giovedì 29 novembre 2018

Caro Lucio ti scrivo: la lettera di Mina a Battisti


 di FRANCESCO TRONCARELLI



Mina e Lucio Battisti, separatamente e insieme, hanno scritto gran parte della storia del nostro pop. Le loro canzoni sono state la colonna sonora di intere generazioni ed ancora oggi sono attualissime, per intensità di emozioni, sentimenti, vicende che narrano e che tutti hanno vissuto.

Insieme hanno anche scritto una pagina indimenticabile della storia della televisione con quel famoso duetto a Teatro 10 che abbiamo ricordato con un articolo apposito, che se ci si pensa bene, è stato importante oltre che per la televisione ma anche per la musica italiana. 
 
Era il 23 aprile del 1972, i due mostri non ancora sacri del Belpaese canoro eseguirono "Insieme", "Mi ritorni in mente", "Il tempo di morire", "E penso a te", "Io e te da soli", "Eppur mi son scordato di te" ed "Emozioni". Poco meno di nove minuti per lasciare un segno nella memoria collettiva di un paese ipnotizzato da quella magia. 

I percorsi professionali di Mina e Battisti sono andati avanti in parallelo, si sono intrecciati per un breve ma intenso periodo quando, fra il 1970 e il 1971, quando Mina ha pubblicato quattro singoli inediti consecutivi con brani firmati da Battisti e Mogol: "Insieme" (maggio 1970) che Lucio offrì in regalo alla Tigre di Cremona in occasione del suo compleanno e che aprì la strada a quella amicizia. "Io e te da soli" (novembre 1970), "Amor mio" (maggio 1971), "La mente torna" (ottobre 1971). 

Quattro gemme che hanno arrricchito il repertorio di Mina e che ebbero un grande successo. Lei poi ha continuato a esplorare il canzoniere di Lucio successivamente, non solo con l’album "Minacantalucio" (1975) e con il successivo "Mazzini canta Battisti" (1994) ma pure in altri album di studio e dal vivo, incidendo anche versioni in altre lingue delle composizioni firmate dalla coppia più creeativa del nostro pop, quella appunto composta da Battisti e Mogol.

Adesso arriva "Paradiso-Lucio Battisti Songbook", il nuovo disco in uscita domani della signora della canzone italiana, un progetto che testimonia ancora una volta questa grande affinità. Mina vi ha raccolto tutte le sue interpretazioni già edite delle canzoni di Battisti-Mogol, e lo ha arricchito con due inediti assoluti, le due canzoni che aprono il primo cd e il primo vinile: "Vento nel vento", arrangiata da Rocco Tanica, e "Il tempo di morire", arrangiata dal figio Massimiliano Pani. Sono stati recuperati anche due brani ormai praticamente irreperibili, a suo tempo inclusi nell’antologia fuori catalogo Mazzini canta Battisti: "Perché no" e "Il leone e la gallina". L’edizione in cd contiene inoltre alcune rarità, come cinque canzoni di Battisti interpretate in spagnolo e una in francese.

 Tutte le registrazioni incluse in "Paradiso - Lucio Battisti Songbook" sono state riversate in digitale dai nastri originali, editate, restaurate, rimasterizzate e rimixate a cura di Celeste Frigo, con la continua e costante supervisione della stessa Mina che ha seguito personalmente l’intera operazione. Ad alcune - cinque in tutto - sono stati addizionati programmazione e tastiere a cura di Ugo Bongianni e Massimiliano Pani. Ma è tutto specificato nei credits che, sia nella versione cd che in quella vinile, riportano nel dettaglio le informazioni su ogni canzone. L’elenco dei nomi degli arrangiatori dei brani è una sorta di “who’s who” della categoria e comprende - oltre a Tanica e Pani - Victor Bach, Gianni Ferrio, Detto Mariano, Pino Presti, Gian Piero Reverberi, Gabriel Yared.

Lo stesso vale per i nomi dei musicisti che hanno accompagnato Mina nelle sue interpretazioni, una squadra di strumentisti eccellenti. Nel libretto dell’edizione in cd e sulla copertina dell’edizione in vinile una ver, preziosa, chiccha. E' stata recuperata la lettera che Mina scrisse a Lucio e pubblicata su Liberal il 28 settembre 1998 ovvero qualche giorno dopo la sua morte. Sono parole affettuose e importanti, parole dettate da una profonda stima, parole sentite e che provengono dal cuore che meritano di essere lette da tutti. Eccole.


  Caro Lucio,
questa è una lettera che volevo scriverti da tanto, tanto tempo. Ogni volta che sentivo un tuo pezzo, ogni volta che qualcuno, per strada, fischiettava qualcosa di tuo mi veniva voglia di mettermi in contatto con te, ma ho preferito rispettare (figurati se proprio io non lo dovevo fare…) il tuo desiderio di essere lasciato in pace. E forse ho fatto male, sai? Perché adesso non so come fare per restituirti, almeno in parte, la gioia, la tenerezza, il senso di invincibilità, la coscienza di fare qualcosa di perfetto che mi dava il cantare i tuoi pezzi. 

Erano come il più inattaccabile meccanismo, come l’arma più efficace, come una corazza lucentissima, come una seconda pelle ancora più aderente della prima. Erano costruiti con quella apparente semplicità, con quel naturale delizioso totale mood cosmico, che fa pensare alla fluidità di Puccini, al prezioso andamento di certi canti gospel. E insieme così piantati nella tradizione della canzonetta italiana da far cantare i garzoni mentre vanno in bicicletta a consegnare il pane, i bambini e tutte le madri d’Italia mentre preparano il pranzo per i propri cari.
Che talento straordinario, che dono raro quello di essere capiti da tutti e da tutti essere amati proprio per quello che realmente si è. Sei stato il più grande nel realizzare il miracolo che ci fa sentire tutti figli della stessa materia, che ci fa cantare tutti insieme con le lacrime agli occhi.
In questi giorni ho dovuto assistere a qualche intervento sgradevole e a tanti, tantissimi omaggi commossi e sinceri. Voglio ricordarmi soltanto questi. 

Voglio ricordarmi gli occhi lucidi di ragazzi giovanissimi e di uomini e donne anche più che adulti. Voglio ricordarmi i tuoi, che Dio li benedica, ti hanno difeso con la forza dell’amore da tutto il caravanserraglio massmediatico. Voglio ricordarmi quei piccoli mazzolini di fiori, quei bigliettini che ti hanno portati anche loro, credo, per cercare di restituirti un pochino di quello che tu hai dato a tutti noi. Sai, avevo un sogno. Una pazzia. Insieme con Moreno, un giovane corista molto bravo che tu non hai conosciuto, ma che ti ama almeno quanto me, avevamo deciso che se tu mai avessi fatto di nuovo un concerto, saremmo venuti a farti il coro. 
Per il grande piacere di stare dietro di te e cantare insieme a te quelli che sono i nostri perfettissimi, storici, splendidi, adorati pezzi di vita. E, nella nostra follia, avevamo già pensato alla scaletta, a quali pezzi fare, alla formazione dell’orchestra, persino ai vestiti. Ogni volta che ci incontravamo in sala di incisione aggiungevamo qualche dettaglio al nostro progetto. Tutto era variabile tranne la presenza di due soli coristi: noi due, per l’appunto. Non importa. Vuol dire che la cosa è soltanto rimandata.

Tua Mina.

martedì 27 novembre 2018

Sanremo 2019, ecco i big

di FRANCESCO TRONCARELLI 




Presenta Claudio Biso, in gara Bertè, Rocco Hunt, Maneskin, Ultimo, D'Alessio. Bocelli, Pausini, Antonacci e Ed Sheeran ospiti. Premio alla carriera a Peppino di Capri

Mentre Pippo Baudo e Fabio Rovazzi si stanno reparando per condurre Sanremo Giovani il 20 e 21 dicembre, proseguono le grandi manovre tra case discografiche e direzione artistica del festival per scegliere gli artisii in gara sul palco dell'Ariston per la prossima edizione della manifestazione canora più seguita e chiacchierata di sempre.

Tanti i nomi che si rimbalzano dagli uffici in questione e che filtrano nonostante il proverbiale riservo della Rai, ce ne è per tutti i gusti e sicuramente tra i papabili più accreditati ci sarano gran parte degli effettivi partecipanti, come è stato in passato. Prima di passare in rassegna quali siano però, vediamo i presentatori.

In pole position ci sono Claudio Bisio e Virginia Raffaele, un duo ben assortito per ripetere l'exploit della coppia Favino-Hunziker dell'edizione scorsa. L'attore che era già stato all'Ariston nel 2013 chiamato da Fazio per risollevare il lato umoristico del festival dopo la contestazione a Crozza, attualmente sta girando il sequel di "Benvenuto Presdidente" mentre la comica che sarebbe ala quinta partecipazione consecutiva, sta preparando un suo show per Rai 2.

