sabato 29 settembre 2018

Lazio, così non va. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


6 e mezzo al Ciro d'Italia - Non è stata la Lazio migliore, quella per intenderci vista contro il Genoa, la squadra che ha perso malamente il derby. Lenta, prevedibile, mai decisiva nelle conclusioni, nonostante avesse tenuto il boccino del gioco a lungo, è andata sotto per un gol fortunoso al termine del primo tempo che le ha segato le gambe. Poi nella ripresa come è andata a finire, lo avete visto tutti. Li abbiamo così resuscitati senza colpo ferire pur avendone avute le possibilità. Ecco perchè la copertina va al bomber che segnando ha riacceso la fiammella della speranza e ha fatto comunque il suo dovere. Lui. Ma non gli altri.

6 ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Ha retto la difesa da solo dimostrando di avere un altro passo rispetto alla truppe cammellate che lo affiancano. Come Panariello a Tale e quale.

6- a Lucas 2.0 (quello che ride) - Tra i meno peggio. C'ha messo esperienza e un minimo di grinta. Ma se una una rondine non fa primavera, figurarsi se può far trasformare un malinconico autunno in una cocomerata estiva.


6- - a Sergio Ramos (je piacerebbe) - Era proprio Felipe, di nome e di fatto quando ha tolto la palla dai piedi degli attaccanti giallorossi. Poi nell'azione del loro vantaggio ha contribuito al caos che si è creato, franando sull'albanese volante. Una disfatta che fa il pari con quella dello spread salito ai massimi dopo la manovra di aggiustamento del bilancio.

5 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - E' durato mezz'ora. Nè più nè meno del Rocco Siffredi dei bei tempi.

5 a dillo a Parolo tuo - Irriconoscibile. Come Loretta Goggi con la coda di cavallo.

5 a Somarusic - Inutile. Come Antonella Elia a Tale e quale.

5 a Sylva Strakosina - In perfetta media Carrizo: due paratone e due cappellate. E poi dice che non ce vo' er citofono come da tempo sollecitano alcuni condòmini.

5- a Rodolfo Bada e Correa l'anno 1900 - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Ficarra e Picone. 

5 - - a buttamola in Caciaras - Si è capito perchè spesso e volentieri non l'hanno fatto giocare.

4 e mezzo- al Sergente - Impalpabile. Avete presente Max Pezzali da Fabio Fazio? Non dice una parola, non canta, non fa niente e lo pagano pure. Come l'Esorciccio appunto.

3 a Lupo Alberto -  Ei fu. Il fantasma dell'opera. Il ritorno della mummia. Zombie. Non aprite quella porta, anzi apritela pure tanto ormai non entra più perchè non coglie l'attimo da una vita. Uno, nessuno, centomila, pirandelliano dal volto umano, ha perso le forze come Sansone da quando ha abbandonato il ciuffo biondo per tingersi di nero. Nero, come il buio assoluto che evoca con le sue performance insulse e senza soluzione di continuità. Next stop Lourdes, per il miracolo.

 Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Sabato, 29 settembre 2017

Bottino pieno per la Roma nell’anticipo della settima giornata. I giallorossi vincono il Derby grazie ad un gol siglato da Pellegrini nel primo tempo; di Immobile la rete del momentaneo pareggio poi una punizione di Kolarov ed il gol quasi al termine di testa da parte di Fazio fissa il punteggio finale sul 3-1. La Roma, nonostante la vittoria casalinga contro il Frosinone, arriva a questa partita frastornata dalle polemiche per la passata striscia negativa; i biancocelesti invece dopo cinque affermazioni di fila sembrano aver finalmente recuperato la forma migliore. C’è grande curiosità di conoscere come i due allenatori schiereranno le due squadre: Inzaghi alla fine opta per  Careres e Luis Felipe in difesa;  Luis Alberto torna trequartista dietro ad Immobile. Di Francesco recupera Dzeko, Manolas gioca lo stesso pur se un po’ acciaccato; a sorpresa Santon parte titolare, concedendo più spazio in avanti a Florenzi; invece è out Perotti. Come sempre l’inizio è abbastanza guardingo, la paura tiene tutte e due le squadre contratte, ma è la Lazio al 12’ che con un contropiede innescato da Lulic  a dare qualche grattacapo alla difesa avversaria. Il primo tiro verso la porta è di Marusic al 18’ e sul corner seguente una deviazione di schiena di De Rossi su Immobile è determinante. La Lazio ora tiene meglio il campo; Luis Alberto cicca sotto porta ed ora la Roma ha una doppia opportunità: in ripartenza Strakosha respinge su Dzeko a tu per tu col portiere e poi si ripete sul tiro di Pastore. Immobile impegna Olsen in angolo al 26’ e un attimo dopo Luis Felipe sradica la palla dai piedi di Florenzi che stava andando dritto in porta. Al 36’ si fa male Pastore; entra Pellegrini che nel finale di tempo dopo uno scontro tra El Shaarawy e Strakosha si ritrova il pallone tra i piedi e di tacco mette in rete il vantaggio della Roma. Nella ripresa Inzaghi mette dentro Badelj e Correa; vanno out Parolo e Luis Alberto, deludente nel primo tempo. I biancazzurri si mettono a 4 dietro ed ora va al tiro Immobile, parato da Olsen al 55’, poi Strakosha blocca sul rasoterra di Pellegrini. La Lazio non riesce a prendere in mano il centrocampo, sembra totalmente incapace di offendere ma al 66’ arriva l’errore di Fazio, con Immobile ch lo anticipa, lo batte in velocità e in diagonale supera Olsen per il pareggio laziale. La felicità biancazzurra dura un attimo: al 70’ Badelj atterra al limite Pellegrini; va a battere Kolarov che su punizione calcia bene e batte ancora Strakosha; così la Roma si porta sul 2-1. Olsen all’80’ si distende e para su Milinkovic, nel finale entrano Caicedo e Jesus. La Lazio tenta il tutto per tutto ma non combina niente: invece ancora Strakosha para sul fendente di Kolarov ed all’85’ Fazio incorna su punizione e mette in porta il 3-1 che chiude definitivamente i giochi. Troppo morbidi gli uomini di Inzaghi, che si fanno sconfiggere meritatamente perché mai davvero risoluti in questa partita. Gravi gli errori del mister laziale, che lascia praticamente solo Immobile solo, con i reparti troppo sfilacciati ed un centrocampo arrendevole. Facile sin troppo invece il compitino di Di Francesco, che trova al suo cospetto una squadra semplice da superare. Dopo 12 punti all’attivo per la Lazio ci può anche stare una battuta d’arresto, che però brucia troppo perché giunta in malo modo e proprio nella stracittadina. Ma la truppa di Inzaghi deve essere in grado di risollevarsi, come del resto è stata capace di fare in altre circostanze: obbligatorio voltar pagina, sin da giovedi prossimo con la difficile sfida di Francoforte.


ROMA   LAZIO   3–1         45’ Pellegrini 67’ Immobile 71’ Kolarov  85’ Fazio
ROMA: Olsen, Santon, Fazio, Manolas, Kolarov, Pastore (37’ Pellegrini), De Rossi (73’ Cristante), Nzonzi, Florenzi (82’ Jesus), Dzeko, El Shaarawy.  All: Di Francesco
LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Caceres, Marusic, Leiva, Parolo (54’Badelj), Milinkovic, Lulic (80’ Caicedo), Luis Alberto (54’ Correa), Immobile.  All: Inzaghi
Arbitro Rocchi



mercoledì 26 settembre 2018

Vola Lazio vola. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


7 e mezzo a Correa l'anno 1900 - Quinta vittoria consecutiva per la Lazio. Questa volta è toccato all'Udinese subire la legge del più forte, ovvero l'Aquila, che ha spiccato il suo volo maestoso nel secondo tempo, dopo una prima frazione attendista e sotto traccia. I cambi di Inzaghino sono stati determinanti per dare la scossa a tutti (molte new entry rispetto al Genoa) e così nel giro di 5 minuti i biancocelesti hanno piazzato l'uno-due decisivo per vincere, nonostante il ritorno dei friulani, un autogol clamoroso e il maxirecupero sancito da Pupetta Maresca. Copertina d'obbligo al Tuca Tucu autore di una magia alla Silvan che ha fatto impazzire la gente laziale e il portiere avversario. Applausi.

7 e mezzo a Sylva Strakoshina - Tre, quattro parate in cui si è superato e che valgono anche loro come un gol, anzi una doppietta. L'albanese volante si è confermato numero uno di nome e di fatto. Bravo. Chi lo voleva estromettere dalla portineria e voleva al suo posto il citofono è servito. Paghi il condominio è stia a cuccia.

7 a Antonio Elia Acerbis ( Lazio del meno 9) - Là dietro è una certezza. Da stasera anche là davanti. Si è fatto trovare al posto giusto al momento giusto. Come Salvini.

6 e mezzo adillo a Parolo tuo - che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei, cosa seiii, non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai, cambi maiii, Parolo, Parolo, Parolo, soltanto Parolo, Parolo per noi  (cit. Mina).

6 a Sergio Ramos  (je piacerebbe) - Fermo ai box da tempo immemore è partito a razzo. Poi si è perso per strada la "r" ed è finita come un fim di Muccino. Na ciofeca.

