martedì 12 gennaio 2021

Addio Antonio Sabàto, icona dei B-movies

 di FRANCESCO TRONCARELLI


 
Nei romanzi di una volta, quando le storie avevano un finale particolare che colpiva il protagonista in relazione ai suoi comportamenti, si faceva riferimento all' "ironia della sorte". E anche in questa vicenda che ha visto protagonista un figlio col padre, il destino è stato quanto mento terribilmente bizzarro. 

Sì perchè Antonio Sabàto jr, attore e produttore americano con simpatie No mask e tutto il corredo che ne comporta, ha visto morire il papà, l'attore Antonio Sabàto, volto popolare nel cinema degli anni Settanta, propio di Covid.

Una tragica ironia della sorte, che il giovane e palestrato attore aveva sperato di evitare, chiedendo su Twitter preghiere per il papà in terapia intensiva, per poi annunciarne successivamente sempre sul suo account, la scomprasa, postando una foto di famiglia con la didascalia “Sempre e per sempre”.

Ma chi era Antonio Sabàto da Montelepre, classe 1943? Oggi, probabilmente un nome sconosciuto ai più, ma per anni è stato un popolarissimo idolo delle Seconde e Terze visioni, quelle sale fumose e chiassose che abbondavano nelle città e dove uscivano direttamente quei film di serie B che lo vedevano fra gli interpreti e che incassavano milioni delle vecchie lire a palate.

Sabàto con uno sbarbato Bud Spencer

Antonio senior, fisico atletico, sguardo glaciale e carnagione scura, era il protagonista di Spaghetti western con titoli che erano tutto un programma, Vado, vedo,sparo, I tre che sconvolesro il West, Tutti fratelli del west… da parte di padre, Odio per odio o come Al di là della legge a fianco di un ancora sconosciuto e senza barba Bud Spencer.

Finito quel ciclo, trovò decine di ruoli sia da commissario che da delinquente nei "poliziotteschi" che infiammavano le platee. Film come Milano violenta, Quelli della calibro 38, A tutte le auto della polizia, con l'appendice partenopea insieme al re della Sceneggiata Mario Merola in pellicole cult come I contrabbandieri di Santa Lucia e Napoli la camorra sfida e la città risponde. 

Ed è per via di questi film, i nostrani blockbuster degli anni Settanta, che Quentin Tarantino non mancò di contattarlo come preziosa icona di B-movie, quando il nostro si era ormai ritirato dalle scene dedicandosi alle sue passioni, la nautica e la pittura, nella la città dove si era trasferito con la famiglia a metà degli anni Ottanta, Los Angeles. 

Milano rovente con Sabàto e Philippe Leroy

La sua è stata una carriera "simbolo" di tanti protagonisti di un certo cinema, attori considerati minori dalla paludata critica ma di enorme popolarità presso il pubblico. Lo testimoniano i messaggi di cordoglio che si sono riversati nelle pagine Facebook dedicate, da parte di tanti appasionati di queste pellicole, che piangendo lui, rimpiangono quei film d'azione che andavano per la maggiore una volta.

Sabàto aveva cominciato alla grande, trasferendosi a vent’anni in cerca di fortuna prima a Palermo e poi a Roma dove, anche per via della sua avvenenza, era stato scelto tra centinaia di candidati per interpretare il pilota siculo Barlini in Grand Prix, superproduzione made in Usa diretta nel 1966 da Frankenheimer. 

Grazie a quel ruolo fu candidato a un Golden Globe, mentre la sua liaison con la cantante Françoise Hardy, tra gli interpreti della pellicola, finiva sui rotocalchi di mezzo mondo. Tornato in patria, alternò la fruttuosa routine di genere a prove più impegnative come il mafia-movie del 1970 E venne il giorno dei limoni neri di cui fu co-sceneggiatore.

Fu lui a suggerire la sequenza documentaria della "punciuta" (il rito d'iniziazione a Cosa nostra), indicando le location più adatte nella sua Palermo, dove per l’occasione era tornato per girare dopo tanti anni da acclamato divo della Vucciria.

                                        con Francoise Hardy
 

Il suo aspetto da latin lover, lo spinse ad accettare anche personaggi per film simil erotici come L’uomo per fare l’amore e feuilleton dalle tinte torbide come La monaca di Monza diretto da Eriprando Visconti. 

Il gringo del nostro cinema ha lavorato a fianco di star del calibro di Lee van Cleef, Lionel Stander, Henry Silva, Yves Montand, Toshiro Mifune, Adolfo Celi e con l'"attore maledetto" Klaus Kinski che sfidò sul set in una lite diventata memorabile, a colpi di bottiglie rotte. Come un film. 

"Fuga dal Bronx"  successone di Enzo G. Castellari del 1983, Thunder e Tuareg - Il guerriero del deserto, gli ultimi ruggiti del leone dei B movies. Quando il cinema di genere infatti negli anni Ottanta si votò alla commedia pecoreccia, Antonio senior ha preferito rifugiarsi definitivamente a Hollywood tra i paisà italoamericani della comunità californiana.

Qui, nel suo buen retiro si è e dedicato alla beneficienza e ad assecondare la carriera del figlio, Antonio jr., modello diventato star di soap opere e acceso supporter di Trump, che come dicevamo ha dovuto mettere da parte le proprie convinzioni negazioniste annunciando la morte per la pandemia del genitore settantasettenne.

Padre e figlio

Un comportamento più che legittimo e dettato dal cuore, ma che ha scatenato accese polemiche nei suoi confronti su Twitter, che hanno prodotto il blocco del suo profilo.       inema, è morto Antonio Sabàto: aveva origini palermitane

Ma la sospensione dell'account è un falso problema, quello che tristemente conta per lui e per quelli che hanno seguito sul grande schermo il padre, è la scomparsa dell'amato genitore.

L'ultimo pistolero del Far west de noantri, l'ultimo commissario delle città violente, l'ultimo divo del cinema di Serie B. Antonio Sabàto da Montelepre. 





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