Con loro, abituati alle dirette e alle grandi platee, Baglioni reciterebbe il ruolo di coordinatore pronto a esibirsi e ad intervenire con battute e monologhi. Un deja vu insomma che ha funzionato e che dovebbe funzionare ancora.



A loro dunque spetterà di annunciare i vari artisti  come ad esempio l'ex Pooh Dodi Battaglia, Ghali, Shade (altro esponente della trap, per strizzare l'occhio ad un pubblico giovane) in coppia con Federica Carta, e Andrea Febo, coautore del pezzo "Non mi avete fatto niente" del duo Meta-Moro, vincitore dell'ultima edizione. In questo caso, come per altre auto candidature, si cercherebbe un artista con un curriculum più robusto da abbinare al cantautore per giustificare, in duo o in trio, l'eventuale presenza tra i big.

Sempre in chiave rap, anche Rocco Hunt e Clementino spesso presenti a Sanremo. Poi ci sono i Maneskin, band giovanile espolosa a X Factor che ospiti dello show di Fiorello 'Il Rosario della Sera' su Radio Deejay, hanno detto di essere a disposizione di Baglioni e per quanto ci risulta, esiste già un pezzo pronto per l'occasione.

Poi c'è il gruppo dei napoletani, spinti dai sostenitori che sui social si chiedono se Gigi D'Alessio si  sarà all'Ariston e se con lui ci sarà un altro artista napoletano con il quale ultimamente fa comunella sul web, Nino D'Angelo, o la compagna storica Anna Tatangelo. Probabilmente potrebbero esserci tutti e tre ma in caselle distinte del complesso puzzle della kermesse.

D'Alessio potrebbe tornare come ospite, e non in gara, D'Angelo dovrebbe essere in concorso in coppia con un misterioso artista, sempre partenopeo, con ogni probabilità della scuderia Sugar di Caterina Caselli mentre la Tatangelo, veterana della manisfestazione nonostante la giovane età, dovrebbe correre da sola tra i big.
Molto probabile invece la presenza di Loredana Bertè, reduce da un'estate di grande rilancio con il singolo-hit 'Non ti dico no', cantato insieme ai Boomdabash. La cantante, già in lizza per il Festival nella precedente edizione, non era stata ammessa alla gara, con uno strascico di polemiche ed accuse alla direzione artistica, 'colpevole' di averle proposto una canzone scritta da Biagio Antonacci che lei non sentiva nelle sue corde. 

Questa volta la sua presenza avrebbe ancora più senso (e per lei ci sarebbe un brano scritto da Gaetano Curreri, leader degli Stadio), considerato che al Festival, che a Mia Martini intitola ogni anno il Premio della Critica, si parlerà della fiction di Rai1 sulla vita di Mimì con Serena Rossi protagonista e che si celebrano i 30 anni di unbrano simolo della Martini "Almeno tu nell'universo".

In gara tra i big, tra gli altri, potrebbero tornare anche altre voci femminili importanti, quelle di Arisa, Irene Grandi e Giusy Ferreri. Ragionando sui dischi in uscita, anche Marco Masini e Francesco Renga non sono da escludere.

C'è anche la possibilità di rivedere all'Ariston Simone Cristicchi che lo scorso anno, nella serata dei duetti, accompagnò verso la vittoria Ermal Meta e Fabrizio Moro. A proposito di vincitori, anche Ultimo, primo classificato tra i Giovani del primo Sanremo targato Baglioni, ha buone possibilità di tornare, stavolta tra i big dove dovrebbe esserci anche Massimo Di Cataldo tornato d'attualità dopo la patecipazione a "Tale e quale".


Sul fronte dei super ospiti il nome più accreditato è quello di Andrea Bocelli, che potrebbe cantare insieme al figlio Matteo, ma si guarda con interesse anche ad Ed Sheeran, la superstar britannica che ha duettato con lo stesso Bocelli nell'album dei record 'Sì', che ha conquistato la prima posizione in classifica dei più venduti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, doppietta storica mai realizzata prima da un artista italiano.


Già ospiti del Baglioni & Friends dello scorso anno, potrebbero tornare all'Ariston in coppia anche Laura Pausini, prima cantante italiana a vincere il Latin Grammy Award nella categoria 'Best Traditional Pop Vocal Album', e Biagio Antonacci. I due hanno appena lanciato insieme il brano 2Il coraggio di andare" e saranno protagonisti di un tour estivo.

Un'altra coppia accreditata tra i possibili ospiti è quella Raf-Umberto Tozzi che, dopo il singolo a due voci 'Come una danza' e un doppio album insieme, partirà in tour proprio dopo Sanremo a marzo.

Dal canto suo anche Emma Marrone che ha più volte dichiarato di non avere intenzione di tornare in gara, esperienza già fatta conquistando il podio (è stata anche co-conduttrice del Festival con Carlo Conti, Arisa e Rocio Munoz Morales), sarebbe pronta al debutto da ospite. Stesso discorso per Marco Mengoni, vincitore a Sanremo nel 2013 ed Eros Ramazzotti e Jovanotti che proprio dall'Ariston hanno spiccato il volo verso il successo.

Da segnalare inoltre la richiesta partita dai social di un un premio alla carriera per Peppino di Capri, vincitore del festival per due volte e con il record di partecipazioni (15) all'attivo che festeggia i 60 anni di attività. Hanno aderito tra gli altri alla proposta, Maurizio Costanzo, Ivan Zazzaroni, Giorgio Verdelli, Carla Vistarini e Alberto Salerno, parolieri che hanno vinto a suo tempo con le loro canzoni la kermesse sanremese.



domenica 25 novembre 2018

Lazio, all'ultimo assalto. le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



8+ a Correa l'anno 1900 - Quando tutto sembrava perduto e lo sconforto stava prendendo piede fra la gente laziale, è arrivata la zampata del puntero argentino che ha ridato il sorriso a tutti. Ecco ci è voluto un Tucu di classe per rimettere le cose in sesto e pareggiare una partita che incredibilmente si era messa male. Quel gol all'ultimo assalto ha ristabilito i valori visti in campo, dove un Milan senza alcuni titolari era andato in vantaggio per una deviazione sfortunata dei nostri e dove una Lazio inconcludente non riusciva a trovare la quadra e quando la trovava c'era Banti (sempre lui...) a dire di no. Poi è finita come avete visto e il pareggio per come è arrivato è sembrato una vittoria. Sembrato, ora però si deve tornare a vincere.

6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - 34 anni (a gennaio) e non sentirli. Lo stacanovista del centrocampo laziale è quello che comunque vadano le cose, c'è. Ci puoi sempre contare insomma, come Pippo Baudo, che l'hanno richiamato in servizio per presentare Sanremo Giovani con Rovazzi. Teniamocelo stretto perchè se fa il botto anche lui come un Flavio Insinna qualsiasi, è finita. Come l'Eredità di Insinna.

6+ a Sylva Strakoshina - Oh, un par de pezze ce l'ha messe, come il premier Conte a Bruxelles con Junker. E meno male, altrimenti a schifìo finiva. Se quelle di Conte conteranno, lo sapremo invece a breve. Sperem, cit. Nereo Rocco.

6+  Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Una certezza. Come i selfie di Salvini.

6 a Rodolfo Bada - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto. E' finito involtino.

6 a Innamoradu - Il minimo sindacale, come Belen a Tu si que vales. Manco 'na farfalla da facce vedè.

6 al Sergente - Diciamolo, ha dato qualche segnale di risveglio, tipo la Clerici co' Portobello dopo le debacle delle precedenti puntate. Auguriamoci che non resti muto come il pappagallo e torni a parlare coi piedi.

6 - a veni, vidi, Lulic al 71° -  E' partito in quarta è finito col freno a mano. Avete presente Ivan Cattaneo al Grande Fratello Vip?

5 e mezzo a Lupo Alberto - Il Ciuffo è tornato biondo. Tornerà adesso a far impazzire il mondo? Ai posteri l'ardua sentenza (come in tempi non sospetti diceva su di lui Alessandro Manzoni ;) )

5 e mezzo Bravehart Wallace - E meno male che de nome se chiama Fortuna. Se se chiamava Iella potevamo pure chiude baracca e burattini e annaccene a casetta. Sipario.

5 e mezzo a Lukakau Meravigliao - Tanto fumo e poco arrosto. Come Roberto Giacobbo. Manco na fettina panata 

5 + al Ciro d'Italia - Ei fu, siccome Immobile...

