domenica 31 gennaio 2021

Lazio, ammucchia Gasperì. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

9 a Somarusic - Quinta vittoria consecutiva per i ragazzi di Simone Inzaghi. A cadere sotto i colpi della Prima squadra della Capitale l'Atalanta, bestia nera da sempre che questa volta è rientrata nello spogliatoio a testa bassa e co' la coda fra le gambe. E' stata la la rivincita dello sfortunato incontro di Coppa Italia, sempre a casa loro, ma che ha procurato in questa occasione effetti devastanti per Gasperino e compagni di merende. A dare il via al meritato trionfo, il Sonnambulo dal volto umano che in avvio ha zittito Bergamo alta e bassa con eurogol da applausi. E da quel momento c'è stata una sola squadra, la Lazio.

8+ a Correa l'anno 1900 - Riavvolgete il nastro della partita. Alla fine del primo tempo il coro unanime sui social e nei commenti sui gruppi di wathsapp era "levatelo". Poi...poi quella galoppata, gli avversari seminati come birilli, il portiere da una parte e il sinistro micidiale nella porta. Un incubo per loro come nella finale di Coppa Italia vinta ovviamente, ah ah ah, contro di loro. Spiaze.

7 e mezzo a sono un pirata non sono un signore - Colpisce ancora, come Zorro. E nonostante i piedi fucilati, grandissimo!

7 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Nel giorno del suo 61° compleanno, il Kid della Lazio del meno 9 sfodera una prestazione alla Mariangela Fantozzi, da mostro insomma. Sarà il nuovo ministro della Difesa del prossimo governo.

7 e mezzo a Innamoradu - Gli anni passano, i bimbi crescono, le mamme invecchiano, e lui come il vino migliora col tempo. Battiamo le mani ai veri laziali.

7+ a Lazzari alzati e cammina - Nell'altra sponda del Tevere quando succedono certi episodi, le sceneggiate sono all'ordine del giorno, roba che Mario Merola lo fanno rigirà nella tomba. Il ricciolo d'oro di Formello invece è un puro e a scanso di equivoci dice subito la verità. Non era rigore. Bravo, ma saranno pochi a rimarcare questo suo atto di onestà.

7 al Sergente -  Oh, c'ha na capoccia che pe faje un cappello serve un paracadute. E la stava mettendo dentro un'altra volta con un inzuccata. Provaci ancora Esorciccio.

7 al Ciro d'Italia - Non ha segnato (gol annulato ovviamente) ma ha fatto segnare. Al servizio della squadra. E scusate se è poco.

7 a Totò Riina - Omo de panza omo de sostanza e portiere de paranza. E c'ha un piede che manco Piedone lo sbirro. Suo il lancione che ha dato il via alla goleada.

7 a Lupo Alberto - Ancora convalescente per l'intervento, coi suoi tocchi magici è stata l'...appendice di una vittoria esaltante. Poi dice che le operazioni non riescono.

7 a chi lo Leiva più - Appunto.

6 e mezzo a Sostiene Pereira - che qualche assist lo riesce a fare se je gira. Sto giro je so' girate dopo avercele fatte girare a noi. Le palle.

6 a Ke Pro e quando escalante el sol - Buttati dentro per fare ammuina. Come Mastella e la moglie nella crisi di governo.

6 a Occhio a Musacchio - Da tempo fermo sul set  (ulimi film Metti una sera a cena e Anonimo veneziano) Tony Musante Abbacchio (non c'entra niente ma ci serve per richiamare l'acchio) ha esordito con un paio di frescacce che se l'avesse fatte il suo dante causa (vedi sotto) se lo sarebbero magnato vivo. Poi, strada facendo, ha preso confidenza col film che si stava girando e ne uscito fuori bene. Dategli tempo e stupirà. Cacchio. 

6- a Patric del Grande fratello - E' più forte di lui farsi ammonire. Se non gli sventolano il cartellino giallo in faccia non è tranquillo. Lui che è l'unico sempre in zona rossa nonostante i vari DPCM, crede che il giallo degli arbitri che gli ammaollano, sia un lasciapassare per girare di notte per farsi qualche spritz a Ponte Milvio. Ancora non gliel'hanno detto che c'è il coprifuoco quello che ora gli ordineranno a lui lasciandolo nelle cantine di Formello.

0 a Gasperino er carbonaro - La mancata stretta di mano col vincitore Inzaghi, le dichiarazioni inverosimili nel post partita, il forzato sorriso nervoso la dicono tutta sul suo rosicamento. Neanche le marmotte di Qui Quo Qua co' quei dentoni sarebbero state capaci di tanto. Bisogna saper perdere cantava Lucio Dalla coi Rokes in un Sanrempo profetico. Lui non lo sa. E allora sàllo e soprattutto, ammucchia Gasperì. Te saluta Bastos.  


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 31 gennaio 2021

 

Al “Gewiss Stadium” la Lazio è corsara. Nella gara valida per la 20 sima giornata i biancazzurri vanno in vantaggi in apertura con Marusic e raddoppiano nella ripresa con Correa, l’Atalanta si illude con la rete di Pasalic ma Muriqi chiude i giochi quasi al termine per l’1-3 definitivo. Dopo soli quattro giorni dalla gara di Coppa Italia che ha premiato i padroni di casa, torna di nuovo lo scontro tra bergamaschi e capitolini. I nerazzurri, quinti in classifica ed in gran forma, oggi perdono Romero, affetto da Covid. Ma Gasperini non può contare nemmeno sui due suoi esterni, Hateboer infortunato e Gosens squalificato, quindi c’è spazio per Mahele e Ruggeri sulle fasce. Inzaghi invece ritrova Leiva, recupera anche Luis Alberto dopo soli 13 giorni dall’intervento di appendicectomia e lo schiera subito; il nuovo acquisto Musacchio si accomoda in panchina, pronto a subentrare. E’ quindi la formazione di sempre con Correa che affiancherà Immobile. Parte fortissimo la Lazio e in apertura di gara va subito avanti: Marusic dai 25 metri ma un po’ decentrato ci prova, indovina la traiettoria diagonale imprendibile per Gollini e i biancazzurri sono in vantaggio già al 3’. Reagisce l’Atalanta che comincia a premere ma non ottiene nulla.  Al 20’ la punizione di Milinkovic dal limite sfiora il palo ed alla mezz’ora ancora il centrocampista serbo colpisce il palo di testa per una Lazio autoritaria, che mette in difficoltà i padroni di casa. Al 38’ fa il suo esordio con la maglia biancazzurra Musacchio, che prende il posto di Patric già ammonito e poco dopo il tiro di Luis Alberto mette in ambasce Gollini, che para ugualmente. Solo nel finale di tempo arriva il primo tiro nello specchio della porta dell’Atalanta con Zapata, ma c’è Reina che blocca senza alcun problema. Nella ripresa subito un tiro di Mahele finisce oltre la traversa, ma l’Atalanta al 51’ deve soccombere ancora sotto i colpi del contropiede di Correa, perfetto ad andare dritto in porta, scartare Gollini e depositare in rete il raddoppio laziale. Gasperini adesso fa entrare Muriel e Pasalic, Inzaghi risponde con Aka Akpro che rileva Luis Alberto. L’Atalanta prende campo, la Lazio difende sempre con grande ordine; fa il suo ingresso anche Lammers per Ilicic. Al 75’ Akpa Akpro spara alle stelle un bel pallone dopo un’ottima ripartenza di Immobile, mentre al 78’ arriva il gol di Pasalic, che riprende il pallone dopo un palo di Muriel e mette in gol l’1-2 da distanza ravvicinatissima. Ma passano solo 4’ e la Lazio ristabilisce le distanze: fa tutto Pereira, che riceve da Milinkovic e appena in area è davvero altruista servendo bene Muriqi, che non può sbagliare a porta vuota. La Lazio così si porta a casa una vittoria che vale doppio in un campo difficilissimo, contro una squadra che non ha mai regalato nulla agli avversari. Lucidi, aggressivi, sempre concentrati, gli uomini di Inzaghi imparano la lezione di mercoledi scorso e rendono pan per focaccia alla Dea, che oggi esce meritatamente sconfitta. Quinta vittoria consecutiva della squadra biancoceleste, che a quota 37 raggiunge il quinto posto e si proietta con forza nella lotta Champions: la sfida casalinga contro il Cagliari di domenica prossima arriva al momento giusto per consolidare e addirittura migliorare la sua posizione.   