6 al Ciro d'Italia - Un ingresso detereminante. Come quello di De Gregori al concerto di Venditti. E' entrato in campo se ne è portati a spasso due. Come i gol che poi sono arrivati. Potenza di un bomber che mette solo paura a nominarlo. C' pienz tu Cirù?

6- Bravehart Wallace - Tranquilli, state pur certi che un liscio (ma anche due) riesce sempre a piazzarlo. Nel suo piccolo insomma è una certezza. Tipo Floris, che ride in continuazione e a uffa quando spesso e volentieri c'è da piangere.  

6 - a Durmisi dove trovate posto - E' il Lukaku bianco. Una freccia che corre sulla fascia. Ma poi deraglia. Come Lukaku appunto. 

6- a veni, vidi, Lulic al 71° - Diciamolo, non è stato il solito gladiatore, il solito combattente dal piede fucilato ma dalle grandi giocate. Si è notato più per i piedi fucilati. Ma non importa più di tanto. L'importante è che sia abile e arruolabile per sabato prossimo. Della serie, l'incubo è tornato.

5 e mezzo a Lupo Alberto - Il grande assente.Nè più nè meno di Fiorello che tutti aspettano in tv ma non si vede mai. Così il numero 10 di Formello. Un fantasma in campo. Più de là che de qua. Come Berlusconi. Inesistente e ininfluente, come un Renzi qualsiasi. Da quando ha cambiato il ciuffo biondo in nero, ha perso la forza come Sansone. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia: evitate di sbagliare ancora, tornate sui vostri passi. E comprate una bella bottiglia di acqua ossigenata. Tingere.

5 e mezzo a Rodolfo Bada - Il suo è stato uno degli autogol più belli degli ultimi anni. Grandissimo. Communardo Niccolai del Cagliari campione d'Italia che a suo tempo era un autorità del settore, al confronto avrebbe sfigurato. Provaci ancora Rudy. Ma nella porta giusta, te possino.

5+ al Panterone - Rispetto all'exploit col Genoa, tre passi indietro. Come Fabio Fazio, che dopo l'economista Cottarelli è ripiegato sul Pupone dimenticandosi di ricordare fra i suoi pochi titoli conquistati, il record di derby persi.

5 a Patric del Grande Fratello - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente il mago Forrest?

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Mercoledi, 26 settembre 2018
Una Lazio corsara si porta a casa altri tre punti contro l’Udinese. Alla “Dacia Arena” nel match infrasettimanale valido per la sesta di campionato i biancazzurri, dopo un primo tempo inguardabile, si svegliano nella ripresa e piazzano una doppietta con Acerbi e Correa; il gol di Nuytinck nel finale non basta e per i capitolini arriva la seconda affermazione in trasferta della stagione. Inaspettato turnover per Inzaghi, che in vista del Derby decide di cambiare cinque undicesimi della squadra: c’è Luis Felipe dietro, a centrocampo Patric rileva Marusic, Badelj sostituisce Leiva, ma soprattutto ci sono Caicedo e Correa davanti, con Luis Alberto che rientra dopo il riposo di domenica. Il 4141 dell'Udinese prevede a centrocampo Barak con Mandragora, Lasagna è la punta titolare al fianco di De Paul. Una Lazio attenta nei primi minuti non subisce l’iniziativa avversaria, ma sembra un po’troppo statica a centrocampo e manca dell’iniziativa necessaria per alzare i ritmi di gioco. La prima occasione della partita arriva sulla punizione dal limite di De Paul, che Strakosha devia in corner. La partita resta comunque bloccata; al 28’ ci prova a scuoterla Parolo, che crossa per la testa di Luis Alberto, la cui conclusione finisce sul fondo e poco dopo ancora Parolo da ottima posizione non inquadra la porta su assist di Lulic. Si vivacizza un po’il gioco e le manovre ma solo per qualche capovolgimento di fronte, per il resto è un brutto primo tempo che termina senza emozioni. Nella ripresa subito la squadra biancazzurra rischia grosso: Fofana fa fare lo straordinario a Strakosha, bravissimo a deviare in angolo un tiro destinato in porta. Simone Inzaghi al 55’ decide che è l’ora di Immobile; esce Caicedo ed anche Lulic, dentro va anche Durmisi per cercare di creare pericoli a Scuffet. E proprio pochi istanti dopo la sostituzione i biancocelesti sbloccano. Luis Alberto calcia in porta una punizione dalla trequarti, il portiere respinge sui piedi di Acerbi, che ribadisce in porta la rete del prezioso vantaggio laziale. La risposta bianconera è un tiro di Fofana al 64’ che però è preda di Strakosha;  la Lazio ormai non è più intorpidita ed al 66’ raddoppia. Correa finalmente si sveglia al 66’, si divora Larsen in velocità e poi tira subito da un angolazione difficile, bucando per la seconda volta Scuffet. Velazquez ora decide per mettere una punta in più, cioè Teodorczyk che rileva Barak. Ma all’80’ la Lazio, che sperava di controllare fino al termine il doppio vantaggio, si ritrova sull1-2. Una rovesciata bellissima e fortunata di Nuytinck riesce a  rimettere in discussione il risultato e gli ultimi 10 minuti sono da brividi. Teodorczyck sbaglia di pochissimo il pari in scivolata all’83’, poi la gara s’incattivisce con molti falli ed interruzioni. I biancazzurri ovviamente cercano di perdere tempo, provano a bloccare le iniziative avversarie, ma si  schiacciano e rischiano ancora con Fofana al 94’su cui Strakosha riesce a deviare in angolo. E’ l’ultima emozione della partita, che finisce dopo quasi 7’ di recupero con la sofferta vittoria laziale. Inzaghi, che evidentemente voleva tenere i ritmi bassi, ha avuto ragione con questo turnover; la Lazio ha mostrato grande maturità e nonostante il finale pieno di rischi, ha colpito ed affondato gli avversari con grande cinismo. Una vittoria tutto sommato meritata e tre punti d’oro guadagnati: quale migliore gara per traghettare la Lazio verso la partita più importante di questo inizio stagione, cioè il derby di sabato pomeriggio.
 