5 a Somarussic - Nè carne nè pesce. Nè.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 24 novembre 2018
E’ un pareggio sofferto quello tra Lazio e Milan. All’Olimpico succede tutto nel finale: al gol di Kessie al 78’ risponde Correa nel recupero per l’1-1 conclusivo. Il posticipo pomeridiano della tredicesima di campionato mette di fronte biancazzurri e milanesi per una sfida importante che vale il quarto posto in solitario. Emergenza totale per Gattuso, che non può disporre degli ammalati Caldara, Romagnoli, Strinic, Biglia, Musacchio, Bonaventura nonché dello squalificato Higuain. Alla luce di questa gravi defezioni il mister rossonero è costretto a mandare in gioco un 3421 con Cutrone punta centrale;  infine non c’è né Laxalt né Castillejo. Simone Inzaghi invece è alle prese con l'infortunato Leiva, per l'occasione rilevato da Badelj; per il resto è la squadra solita con Wallace in difesa e Luis Alberto che oggi fa compagnia ad Immobile davanti. Grande pubblico e grande pressione laziale all’inizio della gara: il Milan appare in grave in difficoltà sulla manovra dei padroni di casa. Ci prova Parolo, poi Badelj, ma l’errore difensivo dei biancazzurri è sempre in agguato. Stavolta è Chalanoglu, lasciato inspiegabilmente solo, che al 17’ lascia partire un gran tiro leggermente deviato da Strakosha che si stampa sul palo. L’impeto iniziale biancoceleste si spegne un po’dopo la mezz’ora, il Milan ringrazia, riuscendo in buon ordine a  tenere distanti gli avversari. Verso la fine del primo tempo un batti e ribatti in area frutta solo un tiro di Immobile, parato da Donnarumma e quasi al termine Parolo a girare sfiora il palo lontano. Nella ripresa Inzaghi dovrebbe cercare un modulo diverso dal suo immarcescibile 3511, visto che non c’è superiorità a centrocampo e il Milan, pur con tutte le sue difficoltà, riesce ugualmente a tenere a bada i biancazzurri. La mezza girata di Luis Alberto al 47’ è parata dal portiere, ma poco dopo Kessie ferma Parolo in area, ma Banti è irremovibile e non concede il rigore. Il cross di Marusic al 55’ sfila pericolosamente lungo tutta la porta e non trova Immobile alla deviazione; il Milan si salva anche dopo qualche minuto sulla rovesciata di Parolo che non inquadra lo specchio. Al 61’ Borini calcia forte da almeno 25 metri e Strakosha si distende in angolo, ma intanto Banti indispone i laziali con alcune sue decisioni illogiche. Pure Inzaghi appare quanto meno irrazionale però quando toglie Milinkovic e Luis Alberto per Lukaku e Correa. Al 70’ da un corner dalla sinistra Wallace colpisce di testa ottimamente ma Donnarumma ci mette una pezza; mentre al 78’ arriva la prima svolta della partita: Kessie in contropiede riceve da Calabria, in area calcia forte e trova la deviazione determinante di Wallace che spiazza Strakosha e porta i suoi in vantaggio. Ora Inzaghi fa entrare pure Caicedo, che rileva Radu e non fa altro che andare ad aumentare la confusione di una squadra che sembra non sappia che fare. Gli ultimi minuti però con l’orgoglio e la forza della disperazione la Lazio va all’assalto e alla fine per fortuna Correa dopo uno stop di petto indovina l’angoletto e riesce a pareggiare una partita che sembrava ormai segnata. Banti prima di fischiare la fine ha pure il tempo di espellere Inzaghi e la gara termina col risultato di 1-1. Contro un Milan travisato ma che ha fatto a meraviglia la sua partita è un pareggio che rammarica un po’ la Lazio, ma per come si erano messe le cose diventa un risultato importante; una sconfitta oggi sarebbe stata disastrosa. I biancazzurri conservano così il quarto posto, perdono contatto da Inter e Napoli ma mantengono il punticino di distanza proprio dal Milan. Però troppo ancora deve lavorare mister Inzaghi, che anche oggi non ha brillato per sapienza tattica: la sua squadra deve mutare atteggiamento e gioco se vorrà davvero competere per i primi posti.

LAZIO MILAN 1–1     78’ Kessie   93’ Correa
LAZIO: Strakosha, Acerbi, Wallace, Radu (81’ Caicedo), Marusic Badelj, Parolo, Milinkovic (63’ Lukaku), Lulic, Luis Alberto (63’ Correa), Immobile. All: Inzaghi.
MILAN: Donnarumma, Abate, Zapata, Rodriguez, Calabria, Kessie, Bakayoko, Borini, Suso, Chalanoglu, Cutrone. All: Gattuso
Arbitro Banti

giovedì 22 novembre 2018

Cristina D'Avena: ecco Duets, tutti cantano con lei

 di FRANCESCO TRONCARELLI



Sedici protagonisti del nostro pop alle prese con le sigle dei cartoni animati, assieme a Cristina D'Avena. Incredibile ma vero, perchè addirittura si tratta di un bis che arriva dopo il successo dell'analogo progetto dell'anno scorso.

Ecco che così venerdì 23 novembre esce 'Duets forever, tutti cantano Cristina', album destinato a a mietere consensi per la popolarità dell'ex bambina prodigio dello Zecchino d'oro e dei suoi brani che hanno accomagnato l'infanzia di tutti.

"Sono una fatina rock'n'roll - ha commentato la cantante - e la mia musica non è più di serie B. Oggi è pop, l'invito come superospite voluto dal popolo dei social per il Sanremo di Carlo Conti mi ha sdoganato definitivamente".

Nella scaletta del secondo capitolo del progetto dedicato ai duetti, cominciato con 'Duets' un anno fa, ci sono sedici canzoni, sigle di cartoni animati con cui sono cresciute più generazioni e che non erano rientarte nel precedente album. Assieme alla voce di Cristina, quelle di sedici colleghi più che famosi che per una volta si sono immedesimati nel loro personaggio dei cartoni animati preferiti.

"Quando ho chiamato Elisa - ha detto la D'Avena - ha cominciato a gridare che lei era una memolina e che non avrebbe cantato altro se non 'Memole dolce Memole'. Così è stato". Nel disco ci sono i nomi più diversi e inaspettati, come la divina Patty Pravo che si è esibita sulle note della 'Canzone dei Puffi', Malika Ayane per 'Pollyanna', ma anche Lo Stato Sociale per 'Ti voglio bene Denver', Carmen Consoli che per l'occasione se l'è vista con 'Sailor Moon e il cristallo del cuore'.

Poi ancora Le Vibrazioni, Nek, Fabrizio Moro, Dolcenera, Elodie, Il Volo, The Kolors, Federica Carta, Alessandra Amoroso, Max Pezzali e Shade. "È un album che mi riempie di orgoglio - ha detto la cantante - perché sono le canzoni che ho sempre cantato e continuo a cantare in chiave moderna. Ho chiamato tutti artisti che stimo e che seguo anche dal vivo. Il mio sogno era cantare anche con Jovanotti. Ho provato a mettermi in contatto con Lorenzo in tutti i modi, ma non mi ha mai risposto. Dovesse cambiare idea, io sono qui".


Il suo è stato un percorso artistico da favola: «La mia vita è stata un po' una favola, secondo me: ho iniziato da piccola un percorso, che non è stato voluto, perché non ho fatto chissà quanti concorsi. Tutto quello che ho fatto è perché è successo, perché forse doveva andare così. Io sono una principessa moderna, una fatina rock, perché canto le canzoni dedicate ai più piccoli però con un po' di rock'n'roll, perché ogni tanto ci vuole».

Una fatina rock sì, che però ama giocare con la sua femminilità: «Hanno fatto una serie di sondaggi e hanno detto che io rappresento questa icona sexy e desiderabile. Io sono una femmina, mi piace farmi vedere, mi piace giocare con la femminilità ma sempre nei limiti, non farei mai una cosa di cattivo gusto, mi diverto. Il pubblico, che mi conosce da quando ero piccola, si diverte con me. Durante una serata, visto che avevo un corpetto, hanno iniziato a dire - dato che c'è l'hashtag - #escile. Se la cosa finisce lì, è solo divertente secondo me. Se mi offendono mi arrabbio molto, ma il mio pubblico è molto particolare, è un pubblico educato e rispettoso.
 
Unica donna ad aver debuttato al numero uno delle classifiche di vendita con il lavoro precedente e unica donna nella top 20 delle charts degli album più venduti nel 2017, Cristina D'Avena che festeggia i 50 anni di carriera avendo debutatto col "Valzer del moscerino" allo Zecchino d'oro del mitico Mago Zurlì nel 1968, ha cominciato a pensare al progetto di duetti dopo la partecipazione al Festival di Sanremo di Carlo Conti come superospite. "Tutti gli artisti in gara mi chiedevano di cantare una sigla - ha spiegato lei - e quindi ho capito che poteva essere un progetto fattibile. La mia vita è una sorta di favola, da quando ero piccola fino ad oggi. Chi l'avrebbe mai detto che avrei cantato con Patty Pravo o con tutti gli altri".

