampo manca Milinkovic e davanti al posto di Correa gioca Caicedo. In un caldo micidiale la Lazio parte fortissimo, subito Leiva prende l’iniziativa e va anche al tiro già al 2’; la squadra biancazzurra tiene bene il campo ed al 10’ su passaggio di Luis Alberto il diagonale di Caicedo scheggia il palo. Al 15’ dopo una lunghissima valutazione del Var per un possibile fuori gioco di Parolo, Calvarese per un fallo di mani di Tomovic concede il calcio di rigore alla Lazio. Batte Ciro Immobile, che spiazza Berisha e la squadra capitolina va in vantaggio meritatamente. Dopo la rete la Lazio prosegue con un ritmo indiavolato e la Spal barcolla. Al 28’ Kurtic ha la prima opportunità per la squadra di casa, ma di testa spedisce alto sulla traversa. Poi al 37’ Luis Alberto di sinistro potrebbe raddoppiare ma trova la parata di Berisha, che si ripete dopo poco sul colpo di testa di Acerbi. Al 41’ anche Caicedo su passaggio d’Immobile calcia rasoterra ma manda di un soffio sul fondo; anche Luis Alberto non ha la mira giusta e dopo ben 7’ di recupero si conclude il primo tempo. Dopo il riposo subito c’è il cambio di Inzaghi che toglie Patric, mezzo infortunato e già ammonito, per Vavro. Semplici cambia modulo, optando per un 442 e la Spal in campo ora si rivede. Al 59’ Kurtic col sinistro prova la conclusione su cui si oppone bene Strakosha, mentre esordisce in serie A il brasiliano Strefezza, che rileva Reca al 61’. Poco dopo Petagna raggiunge il pareggio: dopo aver ricevuto da Kurtic con una mezza girata che passa tra tante gambe infila il pallone in rete al 63’. Inzaghi a questo punto decide di mettere in gioco Milinkovic e Correa; vanno fuori Leiva e Caicedo. I padroni di casa sembrano avere più energie e riescono a bloccare tutte le offensive della Lazio, in debito d’ossigeno e senza più la forza di creare un gioco veloce. All’80 Kurtic di testa sfiora il vantaggio mandando di poco sopra alla traversa, poi una punizione di Luis Alberto a giro finisce out. A tempo scaduto la Spal corona la sua rimonta: in ripartenza Kurtic trova un rimpallo in area e solo soletto fa partire un piattone preciso che supera Strakosha e permette ai suoi di aggiudicarsi l’incontro. Un primo tempo completamente appannaggio laziale, invece una ripresa giocata con zero convinzione dai biancazzurri, raggiunti sull’1-1 e poi addirittura superati in extremis da una squadra non irresistibile ma che ha dalla sua una quella voglia e quella determinazione che i capitolini hanno messo in mostra solo per 45’. Un brutto segnale per gli uomini di Inzaghi, che dovrà cercare di dare una bella scrollata ai suoi ragazzi; la Lazio non può staccare la spina in modo così repentino: problemi fisici o difficoltà mentali, qualcosa deve per forza cambiare altrimenti non si va avanti. Inizia così nel peggiore dei modi il mini ciclo di fuoco che porterà i biancocelesti a disputare 7 gare in tre settimane: giovedi la truppa di Inzaghi volerà in Transilvania per la prima partita di Europa League contro il Cluj e poi all’Olimpico sarà in scena il Parma, prima della difficilissima trasferta di Milano contro i nerazzurri.

SPAL LAZIO  1–2   17’ Immobile (rig.)  63’ Petagna  92’ Kurtic
SPAL:  Berisha, Vicari, Cionek, Tomovic (79’ Felipe), D’Alessandro (72’ Sala), Missiroli, Murgia, Kurtic, Reca (61’Strefezza), Di Francesco, Petagna. All: Semplici
LAZIO: Strakosha, Patric (48’ Vavro), Acerbi, Radu, Lazzari, Parolo, Leiva (67’ Milinkovic), Luis Alberto, Lulic, Caicedo (67’ Correa), Immobile. All: Inzaghi
Arbitro Calvarese 

mercoledì 11 settembre 2019

Lucio Battisti e Mina, il duetto è per sempre

di FRANCESCO TRONCARELLI 


Lucio Battisti in televisione ed è subito evento. Emozioni, brividi, ricordi. La puntata di Techetechetè dedicata all'artista laziale, ha suscitato un'ondata di entusiasmo impressionante che si è riversata sul web, come succede di solito quando c'è un avvenimento importante.

