mercoledì 12 novembre 2025

Lola Falana, da showgirl a suora

di FRANCESCO TRONCARELLI   

 
Quando l'altra sera Gerry Scotti ha pronunciato il suo nome per paragonarla a Samira Lui, la "valletta" che lo affianca nella conduzione de La Ruota della fortuna, molti telespettatori hanno avuto un sussulto. E subito quel sussulto si è trasferito sui social con la domanda, ma chi fine ha fatto Lola Falana?
 
Una domanda che è rimasta appesa nel vuoto perchè di lei è da tempo che si sono perse le tracce. Di solito i personaggi del mondo dello spettacolo che sono stati molto popolari, anche se stranieri, prima o poi riemergono dall'album dei ricordi per comparire come graditi ospiti in quache programma che sull'amarcord punta tutto (tipo i Migliori anni), mietendo così consenso sicuro in termine di share.
 
Ma lei invece è sparita. E allora la domanda sorge spontanea nuovamente: ma che fine ha fatto Lola Falana? La "Venere nera", come veniva chiamata, che teneva incollato il pubbico televisivo (soprattutto maschile) davanti la tv negli anni a cavallo tra i 60 e i 70, dove si trova, che fa, perchè non se ne parla più? 
 
E' sparita perchè ha abbandonato il dorato mondo dello starsystem per pregare in silenzio e tranquillo misticismo in un convento. Da showgirl a suora, dal nudo su Playboy alla preghiera raccolta su un inginocchiatoio. Così è se vi pare. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro della storia per arrivare all'oggi.
 
Loletha Eline Falana nata a Camden nel New Jersey l'11 settembre del 1942 da padre cubano e da madre americana, ha vissuto la sua giovinezzza a Philadelphia dove ha studiato canto e ballo. Alta, bella e slanciata la ragazza è un talento naturale e non ci mette molto per farsi notare, tanto che vine scoperta dal braccio destro di Frank Sinatra, il grande Sammy Davis jr che la fece debuttare a Brodway nello spettacolo «Golden boy» che dal 1964 in poi ebbe un grandissimo successo. 
 
Quell'esordio eccellente nella città tempio dello spettacolo favorito da un pigmalione così illustre, fu un trampolino di lancio clamoroso che la lanciò come un personaggio applaudito ed apprezzato da tutti, attrazione principale degli spettacoli di Las Vegas e delle principali emitttenti televisive americane ad appena 24 anni, tanto che la sua fama arrivò ad alcuni talent scout italiani che la ingaggiarono e la fecero sbarcare nel nostro paese. E anche qui da noi fu subito boom. 
 
La sua bravura e la sua sensualità come ballerina, legate al fascino dell'esotico che l'accompagnava, divennero ben presto le caratteristiche di un periodo nuovo delle trasmissioni d'intrattenimento nella nostra televisione. Era una regina del sabato sera, la vedette dell'appuntamento principale della programmazione televisiva di Mamma Rai e i media si occupavano di lei continuamente. 
 

Nel 1967 infattti Lola Falana faceva parte del cast del varietà Sabato sera, un contenitore cult, che aveva nella regia di Antonello Falqui e i testi di Maurizio Jurgens i principali artefici del successo.
Lola ballava in coppia con don Lurio (Testa e spalla, il famoso balletto) e cantava con Rocky Roberts, il re della hit parade con "Stasera mi butto" con cui ebbe un flirt e girò alcuni Musicarelli, accompagnata dalle musiche di Bruno Canfora mentre la trasmissione veniva magistralmente condotta da Mina in accoppiata con Lelio Luttazzi.
 
La Falana ballava con la leggerezza di una piuma e cantava «sono una donna dalla cima dei capelli al profumo della pelle» e faceva così sognare a colori in quel periodo in cui la tv era in bianco e nero. Insomma alla giovane «Venere nera» non mancava proprio nulla per evocare nell'immaginario collettivo italiano l'icona di femmina fatale. Venti milioni erano i telespettatori che ogni sabato erano là davanti al piccolo schermo e per molti di questi uomini Lola Falana era sicuramente la donna del desiderio. 


 La carriera di Lola va avanti e prosegue così come la sua vita, proiettata sempre di più verso il successo personale e la notorietà. Torna negli Stati Uniti nel 1970 per girare un film con la regia di William Wyler dal titolo «Il silenzio si paga con la vita» che la proietta verso il Golden Globe. 
 