Dopo due progetti di duetti, ci sarà anche il terzo? "Il successo è stato tanto - ha confessato Cristina D'Avena - e adesso è venuto il momento di mettersi a tavolino e capire cosa fare. Di sicuro io sono una persona che non si ferma mai. Se potessi sognare di coinvolgere un artista straniero vorrei Chris Martin dei Coldplay o magari David Guetta". E chissà se la favola di Cristina trovi anche questi due principi azzurri sulla sua strada. Staremo a vedere.
Di seguito la tracklist del nuovo album:
  1. Canzone dei Puffi feat. Patty Pravo con la partecipazione di Fabio De Luigi
  2. I ragazzi della Senna (Il Tulipano Nero) feat. Fabrizio Moro
  3. Georgie feat. Dolcenera
  4. Memole dolce Memole feat. Elisa
  5. Pollyanna feat. Malika Ayane
  6. Vola mio mini pony feat. Elodie
  7. Ti voglio bene Denver feat. Lo Stato Sociale
  8. D’Artagnan e i moschettieri del re feat. Il Volo
  9. Alvin rock’n’roll feat. The Kolors
  10. Papà Gambalunga feat. Federica Carta
  11. Il mistero della pietra azzurra feat. Alessandra Amoroso
  12. Robin Hood” feat. Max Pezzali
  13. Batman feat. Le Vibrazioni
  14. Sailor Moon e il cristallo del cuore feat. Carmen Consoli
  15. Rossana feat. Nek
  16. Doraemon feat. Shade

mercoledì 21 novembre 2018

Azzurro, 50 anni e non sentirli

di FRANCESCO TRONCARELLI 



E' uscito il nuovo disco di Paolo Conte, l'avvocato chansonnier astigiano conosciuto e apprezzato nel mondo, s'intitola 'Live in Caracalla-50 Years of Azzurro', due cd (e prossimamente tre vinili) per immortalare il concerto con orchestra dello scorso giugno, dedicato al celebre brano che grazie all'interpetazione del Molleggiato gli diede la notorietà come autore.

"Che fosse una canzone vincente l'avevo capito subito - ha ricordato Conte -. L'ho scritta pensando a Celentano come interprete ideale, e il successo lo devo a lui, perché aveva come ha ancora un grandissimo pubblico. Nonostante questo clamoroso successo, con Adriano però non ci vediamo quasi mai" e non c'è un motivo particolare, lo si capisce senza bisogno di spiegazioni, loro sono due tipi con una personalità molto forte, che preferiscono stare per conto proprio. Il brano tra l'altro è diventato più che una hit: "Qualcuno voleva proporla come inno nazionale, ma ho sempre detto di no" e giustamente.

La canzone incisa da Celentano uscì nel maggio del ’68, in pieno "Maggio francese" il momento storico in cui esplose la contestazione studentesca che da oltralpe si estese in tutta Europa: «Io l’avevo scritta nel ’67, un anno prima. E nel ’68 non vissi quello che vivevano i ragazzi più giovani di me. Io già lavoravo in ufficio con mio padre. E poi io non ho mai voluto dare messaggi con le canzoni, ho sempre messo in musica dei “bozzetti” di vita"ha spiegato il cantautore.

Il segreto del suo successo? «Forse la mia insistenza perché il brano mantenesse un sapore antico. Volli aggiungere sotto la voce del cantante anche tre mandolini. Tutte le mie canzoni nascono con questo spirito, scrivere una musica un po’ fuori moda, un po’ segreta, che vada a cercare in fondo a noi le risonanze della nostra identità". Quanto a una definizione del suo stile, torna a quella coniata tanti anni fa per far fronte alle domande dei critici francesi: «Confusion mentale fin de siècle».

Confusione o meno è certo che "Azzurro" è una di quelle canzoni che ha superato la generazione di riferimento diventando non solo un evergreen del nostro pop ma anche uno di quei brani italiani più conosciuti a livello internazionale. Ripercorriamo allora la storia di questo pezzo storico e dei rapporti tra il suo autore e l'interprete che l'ha lanciato.

L’esordio di Conte come autore per Celentano risale al 1966. Al Clan era arrivato grazie a Roby Matano leader del gruppo i Campioni (dove mosse i primi passi un giovanissimo Lucio Battisti) e il primo pezzo che compose insieme a Mogol e Miky Del Prete, era intitolato “Chi era lui”, pubblicato come lato B de “Il ragazzo della via Gluck”. Il pezzo che parlava di Gesù, presentava le tipiche atmosfere pianistiche che in seguito identificheranno le canzoni di Conte.

Poi l’avvocato con la passione per il jazz, firmerà le musiche dei due successi degli anni successivi del Molleggiato: il primo, insieme al concittadino Michele Virano) è “La coppia più bella del mondo” del 1967, dove il testo di Beretta e Del Prete elogia il matrimonio e la vita di coppia con gli ormai consueti toni predicatori (che si attireranno le accuse di antidivorzismo), mentre la musica si trasforma da un'introduzione lenta a un valzerone da balera.

Il secondo brano è "Azzurro" che pubblicato nel fatidico maggio del 68 come detto nell’omonimo album e poi nel 45 giri insieme a “Una carezza in un pugno”, arriva il 15 giugno subito in testa alla Hit Parade di Lelio Luttazzi restando poi per tutta l’estate nelle prime dieci posizioni e farà esplodere Paolo Conte come musicista di livello.


Qui la musica non è in linea con quelle del momento (non è un rock, non è un lento, non è una ballata, non è un liscio) ma ha i ritmi della marcetta. Si abbina a un testo che il giornalista Vito Pallavicini pare aver scritto su misura per Celentano, in quanto racchiude tutte le sue tematiche, dall'amore all'ecologia passando per la religione, unite dalla cornice del celebre ritornello dotato di grande carica ritmica e sonora grazie all'arrangiamento originale e moderno di Nando De Luca ex batterista di Luigi Tenco..


“Azzurro” è un brano che parla d’estate, ma non presenta gli ingredienti tipici delle canzoni balneari come ad esempio “Luglio” di Riccardo Del Turco e “Ho scritto t’amo sulla sabbia” di Franco IV e Franco I, lanciate contemporaneamente al disco del Clan. L’estate di Celentano e Conte non si trascorre al mare, ma in città, dove si aggira un uomo che vorrebbe evadere, e forse non solo dal suo giardino, ma è frustrato da desideri e pensieri che “vanno all’incontrario”.


« Quando uscì 'Azzurro' –ha ricordato Conte-, ci fu una levata di scudi perché andava controcorrente rispetto ai ritmi dell'epoca. Sogghignarono in molti, ma io me ne infischiavo perché avevo applicato a quella canzone degli echi poetici che fanno parte della nostra sensibilità. Fui capito dal pubblico: 'Azzurro' ebbe un grande successo. Tutte le mie canzoni nascono con questo spirito: scrivere una musica un po' fuori moda, un po' segreta, che vada a cercare in fondo a noi le risonanze della nostra identità... ».

Negli anni, “Azzurro” è entrata nell’immaginario collettivo ed è diventata, oltre che il cavallo da battaglia di Celentano, uno degli “evergreen” della nostra musica ed uno dei brani italiani più diffusi nel mondo insieme a “O sole mio”, “Nel blu dipinto di blu (Volare)” e “ Caruso”. E’ stata interpretata da moltissimi artisti, da Mina al jazzista Giorgio Gaslini, da Gianni Morandi a Tonino Carotone, da Fiorello agli Skiantos, ma il suo autore Paolo Conte ha sempre avuto una certa ritrosia nel cantarla di persona.