 

 

ATALANTA   LAZIO  1-3   3’Marusic  51’ Correa 78’ Pasalic  82’ Muriqi

ATALANTA: Gollini, Toloi, Palomino, Djimsiti, Mahele, De Roon, Freuler (78’ Caldara), Ruggeri (46’ Malinovskyi), Miranchuk (54’ Pasalic), Ilicic (67’ Lammers), Zapata (54’ Muriel). All. Gasperini
LAZIO: Reina, Patric (38’ Musacchio), Acerbi, Radu, Lazzari, Leiva (80’ Escalante), Milinkovic, Luis Alberto (59’ Akpa Akpro), Marusic, Correa (80’ Pereira), Immobile (80’ Muriqi).  All: Inzaghi

Arbitro Chiffi




lunedì 25 gennaio 2021

La Lazio si toglie il Sassuolo. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI



8 e mezzo a Ciro il grande
- Quarta vittoria consecutiva per la Lazio. A cadere sotto i suoi colpi al termine di una battaglia giocata a centrocampo i neroverdi emiliani, venuti all'Olimpico con l'illusione di fare risultato. Come no. La banda Inzaghi ha concesso agli avversari il solito vantaggio, poi gli ha preso le misure ed ha iniziato a macinare chilometri e azioni, in un batti e ribatti che al termine dei giochi l'ha rivelata vincente. Rete decisiva del bomber de noantri arrivato a 143 gol con l'Aquila sul petto, il suo regalo a Giorgio Chinaglia nel giorno del compleanno. Avanti Lazio, avanti laziali!

8 e mezzo al Sergente - Nel momento cruciale della partita, si è preso la squadra sulle spalle per alzare il baricentro e guidare la riscossa. Quello stacco di testa imperioso fra due difensori che tentavano di stringerlo in un sandwich, è stato il segnale che si poteva e si doveva portare a casa i tre punti. Bravo Esorciccio, li hai messi tutti sull'attenti. Ora sei tornato a valere le 100 cucuzze che vo' Lotito compreso vitto e alloggio a Ladispoli. E namo.

7+ a Somarusic - Il Sonnamblo che non ti aspetti. S'è svejato a sorpresa come Nino Frassica da Fazio e si è messo a correre su e giù sfornando cross e soprattutto quell'assist per Ciruzzo che è valso il trionfo. Insomma una cosa incredibile. Come Achille Lauro ospite fisso al prossimo Sanremo.

6 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Tanti dribbling, qualche doppio passo, un corner battutto come una punizione che ha fatto volare Milinkovic. E scusate se è poco.

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Ha fatto 13. Tredicesima partita contro la sua ex. E il premio l'ha raccolto la Prima squadra della Capitale prendendo lui.

6 e mezzo a Totò Riina - Omo de panza omo de sostanza. Se poi è un portiere, de sostanzissima. 

6 e mezzo a Innamoradu e veni, vidi, Lulic al 71° - Vederli giocare di nuovo insieme è stato un tuffo al cuore. Battiamo le mani ai veri laziali.

6+ a Lazzari alzati e cammina -  E se puoi cerca di bissare prossimamente l'exploit del derby. Dai je la poi fa. Guarda Gigi Marzullo che dall'oggi al domani s'è ritrovato a condurre "Oggi è un altro giorno" senza sapere perchè. 

6+ a chi lo Leiva più - Sempre in palla, ma diciamolo, non è più lo stesso. Come Briatore che da quando s'è inquartato sembra Umberto Tozzi. 

6 a Patric del Grande Fratello - E' partito in quarta anticipando miracolosamente Traore, poi s'è pentito di quello che aveva fatto ed è rientrato nei ranghi come un Riccardo Rossi qualsiasi partecipando alla frittata del loro gol. Daje!

6 a Ke Pro - Un passo indietro rispetto le ultime performnce. Nè più nè meno di Renzi che ha fatto una mossa che non ha capito nessuno. Neanche lui.

6 a dillo a Parolo tuo e al Panter One - Buttati nella mischia per fare ammuina. Come Mastella e la moglie nella crisi di governo. 

6- a quando escalante el sol - S'è magnato un gol fatto in un sol boccone che manco Pannella dei tempi d'oro dopo un digiuno de mesi.

6- a sono un pirata non sono un signore - Rinfrancato dal gol non gol in coppa Italia, Nina Murici il calciatore che non sa stoppare la palla e si muove come un elefante in area, nei pochi minuti finali del match concessigli ha dato il meglio di sè tirando una bella pezza verso il portiere avversario, inducendolo così a più miti Consigli. E' la variante di questa pandemica banda che stende tutti. Un mutante che all'improvviso si può trasformare nel presidente del Lazio club New York e inveire contro Rizzitelli dopo l'annientamento riommico nel derby. E quel giorno sarà festa grande per tutti. Sipario.


 

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 24 gennaio 2021

La Lazio batte il Sassuolo. All’ “Olimpico” nel posticipo dell’ultima giornata di andata gli ospiti vanno in vantaggio in apertura con Caputo ma sono prima raggiunti con Milinkovic nel primo tempo ed infine superati nella ripresa grazie ad una rete di Immobile, che sigla il definitivo 1-2. La diciannovesima di Campionata vede la squadra di Inzaghi vedersela contro il sorprendente Sassuolo, ottavo in Classifica con 30 punti; De Zerbi perde Chiriches ma recupera Boga e Locatelli, che torna titolare a centrocampo, mentre in avanti con Ciccio Caputo c’è Defrel e non Haraslin. Invece il mister laziale che ha tutti a disposizione, non può schierare il solo Luis Alberto, reduce dall’intervento di appendicectomia ed al suo posto gioca Akpa Akpro; infine accanto a Immobile oggi è preferito Correa a Caicedo. Inizia benissimo il Sassuolo, che fa quello che vuole in area laziale; Traorè già al 4’ si ritrova davanti a Reina che gli respinge il tiro. E’ il preludio alla rete neroverde, che Caputo dopo aver ricevuto da Djuricic, si confeziona aggiustandosi  il pallone col destro poi calciando di sinistro e mettendo in rete il vantaggio del Sassuolo. La Lazio reagisce; Lazzari dalla distanza al 10’ non trova lo specchio, poi Marusic mette a lato il diagonale ed ancora al 15’ Correa da dentro l’area piazza un tiro sporco che finisce solo in corner. Al 24’ Ferrari respinge in angolo un tiro di Correa lanciato a rete, sullo sviluppo del corner l’inzuccata di testa di Milinkovic è davvero perentoria e la Lazio arriva meritatamente al pareggio. Dopo l’1-1 la Lazio mantiene il baricentro alto e prova ad andare in vantaggio ma riesce solo nell’intento di tenere gli avversari bloccati nella loro metà campo; esce fuori solo un tiro di Immobile al 46’ e nulla più. Dopo il riposo il Sassuolo cerca subito il pressing alto, La Lazio non si fa intimorire ma non riesce mai a tirare in porta. Al 68’escono Patric e Correa per Caicedo e Parolo e proprio ora la Lazio si porta in vantaggio: il merito è quasi solo di Marusic, che fa tutta la fascia e poi serve Immobile, che implacabile con un diagonale sinistro la mette all’angoletto lontano dove Consigli non può arrivare. Con la Lazio sul 2-1 poco dopo è ancora Immobile a calciare in porta su passaggio perfetto di Lazzari, ma la respinta di Marlon gli nega la terza rete. Il Sassuolo prova a spingere; gli emiliani con i nuovi entrati Boga e Lopez provano a mettere pressione sulle fasce ma la Lazio controlla bene; nel finale Ciro Immobile lascia per Muriqi, che al 90’ non riesce a segnare per la respinta di Consigli. E’ l’ultimo fremito della partita, che la Lazio si aggiudica meritatamente per 2-1. Per i biancazzurri è la quarta vittoria di fila, la quinta addirittura se consideriamo anche la Coppa Italia di giovedi con il Parma. Gli uomini di Inzaghi raggiungono il Napoli a quota 34 e tornano in piena lotta per l’Europa; ma la Lazio ora dovrà vedersela prima in Timcup e poi in campionato per due volte di fila in trasferta contro l’Atalanta, grande protagonista di queste ultime giornate. E’ una doppia prova difficilissima: la vera forza dei biancazzurri sarà ora messa duramente alla prova.    