Posa senza veli per un servizio fotografico su Playboy e si sposa con Feliciano Tavares musicista leader dell'omonimo gruppo Tavares che in quel periodo era sulla cresta dell'onda, tutti momenti di un'esistenza sotto i riflettori e sulle pagine delle riviste di gosip.
 
La vita insomma scorre rapida e felice per la "Venere nera» che vive e lavora dividendosi tra gli Stati Uniti e l'Italia dove è ancora protagonsita dei sabati televisivi a fianco di un irresistibie Gino Bramieri in Hai visto mai


Poi, la "botta" che stravolge tutto. Sul finire degli anni 80 a Lola è diagnosticata la sclerosi multipla. Un dramma che cambia la Falana anche dentro. La showgirl si avvicina alla preghiera e decide di andare a Medjugorie, dove racconta che un giorno ha sentito la presenza di Dio accanto a sè: «sentii succedere qualche cosa alla base della testa, una calda sensazione spostarsi lungo il braccio lentamente. Da quel momento migliorai sempre di più ed oggi sono perfettamente guarita». 
 
Dopo quel viaggio miracoloso Lola Falana ha intrapreso una strada di devozione e di fede. A chi le ha chiesto notizie riguardo la sua vita passata, la Falana ha risposto «prima pensavo al mio futuro, e alla mia vita come artista, ora penso alla mia vita come serva di Dio". 
 
Così Lola Falana vive oggi in un monastero di clausura alle porte di Las Vegas da suora laica, in simbiosi con le carmelitane che vivono là dentro, raccontando a chi incontra e che non ha avuto, come lei il dono della fede, di guardarla perché dice se «sono perfettamente guarita è perché non ho mai dubitato di Dio». 


Con gli occhioni sgranati da gazzella e un cerchietto nero che ferma i capelli, in un abito bianco molto accollato su cui brilla un crocefisso d' oro, Lola Falana a 83 anni compiuti, ha ancora il suo fascino. Ma è un'altra. 
 
Adesso vive per seguire Dio, conduce una vita assolutamente casta e ha fatto voto di non comparire mai più in un night club, in un casinò o in altri luoghi in cui non si santifica il Signore. C'era una volta la Venere nera, ora c'è solo sorella Lola, la donna che visse due volte, passata da un giorno all'altro dalle stelle di Broadway alla luce del Signore. E che la pace sia con lei, amen.


domenica 9 novembre 2025

Lazio, buio a San Siro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - Era una partita difficile, si sapeva, troppo forte l'Inter, tanta qualità in campo ma la Lazio seppur sconfitta è uscita a testa alta dallo scontro per aver comunque dato tutto nel finale giocato in crescendo. Certo partire subito in salita non ha aiutato, nè quel pressing feroce dei nerazzurri che hanno tenuto a lungo il boccino in mano. Le sostituzioni però hanno dato quella scossa per sperare in una rimonta. Un sogno proibito però perchè alla fine della fiera resta il buio a San Siro. Copertina all'Arciere, testomonial per eccellenza della partita dei nostri. L'hanno preso a calci e buttato giù come un birillo ma ha saputo rialzarsi per combattere.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria a 38 anni suonati è entrato e ha dato la sveglia. Ce ne fossero di pensionati come lui avremmo risolto i problemi dell'INPS. 

6+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Galeotta la traversa e chi l'ha montata. Mannaggia la pupazza.

6 a Lazzari alzati e cammina - Nel primo tempo giocato a senso unico da parte dei milanesi, è stato l'unico a involarsi sulla fascia per combinare qualcosa di buono. Ma da involarsi a involtino è stato un attimo. 

6 a Dio vede e Provedel - In media Carrizo, tre tiri, due gol e una parata. 

6 a Guendo è bello esse laziali - s'è svejato! 

6 a Pighin-Sanguin-Noslin e Miei cari amici Vecino e lontani - Buttati nella mischia hanno fatto ammuina, come i soldati dell'esercito di Franceschiello. 

6- a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Il suo l'ha fatto seppure incerottato. È qualcun altro che non lo ha fatto.