Solo nel 1985, con oltre dieci anni di carriera solista alle spalle, l’avvocato di Asti ha inserito il brano in un suo disco (“Concerti”, 1985), in una versione dal vivo e piuttosto abbozzata che si discosta da quella originale. Probabilmente perché, come ha sempre ricordato, ritiene che la voce ideale per cantare quel brano sia proprio quella di Celentano. Nel 1998  Conte ha inciso una versione in studio del pezzo che l’ha portato all’attenzione generale, scegliendo ancora una volta un arrangiamento pianistico ed essenziale. Adesso per il cinquantenario, in occasione del tour che è appena partito da Milano e che vedrà le prossime tappe 22 novembre a Parma, il 10 e 11 dicembre a Bologna, il 23 febbraio a Genova. la sorpresa con l’interpretazione del suo “Azzurro”.

lunedì 19 novembre 2018

Il Cuore di Giorgia

di FRANCESCO TRONCARELLI


Un disco da ascoltatrice, più che da cantante, fatto con il cuore. Questo è 'Pop Heart', l'album appena uscito in cui Giorgia reinterpreta 15 successi italiani e internazionali che lei ascoltava alla radio. Tutto è partito da una lista di oltre 100 brani che hanno fatto parte della sua adolescenza e crescita musicale e che poi aveva eseguito nei locali successivamente da aspirante artista in cerca di un posto al sole nel nostro pop. E così è arrrivato questo disco di cover dopo 24 anni di inediti

Una sorta di ritorno al passato dunque ma con un occhio rivolto al presente e alle sonorità attuali che regala ai fan di Giorgia emozioni a non finire e musica intramontabile. "Tirando le somme mi sono resa conto del mio cuore profondamente pop, legato al mio percorso musicale che è nato cantando le cover -ci ha spiegato Giorgia nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo progetto-.  Mi piacciono un sacco di cose diverse, quindi dare una coerenza era impossibile, ma nemmeno volevo fare quel la gente si poteva aspettare, le canzoni delle grandi voci. Anzi, le ho scelte per rivivere quei momenti, gli anni '80 della mia adolescenza e di quelli che hanno vissuto quel periodo. Dopotutto, ogni cosa è pop quando diventa tua e la puoi condividere".

Le canzoni che hanno fatto da colonna sonora agli anni 80 di Giorgia e di come lei c'era in quegli anni di fermento e creatività, ma ovviamente riveduti al presente come dicevamo. L'adattamento, curato da Michele Canova con la sua produzione che ha anche dato un colore più metallico e contemporaneo al timbro di Giorgia con l'autotune infatti è stato determnante per rivestire al meglio brani che hanno avuto una loro storia.

"Un conto sono le cover live con il pubblico, come mi capita di fare, su disco invece ho cercato di rispettare gli originali facendoli miei, usando la voce a servizio delle parole, un esercizio basato sul sentimento più che sulla tecnica, che è quello che mi interessa di più ora".

Per questo, le canzoni scelte che vanno da Pino Daniele agli Eurythmics, da Donna Summer a Vasco Rossi, hanno un peso particolare. Come 'I Will Always Love You', brano in cui la voce sale all'infinito e che pochi, con lei in testa, possono permetttersi di riproporre.



"Di Whitney Houston sono stata fan mitomane, avevo la pretesa di capirla. Quella canzone non è neanche una di quelle che amo di più, ma è il manifesto della sua carriera, se volevo ispirarmi a lei, avrei cantato il brano più difficile, ma quella e solo quella era ed è la sua canzone".

O 'Dune mosse' di Zucchero: "Si trova in 'Blue's', disco che io e i miei compagni di liceo consumammo perché c'era 'Solo una sana e consapevole libidine...'!". O ancora la stupenda 'Lei verrà' di Mango che "Ha accompagnato un'estate meravigliosa della mia vita".

Ma i pezzi più recenti non hanno meno valore sentimentale, come nel caso di 'Le tasche piene di sassi' di Jovanotti di cui Giorgia confeziona una versione particolare, ricca di pathos e atmosfere avvolgenti: "Trovo quelle parole universali, mio papà è stato male poche settimane fa, e ho sentito quella sensazione cantata da Lorenzo, quando ti volti e vedi che una parte è andata. In generale, non c'è quasi un buco tra anni '80 e oggi perché in quel periodo avevo un ascolto rovinato dal lavoro, studiavo le canzoni. Invecchiare è un po' ridiventare come prima, adesso ho capito che l'importante è che arrivi l'emozione".

Fanno parte dell'album realizzato a due anni di distanza dal trionfale "Oro nero", anche pezzi come "Il conforto" eseguito in duetto con Tiziano Ferro, "L'ultimo bacio" di Carmen Consoli, "Una storia importante" di Eros Ramazzotti (con un cammeo vocale del cantate), "Gli ostacoli del cuore" di Elisa (anche lei presente con un cammeo vocale), "I feel love" di Donna Summer, "Anima" del nero a metà Pino Daniele, "Open your heart" di Madonna, "L'essenziale" di Marco Mengoni, "Vivere una favola" di Vasco e Stay di Rihanna e Mikky Ekko, in duetto con Ainè.

Giorgia ha chiarito anche il 'Vol. 1' che si legge nel cuore - dipinto da Marco Bettini - che campeggia in copertina: "Non c'è già il Volume 2, ma è una strada che mi sono lasciata aperta: il prossimo potrebbe essere anche 'Black heart' o 'Classic heart', vedremo". La strada dei live, invece, è già spianata: dalla data zero di Ancona del 5 aprile, Giorgia intraprenderà un tour di 11 palazzetti che unirà queste cover con altre reinterpretazioni e brani dal suo repertorio.

Il primo appuntamento dal vivo, in realtà, arriverà venerdì prossimo al Duomo di Milano, dove accompagnata dalla sua band e dall'orchestra Roma Sinfonietta diretta da Valeriano Chiaravalle, Giorga terrà un concerto benefico a favore dei bambini disabili e in condizioni di disagio (info sul sito permilano.org). In programma suoi classici come "Gocce di memoria", "E poi" e "Come vorrei", e le cover fresche di stampa che stanno riscuotendo tanto successo come si è visto laltra sera durante la sua performance a "Che tempo che fa" da Fabio Fazio.


venerdì 16 novembre 2018

Vasco, ecco la sua Verità

 di FRANCESCO TRONCARELLI



 
E alla fine è arrivata la sua "Verità" a spazzare via tutte le altre. Tutte quelle, presunte tali, che si erano rincorse e affastellate negli ultimi tempi in relazione al suo nuovo progetto artistico. Dopo mesi di indizi lasciati qua e là sui social, il Blasco ha finalmente "liberato" la sua ultima creatura spiazzando tutti.

Il nuovo brano, quello "filosofico" che aveva annunciato da qualche mese , si intitola "La Verità". E' in rotazione da oggi nell'airplay radiofonico ed esce anche sulle piattaforme digitali, dal 23 novembre poi sarà in vinile, per un 45 giri in edizione limitata.

Si canta la Verità, ed è subito Vasco. Con il suo rock, appena più morbido di quello degli ultimi tempi che aveva travalicato quasi nel metal, come lui stesso aveva ammesso ma sempre forte con riff travolgenti e le sue provocazioni.

E' una sorta di ritorno a casa, è un sapore familiare, è la comfort zone che dividi con l'amico di sempre. E' il Vasco che ti aspetti, con quella sua voce roca, pastosa e profonda che sembra tornata a nuova forza in linea col suo nuovo stile divita salutista tra corse e passeggiate, ossigenazione in montagna e all'aria aperta.

Il pezzo, una classica ballad "alla Vasco" che poi cresce nell'inciso, è stato scritto con Roberto Casini (il batterista della prima band ufficiale che poi Vasco battezzò Steve Rogers band) già complice di canzoni come "Va bene, va bene così", "Gabri" e dei più recenti "Eh, già" e "Sono innocente", con gli arrangiamenti di Celso Valli, che da decenni collabora con il Komandante e che anche stavolta sembra aver fatto centro come per altri grandi successi di Vasco.

Sono tre minuti e mezzo di provocazioni, di metafore esagerate, volutamente forzate per rispondere al clima di confusione e di isteria che caratterizza questi tempi. La verità contro le fake news che impazzano (quelle di cui anche lui è stato vittima, con una coincidenza incredibile ieri, con la diffusione di una finta mail in cui attaccava Matteo Salvini per aver cantato Albachiara al Maurizio Costanzo Show e che aveva scatenato commenti a non finire), contro i social, contro la propaganda imperante.

"La verità arriva quando vuole, la verità non ha bisogno mai di scuse, la verità è fatale, la verità è che tutti possono sbagliare, devi sapere da che parte stare, la verità fa male", canta il Kom che scoperchia il vaso di pandora delle menzogne e delle false credenze: "tutti pronti a crederci al primo che lo sa, per continuare a chiederci dov'è, com'è che si veste, quanto costa, che cos'è, che faccia ha?".


La canzone è accompagnata da un 'irid video', realizzato da Pepsy Romanoff, che ha puntato tutto sull'occhio di Vasco, un primo piano della sua iride in movimento segue le note del brano. "Doveva essere un Lyrics video - ha spiegato Vasco sulla sua pagina Facebook - le parole protagoniste, senza la mia partecipazione. Poi Pepsy mi ha fatto vedere una foto e mi ha convinto a metterci l'occhio ed è diventato l'Irid video… il Primo!". Tutto puntato sugli occhi quindi, che osservano, ascoltano, sentono, scutano e parlano.

Romanoff che ha realizzato il video del pezzo, di cui era già stata diffusa una serie di dietro le quinte,  ha già diretto per Vasco i video ufficiali di "Come nelle favole" e "Un mondo migliore", oltre che ai film-concerto sullo concerto stadio San Paolo di Napoli del luglio 2015 e sull'evento al Modena Park del 2017, con cui il rocker di Zocca ha celebrato i quarant'anni di carriera.