  

 

 

LAZIO  SASSUOLO  2–1   6’ Caputo 25’ Milinkovic  71’ Immobile

LAZIO: Reina, Patric (68’ Parolo), Acerbi, Radu, Lazzari (76’ Lulic), Akpa Akpro, Leiva (76’  Escalante), Milinkovic, Marusic, Correa (68’ Caicedo), Immobile (85’ Muriqi). All: Inzaghi

SASSUOLO: Consigli, Muldur (90’ Raspadori), Marlon, Ferrari, Rogerio, Obiang (76’ Boga), Locatelli, Traorè (Lopez), Djuricic, Defrel (46’ Haraslin), Caputo. All. De Zerbi

Arbitro Giua

giovedì 21 gennaio 2021

Quei dischi firmati Crepax

di FRANCESCO TRONCARELLI

Un tratto di matita ha accompagnato il successo di Peppino di Capri. Un semplice ma al tempo stesso geniale "schizzo" ha illustrato infatti le copertine dei dischi di uno dei cantanti più popolari del nostro pop, quando l'Italia andava a 45 giri.   

Una specie di foto disegnata che identificava immediatamente l'artista napoletano esploso sulla scena musicale negli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta e che con la sua musica e la sua verve avrebbe incantato tutti come il pifferaio magico dei fratelli Grimm.

A renderlo identificabile in pochi tratti precisi ma significativi, il grande Guido Crepax, celebre e applaudito disegnatore di fumetti milanese noto in tutto il mondo per le strisce di Valentina, il sensuale e affascinante personaggio creato dalla sua matita magica, i cui lineamenti e l’inconfondibile caschetto si ispiravano alla famosa diva degli anni Venti Louise Brooks e per le storie, ai racconti onirici della moglie Luisa Mandelli.

Non potendo ovviamente fare riferimento alla voce così caratteristica di Peppino, puntò tutto sugli occhiali, il riferimento inconfondibile del suo look, quelli con la montatura spessa e nera come andavano in quel periodo (Gino Paoli, John Foster, Jimmy Fontana...) e che replicavano il modello che aveva il rocker americano Bud Holly.

Furono decine le copertine con il disegno degli occhialoni griffati Crepax con a fianco l'immagine di Peppino, da "Nun è peccato" a "Malatia", da "Nessuno al modo" a "Let's twist again", una per disco, come a voler replicare scaramanticamente il successo del primo 45 giri con quel disegno anche con gli altri pezzi in uscita. Come fu nella pratica, della serie "squadra che vince non si cambia".

Poi ne vennero altre, come quella per il disco "I Marziani" con un vero e proprio disegno in tema Ufo a colori, quella per la raccolta dei suoi successi sui 33 giri, che recava sulla facciata del Long Playng un occhialone con il cantante napoletano al posto dell'occhio dietro le lenti e soprattutto quella del 45 giri "Scetate" del 62, dove il volto della ragazza che si doveva svegliare ha in nuce i tratti e le carattersistiche della futura Valentina che arriverà tre anni dopo.

Crepax cominciò giovanissimo la sua carriera di disegnatore, creando la sua prima storia a fumetti a dodici anni. Laureatosi in architettura, iniziò a dedicarsi all'illustrazione come autore di numerose copertine di dischi. Successivamente si occupò di grafica pubblicitaria realizzando campagne per importanti aziende come Shell, Campari, Omsa, Esso, Standa, Rizzoli, Dunlop. 

Nel 1965, grazie alla rivista Linus, tornò alle storie coi disegni creando il personaggio che lo ha reso famoso nel mondo: Valentina, una delle poche eroine del fumetto. Caratterizzato da uno stile personalissimo, elegante e ricercato nel segno, Crepax costruiva ogni tavola delle sue storie dei fumetti, in base alle esigenze del momento, ricorrendo spesso alla scomposizione delle immagini in vignette più piccole.

Per le opere relative alla musica (dischi, spartiti, audiolibri per la Ricordi) usava inizialmente la sigla “c/x”, arrivando poi a utilizzare il proprio nome per esteso che compare di solito di lato nelle copertine. I suoi disegni si riconoscono subito per lo stile inconfondibile. A renderlo unico l’originalità delle inquadrature, un’accurata disposizione dei soggetti e un tratto dalla straordinaria modernità.

Crepax con la sua Valentina

Ad introdurlo nel giro il fratello Franco, affermato manager discografico, che lo invitò a disegnare qualcosa per i 45 giri che venivano venduti in buste anonime (anni 50), dando il via così ad una rivoluzione storica, che trasformava quei contenitori dei vinili in copertine multicolori con disegni e fotografie. Un richiamo irresistibile.   

Non solo Peppino di Capri nelle mani del "genio della matita", ma anche copertine memorabili per artisti come Johnny Dorelli, Memo Remigi, Dario Fo, Giorgio Gaber, Nicola di Bari, i Camaleonti, Louis Armstrong, Gerry Mulligan, Bobby Solo, Modugno, Massimo Ranieri, i rockers genovesi Garybaldi per citarne alcuni, piccole opere d'arte che davano lustro agli interpreti delle canzoni, sottolineando il messaggio del brano o racchiudendo in un'immagine suggestiva la storia che si raccontava.

Per esempio la copertina del disco di Memo Remigi del 1969 "Un ragazzo una ragazza", appare fresca, poetica, originale e dai toni pastello, in linea con la melodia del brano scritto e interpretato con la sua consueta classe dal crooner lombardo, accompagnato da una giovane e al debutto Dori Ghezzi. 

Talmente centrata questa "tavola" che venne utilizzata oltre che per il 45 giri anche per il successivo 33 giri contenente il meglio della produzione di Memo con brani diventati dei classici del nostro pop come  "Innamorati a Milano", "Io ti darò di più", "Pronto sono io", "La notte dell'addio" e la stupenda "Cerchi nell'acqua".  

  


Intrigante poi il volto di donna che il grande artista disegna per la canzone dei Camaleonti "Come sei bella. A colpire subito sono i suoi capelli, un acconciatura in pittoresco disordine tra un boccolo e l'altro che in quel periodo si poteva vedere anche a cornice del volto dei ragazzi.

Un look per entrambi i sessi sulla scia della moda del momento, come peraltro dimostrano i capelli voluminosi e vistosi, ricci o stirati, che portavano proprio i componenti di questo storico complesso beat a cominciare dal suo frontman Tonino Cripizzi.

I Camaleonti con il loro pop commerciale ma di qualità andavano per la maggiore e si presentarono al Festival del 1973 con quel brano scritto da Bigazzi e Cavallaro, con l'intento di bissare il successo di pezzi precedenti come "Viso d'angelo" o "Eternità" presentato proprio a Sanremo qualche anno prima.

A vincere quell'edizione presentata da Gabriella Farinon e Mike Bongiorno però fu Peppino di Capri col brano composto insieme a Califano "Un grande more e niente più" e il gruppo milanese si dovette accontentare di un piazzamento a metà della classifica, recuperando però nelle vendite.  

 

Con la copertina di "Per una donna" di Massimo Ranieri invece, Crepax disegna un volto affascinante e sensuale di una lady con veletta le cui labbra carnose hanno lo stesso colore del titolo del brano. Con questo pezzo lo chansonnier napoletano partecipò a quella che sarà l'ultima edizione di Canzonissima, nel 1974. 

La finale di questa seguitissima trasmissione in onda peraltro di domenica pomeriggio perchè si era nel periodo della cosidetta Austerity (una sorta di lockdown per la crisi petrolifera), venne trasmessa in forma ridotta e senza orchestra a causa di uno sciopero che impedì anche la proclamazione della canzone vincitrice. 

Per la cronaca sarà il telegiornale, diverse ore dopo, ad informare che Canzonissima 1974 era stata vinta dalla coppia Wess & Dori Ghezzi con "Un corpo e un'anima", mentre il secondo posto fu occupato proprio da Massimo Ranieri con la canzone griffata nella copertina da Crepax.


Anche per il 33 giri di Ranieri, che in quel periodo era prodotto da Enrico Polito e si avvaleva di Giancarlo Bigazzi e Totò Savio per la composizione dei suoi brani, venne chiesto al maestro milanese di disegnare la copertina. 

Il Long Playng nelle due facciate esterne presenta la signora con la veletta del 45 giri in una mise anni Venti con soprabito col collo in pelliccia aperto, su un vestito movimentato nei disegni e nelle forme del tessuto. I titoli delle canzoni fanno da sfondo al disegno.

Le due copertine interne invece, rosa cipria come le labbra del 45 giri, ritraggono la lady sdraiata sul letto vestita solo di autoreggenti. Una posa e un atteggiamento sensuale nello stile inconfondibile di Crepax già visto nelle tavole dei fumetti di Valentina. 