UDINESE   LAZIO   1–2      60’ Acerbi  66’ Correa 80’ Nuytinck

UDINESE: Scuffet, Stryger-Larsen, Ekong, Nuytinck, Samir, Machis (67’ Pussetto), Mandragora, Fofana, Barak (73’ Teodorczyk), De Paul, Lasagna (85’ Vizeu). All. velazquez
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Felipe (75’ Bastos), Patric, Parolo, Badelj, Lulic (55’ Durmisi), Luis Alberto, Caicedo (55’ Immobile), Correa. All Inzaghi  
Arbitro Maresca

domenica 23 settembre 2018

La Lazio cala il poker. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

 


8+ al Panterone - La Lazio ha messo la quarta (vittoria consecutiva) e vola verso i quartieri alti della clssifica. E finalmente torna a giocare come sa. L'Aquila infatti ha vinto e convinto dimostrandosi una squadra messa bene in campo, pronta a ripartire e implacabile nel colpire. E affondare il Genoa sua storica bestia nera. Copertia d'obbligo a Cavacecio Caceido non solo perchè ha aperto le danze siglando un gran gol di testa, ma perchè ha lottato come un gladiatore su ogni palla. Meritatissima la standing ovationche l'ha salutato al momento della sostituzione. Avanti Lazio, avanti laziali!


7 al Ciro d'Italia - Cosa si chiede a Ciro il grande: segnare. E lui l'ha fatto, anzi li ha fatti, 2, arrivando così a complessivi 71 centri con la gloriosa maglia biancoceleste che lo posizionano al settimo posto nella graduatoria dei bomber laziali di tutti i tempi. E scusate se è poco...

6 e mezzo ad Antonio Elia Acerbis (Lazio del meno 9) - Una certezza. Come le bollette di Equitalia. Lo trovi ovunque, terzino dominante, centrale leader, difensore tosto, chiamatelo come volete, ma anche senza "s" e senza il suo maestro Fascetti, è uno che jela ammolla, nonostante quel rimpalloche ha illuso i genoani.

6 e mezzo a Bravehart Wallace - Rigenerato. Praticaente un altro. Come Vincenzo Mollica senza occhiali che sembra la Sora Lella. Quando anche le pippe al sugo dimostrano che prima o poi qualcosa di buono combinano. Avete presente Costantino Della Gherardesca?

6+ al Sergente - E' tornato! Lo avevano dato per disperso nella foresta di Monte Mario, tra il lusco e il brusco di un'estate infinita. E invece quando oramai ogni speranza di ritrovarlo era perduta, è ricomparso sulla scena, come Panariello a Tale quale. E ha segnato un gol spettacolare, con una capocciata all'altezza del dischetto del rigore che ha mandato al manicomio (mo' che s'era ripreso) il povero ex Marchetti. Daje Esorciccio daje.

6+ a Lucas 2.0 (quello che ride) - Metronomo del centrocampo, metrebus intera rete, metro per l'Olimpico prossima fermata dopo Cipro. E chi lo Leiva più dalla formazione?

6 a dillo a Parolo tuo - Stacanovista dal volto umano, non si è mai fermato. Ma questo suo moto perpetuo però, alla lunga ha inciso sulla prestazione. Tipo Martina che è affondato nei sondaggi col Pd.

6 a veni, vidi, Lulic al 71° - All'inizio si è involato, poi col tempo s'è involuto. Alla fine si è involtino.