5 e mezzo a Basic Instinct - Dai sette re di Roma alle sette partite del chierichetto. Che non è proprio la stessa cosa ma dà l'idea del passaggio dalle stelle alle stalle del nostro eroe. Finirà all'ippodromo di Capannelle? 

5 e mezzo a Somarusic - Chi l'ha visto? Speciale mercoledì prossimo nella trasmissione della Sciarellli sulla sparizione del calciatore biancoceleste. Collegamenti da Formello e dalla trattoria Rubagalline dove è solito mangiare coi compagni di merende dello spogliatoio.  

5 e mezzo a Massimo Di Cataldi - Sì vabbè è un grande maratoneta che corre su e giù per il campo, ma è anche vero che non ha retto il confronto col suo dirimpettaio e soprattutto non è riuscito a far ripartire la squadra. Insomma il compitino contro le squadre attrezzate non funziona. 

5 a Lisasken dagli occhi blu - Si è fatto uccellare cone un pivello da Bastoni che se lo è rigirato come un pedalino favorendo così il vantaggio nerazzurro. Insomma ha dimostrato i suoi limiti. Come Gianni Ippoliti a Tale e quale.

4 a Dio perdona pure Dia - È come quel politico che si ritrovò una casa comprata e intestata a sua insaputa. Così lui, è stato convocato per la partita a sua insaputa. Perchè lui non ci voleva venire, voleva stare al baretto sotto casa a giocare a flipper, perchè a pallone nisba. È l'uomo in meno di questa squadra che arranca tra mille difficoltà, che grazie a lui, si fa per dire, gioca in dieci contro undici. Una cosa incredibile e mai vista. Neanche in un film di Fellini che pure con la fantasia galoppava. Qui siamo al cinema bulgaro in bianco e nero degli anni 60 coi sottotitoli in rumeno. Una cagata pazzesca. Sipario. 

lunedì 3 novembre 2025

La Lazio torna a vincere. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

7 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Finalmente la Lazio ha vinto. Faticando, certo, ma ha vinto. Una vittoria contro il Cagliari che comunque ci sta tutta e fa morale. Due reti che evidenziano la superiorità dei Sarri boys nei confronti dei cagliaritani e fa sperare in un futuro prossimo venturo migliore. Copertina d'obbligo all'Achille Lauro biancoceleste che nel momento più difficile del match, quando Gianni Minà e compagni avevano il boccino fra i piedi, ha siglato di forza un gran gol. Avanti Lazio avanti laziali!

7 e mezzo Benigno Zaccagnini - I calci e le spinte che prende non si contano più. Gioca più per terra che in piedi. Ma quando sta in piedi si scatena. E il bel gol che ha segnato lo conferma. Daje! 

6 e mezzo a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come la tassa sulla mondezza.

 6 e mezzo a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Un mastino. Della serie ti spiezzo in due, sventurato chi je capita sotto.

6+ a Lazzari alzati e cammina - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto, è finito involtino.

6+ a Maru (sic) - Perde il So e si guadagna il sic per il bel tiro a giro che poteva bucare la rete rossoblu ma che viene parato. Sic, appunto.

6 a Massimo Di Cataldi - Tema, come avete passato le vacanze. Ecco sul compitino è uno scolaro modello, il problema è che è una vita che sta alle Elementari e non passa mai alle Superiori.

6 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Normale amministrazione. Avete presente Panariello a Tale e quale? Battute saporite, ma niente di più, come un Ezio Greggio qualsiasi.

6 a Guendo è bello esse laziali - soprattutto quando se vince con l'assist suo. Dopo aver vagato a buffo.

6 a Prostamol - Piccole (si fa per dire, è un gigante) aquile crescono. E crescono bene. 

6 a miei cari amici Vecino e lontani - E pensare che scalpitava tanto per giocare. Poi una volta in campo chi l'ha visto? Rivolgersi a Federica Sciarelli per una puntata speciale.

6- a Basic Instinct - Già finito l'effetto sorpresa? Sperem de no, avrebbe detto il paron Rocco. Certo è che quel rigore in movimento che ha calciato alle stelle grida vendetta.