"La verità fa male, la verità si sposa! Sposi la verità oppure sposi la menzogna? Sai da che parte stai?" dice Vasco a proposito del pezzo appena uscito e destinato a diventare subito una hit. "La verità disturba sempre un po' qualcosa quando arriva, silenziosa. E non è vestita mai di rosa, non è una signora! Sei sicuro di volerla conoscere? Di poterla sostenere o sopportare? E se poi la verità fosse un errore? La verità è del primo che lo sa? Di chi la dice... da duce? La verità è la televisione? O Instagram o Facebook? La verità è nei talk show, dove si cercano i colpevoli, si ascoltano psicologi. Queste sono le domande, tante, che la canzone fa. Naturalmente non dà risposte, unica cosa certa, si finisce sempre per sposare una verità".

Con il suo testo, Vasco entra nella dialettica sul tema attualissimo della post-verità da grande autore e da attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti qual è, caustico, ironico ma anche pungente come sempre. "La verità è che tutti possono sbagliare, devi sapere da che parte stare, la verità fa male. Si vietano gli alcolici, proibizionismi isterici, vietato stare qui e stare là".


Il brano è un assaggio in vista della nuova tranche del Vascononstop, prevista nel 2019. Con 180 mila biglietti bruciati in due ore di vendita per i concerdi dell'1, 2, 6 e 7 giugno allo stadio San Siro di Milano, è stato necessario aggiungere altre 2 date, l'11 e il 12 giugno, che portano così a 6 il numero totale dei live a Milano. In calendario anche Cagliari, il 18 e 19 dello stesso mese.

La verità fa male, la verità si sposa!
Sposi la verità oppure sposi la menzogna!
Sai da che parte stai?
La verità disturba sempre un po' qualcosa..quando arriva..silenziosa..
..E non è vestita mai di rosa...Non è una signora!
Sei sicuro di volerla conoscere?
Di poterla sostenere o sopportare!! E se poi la verità fosse un errore?
La verità è del primo che lo sa? Di chi la dice...da duce?
La verità è la televisione? O Instagram o Facebook?
La verità è nei talk show, dove si cercano i colpevoli,
si ascoltano psicologi.
E ognuno sa chi è stato O chi sarà?
Queste sono le domande...tante...
che la canzone fa
Naturalmente non dà risposte,
unica cosa certa,
si finisce sempre per sposare
'una' verità!

mercoledì 14 novembre 2018

Mina e Battisti, di nuovo insieme. C'è il disco

di FRANCESCO TRONCARELLI



Mina ha preparato il regalo di Natale ai suoi fan. A fine mese esce "Paradiso" (mai titolo è stato più azzeccato), album in cui la Tigre di Cremona interpreta col suo stile inconfondibile e la sua voce magica le canzoni di Battisti, un disco che raccoglie i brani già cantati in passato da lei, più due pezzi inediti: "Vento nel vento" arrangiato da Rocco Tanica e "Il tempo di morire" arrangiato da Massimiliano Pani. Si ricompone così quel sodalizio artistico che ha dato tanto al nostro pop in termini di qualità, emozioni, musica e che a distanza di tempo continua ad affascinare il pubblico.

Mina e Lucio di nuovo insieme e la mente va immediatamente a quando i due artisti dettero vita ad un duetto entrato nella storia della televisione e che ha fatto epoca e che per certi versi ha segnato la fine di una stagione della nostra vita.

Era domenica 23 aprile 1972, l'incontro avviene sul Secondo canale (superfluo dire della Rai, c’era solo lei allora). all Teatro delle Vittorie in Roma dove va in onda "Teatro 10". La trasmissione è in bianco e nero, anzi soprattutto nel bianco che più bianco non si può tipico delle scenografie dei grandi show di Antonello Falqui. Don Lurio si occupa delle coreografie e dei balletti.

Un varietà classico del sabato sera, ma spostato alla domenica per lasciare la vigilia del dì di festa al "Pinocchio" di Comencini, in modo che i bambini lo potessero vedere anche se arrivava dopo Carosello. Introdotti dal gran cerimoniere Alberto Lupo, a "Teatro" 10 sfilavano i nomi più importanti dello showbiz internazionale, incorniciati dalla voce di madama Mazzini che cantava da sola, duettava con un ospite e poi mandava tutti a nanna con "Parole parole parole"

Qualità garantita insomma, com’era la regola dell’allora deprecata e oggi rimpianta tivù bernabeiana. Quella sera in scaletta c'erano il re del rock francese Johnny Hallyday,  Enrico Montesano con le sue macchiette e la sua comicità a 360 gradi, le gemelle Kessler per un annunciato, udite udite, spogliarello, che in cinque minuti mostrò meno epidermide di cinque secondi di un qualsiasi "Grande Fratello" e addirittura il grande violinista classico Salvatore Accardo.

E poi, naturalmente, i due mostri non ancora sacri, Mina e Lucio. Alle 21,47, scatta l’ora di questo evento eccezionale. Per la prima, unica e ultima volta cantano insieme i due giganti di quella che allora veniva chiamata "musica leggera", i due artisti più geniali e irregolari del Bel paese canterino, i due miti che poi sceglieranno di sparire dalle scene dopo averle occupate fino alla massima capienza, grazie a una combinazione eccezionale di genio e carisma.

Finalmente in coppia davanti alla grande platea televisiva, dopo i successi discografici di "Insieme", "Amor Mio" ed "Io e Te da Soli" e "La mente torna", firmati da Mogol-Battisti e interpretati dalla Tigre che hanno trionfato nelle classifiche di vendita. Sono questi gli ingredienti giusti per creare il duetto per eccellenza, quello che dopo quarantasei anni nessuno è riuscito ad eguagliare nè superare.

L’evento dura otto minuti e 59 secondi. Mina: "Senti Lucio, volevo dire una cosa. Tu, di solito, canti le tue canzoni, cioè: canti soltanto quelle, proprio. Io mooolto spesso canto le tue canzoni. Cosa dici: per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?". Battisti: "Bè, io sarei anche d'accordo...", Mina: "Eh!?! Grazie". Battisti: "No anzi, sono d'accordo, perché, tra l'altro, mi hanno accompagnato cinque amici da Milano...". Mina: "Apposta". Battisti: "Proprio per questa cosa qui...". Mina: "Bene".

I cinque amici che hanno accompagnato da Milano il cantautore sono Gianni Dall'Aglio alla batteria, sodale da sempre di Celentano e componente dei Ribelli. Angel Salvador al basso componente dello stesso gruppo, Gabriele Lorenzi organista della Formula 3, il trio che accompagnava nei concerti Battisti, Massimo Luca alla chitarra acustica e Eugenio Guarraia alla chitarra elettrica, entrambi turnisti alla "Numero Uno", la neonata etichetta discografica di Lucio.

 La magia ha inizio con "Insieme", ma non è Mina ad interpretarla, bensì Lucio Battisti che con la sua inconfondibile voce naïve conduce con garbo gli spettatori nel microcosmo del duetto. Subito dopo entra Mina, timbro sicuro e caldo, che intona "Mi ritorni in mente", un'esecuzione tecnicamente ed emotivamente perfetta, a cui si unisce Battisti.

Il medley continua con "Motocicletta", "E penso a te", "Io e te da soli", "Eppur mi son scordato di te", in un alternanza e scambio di voci agli antipodi che però si fondano e si esaltano a vicenda che cattura tutti i presenti in sala e quelli davanti il piccolo schermo fino alla conclusione con la stupenda "Emozioni" che Mina sente sua interpretandola chiudendo gli occhi e facendosi accompagnare da qualche vocalizzo di Luicio.

All’ultima nota suonata dal chitarrista, il pubblico esplode in un applauso scrosciante pari all’intensità di quello evento a cui ha assistito. I due protagonisti si avvicinano, lei sussura qualcosa nell’orecchio di lui che la ringrazia e poi si tengono per qualche istante per mano.