Il 33 giri illustrato per le canzoni cantate da Ranieri, è l'apoteosi e al tempo stesso la summa dello stile e del messaggio artistico di Crepax. La sensualità che emana l'immagine è quella della sua eroina e ben si addice ai brani contenuti nel disco, ai loro testi e alle loro musiche coinvolgenti. 

Due disegni che colpiscono ben più di due classiche foto, come peraltro tutti quelli creati nella sua carriera di illustratore per la musica italiana durata per decenni. Tratti indimenticabili di una matita magica che ha contribuito ad arricchire la cultura e lasciato un segno nel costume.

Un patrimonio artistico unico conosciuto soprattutto dagli addetti ai lavori e dagli appasionati del vinile, alla ricerca da sempre dei "suoi" 45 giri nei mercatini e nelle fiere del disco, ma da adesso a disposizione di tutti grazie al libro "Crepax a 33 giri" a cura del figlio Antonio, edito da Vololibro, che fornisce una dettagliata panoramica della sua produzione.


 

 


lunedì 18 gennaio 2021

Kabir Bedi, 75 anni da Sandokan

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Sandokan Sandokan
Giallo è il sole, la forza mi dà
Sandokan Sandokan
Dammi forza ogni giorno, ogni notte il coraggio verrà

Fisico possente, portamento elegante, sguardo magnetico, Kabir Bedi ha conservato il fascino con cui aveva conquistato l'Italia quando apparve sul piccolo schermo per interpretare Sandokan, la serie tv diretta da Sergio Sollima che incollò la bellezza di 27 milioni di telespettatori davanti al video.

Ha spento 75 candeline con a fianco Parveen Dusanj, la quarta moglie, sposata nel 2016 dopo dieci anni di felice convivenza e il tempo per lui sembra essersi fermato. Certo, qualche chilo in più c'è, ma quel sorriso che trasmette serenità conferma che è sempre lo stesso, un uomo aperto verso il prossimo oltre che un grande attore.

Il prode Kabir vive per gran parte dell'anno a Mumbai e attualmente collabora a progetti umanitari come Care&Share Foundation che, pandemia permettendo, lo portano in tutto il mondo come testimonial delle iniziative che questo ente benefico porta avanti.

Attraverso i social manda spesso e volentieri messaggi agli amici italiani di incoraggiamento, gentilezza e fratellanza. All'Italia del resto deve tutto, perchè come ci aveva confidato in una delle tante interviste, dimostrando non solo un'ottima conoscenza della nostra lingua ma anche dei nostri modi di dire, in Italia aveva trovato l'America.

con la Perla di Labuan oggi

E in effetti partecipando come protagonista a quella storica serie televisiva, ha spiccato il volo verso una fortunata carriera da divo internazionale a fianco di grandi attori e in produzioni hollywodiane.

Un boom televisivo che tra l'altro, permise a molti di conoscere attraverso la tv, prima che sui libri, l'opera di Emilio Salgari, tutto grazie a quel volto con gli occhi bistrati di kajal, che identificava la Tigre di Mompracem. 

Sei puntate (trasmesse dal 6 gennaio all'8 febbraio 1976) ricche di colpi di scena e avventure con un cast di prim'ordine che vedeva tra gli altri Philippe Leroy (Yanez), Carole André (Lady Marianna - la perla di Labuan), i bravi Adolfo Celi e Andrea Giordana. 

Nato il 16 gennaio del 1946 a Lahore, nel Punjab pachistano (allora parte del dominio coloniale britannico), figlio di Baba Bedi, un maestro spirituale e filosofo, ha frequenta lo Sherwood College di Nainital. 

Ha recitato in centinaia di pellicole, molte a Bollywood, ed è riconosciuto a livello mondiale. Tra i film più noti si ricorda quello di James Bond "Octopussy" (007 Operazione Piovra) nel ruolo dell'avversario di Roger Moore che ha fatto epoca. 

Kabir e Roger Moore 007

Tra le innumerevoli produzioni, ha lavorato accanto a Michael Caine nel film "Ashanti", ne "Il ladro di Bagdad", ne "Il corsaro nero". E' stato Lord Rama in "General Hospital" di Ahmed Kamal nell'episodio Miraggio di Riptide, Farouk Ahmed in "Dynasty", Malcolm nell'episodio "Legend of the Lost Art" di Magnum P.I., il Principe Omar di "Beautiful" nelle stagioni '94 e '95 e guest appearence in "Supercar". 

Ma non solo, perchè si nasce tigre di Mompracem ma si finisce a friggere pakora in casa di nonno Libero. A dimostrazione della sua proverbiale professionalità che l'ha portato a interpretare qualsiasi ruolo con il massimo impegno e in questo caso con tanta autoirona.

Kabir Bedi infatti era un ristoratore indiano in "Un medico in famiglia" (edizione del 2007), prima in contrasto poi amico di Lino Banfi e motivo di un cedimento sentimentale della colf Cettina. 

Nonostante questo ruolo da commedia brillante (e una partecipazione all'Isola dei famosi nel 2004) per tutti resta Sandokan, l'eroe che fece scoprire l'esotismo e le avventure dei pirati ribelli in terra di Malesia, permettendo agli italiani di staccare la spina agli italiani dalle cupe atmosfere degli Anni di piombo.

con Lino Banfi e Milena Vukotic nel Medico in famiglia
 Quarantaquattro anni dopo la casa di produzione Lux Vide, quella di Don Mtteo per intenderci, annuncia l'inizio riprese nel prossimo autunno, della nuova serie-tv ispirata agli avventurosi romanzi di Salgari. Ad interpretare Sandokan sarà l'attore turco Can Yaman, lanciato con la serie in onda su Mediaset "DayDreamer".

Un fenomeno capace di macinare grandi ascolti e milioni di visualizzazioni sui social, protagonista recente di uno spot con Claudia Gerini con la regia di Ozpetek le cui riprese a Roma hanno fatto impazzire le fan, e prodotto le relative multe pagate dall'attore per assembramento fuori dall'hotel dove si trovava. Luca Argentero invece sarà Yanez.

Inutili i paragoni tra i due Sandokan, lo storico e quello che verrà, poi i tempi sono cambiati. Basti pensare che Kabir per sostenere il provino definitivo venne a Roma a sue spese dall'India e che dopo divenne così popolare, che riuscì nell'impresa insolita di essere accolto dagli operai della Mirafiori con i romanzi di Salgari in mano. 

La nuova serie, sicuramente di successo ma inevitabilmente usa e getta vista l'offerta continua sui servizi streaming di prodotti simili, non potrà poi avere una colonna sonora mitica al pari del Sandokan di Kabir Bedi che tuttora viene ricordata.

il disco

Venne realizzata dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis, conosciuti come Oliver Onions, che dopo il debutto come duo cantautorale, avevano trovato la loro strada nella composizione di musiche per film e per la tv. 

La prima fu per il film di Nino Manfredi “Per grazia ricevuta”, poi vennero quelle per le pellicole di Terence Hill e Bud Spencer e di famose serie televisive a conferma della loro capacità e talento nel saper sottolineare storie e situazioni diverse con la loro musica.

Brano principale della colonna sonora era appunto "Sandokan" ("Sweet Lady Blue" il lato B del 45 giri), pezzo molto ritmato e introdotto dal nome della Tigre urlato a squarciagola, che ebbe un successo strepitoso e che conquistò i vertici della Hit parade italiana (18 settimane nella Top ten) e poi di altri paesi.

Ecco perchè  l'unico e inimitabile Sandokan sarà sempre lui. Tanti auguri Kabir! 


domenica 17 gennaio 2021

Francoise Hardy, parlaci di te

di FRANCESCO TRONCARELLI 

Francoise Hardy compie gli anni, ma è un compleanno anomalo. L'artista più amata dalla generazione che ha dato il via alla rivoluzione del costume negli anni Sessanta, celebra il suo anniversario nel più completo silenzio. Lontana dagli occhi e lontana dal cuore di tanti. 

E' stato un anno difficile per lei dopo il ricovero per il ritorno del linfoma che l'aveva aggredita nel Natale del 2019. Quel male da cui era uscita vincitrice già una volta era tornato subdolo a colpirla implacabilmente durante le festività. 

La Francia intera tra un brindisi e una regalo aveva seguito la vicenda, tirando poi un sospiro di sollievo quando una delle sue figlie predilette era tornata a casa dopo tanta apprensione.

Ma da allora, tra la riedizioni di album e nuove digitilizzazione dei suoi successi, nulla più è trapelato sulla sua salute, quello che più interessa. Il Covid, le restrizioni per la pandemia in Francia come nel resto del mondo, hanno portato all'attenzione ben altri problemi del resto.

