Cinquant’anni fa, il 10 aprile del 1970, un venerdì come oggi, si scioglievano i Beatles. La favola della band di ragazzi appassionati di musica nata dieci anni prima a Liverpool e che aveva conquistato il mondo, terminava nel modo peggiore senza il lieto fine.
Uno scioglimento incredibile per i fan, anche se prevedibile date le frizioni che ormai c'erano fra di loro, ma che nessuno aveva mai pensato si svolgesse in un modo così anomalo. Fu Paul McCartney a determinare il tutto con un auto intervista, realizzata attraverso la sua casa discografica, la Apple, in cui rispondendo ad alcune domande sul suo imminente primo album da solista faceva capire che il gruppo per lui era finito.
Prevedi che verrà un tempo in cui Lennon-McCartney torneranno a collaborare nella scrittura dei pezzi?”. “No”. “Hai qualche progetto per apparire in pubblico dal vivo con i Beatles?”. “No”. “Il tuo allontanamento dai Beatles è temporaneo o permanente, dovuto a divergenze personali o musicali?”. “A divergenze personali ed economiche, ma soprattutto al fatto che sto meglio con la mia famiglia. Temporaneo o permanente? Non so”. “Hai in previsione un nuovo album o un singolo con i Beatles?”. “No”.
Quella sorta di comunicato stampa finì nelle mani di Don Short del Daily Mirror che titolò in prima pagina a caratteri cubitali: “Paul is quitting The Beatles”, Paul lascia i Beatles, scatenando la bomba mediatica tra i fan sconvolti e la reazione degli altri tre "scarafaggi", come venivano chiamati da noi ai loro esordi.
"Una scelta dettata da «ragioni personali e professionali», avrebbe poi spiegato il bassista, ma lo sconcerto fu enorme. E non poteva essere diversamente perchè con loro non finiva solo la soria di un complesso che aveva rivoluzionato la musica, la moda, il costume e la comunicazione stessa segnando un'epoca di grandi trasformazioni, ma finivano gli anni Sessanta, con il loro sogni di cambiamento, di uguaglianza, di felicità e di bellezza.
Un'era gioiosa e ricca di passioni cancellata di colpo per un futuro incerto e tutto da scoprire. Paul aveva lanciato il sasso certo, ma è anche vero che quella allegra e creativa comunità che aveva regalato tanta buna musica a tutti, scricchiolava da tempo.
Lo stesso John Lennon fremeva da tempo, aveva deciso di mollare mesi prima, ma non l’aveva comunicato per aspettare l’uscita dell’ultimo album del gruppo, "Let It Be", che poi sarebbe stato pubblicato di lì a poco con l’intervento del grande produttore statunitense Phil Spector.
Poi c'era Harrison, che nel tempo aveva aumentato quel senso di disagio fra loro due, le menti del complesso, e pure Ringo, solitario e sienzioso sì, ma insoddifatto a prescindere forse per essere poco considerato. E poi, naturalmente, la presenza ingombrante di Yoko Ono che aveva destabilizzato gli equilibri.
Insomma, il fuoco sotto la cenere delle loro sigarette covava eccome, ma i Beatles erano comunque una macchina da guerra delle classifiche che pur senza pilota andava e doveva andare avanti macinando record su record e sfornando dischi strepitosi e insuperabili per tecnica, orchestrazione, arrangiamenti e testi.
I Beatles a Milano |
Abbey Road, l'ultimo album inciso dalla band qualche mese prima dello scioglimento infatti ne è la conferma. Era stato un disco perfetto, in cui le quattro anime del gruppo diventano ancora una volta una e dove il livello musicale è straordinario. Si poteva continuare quindi con i Fab Four, anche se prima o poi sarebbe arrivato comunque un triste 10 aprile di un altro anno a mettere il "The end" a una storia meravigliosa.
E al di là delle loro perfromance da solisti che successivamente avrebbero continuato ad allietare i fan depressi e nostalgici, resta la miniero d'oro della loro produzione di quei dieci anni che hanno cambiato la storia del pop nel mondo per impreziosire le giornate delle generazioni che sono venute dopo.
Perle come "Yesterday", "Across The Universe", "Let It Be", "The Fool On The Hill", "Hey Jude", "Help!", "Michelle", "Here Comes The Sun", "Strawberry Fields Forever", "Ticket To Ride", "Girl", "Eleanor Rigby", "A Day In The Life".
E ancora "And I Love Her", "While My Guitar Gently Weeps", "The Long And Winding Road", "Something", "Come Together", "She Loves You", "A Hard Day's Night", " All My Loving". Tanti titoli che solo leggendo il titolo fanno vibrare il cuore e la mente, un song book eccezionale a cui ognuno può aggiungere il suo brano preferito. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
È andata così, tutto è rimasto fermo a quel titolo che compie 50 anni secchi , "Paul is quitting The Beatles", a quella decisione di non voltarsi indietro. Il vuoto più pieno della cultura popolare. Ma forse il titolo più esatto sarebbe dovuto essere "The dream is over", il sogno è finito, come avrebbe cantato Lennon di lì a poco. E che sogno. Viva i Beatles.
Come Mozart i Beatles immortali!!!
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