I social sono letteralemnete impazziti, a cominciare da Facebook, dove bastava scorrere la home per imbattersi in tutta una serie di "stati" che si riferivano a lui. Pensieri, foto, commenti, addirittura dirette che proponevano le immagini che stava mandanndo la Rai.

Improvvisamente i post sul governo, Salvini, i tramonti, le sensazioni della giornta erano spariti per magia, per la magia di riascoltare e rivedere questo genio che ha rivoluzionato la musica con i suoi brani.

Lo stesso accadeva su Twitter, dove nei 140 caratteri consentiti nel tweet, tutti stavano lanciando pensieri ed istantanee su quello che senza ombra di dubbio può essere considerato uno dei cantautori più amati di sempre. Un successo incredibile che i ventun anni della scomparsa non hanno minimamente scalfito. Anzi.

Basti pensare che l'argomento #Battisti è entrato subito nei trend topic raggiungendo le prime posizioni e che addirittura alle 2,30, a cinque ore di distanza dal termine dello speciale di Techetechete, nel cuore della notte, era ancora in tendenza. Incredibile ma vero.
Battisti in tendenza al nono posto alle 2e30 di notte

Ma non poteva essere diversamente, perchè le canzoni scritte insieme a Mogl e che Lucio ha cantato, sono senza tempo, capaci di emozionare oggi come allora, al di là delle generazioni di riferimento e delle nuove mode che si propongono. Battisti è immortale come le sue canzoni che tutti hanno ricantato riascoltandole a Techetechetè.

"Un avventura", "Mi ritoni in mente", "E penso a te, "Anna", "Emozioni", "Per una lira", "Io e te da soli", "Il tempo di morire", "Ancora tu", "Pensieri e parole" (stupendo il filmato tratto da Teatro 10 con l'invenzione del regista Antonnello Falqui con i due Battisti, in primo piano e sullo sfondo che si alternano nel cantato), "Eppur mi son scordato di te", "I giardini di marzo".

Poi l'apoteosi delle emozioni con il duetto tra Mina e Lucio, un'accoppiata da brividi forti entrata nella storia della televisione e che ha fatto epoca e che per certi versi ha segnato la fine di una stagione della nostra vita. Il momento del Techetechetè tenuto per ultimo, come gemma finale di uno scrigno pieno di tesori che ha entusiasmato più di tutti il pubblico.


Era domenica 23 aprile 1972, l'incontro avviene sul Secondo canale (superfluo dire della Rai, c’era solo lei allora) al Teatro delle Vittorie in Roma dove va in onda "Teatro 10". La trasmissione è in bianco e nero, anzi soprattutto nel bianco che più bianco non si può tipico delle scenografie dei grandi show di Antonello Falqui. Don Lurio si occupa delle coreografie e dei balletti.

Un varietà classico del sabato sera, ma spostato alla domenica per lasciare la vigilia del dì di festa al "Pinocchio" di Comencini, in modo che i bambini lo potessero vedere anche se arrivava dopo Carosello. Introdotti dal gran cerimoniere Alberto Lupo, a "Teatro" 10 sfilavano i nomi più importanti dello showbiz internazionale, incorniciati dalla voce di madama Mazzini che cantava da sola, duettava con un ospite e poi mandava tutti a nanna con "Parole parole parole".

Qualità garantita insomma, com’era la regola dell’allora deprecata e oggi rimpianta tivù bernabeiana. Quella sera in scaletta c'erano il re del rock francese Johnny Hallyday, Enrico Montesano con le sue macchiette e la sua comicità a 360 gradi, le gemelle Kessler per un annunciato, udite udite, spogliarello, che in cinque minuti mostrò meno epidermide di cinque secondi di un qualsiasi "Grande Fratello" e addirittura il grande violinista classico Salvatore Accardo.

E poi, naturalmente, i due mostri non ancora sacri, Mina e Lucio. Alle 21,47, scatta l’ora di questo evento eccezionale. Per la prima, unica e ultima volta cantano insieme i due giganti di quella che allora veniva chiamata "musica leggera", i due artisti più geniali e irregolari del Bel paese canterino, i due miti che poi sceglieranno di sparire dalle scene dopo averle occupate fino alla massima capienza, grazie a una combinazione eccezionale di genio e carisma.