Ma la vita nonostante tutto è andata avanti e con essa anche e per fortuna, la quoditianità fatta dalle piccole cose e perciò anche dalle notizie che distraggono dalla attualità così drammativa.

Come quelle sullo spettacolo, i personaggi che lo animano e quelli che hanno accompagnato le esistenze di ognuno. E Francoise Hardy è uno di questi. E non solo per i francesi.

Francoise Hardy oggi

Cantante, scrittrice, astrologa, è stata un'icona mondiale di quei giovani ribelli e sognatori che attraverso lei crescevano con l'idea di cambiare il mondo. Uno dei simboli della femminilità più ammirati e seguiti.

Una femminilità peraltro avvolta di raffinatezza e dolcezza lontana anni luce dai modelli che oggi ci vengono offerti dal mondo dello Showbiz e dei Social, una personalità che brillava di luce propria.

E che aggiunta ad un talento artistico unico e alla capacità di essere autrice sia del testo che della musica di svariati brani che proponeva, fecero di lei il simbolo da emulare e il sogno proibito ddegli adolescenti dell'epoca yè yè.

Ecco perchè c'è sempre interesse su di lei. Gli anni sono passati, le mode e i miti pure, ma un personaggio come lei che ha regalato emozioni è per sempre. Non sono le rughe e i capelli argentati che possono cambiare un'immagine di una donna prima che artista come la dolce Francosie.

Ma il silenzio non aiuta, la cortina di privacy eretta dal figlio, il musicista Thomas Dutronc, non dà l'idea del suo stato attuale, delle sue difficoltà e dei suoi progressi. Gli stessi programmi televisivi d'oltralpe che come da noi seguono le vicende di chi fa notizia, brancolano nel buio.

con Edoardo Vianello a Sanremo

E allora ci viene spontaneo rivolgerci a lei con quella canzone con cui sfondò a Sanremo e che attualmente calza a pennello sul suo momento, "Parlami di te". Sì, parlaci di te Francoise, dicci quello che vuoi, noi ti capiremo perchè ti vogliamo bene.

Già, che brano. Dopo il successo di "Tous le garçons et le filles" che la fece conoscere nel mondo, la Hardy partecipa al 16° Festival della canzone italiana con questo pezzo musicato da Edoardo Vianello in coppia con lei nel concorso e dal paroliere Vito Pallavicini, autore di brani di grande successo come "Io che non vivo", "Azzurro", "Mexico e nuvole".

Un pezzo non banale, ma molto raffinato, esaltato dalla sua voce delicata e dalla sua personalità, che risulta piacevole ancora oggi, al contrario del brano "da festival", retorico e stucchevole, che vinse appunto quella edizione, ma dimenticato in fretta, "Dio come ti amo".

Nel giorno del suo compleanno, 77 anni festeggiati empaticamente da chi l'ha sempre seguita e in assenza di un aggiornamento sul suo stato di salute, la richiesta di saperne di più è inevitabile quindi, sulla falsariga del testo di quel suo brano che ti entrava dentro. 

Parlaci di te Francoise,dei tuoi sogni perduti dicci se con noi credi ancora alla vita. Parlaci di te, delle cose che pensi, parlaci di te, ti fa bene parlarcene. Parlaci di te, dicci quello che vuoi, noi ti capiremo perchè ti vogliamo bene...

sabato 16 gennaio 2021

La Lazio asfalta la Roma. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


10 a Simone Inzaghi - La Lazio è grande perchè ha battutto "la squadra più forte del mondo" come la stampa romana ha dipinto i giocatori dell'altra sponda del Tevere. I candidati allo scudetto sono stati umiliati dai biancocelesti e sono tornati a Trigoria con la coda fra le gambe. La Lazio si è confermata la Prima squadra della capitale di nome e di fatto ed è stato bellissimo assistere a questa grande vittoria. Un dominio tecnico tattico che ha un nome e un cognome, quello del mister, è lui che ha saputo motivare i ragazzi al meglio ed ha studiato a puntino le mosse giuste. Ancora una volta l'Aquila ha volato alto sulla città per le sue scelte, le sue intuizioni e i suoi accorgimenti. Grazie Simone, grazie ragazzi. Avanti Lazio avanti laziali!

9 a Lupo Alberto - Con questa partita è entrato nella storia dei derby, una doppieta da sturbo per chi è arrivato sulla piazza ventisette anni dopo. Ha dato una lezione di classe in mondovisione e ha fatto riscrivere in fretta e furia il DPCM dal Governo: Roma è zona biancoceleste, altro che arancione.

9 al Ciro d'Italia - Un altro gol contro la Roma, un'altra vittoria propiziata dal suo spirito indomito. E' l'incubo dei giallorossi. E con questo è arrivato a 142 reti con l'Aquila sul petto. Un bomber vero, tutto il resto è Rizzitelli. Robetta.

9 a Lazzari alzati e cammina - e che camminata, una corsa trionfale. Il jolly che non ti aspetti e che si rivela la carta vincente. La spazza Ibanez, sì come no, ancora se sta a leccà le ferite. L'ha mandato al manicomio. Come Renzi con Conte. Ma qui però ha avuto ragione lui.

8 a Toto Riina - Omo de panza omo de sostanza. Se poi è portiere ancora de più. Puntuale come una cartella di Equitalia su quei pochi tiri che le punte ( ah ah ah) avversarie hanno fatto. Quando poi er Geko, "l'attaccante più forte del mondo della squadra più forte del mondo" (vedi stampa romana di cui sopra) ha provato a tirargli contro, lo ha ipnotizzato come Lulic a Lobont il 26 maggio. Che fine. La stessa di Pippo Baudo. E' sparito come lui

7 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis - Aveva davanti tre palloni d'oro, due ciavatte d'argento e na mezza dozzina de facce de bronzo ma li ha annientati tutti. J'ha fatto bu bu settete e li ha mandati a letto senza cena.

7 e mezzo al Sergente - Con Bruno Vilar il marito della compianta Paola Borboni ha giocato come il gatto col sorcio. Se l'è magnato in un sol boccone. Amen.

7 a Somarusic - Il Sonnambulo dal volto umano è stato un grande. S'è svejato come er Sor Marchese nella partita giusta. Adesso po' pure dormì quanto je pare. Grande.

7 a chiedimi se sono Felipe - e te lo dovemo chiede? sei felipissimo come tutti noi, co' sti tre pippi stamo a posto per un bel pezzo.

7 a Innamoradu -322 partite in biancoceleste, tante battaglie, con la ciliegina sulla torta del primato del più presente con la nostra maglia in serie A, festeggiato nella serata più bella. Quella in cui ha ridicolizzato capitan dopodomani facendolo diventare uno dei tanti "pellegrini" che vengono nella Caput mundi a pregà er Papa.

7 ar Panter One - E' bastata la sua presenza per terrorizzarli. Avoja a dì, l'omo nero mette sempre paura.

7 a Lucas 2.0 (Biglia chi?)  - E chi lo Leiva più.

6 e mezzo a quando escalante el sol, Patric del Grande Fratello, Nina Murici e A Ke Pro - Buttati nella mischia per partecipare al gran finale hanno dato tutto. Al grido di A E I O U Ypselon, A E I O U Ypselon, A E I O U Ypselon, Fio maravilha nos gosamos de voce, De de de de de de de de, Fio maravilha faz mais um pra gente ver, De de de de de de de de, Brigitte Bardot Bardot, Brigitte beijo beijo, Na tela do cinema tu mundo se afougo, Ay ay caramba oh oh oh, Ay ay caramba, Ay ay Caramba, Ay ay caramba, hanno ridicolizzando il pluirititolato Pedro "il nuovo Pelè", Crisante e tutti i crisantemi de Trigoria. Loro, le seconde linee diventate dei leoni. Battiamo le mani ai veri campioni. Tre a zero e tutti a casa. Sipario. 