6 a Sylva Strakoshina - Normale amministrazione, routine. Come i tweet di Salvini. Non ci si fa più caso.

6 a Somarusic - Il sonnambulo s'è svejato. E si è messo a giocà. Come Casalino, che dal Grande Fratello si è ritrovato a fare il portavce del Governo. Una cosa incredibile. Come il sonnambulo appunto che si è messo a giocare.

6 a buttamola in Caciaras -  Dal nulla delle prime partite al qualcosa dell'attuale. Il Raz Degan biancoceleste con le gambe da cavallerizzo, inizia a muoversi in scioltezza e palla al piede come avrebbe dovuto fare sempre. Un po' come Vernia da Carlo Conti che ha fatto un Jovanotti che sembrava Ciccio Ingrassia.

6 - - a Correa l'anno 1900 - Tutti dicono che è un talento. Sarà. Lo sarà. Però quando dopo un doppio dribbling si è marcato da solo perdendo la palla, qualcuno ha iniziato a nutrire dei dubbi. Che dire poi quando dopo si è mangiato quel gol facile facile?  Neanche Amleto sarebbe stato capace di rispondere: essere o non essere un talento, questo è il problema. Lo scopriremo solo vivendo, cit. Mogol per Lucio Battisti, che ne ha sempre saputa una più del diavolo.

6 - - a Rodolfo Bada - E' enrato a venti minuti dalla fine. Dicono, si dice, dicitur. Così è se vi pare. Pirandelianamente è passato inosservato. Uno, nessuno, centomila.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 23 settembre 2018
E’ una grande Lazio quella di scena contro il Genoa. Nel quinto turno di serie A all’Olimpico nel primo tempo apre le danze Caicedo, raddoppia poi Immobile; nella ripresa Piatek illude i suoi ma è di Milinkovic la rete della tranquillità; arrotonda infine il risultato ancora Immobile per il poker che vale i tre punti biancocelesti. La Lazio è reduce da due vittorie in Campionato ed anche dal recentissimo successo in Coppa: per la squadra di Inzaghi, che perde Radu per un infortunio muscolare, è il turno di Caceres in difesa; in avanti poi Caicedo si prende il posto di titolare, mandando Luis Alberto in panca. Ballardini invece non cambia: unici dubbi per il 352 del tecnico rossoblu sono Gunther e Zukanovic, che alla fine sono entrambi della partita. Nemmeno 20.000 spettatori immersi nel caldo afoso dell’Olimpico al fischio iniziale, con la Lazio che la sblocca quasi subito. Infatti è il panterone Caicedo dopo nemmeno 7’ che inzucca in tuffo un assist di testa di Milinkovic e porta avanti i suoi. La Lazio tiene sotto gli avversari, pressando e facendo fare un ottimo giro palla: solo dopo il 15’ si vede il Genoa, prima con un tiro senza pretese di Piatek, poi con un’altissima conclusione di Romulo. E’ bravo Parolo a liberarsi al 21’ ma il tiro finale lascia a desiderare, invece poco dopo è Immobile a non fallire il raddoppio. Infatti Caicedo ruba palla a centrocampo, l’imbeccata di Parolo in profondità trova Ciro Immobile, che pur defilato con un tocco morbido mette dietro le spalle di Marchetti il 2-0. Con i biancazzurri forti del doppio vantaggio, la partita per la Lazio si dovrebbe mettere in discesa. Invece rischiano qualcosa i biancocelesti alla mezz’ora, quando Medeiros dribbla tutti ma trova solo un corner, poi non succede più nulla sino alla fine del tempo. Nella ripresa però arriva immediato il gol del Genoa: un rinvio maldestro di Acerbi rimbalza su Piatek, che si ritrova davanti a Strakosha e lo batte facilmente. Così i rossoblu accorciano, restituendo tono ad una gara che poteva virtualmente essere già terminata. Ma ci pensa Milinkovic a rimettere le cose a posto: il serbo raccoglie un perfetto cross di Lulic dalla sinistra e triplica per la Lazio con un colpo di testa che s’infila sul palo lontano della porta difesa da  Marchetti. Poco dopo Caicedo si divora il poker sparando a lato, poi ancora Milinkovic mette su fondo ed ora il Genoa sembra alle corde. Parolo manda out al 65’; Inzaghi toglie Milinkovic per Badelj, nel Genoa Sandro rileva Medeiros, ma i biancazzurri controllano senza grandi difficoltà. Correa si divora il gol all’80’ mettendo in curva un perfetto assist di Immobile, che all’89’ firma la sua doppietta personale piazzando in rete a porta sguarnita, dopo che Correa si era liberato benissimo in area di rigore. E’ un’ottima vittoria interna quella della squadra biancazzurra, per di più contro un avversario tradizionalmente ostico. Quarta affermazione di fila tra Campionato e Coppe per gli uomini di Inzaghi, che raggiungono quota 9 punti, appaiando la Spal in quinta posizione. Un successo importante, che rilancia e dà morale alla Lazio anche in vista del difficile incontro infrasettimanale di Udine e prima del derby di sabato prossimo.