5- - a Dio perdona pure Dia - È come sparare sulla Croce rossa, lo sappiamo ma la triste realtà di questa stagione così deludente è opera anche sua. Anche, perché ci sono altri colpevoli, ovvio. Lui però è particolare perchè è deleterio. È come il fantasma dell'opera, c'è ma non si vede e non si vede se c'è. Sipario.

giovedì 30 ottobre 2025

È una Lazio spuntata. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

7 a Dio vede e Provedel - La Lazio pareggia a Pisa una partita che sin dai primi minuti sotto una pioggia battente, è sembrata difficile da giocare. E non solo per il terreno ma per i continui assalti degli uomini di Gilardino che spesso e volentieri hanno tenuto le redini del gioco. Rispetto alla bella galoppata con la Juve insomma c'è stato un passo indietro, per cui anche un punto va accettato serenamente sperando che prima o poi gli infortunati tornino in campo. Copertina d'obbligo al portierone biondo che fa impazzire il mondo che ha messo un paio di pezze per salvare il risultato.

6+a Basic Instinct (ho il copyright sul nickname, vedi collezione Pagelliadi) - La quinta di Beethoven è passata alla storia, la quinta (consecutiva) del chierichetto purtroppo no. E a malincuore lo sottolineiamo perché le uniche reali occasioni del primo tempo sono venute dai suoi piedi. Peccato. Alla prossima.

6+ a Massimo Di Cataldi - Ha retto da solo l'urto nerazzurro. E ha fatto diventare Cuadrado tondo. È mancato nell'ultimo passaggio. 

6+ a Viale dei Romagnoli,13 Ostia - Come la tassa della mondezza. Una certezza.

6+ a Gila il mondo gila (Jimmy Fontana, Cantagiro 1965) - Autoritario come un Vannacci qualsiasi. L'ha tradito la carciofata a Ladispoli che gli ha procurato il mal de panza. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: enterorgermina, e passa tutto. 

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ha solo scajato. Lo hanno fatto nero, come Beppe Convertini a Ballando con le stelle.

6 a Maru (sic) - Non ha combinato casini. E questo è molto positivo. 

6- a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Mammucari a Domenica in.

6- a Guendo è bello esse laziali - soprattutto quando il francese gioca e non va a spasso per il campo. 

6- a Postramol e Pighin-Sanguin-Noslin - Buttati nella mischia per fare numero. 

6- a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè dovrebbe entrare nel finale, alla Altafini, ma la mancanza di giocatori provoca questo spreco. Mah.

5 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Il gol che si è pappato grida vendetta. Ma non era previsto il vitto insieme all'alloggio a Formello? 

5 a Patrizia Pellegrini - Non il solito combattente, ma un pasticcione. Praticamente un altro rispetto al solito. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli sembra la sora Lella.

5- - a Dio perdona pure Dia - È più forte di lui. Non ce la fa proprio a stoppare una palla, girarsi tirare in porta, per chi gioca al calcio è come ripetere le tabelline, ma lui è rimasto alle stanghette dell'asilo. Ha giocato, si fa per dire, più a terra che in piedi. Come lo toccano lo stendono. È sicuramente l'uomo in meno di questa squadra. E questa squadra potrebbe farne a meno. Sipario.

domenica 26 ottobre 2025

È una Lazio Basic e pure grande. Le Pagelliadi.

 di FRANCESCO TRONCARELLI 


8+ a Basic Instinct - Una grande Lazio, combattiva e al tempo stesso attenta e vigile in difesa, ha battuto con merito la Juventus. Una vittoria fondamentale per la classifica e soprattutto perchè dà morale. Ottenuta da un gruppo forgiato dal Comandante e rivelatosi più forte degli infortuni. Ne è la riprova il matchwinner che tenuto in naftalina per un anno si è fatto trovare pronto e pure goleador. Grazie Toma, grazie ragazzi, avanti laziali! 

7 e mezzo a Lisasken dagli occhi blu - Ficcante, dribblomane, ineusaribile. Bravo.

7 e mezzo a Dio vede e Provedel - E dicevano che combinava cappellate come un Carrizo qualsiasi. Mah...

7+ a Viale dei Romagnoli Ostia e Gila il mondo gila - Attenti a quei due. Dio li fa e poi li accoppia. E loro li accoppano. Daje!

6 e mezzo a miei cari amici Vecino e lontani - L'esperienza in campo. Avete presente Gerry Scotti a La Ruota della fortuna che straccia tutte le sere Stefano De Martinoc oi suoi pacchi? 