Quella esibizione per molti cambiò l’immaginario collettivo degli italiani, non solo perché molto semplicisticamente la tv sarebbe diventata a colori dopo qualche tempo, ma anche perché il clima sociale stava cambiando, purtroppo in peggio, i famosi Anni di piombo erano in agguato. Dalle metriche cantate da Mina e Battisti presto le parole ricorrenti divennero crisi economica, Brigate Rosse, assassinio di Calabresi, paura, austerity. In quell’inizio di anni Settanta l’Italia stava per perdere la propria innocenza e la parola fine di quel periodo quasi spensierato lo avevano interpretato proprio Mina e Battisti, i due amici amatissimi.


lunedì 12 novembre 2018

Lazio-Sassuolo, il pari è servito. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Una Lazio stanca, a tratti svogliata a tratti arrembante, ha pareggiato al Mapei Stadium ottenendo così un risultato che mancava dalla sua casella da 16 partite. Dovevamo toglierci il Sassuolo dalla scarpe, abbiamo invece raccolto un misero punto, d'oro se si guarda il bicchiere mezzo pieno, che alla fine della fiera non cambia più di tanto la classifica anche se gli altri incombono alle nostre spalle. Migliore fra tanti sbadigli conditi da noia, lo stacanovista per antonomasia della formazione biancoceleste, al terzo centro in una settimana. Applausi per lui, Ma solo per lui.

6 + al Ciro d'Italia - Scusi chi ha fatto palo? Fantozzi in tempi non sopsetti lo chiedeva perchè non credeva possibile che un bomber come il nostro avrebbe potuto centrare il legno ( e so' due!). Forse Ciruzzo credeva ancora di stare a "Scherzi a parte".

6+ ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Con quella contro il Sassuolo, sua ex squadra peraltro, ha giocato la 138esima partita consecutiva. Praticamente non si è mai fermato da tre anni a questa parte. Un po' come Salvini che senza sapè nè come nè perchè s'è ritrovato ministro e vice premier.

6 a Innamoradu - Battiamo le mani a chi in ogni caso s'è guadagnato la pagnotta. Come Salemme a Tale e quale che non fa ridere nessuno ma almeno non si crede Totò.

6 a Correa l'anno 1900 - E' entrato in campo nella ripresa e tutti sugli spati e da casa speravano in Tucu di classe. Ma nonostante qualche sprazzo è rimasto al Tuca tuca della Carrà.


6 - a Sylva Strakoshina - Oh, se non fa almeno una cappellata a partita in stile Muslera dei tempi d'oro non è contento. Manco se glielo avesse detto er dottore, "senta ragazzo ogni tanto si dia alla follia per essere più vitale". Non dare retta amico, te vogliono toglie la guardiola e mette il citofono.

6- a Lucas 2.0 (quello che ride) - Ma una certezza della squadra come lui, a mezzo servizio, ce serve o non ce serve? Vederlo così non ancora recuperato è stato come vedere Max Pezzali da Fazio, inutile e più de là che de qua. Meno male che la pausa c'è.

5 e mezzo a veni, vidi Lulic al 71° e chiedimi se sono Luis Felipe - Si sono fatti uccellà da Ferrari in occasione del pareggio neroverde, come Pablo e Pedro. Come due polli insomma, solo che questi fanno ride e loro in questa situazione hanno fatto piagne.

5 e mezzo a Patric del Grande Fratello - Il biondo alla Platinette j'ha dato alla testa. Prima con la zazzera creava caciara e confondeva gli avversari, ora che i capelli li ha lisci si confonde da solo.

5 a Lupo Alberto - Ei fu. Avete presente Pupo? E' sparito subito dalla disfida, come il ciuffo biondo che faceva impazzire il mondo. E manco un gorilla a dargli un crodino per tirarlo su.

5 - - al Sergente - Continua inesorabilmente la discesa del valore dell'Esorciccio. Una caduta partita dopo partita inversamente proporzionale alla crescita dello spread. Dai 150 milioni di questa estate con suite nei migliori alberghi è passato ai cinquanta di un mese fa con uso di resort a giorni alterni, sino al vitto e alloggio in pensione tre stelle vini esclusi e parcheggio in garage convenzionato. Se continua così lo mettono a pane e acqua nelle cantine di Formello. E ovviamente deve pagare lui. 400 euro al mese come un fuorisede qualsiasi a piazza Bologna. Sipario.


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 11 novembre 2018
Solo un pareggio per la Lazio al “Mapei Stadium”. Contro il Sassuolo una partita equilibrata e noiosa si risolve tutta nel primo tempo; sblocca Parolo, risponde dopo poco Ferrari per l’1-1 finale che è anche il primo pari laziale della stagione. La dodicesima di Serie A ha in programma una difficile partita in trasferta per i biancocelesti: un ottimo Sassuolo al sesto posto è avversario complicato da affrontare per gli uomini di Inzaghi. Il mister laziale recupera prodigiosamente Leiva e manda in gioco Luis Alberto a fianco di Immobile. De Zerbi invece può avere nuovamente Duncan, ma ha Babacar a mezzo servizio: in mezzo al campo Locatelli è preferito a Magnanelli. Inizia subito a sbagliare in difesa la Lazio: al 7’ Sensi prende la mira ma manda di poco fuori; sul capovolgimento di fronte però i biancazzurri passano. Immobile crossa bene per Luis Alberto che calcia in porta, Ferrari respinge sui piedi di Parolo, che da due passi col piatto destro piazza in rete il vantaggio laziale. Il Sassuolo si rovescia in avanti ed al 15’ su cross di Lirola è Ferrari a pareggiare le sorti della partita: il difensore anticipa Lulic e Luis Felipe, mettendo la palla in gol con un buon colpo di testa. La Lazio va vicino all’1-2 al 28’: in ripartenza Immobile un po’ defilato sulla destra appena in area calcia fortissimo ma trova il palo lontano ed il Sassuolo si salva. Ora i padroni di casa aumentano pressione e velocità; provano a prendere possesso del centrocampo ma senza concludere granchè, invece è la Lazio a terminare il primo tempo in avanti. Nella ripresa i biancazzurri ricominciano sempre un po’ compassati, Inzaghi cerca di dare una scrollata ai suoi con l’inserimento di Correa, che rileva Luis Alberto. Il Sassuolo fa un ottimo giro palla, si espone ad un pericolosissimo contropiede laziale al 65’, De Zerbi però vuole rischiare ed inserisce  Djuricic al posto di Sensi. Entra anche Lukaku, poi Berisha ma la Lazio è troppo lenta, poco incisiva e non sembra in grado di impensierire i neroverdi. Non si vedono grandi opportunità offensive; il secondo tempo trascorre senza emozioni: arriva solo un tiro nello specchio della porta e addirittura nel recupero da parte di Correa e  la partita finisce 1-1. E’ il primo pari della stagione dei biancazzurri, che oggi hanno giocato una brutta partita. Oggi l’ha fatta da padrona la mancanza di brillantezza e nel secondo tempo anche il calo atletico; in ogni caso la Lazio ha concesso poco ad un avversario davvero scomodo. E’ comunque un pareggio importante, che porta gli uomini di Inzaghi a quota 22 punti e consente ai biancocelesti di non perdere terreno in attesa dell’importante gara contro il Milan tra due settimane: il quarto posto in Classifica è la posta in gioco.  


SASSUOLO   LAZIO   1–1   8’ Parolo  15’ Ferrari
SASSUOLO: Consigli, Marlon, Magnani, Ferrari, Lirola, Sensi (67’ Djuricic), Locatelli, Duncan, Adjapong (81’ Rogerio), Berardi, Boateng (84’ Babacar). All. De Zerbi
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu, Patric, Leiva (77’ Berisha), Parolo, Milinkovic, Lulic (72’ Lukaku), Luis Alberto (55’ Correa), Immobile. All: Inzaghi
Arbitro Calvarese


giovedì 8 novembre 2018

Bentornato Battiato, le foto dopo la malattia

di FRANCESCO TRONCARELLI


La foto sulla pagina Fb di Luca Denovo

Due uomini seduti a tavola di fronte a un bicchiere di vino bianco. Uno è Luca Madonia, l'altro è Franco Battiato. A postare la foto sul suo profilo Facebook è l'ex chitarrista dei Denovo. E' una foto particolare, che ha fatto subito il giro del web, perchè è un'immagine che arriva a sorpresa facendo tirare un sospiro di sollievo ai tanti fan dell’autore di "Bandiera Bianca" e "La Cura".

E l'entusiasmo nel vederla è stato veramente tanto. Migliaia di "mi piace" e innumerevoli condisioni hanno manifestato inequivocabilmente l'affetto per questo grande artista, ribadito ovviamente nei commenti degli amiratori che si sono susseguiti in un baleno e non finiscono mai.

"Vederlo in piena forma dopo quello che in questi mesi si è detto e fantasticato riguardo le sue condizioni di salute mi allieta e non poco", si legge in un post. "Bentornato Maestro!", si legge in un altro, "La prima immagine di Franco dopo un silenzio di un anno! Che meraviglia, Grazie!" l'affermazione sincera di una fan. E così via.

Battiato è lontano dalle scene a seguito della rovinosa caduta nella sua casa di Milo, nel catanese: un incidente domestico in cui si era fratturato femore e bacino. A preoccupare erano state delle voci circolate nei mesi successivi, poi smentite dai familiari, che parlavano di enormi difficoltà al livello psicofisico.