LAZIO GENOA  4–1     7’ Caicedo 23’ 89’ Immobile  47’ Piatek  54’ Milinkovic
LAZIO: Strakosha, Acerbi, Wallace, Caceres, Marusic (85’ Basta), Leiva, Parolo, Milinkovic (71’ Badelj), Lulic, Caicedo (61’ Correa), Immobile. All: Inzaghi.
GENOA: Marchetti, Biraschi, Spolli (27’ Kouame), Zukanovic, Gunther, Romulo (56’ Lazovic), Bessa, Hiljemark, Criscito, Medeiros (61’ Sandro), Piatek.  All: Ballardini
Arbitro Abisso


giovedì 20 settembre 2018

Un'avventura, ecco il musical su Lucio Battisti

di FRANCESCO TRONCARELLI



Lo sblocco della querelle giudiziaria sul "patrimonio artistico" lasciato da Battisti, un primo risultato concreto lo ha ottenuto, dopo anni di incredibili dinieghi e ostruzionismo da parte della moglie e del figlio del cantautore.

Sono iniziate le riprese infatti di "Un'avventura", musical diretto da Marco Danieli, scritto da Isabella Aguilar e interpretato dal "giovane Montalbano" Michele Riondino e la bella e brava Laura Chiatti, dedicato fin dal titolo alle canzoni di Lucio Battisti, con la consulenza artistica di Mogol, sodale e paroliere di Battisti per ben dodici album.

Le coreografie sono curate da Luca Tommassini e l'arrangiamento delle musiche da Pivio e Aldo De Scalzi. "Un'avventura" è il brano con cui Battisti ha partecipato per la prima ed unica volta come interprete al Festival di Sanremo, era il 1969 e con lui secondo il regolamento dell'epoca che prevedeva una doppia esecuzione, c'era Wilson Pickett, uno dei maggiori interpreti di R&B.


Capello afro, foulard al collo, dopppiopetto scuro e pantaloni a zampa d'elefante, secondo il look che aveva in quel periodo e che peraltro è rimasto nellla memoria colletttiva di tutti i suoi fan, Battisti fece subito colpo, naturalmente sul pubblico giovanile, ma il brano non andò oltre il nono posto nella classifica definitiva che vide la vittoria della coppia Bobby Solo - Iva Zanicchi con "Zingara".


Il film è ambientato negli anni 70, quelli dell'esplosione del fenomeno Battisti. L
e canzoni dell'artista segnano i momenti cruciali della storia d'amore di due ragazzi per un arco di tempo molto lungo, circa 15 anni, un periodo che va dalla loro adolescenza in Puglia al trasferimento a Roma.

Giovane e ribelle, Francesca (Laura Chiatti) ha girato il mondo seguendo l'onda della liberazione sessuale. Quando torna al paesello natio, è una persona completamente diversa dalla ragazzina dalle bionde trecce e gli occhi azzurri che ricordava il suo vicino di casa Matteo (Michele Riondino), da sempre innamorato di lei.


"La prima cosa da dire è che non si tratta di un biopic su Lucio Battisti, la cui storia è completamente estranea al film", ha spiegato il regista nato 42 anni fa a Tivoli. "È importante chiarire che si tratta invece di una storia d'amore tra Matteo e Francesca". 

Ma non c'è solo il miele di una storia d'amore, le cose come nella vita spesso si fanno complicate e la coppia Mogol-Battisti ha saputo raccontare molte sfumature nel rapporto amoroso. Ecco allora "Dieci ragazze" ambientata in una tipica discoteca degli anni 70, che offre lo spunto per una delle scene (o anche scenate?) di gelosia di Matteo. 


Michele Riondino e Laura Chiatti

"Ci tengo molto a dire che si tratta di una storia di invenzione e che Battisti appare solo per le sue canzoni, nessun collegamento alla sua vita o a quella di Mogol", continua Danieli. "Al centro c'è il racconto di una storia d'amore affidata a Isabella Aguilar che con "Dieci inverni", il film sentimentale molto riuscito di Valerio Mieli, ha dimostrato di avere nel dna la capacità di raccontare l'amore in tutte le sue diverse sfumature".

La sfida quindi è di riuscire a costruire una drammaturgia attorno alle canzoni del grande Lucio inserite organicamente nel film, in modo che quando si ascoltano non si abbia l'impressione di un corpo estraneo. Come se le parole di Mogol fossero le più giuste e le più necessarie ai personaggi proprio in quel momento. 