6+ a Somarusica - seconda partita senza combinare guai. Avanti così e sarà tolto il So al nome.

6+ a Benigno Zaccagnini - È come il caffè di Nino Manfredi, più lo mandi giù più si tira su. Eroico.

6+ a Guendo è bello esse laziali -  soprattutto quando se vince!

6 a Patrizia Pellegrini - Bentornato, ci farà comodo. Come Nicola Savino giurato a Tale e quale.

6 a Massimo Di Cataldi - La solita minestrina. Pure sciapa. Quando passerà agli spaghetti con le vongole sarà troppo tardi perchè il granchio blu se le sarà magnate tutte.

6 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito col freno a mano tirato. 

5- - a Dio perdona pure Dia - È l'anello debole della squadra. L'uomo in meno. Non pressa, non attacca, non difende, non punge, non piange, non spinge, praticamente non c'è. C'è ma non si vede, non si vede se c'è, non si vede a prescindere. E tocca tenesselo fino alla fine del campionato. Sipario.



domenica 19 ottobre 2025

Lazio, il pari è d'oro. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8+ a Dio vede e Provedel - Una Lazio incerottata e alla ricerca del gioco perduto, è uscita indenne dallo stadio di Bergamo dopo aver, per una manciata di minuti in avvio di match, dettato tempi e ritmi, blandi, dello scontro. Poi si è avvitata su se stessa, incapace di qualsiasi reazione o idea utile per riprendere le redini del gioco, ed è stato assedio dei nerazzurri. E qui il portierone biondo che fa impazzire il mondo si è rimboccato le maniche. E il pareggio è andato. Ma quanta fatica, quanta desolazione nel vedere quello che accadeva in campo. Infortuni a parte, sarà una stagione tutta in salita.

7 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Gila il mondo gila - Dio li fa e poi li accoppia, due mastini, picchiatori quanto basta e vigili poco urbani all'occorrenza. Daje.

6+ a Somarusic - Bravo. E si sa quanto ci costa dirlo.

6 a Benigno Zaccagni - Lo hanno steso a ripetizione (prenderà l'Oscar per i falli subiti) ma quando è riuscito a stare in piedi qualcosina l'ha fatta. Ma poca roba, come Ezio Miccio da Zia Mara. 

6 a Basic Instinct - È partito in quarta è finito in folle. Come Paolo Belli a Ballando.

6 a Massimo Di Cataldi - È rimasto alle tabelline, ma il compitino non basta più. Quando passerà alle frazioni, alle radici quadrate sarà sempre troppo tardi. Ma ci passerà? 

5 a Guendo è bello esse laziali - ma non co ste partite!

5- a senti che musica coi Tavares - La freccia biancazzurra non parte più. È fermo sul binario morto.

5- a Dio perdona pure Dia - Non ha fatto un tiro in porta. Non ha fatto un dribbling. Non ha fatto na mazza. 

5-  Lisasken dagli occhi blu - C'era una volta l'Achille Lauro biancoceleste ficcante, ficcanaso, fico. Poi la maledizione di Formello quella che ha trasformato giocatori in malati cronici tra infortuni e lesioni varie, si è abbattuta su di lui tenendolo lontano dai campi di gioco. E al rientro forzato per subentrare all'ennesimo infortunato (Rosanna Cancellieri) si è visto che non è all'altezza. Cioè è un altro. Come Vittorio Cecchi Gori che da quando si tinge i capelli sembra la sora Lella. Sipario.

mercoledì 15 ottobre 2025

Dolso, il piede sinistro di Dio

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Era l'idolo dei tifosi laziali degli anni 60, gran dribblatore, estroso e col piede fatato, amava la musica e la dolce vita. Se ne andava dieci anni fa per una male incurabile  

 
Calzettoni rigorosamente arrotolati come tutti i funamboli del calcio, ciuffo a banana, aria sorniona e andatura da bandolero stanco, lo chiamavano “il piede sinistro di Dio”, perché da mancino naturale, con quel piede dava del tu al pallone.

Arrigo Dolso era proprio forte insomma, un numero 10 da applausi a scena aperta e curva in visibilio che però nella carriera ha raccolto poco rispetto a quanto valeva. “Lavore hombre” gli urlava Juan Carlos Lorenzo mentre il “Gigi Meroni biancoceleste” si allenava a Tor di Quinto, per stimolarlo a dare il massimo. Lui, si girava, guardava il mister e gli faceva l’occhietto.