In particolare qualche mese fa, ad alimentare queste voci e a contribuire a creare ansia nel pubblico, ci aveva pensato Roberto Ferri, chesulla sua pagina Facebook aveva pubblicato un testo (poi rimosso) intitolato «Ode all’Amico che fu e che non mi riconosce più» che sembrava fare riferimento al Morbo di Alzheimer. Alcuni siti poi avevano ripreso queste dichuarazioni, aggiungendo che Battiato «aveva perso la capacità di riconoscere anche gli affetti più cari, con difficoltà di allocuzione».

In difesa dell'amico era intervenuta la sua pupilla Alice (vincitrice di un Sanremo con la canzone scritta per lei da Battiato "Per Elisa"), che invitava a lasciare in pace l'artista che comunque era alle prese con "un lungo periodo di convalescenza" dopo essere caduto nella sua abitazione.

Battiato sul divano di casa

Tre giorni fa il sito ragusanew scriveva quasi anticipando la foto attuale "Franco Battiato sta meglio. E' tornato a parlare e a dipingere. Gli amici più cari di Franco non negano che l'ultimo anno, coinciso con la seconda frattura del femore, sia stato difficile e tormentato"

Ma se già la foto di Madonia aveva scatenato i fan del Maestro, ci ha pensato lui in persona ad aggiungere emozione ad emozione. Con una sua foto postata direttamente sulla propria pagina Facebook. L'immagine lo ritrae sul divano intento a leggere il giornale, con la didascalia "Che c'è da guardare? Non avete mai visto un divano?", che cita una celebre campagna pubblicitaria che aveva visto Battiato protagonista negli anni 70.

La celebre pubblicità sul divano

Ecco, magari non sarà in piena forma, come appare da uno sguardo più approfondito delle foto che hanno suscitato tanto interesse e piacevole curiosità, ma la sua proverbiale sagacia e ironia è rimasta intatta. Bentornato Battiato, adesso ti aspettiamo sul palco. 

mercoledì 7 novembre 2018

Bocelli primo nel mondo

di FRANCESCO TRONCARELLI



Sessant'anni dopo il boom di Modugno con "Nel blu dipinto di blu", Andrea Bocelli conquista il primo posto della classifica degli album più venduti negli Usa, la Billboard200, con "Sì", pubblicato dalla etichetta Sugar, la casa discografica che lo ha lanciato e scoperto grazie all'intuito di Caterina Caselli. 

Non c'era riuscito Tony Renis col celeberrimo "Quando, quando, quando" hit dal successo planetrio, non c'era riuscito Lucio Dalla col suo "Caruso" la canzone italiana più consciuta nel mondo dopo "O sole mio", e neanche Pavarotti, il tenore che ha trasformato la lirica in un fenomeno pop, acclamatisimo in America. C'è riuscito, lui, Bocelli, l'ex ragazzo che la sera suonava nei piano ar della Versilia per sbarcare il lunario.

Il disco più acquistato nell'ambito del mercato statunitense, si trova davanti a titoli come la colonna sonora di "A star is born" di Lady Gaga, la popstar più amata di tutte. È la prima volta, nella sua ormai lunga carriera, che l'artista toscano raggiunge un risultato così importante. Al momento l'album ha venduto oltre 200mila copie, segnando così il miglior incasso dai tempi di "My Christmas" che aveva venduto 284mila copie la settimana di Natale del 2009, un periodo peraltro favorevole alle vendite rispetto all'attuale.

L'ultimo lavoro che è arrivato dopo alcuni anni di preparazione, include collaborazioni con artisti del calibro di Josh Groban, Dua Lipa, la soprano russa Aida Garifullina, Ed Sheeran e presenta un brano inciso con il figlio Matteo intilotato "Fall on me" che ha fatto da traino al disco. 

Il traguardo ottenuto negli Usa è memorabile e si aggiunge al primato raggiunto dall'artista qualche giorno fa con il n.1 anche nella classifica inglese. Una doppietta storica, la prima in assoluto per un cantante italiano in un mercato difficile come quello anglossasone, mentre arrivano notizie che confermano il buon andamento dell'album anche nelle varie classifiche sudamericane e di quelle dei paesi europei.

Gli Stati Uniti amano Andrea Bocelli sin dai suoi esordi con l'album "Romanza", entrato nel 1997 nella Billboard200. Un apprezzamento poi proseguito con grandi attestati di affetto e di partecipazione a cominciare dal concerto al Central Park nel 2011 con quasi centomila presenti per proseguire con l'apertura del Nasdaq nel 2017 fino alle celebrazioni per le elezoni dei presidenti Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama alla Casa Bianca, a conferma della sua trasversalità per quanto attiene il gradimento e popolarità della sua musica.

Sono ben otto gli album di Bocelli entrati nella prestigiosa chart a stelle e strisce, la Top Ten americana considerata la 'bibbia' della musica mondiale, con due secondi posti, ottenuti con "My Christmas" (2009) come si diceva e  con "Passione" (2013). Era dai tempi di Domenico Modugno, che aveva conquistato nell'agosto del '58 la vetta con il singolo "Nel blu dipinto di blu" che un italiano non arrivava a questo risultato. Ed è la prima che un artista italiano arriva in vetta addirittura con un album, cosa ancora più difficile.



domenica 4 novembre 2018

Lazio, 4 Spallate. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


8+ al Ciro d'Italia - La Lazio ha steso con quattro Spallate i biancocelesti di Ferrara. Non è bastata la pioggia nè tantomeno l'arbitro (scandaloso il fallo da ultimo uomo su Ciro non sanzionato) a fermarla, tanta era la voglia di scrollarsi da dosso le scorie della botta subita con l'Inter. E così si è rivisto il gioco e si è rivisto il sorriso fra i tifosi ma soprattuto si è rivisto il bomber de noantri autore di una splendida doppietta (e pure di un palo clamoroso) che ha fatto capire subito come sarebbe andata a finire: con la vittoria.

7 a Cavacieco Caceido - Una prestazione da paura. E no perchè impressiona quando la guardi ma perchè si è superato buttando in campo tutta la grinta che si porta dentro. Un Panterone d'assalto a cui è mancato il gol. E' uscito per la sostituzione con la standing ovation come Vasco quando termina i concerti. Grande.

7 a Massimo Di Cataldi - Bentornato. Ha preso la squadra per mano e con i suoi passaggi e corner (angolo telecomandato per Ciro in occasione del primo gol) ha dato il meglio di sè, rete bellissima compresa. Unico romano in squadra, va tutelato e protetto come un panda. Pand'a vince!

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello - Eccolo di nuovo. Riemerso dalle cantine di Formello con un nuovo look meno zazzera e più cervello, il testimonial dello shampoo Libera e bella ha corso come un matto dando filo da torcere alla retroguardia avversaria. Della serie, incredibile ma vero, tanto che finirà nell'omonima rubrica della Settimana Enigmistica.

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° e Innamoradu - Battiamo le mani ai veri lalziali. Punto.

6 + a dillo a Parolo tuo - Un gran gol con la fascia da capitano. Il minimo sindacale insomma, come Panariello a Tale e quale.

6 + ad Antonio Elia Acerbis ( Lazio del meno 9)- Oh, avrà perso pure la "s" , ma con il tempo e gli anni che so' passati da quei tempi ha acquistato in sicurezza e centralità del ruolo. All'epoca con Fascetti era il muto della formazione, oggi parla coi piedi.

6 + a Correa l'anno 1900 - Ha ricordato il miglior Pannella dopo i maxidigiuni, s'è magnato infatti un par de gol grossi come 'na casa. Un Tuco de fame arretrata che manco te lo immagini. Anzi a pensarci bene, il radicale Marco al confronto era un dilettante a dieta per il colesterolo alto.

6 a Bravehart Wallace - No cappellate, no party per gli avversari. E neanche sconfitta per noi. E scusate se è poco.

6 a Sylva Strakoshina - In perfetta media Carrizzo: una paratona su Antenucci e un gol da Antenucci. Dice che la prossima volta a sto Antenucci je darà na botta in testa negli spogliatoi così eviterà de sporcasse i guantoni in campo.

6 a Lukakau Meravigliao - E' tornato, e adesso tutti in coro: "Sciolgo le trecce e i cavalli, corrono, e le tue gambe eleganti, ballano, balla per me balla balla, tutta la notte sei bella, Non ti fermare ma balla...".

6 - - al Sergente - Sicuramente è andato meglio del fratello portiere che dopo sti quattro picchi è stato degradato da Sergente 2 a soldato semplice, certo è che se continua così a lui lo dimettono dall'esercito e lo passano fra gli ausiliari in cucina a pelà le patate. Da 150 milioni al chilo a purè, il paso non è breve ma tant'è.    






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