 

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Venerdi, 15 gennaio 2021

 

La Lazio disintegra la Roma. Nell’anticipo del venerdì della diciottesima giornata i biancazzurri con Immobile in apertura e poi, un tempo per parte, con una doppietta di Luis Alberto si aggiudicano il 155simo derby capitolino con un 3-0 perentorio, dopo una partita dominata dal primo all’ultimo minuto. La Roma, terza in classifica, stasera cerca la vittoria per consolidare la sua posizione e difendersi dalle dirette inseguitrici. Fonseca ritrova Pedro, che va però in panchina; in difesa c’è Ibanez e non Kumbulla mentre a centrocampo tra Cristante e Villar la spunta quest’ultimo. Inzaghi ha la squadra fatta; unico dubbio Patric e Luis Felipe, con il brasiliano che la spunta sullo spagnolo. Per il resto è la stessa Lazio che ha battuto il Parma con Caicedo ed Immobile davanti. Grande concentrazione dei biancazzurri nei primi minuti, molto corti e pronti su ogni pallone; il primo tiro nello specchio è di Immobile all’8’, un po’ troppo decentrato, che Lopez blocca senza problemi. Al 14’ però sugli sviluppi di un angolo in cui la Roma poteva addirittura segnare, invece va in vantaggio la Lazio. Ibanez sulla pressione di Lazzari sbaglia e su un rimpallo consegna il pallone ad Immobile, che di destro davanti al portiere non può fallire l’1-0 dei biancazzurri. Al 23’ i biancocelesti raddoppiano: in contropiede ancora il caparbio Lazzari, senz’altro il migliore in campo, resiste ad un fallo di Ibanez, in area serve Luis Alberto, che tira un diagonale imprendibile per Lopez e la Lazio si porta sul 2-0. La Roma si vede solo al 35’ con la prima conclusione di Mkhitaryan che in mezza girata spedisce fuori. Dopo il the caldo Fonseca toglie Veretout per Pedro, la Roma così è più votata all’attacco ma i biancazzurri sono sempre pronti a colpire. Leiva va al rasoterra al 57’ ma Lopez la agguanta bene a terra e poco dopo fa un vero miracolo sul tiro di Milinkovic, destinato all’incrocio dei pali. Al 62’ prima Caicedo e poi Immobile impegnano ancora Pau Lopez, che salva per due volte la sua porta; però il tris è in arrivo; Lazzari sempre più incontenibile serve il nuovo entrato Akpa Akpro, che porge a Luis Alberto, che col destro indovina l’angoletto e per la Roma si fa notte fonda. La Lazio occupa perfettamente il campo, attacca la profondità con grande sapienza e non fa respirare gli avversari neanche sul triplo vantaggio. I giallorossi spariscono dai radar e si fanno vivi solo su un’azione confusa all’85’, quando Dzeko colpisce bene, ma trova Reina che nega agli ospiti il gol della bandiera. Un tiro di Luis Alberto nel finale chiude anche le emozioni di una partita senza storia, che la Lazio si aggiudica col rotondo punteggio di 3-0. E’ la partita perfetta: dominio assoluto del campo e della gara per i biancazzurri, Roma praticamente inesistente per tutti i 90 minuti e Lazio che stasera impressiona, fornendo la prestazione migliore di tutta la stagione. Serviva un risultato positivo ai biancazzurri per evitare di piombare nella mediocrità; la vittoria di stasera, che alla vigilia non era quotata dai più, finalmente rilancia gli uomini di Inzaghi. La Lazio raggiunge quota 31 punti ed ora questa grande prova d’orgoglio potrebbe infondere le giuste energie fisiche e mentali ai biancocelesti per risalire la china e ricominciare a lottare per le prime posizioni.

.

 

LAZIO  ROMA    3–0         14’Immobile 23’ 68’ Luis Alberto

LAZIO: Reina, Luis Felipe (69’ Patric), Acerbi, Radu (83’ Hoedt), Lazzari, Leiva (66’ Escalante), Milinkovic, Luis Alberto, Marusic, Caicedo(66’ Akpa Akpro) , Immobile (83’ Muriqi).  All: Inzaghi

ROMA: Lopez, Mancini (70’ Peres), Smalling, Ibanez, Karsdorp, Villar (60’ Cristante), Veretout (46’ Pedro), Spinazzola (70’ Mayoral), Pellegrini, Mkhitaryan, Dzeko.  All: Fonseca

Arbitro Orsato





giovedì 14 gennaio 2021

Caterina Valente, una vita da star

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

Caterina Valente, artista che ha calcato i più importanti palcoscenici del mondo compie la bella età di 91 anni. Un evento  nell'evento. Ma non ne parla nessuno, non c'è un agenzia che batta la notizia per far scrivere i quotidiani, non c'è un servizio in tv, nulla. 

Lo sapete perchè? Perchè appartiene a un altro mondo dello Spettacolo, quello fatto da professionisti con tanta gavetta alle spalle. Una cosa impensabile oggi, dove è sufficiente una foto su Instgram o un Grande fratello qualsiasi per apparire e quindi diventare famoso.

Poi c'è la memoria corta degli addetti ai lavori e aspiranti tali che non solo per ovvi motivi anagrafici non possono conoscerla e questo è legitimo, ma anche e spesso e volentieri perchè la fretta del copia e incolla gli impedisce di approfondire e costruire le basi per fare questo mestiere.

Speravamo che l'enorme successo del suo "Bongo Cha Cha" ripreso e rimixato dai Goodboys la scorsa estate avesse fatto accendere la lampadina a qualcuno per ricordarsene al momento giusto, quello del compleanno, ma era solo un'illusione.

Allora ricapitoliamo per tutti. Caterina Valente, figlia di artisti di varietà e nata casualmente a Parigi, una carriera lunghissima (dagli anni Quaranta al 2000) in cui ha inciso più di 1.500 brani musicali in dodici lingue diverse (elemento che le vale un posto nel Guinness dei primati difficilmente eguagliabile).

Decine di milioni di dischi venduti in epoche in cui il mercato non era liquido e così usa e getta come oggi, numero uno nelle classifiche di vendita dei più importanti Paesi, dagli USA (che le hanno assegnato tra gli altri il Fame Award come miglior cantante della tv americana) all’Inghilterra, dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Russia, dal Sudamerica al Giappone.


Applaudite tournée mondiali ed esibizioni assieme alle maggiori star del pianeta, Perry Como, Dean Martin, Bing Crosby, Danny Kaye, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Count Basie, Tommy Dorsey, Woody Herman, per citarne solo alcuni, nomination ai Grammy come Miglior Cantante Femminile nonché la presenza ad oltre 1000 varietà tv in tutto il mondo.

Till, Personalità, Precipitevolissimevolmente, Nessuno al mondo, brani dal sapore frizzante ma anche di ampio respiro (e ripresi da Celentano, Peppino di Capri e Mina, sua devota fan), come imponeva la moda del tempo, e senza indulgere ai suoi gusti più spiccatamente jazz e new bossa, dove le sue qualità di chitarrista lasciavano stupite le platee internazionali. 

Musicista, ballerina, showgirl, l'unica artista italiana che è stata veramente conosciuta all'estero, una eccellenza europea prima che si facesse l'Europa unita. E' cresciuta professionalmente altrove e l'Italia   l'ha dimenticata subito. 

Per trovare un'intervista che le renda merito occorra risalire al 1983 quando Enzo Biagi (una delle nostre firme più prestigiose) la riportò in Rai a raccontare, con l’umile discrezione dei grandi, la sua storia di donna e di artista. 

Troppo internazionale, troppo cosmopolita, troppo donna emancipata nel Paese dei maschi per antonomasia, per essere amata e trattata come avrebbe meritato.

Nonostante il suo valore e quello che ha fatto, per lei non c'è un posto nella cultura e nella storia della nostra musica. Figurarsi se c'è chi gli fa gli auguri. 

Buon compleanno Caterina, sono 91 e sei sempre una star. 


martedì 12 gennaio 2021

Addio Antonio Sabàto, icona dei B-movies

 di FRANCESCO TRONCARELLI


 
Nei romanzi di una volta, quando le storie avevano un finale particolare che colpiva il protagonista in relazione ai suoi comportamenti, si faceva riferimento all' "ironia della sorte". E anche in questa vicenda che ha visto protagonista un figlio col padre, il destino è stato quanto mento terribilmente bizzarro. 

Sì perchè Antonio Sabàto jr, attore e produttore americano con simpatie No mask e tutto il corredo che ne comporta, ha visto morire il papà, l'attore Antonio Sabàto, volto popolare nel cinema degli anni Settanta, propio di Covid.

Una tragica ironia della sorte, che il giovane e palestrato attore aveva sperato di evitare, chiedendo su Twitter preghiere per il papà in terapia intensiva, per poi annunciarne successivamente sempre sul suo account, la scomprasa, postando una foto di famiglia con la didascalia “Sempre e per sempre”.