Finalmente in coppia davanti alla grande platea televisiva, dopo i successi discografici di "Insieme", "Amor Mio" ed "Io e Te da Soli" e "La mente torna", firmati da Mogol-Battisti e interpretati dalla Tigre che hanno trionfato nelle classifiche di vendita. Sono questi gli ingredienti giusti per creare il duetto per eccellenza, quello che dopo quarantasette anni nessuno è riuscito ad eguagliare nè superare.

L’evento dura otto minuti e 59 secondi. Mina: "Senti Lucio, volevo dire una cosa. Tu, di solito, canti le tue canzoni, cioè: canti soltanto quelle, proprio. Io mooolto spesso canto le tue canzoni. Cosa dici: per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?". Battisti: "Bè, io sarei anche d'accordo...", Mina: "Eh!?! Grazie". Battisti: "No anzi, sono d'accordo, perché, tra l'altro, mi hanno accompagnato cinque amici da Milano...". Mina: "Apposta". Battisti: "Proprio per questa cosa qui...". Mina: "Bene".

I cinque amici che hanno accompagnato da Milano il cantautore sono Gianni Dall'Aglio alla batteria, sodale da sempre di Celentano e componente dei Ribelli. Angel Salvador al basso componente dello stesso gruppo, Gabriele Lorenzi organista della Formula 3, il trio che accompagnava nei concerti Battisti, Massimo Luca alla chitarra acustica e Eugenio Guarraia alla chitarra elettrica, entrambi turnisti alla "Numero Uno", la neonata etichetta discografica di Lucio.

 La magia ha inizio con "Insieme", ma non è Mina ad interpretarla, bensì Lucio Battisti che con la sua inconfondibile voce naïve conduce con garbo gli spettatori nel microcosmo del duetto. Subito dopo entra Mina, timbro sicuro e caldo, che intona "Mi ritorni in mente", un'esecuzione tecnicamente ed emotivamente perfetta, a cui si unisce Battisti.

Battisti e il suo gruppo con Mina

Il medley continua con "Motocicletta", "E penso a te", "Io e te da soli", "Eppur mi son scordato di te", in un alternanza e scambio di voci agli antipodi che però si fondano e si esaltano a vicenda che cattura tutti i presenti in sala e quelli davanti il piccolo schermo fino alla conclusione con la stupenda "Emozioni" che Mina sente sua interpretandola chiudendo gli occhi e facendosi accompagnare da qualche vocalizzo di Luicio.

All’ultima nota suonata dal chitarrista, il pubblico esplode in un applauso scrosciante pari all’intensità di quello evento a cui ha assistito. I due protagonisti si avvicinano, lei sussura qualcosa nell’orecchio di lui che la ringrazia e poi si tengono per qualche istante per mano.

Quella esibizione per molti cambiò l’immaginario collettivo degli italiani, non solo perché molto semplicisticamente la tv sarebbe diventata a colori dopo qualche tempo, ma anche perché il clima sociale stava cambiando, purtroppo in peggio, i famosi Anni di piombo erano in agguato.

Dalle metriche cantate da Mina e Battisti presto le parole ricorrenti divennero crisi economica, Brigate Rosse, assassinio di Calabresi, paura, austerity. In quell’inizio di anni Settanta l’Italia stava per perdere la propria innocenza e la parola fine di quel periodo quasi spensierato lo avevano interpretato proprio Mina e Battisti, i due amici amatissimi.

lunedì 2 settembre 2019

Lazio, il derby è stregato. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI




7 a Lupo Alberto - La Lazio ha provato a vincere il derby dopo aver letteralmente dato una mano alla seconda squadra della Capitale (rigore pa riomma, un classico). Ha provato, ma aveva fatto i conti senza le makumbe che erano state attivate da Max Giusti-Fonseca (altro che Zorro) e che si sono tramutate in 4, diconsi 4 legni presi dai biancocelesti, un record che a memoria d'essere umano non è stato mai raggiunto nelle stracittadine. Ma tant'è e non c'è stato nulla da fare complici un arbitraggio a senso unico (e meno male che è paesano de Ciro) e la serata no di alcuni uomini chiave. La squadra comunque c'è e lo potremo constatare nel prosieguo del campionato. Applausi all'ex ciuffo biondo che ha spezzato il sortilegio da buon Mago qual è, consentendoci il minimo sindacale del pareggio. Avanti Lazio!