"La difficoltà peraltro è ancora più grande- ha precisato ancora il regista- "visto che in questo caso le canzoni sono già state scritte, contrariamente a quanto accade solitamente nei musical dove le canzoni e le musiche del film vengono scritte per l'occasione".  

Nell'attesissimo film si ascolteranno tra le tante "Acqua azzurra, acqua chiara", "Non è Francesca", "Un'avventura", "Dieci ragazze", "Balla Linda", ma ci saranno anche alcune soprese grazie a brani meno noti, a cominciare da "Ladro" che Mogol e Battisti scrissero per l'Equipe 84.

Prodotto da Fabula Re, Lucky Red con Rai Cinema e con sette settimane di riprese previste tra Roma e la Puglia (Lecce, Tricase, Francavilla Fontana), il film era in cantiere già da un po', "la produzione ha lavorato molto per autorizzazioni e permessi ma alla fine ce l'ha fatta" rivela Danieli. "Ho avuto il piacere di confrontarmi con Mogol: ritengo che sia geniale quanto Battisti ma, per quanto ritenuto il più grande autore italiano, non sia apprezzato quanto si dovrebbe". 

Il regista che ha ottenuto un premio David di Donatello come miglior esordiente nel 2017 non ha potuto contare su molti modelli di musical italiani: "Di grande successo non ne conosco molti, c'è quel film molto carino dei Manetti Bros "Ammore e malavita", uscito lo scorso anno, e "Tano da morire" di Roberta Torre del '97". Tutto il resto sarà "Un'avventura".



mercoledì 19 settembre 2018

Califano, spunta l'inedito per Patty Pravo

di FRANCESCO TRONCARELLI




La notizia arriva all'improvviso e proprio nei giorni in cui Califano viene ricordato perchè avrebbe compiuto 80 anni. E' Patty Pravo a diffonderla, suscitando immediatamente un grande scalpore fra gli addetti ai lavori e soprattutto fra gli innumerevoli fan del Maestro.

"Un regalo inaspettato quello che mi è arrivato quest'estate, essere scelta da Franco nel suo testamento artistico mi ha toccato molto" così, con queste parole sincere che non nascondono una certa emozione, l'ex ragazza del Piper ha raccontato a Vincenzo Mollica nel corso di un servizio al Tg1 sul compleanno del Califfo, che è pronta ad incidere un inedito postumo del cantautore romano, intitolato "Io so amare così".

Più che di una canzone completa si tratta di versi riportati alla luce e musicati da Frank Del Giudice (bassista, compositore e coautore di Califano per numerosi brani tra cui il pezzo manifesto della sua carriera 'Tutto il resto è noia' che composero insieme nel 77) che con il cantautore scomparso 5 anni fa, ha condiviso centinaia di palcoscenici e di chilometri per circa 30 anni.

"In uno dei tanti viaggi notturni insieme in auto - ha spiegato Del Giudice - Franco era al volante ad io accanto a lui. Gli piaceva guidare con me vicino perché diceva che ero un buon navigatore. Immaginando "Io so amare così", mi disse di prendere appunti sul testo e di ricordarmi che quel brano sarebbe stato perfetto per Nicoletta (Patty Pravo)".

Lei nel corso dell'intervista, ha poi offerto una breve anteprima del testo, che colpisce subito per l'atmosfera che suppur in poche righe, si viene a creare e s'immagina, tra istantanee d'intimità e frammenti di un rapporto amoroso:

 "Il tuo respiro ansimante e invadente 
 che caldo che fa 
 ti credevo indifeso e innocente 
 ma sei più forte di me"

"Beh, sapere che l'ultima canzone che ha fatto prima di andare l'avesse dedicata a me è stato fantastico, io sono impazzita, perché tra l'altro il pezzo è molto bello".
E a proposito del suo rapporto con il Califfo, ha ricordato: "Mi trattava da sorella, mi divertivo forse di più che fare l'amante, lui era un tipo divertentissimo, aveva il senso della vita...".

Il brano sarà inciso a giorni e farà parte del nuovo album dell'artista veneziana, insieme ad altre canzoni nuove di zecca. Ma è indubbio che l'attenzione generale sarà rivolta verso questo pezzo "piovuto dal cielo" e per il quale si è creato già un interesse enorme. E a questo punto non ci resta che attendere.















martedì 18 settembre 2018

Finalmente Fonzie!

di FRANCESCO TRONCARELLI


Chissà cosa avrà pensato quando il suo nome è rimbombato nel Microsofot Theatre di Hollywood e tutta la sala composta di attori, divi dello spettacolo e addetti ai lavori americani ha iniziato ad applaudire.