Ma chi era Antonio Sabàto da Montelepre, classe 1943? Oggi, probabilmente un nome sconosciuto ai più, ma per anni è stato un popolarissimo idolo delle Seconde e Terze visioni, quelle sale fumose e chiassose che abbondavano nelle città e dove uscivano direttamente quei film di serie B che lo vedevano fra gli interpreti e che incassavano milioni delle vecchie lire a palate.

Sabàto con uno sbarbato Bud Spencer

Antonio senior, fisico atletico, sguardo glaciale e carnagione scura, era il protagonista di Spaghetti western con titoli che erano tutto un programma, Vado, vedo,sparo, I tre che sconvolesro il West, Tutti fratelli del west… da parte di padre, Odio per odio o come Al di là della legge a fianco di un ancora sconosciuto e senza barba Bud Spencer.

Finito quel ciclo, trovò decine di ruoli sia da commissario che da delinquente nei "poliziotteschi" che infiammavano le platee. Film come Milano violenta, Quelli della calibro 38, A tutte le auto della polizia, con l'appendice partenopea insieme al re della Sceneggiata Mario Merola in pellicole cult come I contrabbandieri di Santa Lucia e Napoli la camorra sfida e la città risponde. 

Ed è per via di questi film, i nostrani blockbuster degli anni Settanta, che Quentin Tarantino non mancò di contattarlo come preziosa icona di B-movie, quando il nostro si era ormai ritirato dalle scene dedicandosi alle sue passioni, la nautica e la pittura, nella la città dove si era trasferito con la famiglia a metà degli anni Ottanta, Los Angeles. 

Milano rovente con Sabàto e Philippe Leroy

La sua è stata una carriera "simbolo" di tanti protagonisti di un certo cinema, attori considerati minori dalla paludata critica ma di enorme popolarità presso il pubblico. Lo testimoniano i messaggi di cordoglio che si sono riversati nelle pagine Facebook dedicate, da parte di tanti appasionati di queste pellicole, che piangendo lui, rimpiangono quei film d'azione che andavano per la maggiore una volta.

Sabàto aveva cominciato alla grande, trasferendosi a vent’anni in cerca di fortuna prima a Palermo e poi a Roma dove, anche per via della sua avvenenza, era stato scelto tra centinaia di candidati per interpretare il pilota siculo Barlini in Grand Prix, superproduzione made in Usa diretta nel 1966 da Frankenheimer. 

Grazie a quel ruolo fu candidato a un Golden Globe, mentre la sua liaison con la cantante Françoise Hardy, tra gli interpreti della pellicola, finiva sui rotocalchi di mezzo mondo. Tornato in patria, alternò la fruttuosa routine di genere a prove più impegnative come il mafia-movie del 1970 E venne il giorno dei limoni neri di cui fu co-sceneggiatore.

Fu lui a suggerire la sequenza documentaria della "punciuta" (il rito d'iniziazione a Cosa nostra), indicando le location più adatte nella sua Palermo, dove per l’occasione era tornato per girare dopo tanti anni da acclamato divo della Vucciria.

                                        con Francoise Hardy
 

Il suo aspetto da latin lover, lo spinse ad accettare anche personaggi per film simil erotici come L’uomo per fare l’amore e feuilleton dalle tinte torbide come La monaca di Monza diretto da Eriprando Visconti. 

Il gringo del nostro cinema ha lavorato a fianco di star del calibro di Lee van Cleef, Lionel Stander, Henry Silva, Yves Montand, Toshiro Mifune, Adolfo Celi e con l'"attore maledetto" Klaus Kinski che sfidò sul set in una lite diventata memorabile, a colpi di bottiglie rotte. Come un film. 

"Fuga dal Bronx"  successone di Enzo G. Castellari del 1983, Thunder e Tuareg - Il guerriero del deserto, gli ultimi ruggiti del leone dei B movies. Quando il cinema di genere infatti negli anni Ottanta si votò alla commedia pecoreccia, Antonio senior ha preferito rifugiarsi definitivamente a Hollywood tra i paisà italoamericani della comunità californiana.

Qui, nel suo buen retiro si è e dedicato alla beneficienza e ad assecondare la carriera del figlio, Antonio jr., modello diventato star di soap opere e acceso supporter di Trump, che come dicevamo ha dovuto mettere da parte le proprie convinzioni negazioniste annunciando la morte per la pandemia del genitore settantasettenne.

Padre e figlio

Un comportamento più che legittimo e dettato dal cuore, ma che ha scatenato accese polemiche nei suoi confronti su Twitter, che hanno prodotto il blocco del suo profilo.       inema, è morto Antonio Sabàto: aveva origini palermitane

Ma la sospensione dell'account è un falso problema, quello che tristemente conta per lui e per quelli che hanno seguito sul grande schermo il padre, è la scomparsa dell'amato genitore.

L'ultimo pistolero del Far west de noantri, l'ultimo commissario delle città violente, l'ultimo divo del cinema di Serie B. Antonio Sabàto da Montelepre. 





Potrebbe interessarti: https://www.palermotoday.it/cronaca/cinema-morto-antonio-sabato.html

domenica 10 gennaio 2021

Lazio, il Parma è cotto. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


8+ a Lupo Alberto
- L'obiettivo dei biancocelesti era bissare il successo coi Viola per riavvicinarsi alla zona Champions, e così è stato. Con qualche affanno, specialmente nella parte centrale della partita, ma anche con buone giocate concluse peraltro malamente e con tanta sfortuna. Copertina d'obbigo al Mago che ha tirato fuori dal cilindro un colpo dei suoi per sbloccare il match, cuocere il Parma a puntino e indirizzare così la squadra verso la vittoria. Tre punti d'oro insomma per continuare a correre e festeggiare i 121 anni di storia. Avanti Lazio, avanti laziali.

7 e mezzo al Panter One - Aò, c'ha provato da tutti li pizzi. Una, due, tre volte, era sempre lì lì per gonfiare la rete, ma niente, manco fosse un Gigi Marzullo qualsiasi. Poi ha aggiustato la mira e zacchete. Un'altra pezza del suo repertorio. E c'è chi lo vorrebbe vendere. Tiè!

7 e mezzo a Totò Riina - Nel momento topico del match, quando le melanzane s'erano ringalluzzite e s'illudevano di fare il colpaccio, la paratona che fa la differenza. Un intervento provvidenziale su Cornelius, piombato direttamente dal Pianeta delle scimmie (lo ricordate quello scimpanzè del film?) al Tardini e via. Grande.

6 e mezzo a Lazzari alzati e cammina - e corri per poi crossare come sai tu. Cosa che sto giro è riuscito a fare. Ovviamente dopo esseresi infranto in qualche scoglio di passaggio nel primo tempo. Daje gnappè, te rivolemo er Forrest Gump de noantri.

6 e mezzo al Sergente - Piano piano sta tornando ai suoi lvelli. Quelli per intenderci, da 100milioni. Attualmente sta sui 40 e 'na biretta pagata. Per arrivare alla cifra richiesta con tanto di vitto e alloggio al Resort di Ladispoli, ci vuole un colpo d'ala. E chi vuol capire quando e contro chi, capisca.

6 e mezzo a Antonio Elia Acerbis - Quella zampata acrobatica di sinistro con cui ha cercato di segnare, un numero di alta scuola. Al Circo Orfei stanno facendo un pensierino su di lui per ravvivare il parco giochi in offerta.

6+  al Ciro d'Italia - Stavolta non ha segnato, ma è stato comunque un incubo per Sepe e compagni con le sue percussioni. Provaci ancora bomber.

6+ a chiedimi se sono Felipe - a Ramos, quando se vince che te lo chiedemo a fa, stamo in un brodo de giuggiole. Nè più nè meno di Nino Frassica che è completamnete andato ma sta sempre in televsione.

6 a Somarusic - Un altro. Come Mollica senza occhiali che sembra la sora Lella. Il sonnambulo dal volto umano s'è svejato e ha iniziato a crossare, difendere e a tratti fintare. C'è chi sulle sue finte è svenuto credendo in un abbaglio. Ma era tutto vero. Come Giusacas Casella che ha dato i numeri ai Soliti ignoti.

6 a Innamoradu - 321. E ho detto tutto.

6 a Lucas 2.0 (Biglia poi che fine ha fatto?) - Sta tornando in forma. Adesso sì che ci si può chiedere e chi lo Leiva più dal campo?

6 a Massimo Di Cataldi e a Ke Pro -  Buttati nella mischia a risultato acquisito per mantenere palla. E ci sono riusciti alla grande. Moana Pozzi ai bei tempi.