7 a Correa l'anno 1900 - Con i suoi dribbling li ha mandati al manicomio. Gli è mancato però il colpo del kappao quando in almeno tre occasioni si è trovato a tu per tu con tal Sabata, alias Pau Lopez, che non è un protagonista degli spaghetti western di una volta ("Ei amico è tornato Sabata, preparati la bara"), ma il portiere dell'altra sponda. Speriamo che al ritorno sia lui a preparagli il funerale così rimedia pure una comparsata con Quentin Tarantino.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - La fascia è la sua. Na scheggia. Eppure davanti c'aveva due palloni d'oro, tre ciavatte d'argento e na manica de facce de bronzo. Se l'è magnati tutti.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Ministro della difesa. Ma non metteranno lui, ma qualche scalda poltrone. O scaldabagno, tanto è lo stesso.

6+ al Ciro d'Italia - Tanti palloni gettati oltre l'ostacolo e la traversa che grida vendetta, ma che è anche un gol sbagliato. Però l'ostinazione nell'azione del pareggio con l'assist vincente è sua. Daje.

6+ a Lucas 2.0 - Quando al terzo minuto la sua bomba si è stampata sul palo, i vecchi laziali hanno capito subito che nell'aria, oltre la cappa tropicale da Sud Est asiatico, c'era qualcosa che non andava. Quello che si è visto dopo ha dato ragione ai veggenti che sono andati oltre l'umidità.

6+ al Sergente - Aveva chiesto i "pieni poteri" come Salvini, forte dei sondaggi che lo davano come il miglior centrocampista della passata stagione e quello più richiesto dal mercato. Ma nella madre di tutte le partite ha fatto il botto. Come Salvini appunto, che dall'oggi al domani si è trovato fuori dai giochi. Non è tanto perchè gli ha dato una mano (mandandoli in vantaggio), ma perchè non è riuscito a guidare con le sue invenzioni la squadra come ha fatto a Genova e dovrebbe fare sempre. Insomma la luce non si è accesa a intermittenza. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: per non restare al buio munitevi di pile di scorta. Già, hai visto mai.

6 a dillo a Parolo tuo - Il quarto legno è il suo. Altri due e ce facevamo il sedile per il pedalò.


6 a Bastos e avanzos - Appena entrato per rilevare l'acciaccato Felipe, molti hanno avuto un sussulto. Voi vedè che ce combina qualche casino? La domanda che rimbalzava dalla Tevere alla Monte Mario. E invece il cigno nero se l'è cavata egregiamente. Un po' come Toninelli che non rilascaindo da mesi alcuna dichiarazione ha cercato di farsi dimenticare finendo così nel dimenticatoio.

6 a chiedimi se sono Luis Felipe - Senza infamia e senza lode. Avete presente Beppe Convertini alla "Vita in diretta"?

6 a Innamradu e veni, vidi, Lulic al 71°- Tanto fumo e un po' d'arrosto entrambi, sicuramente ancora fresco dopo 13 stagioni il primo, sicuramente a corto d'ossigeno il secondo. Se riuscissero a scambiarsi le caratteristiche potremmo andare avanti all'infinito. Come Berlsuconi insomma, che sta sempre là.

6- a Sylva Strakoshina - Provaci ancora citofono, magari la prossima lo pari.

6- a Jony be good - Direttamente da Malaga, la città cantata da Fred Bongusto in tempi non sospetti, al prato verde dell'Olimpico. Abile e arruolato e subito gettato nella mischia nel finale. Vabè, s'è visto poco, un po' come Conte quando stava coì verdi-gialli. Staremo a vedere. Capace che diventa il salvatore della patria come Conte bis. Della serie c'avevamo un fenomeno e lo sapeva solo lui. Come il premier reincaricato appunto.



 Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 1 settembre 2019

Finisce pari il 153simo derby della capitale. Nell’anticipo pomeridiano della seconda giornata i giallorossi vanno in vantaggio nel primo tempo grazie ad un calcio di rigore trasformato da Kolarov, ma vengono raggiunti nella ripresa con Luis Alberto per l’1-1 definitivo di una partita divertente che sarà certamente ricordata come il derby dei legni: tra pali e traverse alla fine saranno ben 6. La Roma di Fonseca, che nella prima di campionato aveva fatto bene davanti ma stentava dietro, cambia in difesa mettendo accanto a Fazio Mancini al posto di Jesus. Simone Inzaghi invece recupera Leiva e lo manda subito nella mischia al posto di Parolo, per il resto la formazione biancoceleste è la stessa che ha battuto la Samp domenica scorsa. Nel prepartita una grande coreografia laziale commemora anche il suo leader rimasto ucciso poche settimane or sono e subito dopo inizia una gara davvero emozionante. Subito al 3' Leiva colpisce il palo e sulla ribattuta Fazio manda in corner il tiro di Immobile. La risposta di Zaniolo dopo due minuti è un altro palo che pareggia il conto. In ripartenza Immobile su iniziativa di Correa sbaglia a calciare, poi Milinkovic tira sul portiere. Luis Alberto al 9’ mette a lato di poco e già ora si delinea una partita spettacolare, con capovolgimenti continui. Al 15’ però si spezza l'equilibrio: un pallone di Dzeko colpisce Milinkovic su una mano in area e Guida decreta il rigore. Batte Kolarov che spiazza Strakosha e la Roma si porta in vantaggio; un risultato bugiardo perché fino a quel momento la Lazio aveva dominato gli avversari per gioco e tenuta del campo. I biancazzurri però ricominciano ad attaccare: al 20º Immobile di testa impegna Pau Lopez, poi la traversa ancora di Immobile salva la Roma ed un palo di Correa un attimo dopo getta nella disperazione i tifosi laziali. Al 27’ arriva un altro legno ancora da parte di Zaniolo, risponde Immobile che calcia a lato dai 18 metri, poi Correa in diagonale spara sul portiere. Dopo il riposo subito al 46' il tiro da fuori area di Zaniolo va oltre la traversa, Lazzari al 57’spreca ma un attimo dopo Luis Alberto azzecca il tiro del pareggio dopo un azione in profondità di Immobile. Il suo calcione dai 18 metri è violento e preciso e s’insacca alla destra del portiere giallorosso. Poco dopo ancora Luis Alberto si mangia il secondo gol spedendo fuori dopo una serie di dribbling, ma l’azione più nitida ce l’ha in ripartenza Correa, che al 65’ si divora l’impossibile sparando su Pau Lopez da posizione perfetta. C’ è ancora tempo per un tiro di Immobile al 70’, cui segue un altro a lato di Correa, ma intanto i ritmi si abbassano. Nel finale il gran caldo e l’umidità fa uscir fuori la stanchezza, ma all’ 85’ Parolo sbaglia un rigore in movimento spedendo sulla traversa il pallone del 2-1 che conclude anche di fatto le occasioni della gara. Per i biancazzurri sarebbe stata legittima la vittoria; c’è grande rammarico perché la Lazio ha fatto la partita e per larghi tratti ha dominato, creando un sacco di palle gol. Purtroppo un po’ d’imprecisione sotto porta e la sfortuna non hanno portato i meritati 3 punti, ma la Lazio c’è, è viva e gioca a memoria con tutti i suoi calciatori. Questa è una importante prova d’orgoglio e di forza per la truppa di Inzaghi, nonostante qualche giocatore sotto tono, primo fra tutti Milinkovic. Senz’altro un ottimo viatico per dare energie e consapevolezza della propria forza alla Lazio in questo prologo di Campionato.

LAZIO  ROMA    1–1         17’Kolarov (r) 58’ Luis Alberto
LAZIO: Strakosha, Luis Felipe (40’ Bastos), Acerbi, Radu, Lazzari, Leiva, Milinkovic (71’ Parolo), Luis Alberto, Lulic (78’ Jony), Correa, Immobile.  All: Inzaghi
ROMA: Pau Lopez, Florenzi (89’ Diawara), Mancini, Fazio, Kolarov, Cristante, Pellegrini, Under (67’Pastore), Zaniolo, Dzeko, Kluivert (79’ Schick).  All: Fonseca
Arbitro Guida