Dolso Arrigo da San Daniele del Fiuli, centrocampista amato dalla gente laziale per i suoi numeri, era figlio di una coppia di operai e degli stenti del dopoguerra, perciò amava godersi la vita senza rimpianti. Uscire la sera e andare a via Veneto o al Piper  per dare un’occhiata a quel  mondo di nottambuli in fermento era come un tunnel a un avversario, un dribbling riuscito, un passo doppio in corsa, le sue specialità. Come le zingarate notturne appunto.

In campo poi annullava la stanchezza cronica con i suoi gesti tecnici che magari non erano proficui al gioco in sé, ma erano comunque un bel vedere. Tanti tocchi insomma, molti lanci, ma pochi gol. Ecco perché quando nel giorno del suo compleanno segnò di testa al derby, l’Olimpico esplose di gioia e all’indomani i bar di Trastevere furono tappezzati con il suo poster che era allegato al mitico “Momento Sera”.

Lo slogan impresso su uno striscione ripreso paro paro dalla pubblicità di una nota marca di prodotti alimentari, la diceva lunga sull’affetto che nonostante tutto i tifosi gli volevano: “Con Arrigo me la sbrigo”.  Poi c'era il coro "Dolso sei mejo de Corso" il mancino dell'inter.

Miglior giocatore della serie C, arrivò alla Lazio nel ‘66 grazie a Nello Governato per 95 milioni dall’Udinese e così iniziò la sua avventura nella prima squadra della Capitale tra alti e bassi. Una ottantina di presenze in tre stagioni, inframmezzate da un passaggio al Monza e un ritorno nella Lazio del 1970/71 che con Chinaglia e Wilson stava muovendo i primi passi verso un futuro entusiasmante.

Pizzaballa è a terra come la Roma, Dolso esulta per il gol 

Estroso, sorridente, giocoliere, Dolso era un artista a cui si voleva bene a prescindere. Anche se poi ti faceva addannare perchè la palla non la passava mai. Gli piacevano le camicie a fiori l’estate e quelle a coste di velluto l’inverno, i calzoni a campana e i basettoni. 

La musica era una mania come le donne (decine le lettere delle fan che arrivavano nella sede della società romana). Impazziva per Celentano e Patty Pravo, il ragazzo della via Gluck e la Bambola della musica leggera che conosceva a menadito. “Stanotte in che complesso hai suonato?” gli chiedeva Lorenzo l’allenatore che nonostante le bacchettate lo ha valorizzato più di tutti.

Finita l’epoca Lazio, il buon Arrigo ha viaggiato su e giù per l’Italia (Varese, Alessandria, Benevento, Trapani, Grosseto, Ravenna) continuando a dare calci al pallone sino ai 38 anni. 

Poi il buen retiro all’Elba, dove ha aprì un bar a Porteferraio, insegnando nello stesso tempo ai ragazzi dell’Audace i rudimenti della tecnica. E raccontando di calcio, dei grandi miti come Zoff e Riva con cui aveva fatto il militare o di Kroll cui aveva fatto un clamoroso tunnel.

Cei e Dolso con la Coppa dell'amicizia vinta battendo la Roma

Alla vigilia del compleanno (ne avrebbe fatti 69) Dolso, giocatore di un calcio a misura d’uomo e non di sponsor, fatto di passione e passioni fuori e dentro il campo, lasciò la vita che amava tanto e i suoi cari per un brutto male che se lo portò via senza tanti problemi e in poco tempo 

Sono passati dieci anni dalla sua morte, delle sue gesta è rimasto il ricordo nei commenti sui social e nell’etere romano, un ricordo malinconico di un eroe della generazione Panini, quella che elevava a protagonista anche chi non era il migliore di tutti e magari giocava una volta sì e due no. 

Come Arrigo Dolso, talentuoso e indolente poeta del calcio amato non solo dalle folle ma anche  da chi ama il gioco più bello del mondo.      
 





Lola Falana, da showgirl a suora

di FRANCESCO TRONCARELLI      Quando l'altra sera Gerry Scotti ha pronunciato il suo nome per paragonarla a Samira Lui, l...