6 a Patric del Grande Fratello - Quando Inzaghi l'ha mandato in campo nel finale del match, in molti hanno tremato. C'è chi temendo l'irreparabile ha spento il televisore, chi ha cambiato canale preferendo addirittura Diaco alla Lazio, chi è uscito di casa forzando la zona rossa pur di non vedere i suoi casini. Ma il Caciara in stato di grazia come Amadeus ha deluso i suoi detrattori con una prestazione impeccabile, senza colpi di scena e cappellate varie. Dice, ma ha giocato solo pochi minuti. Embè? Ma lo sapete cosa è capace di combinare quando è in forma. Meno male che non lo era. 'Na salvata de niente. Sipario.



Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Domenica, 10 gennaio 2021

La Lazio festeggia al meglio il suo 121simo compleanno. Al “Tardini” i biancazzurri la sbloccano solo nella ripresa; prima va in gol Luis Alberto, arrotonda poi il risultato Caicedo per lo 0-2 finale. Trasferta insidiosissima per gli Inzaghi boys, che dopo la vittoria interna con la Fiorentina non possono più commettere errori. Gli emiliani dopo l’esonero di Liverani ritrovano D’Aversa, che fa i conti con una classifica che langue e con una marea di infortunati. Infatti oltre a Iacoponi, Nicolussi e Grassi mancheranno anche Gagliolo, Karamoh e Kucka, quindi è una rimaneggiatissima formazione quella gialloblu, che recupera però Gervinho. Inzaghi invece recupera lo squalificato Leiva e lo schiera dall’inizio, mandando in campo quasi la stessa squadra vittoriosa il giorno dell’Epifania, con Immobile e Caicedo punte. La Lazio va subito in avanti e schiaccia il Parma nella sua area, ma senza calciare mai in porta; invece al 9’ Sohm da ottima posizione alla prima conclusione parmense quasi riesce a metterla in rete. Al 16’ su assist di Immobile il rasoterra di Caicedo va di poco fuori, ma la grande occasione ce l’ha Cornelius al 25’, che sovrasta Marusic ed indirizza in porta ma trova il guantone di Reina che gli toglie il pallone dalla rete. La Lazio non sembra in gran forma, perde molti contrasti a centrocampo e manca di incisività; gli avversari pur con dei limiti tecnici riescono ad essere pericolosi. Alla mezz’ora Sepe salva in angolo su Caicedo lanciato a rete, successivamente la Lazio cerca la rete prima con Caicedo, poi con Immobile ma senza esito. Nel finale di tempo ancora Caicedo di testa sfiora il palo su assist di Lazzari, ma nonostante le buone occasioni la squadra di Inzaghi  pecca in costruzione di gioco ed in incisività. Nella ripresa subito c’è una grande occasione sui piedi di Immobile, che aspetta quell’attimo in più e la palla sfila sul fondo; poi ad Acerbi, sbilanciatissimo non riesce il Tap in. E’ il preludio alla rete laziale, che sigla Luis Alberto di piatto ricevendo da Lazzari: è un rigore in movimento, Sepe non può nulla e la squadra biancazzurra va in vantaggio al 54’. Poco dopo ancora il Mago da ottima posizione allarga troppo col destro a porta spalancata, ma al 67’ arriva il raddoppio. Immobile va all’uno-due con Milinkovic; il serbo davanti al portiere in caduta porge a Caicedo, che non può non fallire lo 0-2 che adesso legittima la supremazia laziale. All’80’ il nuovo entrato Pereira manda di poco fuori da oltre 25 metri, poi Mihaila, che era subentrato a Sohm, spara su Reina. I biancazzurri finiscono in avanti nel tentativo di arrivare al tris, ma al fischio finale di Pairetto arrivano comunque i tre punti. E’ stata una buona Lazio solo nel secondo tempo, i biancazzurri hanno sofferto l’aggressività del Parma che nella prima frazione aveva messo in difficoltà gli uomini di Inzaghi. Seconda vittoria di fila per i capitolini, che pur con i problemi di sempre a quota 28 punti restano all’8° posto in classifica, in attesa del derby di venerdi sera, partita chiave della stagione.

 

    

PARMA LAZIO  0–2   54’ Luis Alberto  67’ Caicedo

PARMA: Sepe, Busi, Alves, Osorio (46’ Ricci), Valenti (34’ Balogh), Brugman (63’ Inglese), Kurtic, Hernani, Sohm (75’ Mihaila), Gervinho, Cornelius. All. D’Aversa

LAZIO: Reina, Luis Felipe, Acerbi, Radu, Lazzari (83’ Patric), Leiva (70’Cataldi), Milinkovic, Luis Alberto (64’ Akpa Akpro), Marusic (83’ Anderson), Caicedo (70’ Pereira), Immobile. All: Inzaghi

Arbitro Pairetto

sabato 9 gennaio 2021

Addio Mario Santonastaso

 di FRANCESCO TRONCARELLI


"Signore e signori ecco a voi i fratelli Santonastaso" e loro entravano in scena mentre il pubblico già iniziava a ridere. Una situazione che si ripeteva tutte le volte che apparivano con le loro espressioni a tratti flemmatiche a tratti esilaranti in televisione.

Dei due fratelli che negli anni Settanta imperversavano con successo in tv, Mario era quello più alto, con la barba e la chitarra a tracollo. Era la classica spalla, ruolo che svolgeva alla perfezione.

Col baffuto fratello Pippo aveva costituito una coppia comica e cabarettistica fra le più famose in quel periodo e in quella tv in bianco e nero che teneva compagnia agli italiani in regime di monopolio. 

Mario se n'è andato in punta di piedi a 83 anni nella città dove da tempo risiedeva Bologna e dove continuava a intrattenere il pubblico con la sua fedele "sette corde".

La chitarra infatti era la sua vera passione che lo aveva portato nel mondo dello spettacolo sulla scia dei successi della sorella più grande dei tre Lucia, ex campionessa del "Musichiere" di Mario Riva.

Alto e compassato lui, pirotecnico e casinista Pippo, si compensavano perfettamente negli sketch che proponevano in uno stile a metà fra il demenziale e l'intrattenimento classico. 

Lui porgeva la battuta al fratello su un piatto d'argento e questi con la sua mimica irresitibile che l'avrebbe poi proiettato nei film di Celentano, si scatenava. 

Mai volgari, sempre eleganti nelle loro scenette che non cercavano la risata di pancia ma quella di testa. E ci riuscivano sempre, a conferma della loro bravura e del loro talento innato.   

              Le loro gag entusiasmavano il pubblico

Li aveva scoperti Marcello Marchesi, il grande umorista inventore di tanti slogan di "Carosello" e autore di innumerevoli varietà televisivi e radiofonici.

Fu lui a farli esordire nel 1970 nel suo programma televisivo 'Ti piace la mia faccia?', cui seguirono 'Per un gradino in più' e 'Chi è di scena?', "Foto di gruppo", sino a giungere ad una trasmissione tutta loro ('Uno + Uno = Duo'), concessione che Mamma Rai concedeva solo a chi aveva veramente sfondato. 

Nella seconda metà degli anni '70 e nel decennio successivo sono apparsi in vari spettacoli del piccolo schermo, tra cui l'edizione 1977-1978 di 'Domenica in' e il programma 'Gran Canal' di Corrado.

Mario Santonastaso aveva iniziato la carriera negli anni '60 come chitarrista del gruppo beat I Ricercati, un gruppo che andava molto forte in Emila nato sulla scia del fenomeno Beat.

Insieme ai Gufi, Cochi e Renato, Enzo Jannacci e Felice Andreasi, i Santonastaso sono stati tra i precursori del cabaret moderno, muovendo i primi passi al Derby Club di Milano. 

A differenza di Pippo, Mario non ha avuto una carriera cinematografica, concentrandosi quasi unicamente sul teatro e su recital musicali quando il duo si è sciolto nei primi anni Novanta.

Cantare e suonare del resto era la sua passione. Virtuoso della chitarra e capellone della prima ora, amava la musica e aveva una bella voce. 

Nel ricordarlo con nostalgia come rappresentante di una comicità semplice e popolare, garbata e surreale che non esite più, lo salutiamo proponendo un raro filmato in cui suona e canta insieme alla showgirl Gloria Paul "Una chitarra cento illusioni" di Mino Reitano. 

Testimonianza breve ma efficace del suo talento artistico e non solo come comico. Ciao Mario.


Lazio avanti così. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 8 a Benigno Zaccagnini - Un'altra vittoria per la Lazio firmata Tudor. Tre punti meritatissimi per volume di...