Probabilmente a quando disse no al regista de La febbre del sabato sera che lo voleva come Tony Manero nel film, commettendo così un errore imperdonable che avrebbe spianato la strada invece all'esordiente e semisconosciuto John Travolta.

Sicuramente al fatto che dopo un onesta e lunga carriera aveva finalmente trovato la giusta considerazione per il suo modo di recitare ed interpretare personaggi, un riconoscimento insomma al suo essere attore a tutto tondo.

Sì, certamente l'indimenticato Fonzie di Happy Days avrà pensato in quei pochi attimi a tutto questo, a che finalmnete ce l'aveva fatta: aveva vinto l'Emmy! 

E la notizia ha fatto il giro del mondo, rilanciata dai principali giornali e applaudita sui social dai fan dell'attore, a testimonianza della sua enorme popolarità: Henry Winkler si è aggiudicato il suo primo Emmy Award alla 70esima edizione degli Oscar della tv.

La star, oggi 72enne, e coi capelli lunghi e bianchi, è stato premiato come Miglior attore non protagonista brillante per il ruolo di Gene Cousineau in Barry una serie tv che è andata benissimo negli States.

In precedenza, nella sua lunga carriera Winkler era entarto per ben otto volte nelle Nomination, ma non era mai riuscito ad aggiudicarsi il riconoscimento. Questa è stata la volta buona, con sua grande soddisfazione e di tutti quelli che lo hanno sempre seguito e lo ricordano con nostalgia in Happy days, una delle serie più amate in assoluto a livello internazionale.


L'edizione 2018 degli Emmy verrà ricordata inoltre per il trionfo della serie comica La fantastica signora Maisel, capace di portarsi a casa ben cinque riconoscimenti: Miglior serie brillante, Miglior attrice con Rachel Brosnahan, Miglior attrice non protagonista con Alex Borstein, Miglior sceneggiatura e Miglior regia con Amy-Sherman Palladino, già sceneggiatrice e creatrice di due serie cult come Pappa e Ciccia e Una mamma per amica.

Tra le miniserie invece, a fare la voce grossa è stata The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story. L'ultimo gioiello nato dal genio di Ryan Murphy, che racconta l'omicidio dello stilista Gianni Versace - avvenuto a Miami il 15 luglio 1997 - è stata premiata come Miglior miniserie, per il Miglior attore protagonista con Darren Criss e per la Miglior regia proprio con Murphy.

Nella stessa categoria Jeff Daniels (Godless) è risultato essere il Miglior attore non protagonista mentre il riconoscimento per la Miglior attrice è andato a Regina King (Seven Seconds). Il premio più ambito, quello per la Miglior serie drammatica, è andato alla settima stagione de Il Trono di Spade.

Ma è stato Fonzie la vera star della premiazione, la standing ovation che gli è stata tributata e le foto che in tanti fra i divi a stelle strisce hanno voluto farsi con lui, lo testimoniano, emozionante poi il selfie con l'amico di sempre, il regista premio Oscar Ron Howard, il Richie Cunningham dei "Giorni felici" della televisione con cui ha mantenuto una bella amicizia per tutti questi anni al di fuori del set.


Un momento simpatico e irresistibile che ha riportato i due ai vecchi tempi per la gioia di quanti stavano seguendo in diretta l'evento.

Caro vechio Fonzie, sono passati quarant'anni, una vita, dai tuoi trionfi con cui hai conquistato una generazione, ma finalmente ora si sono accorti tutti che sei un grande attore. Bravo!

domenica 16 settembre 2018

Lazio, è un gioco di Parolo. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7 a dillo a Parolo tuo - La Lazio stende l'Empoli e prosegue la sua marcia nel campionato. Imballata nel primo tempo, ha trovato la giocata vincente nei primi miuti della ripresa, mantenendo poi il possesso palla e, a tratti, quello del gioco. Certo qualche affanno di troppo a alcune imprecisioni, ma è anche vero che contava vincere a prescindere. Copertina d'obbligo al centrocampista goleador che dopo essersi nascosto a lungo è sbucato fuori al momento giusto facendo felici i cinquemila tifosi al seguito e quelli spaparanzati davanti la tv. Avanti Lazio, avanti laziali!

7 a Sylva Strakoshina - All'ultimo secondo del quarto minuto di recupero si è superato. Tipo Vladimir Lixuria che ha imitato Ghali da Carlo Conti e ha incredibimente vinto. Santo subito.

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - Andreazzoli je spiccia casa e lui manca je paga i contributi. L'ha fatto nero il 26 maggio e lo tiene al nero a fa le pulizie adesso. E per Puone c'è un posto in guardiola, a mette le lettere nelle buche. O pe' starada a tappalle le buche. Decidete voi.

6 e mezzo a Lucas 2.0 (quello che ride) - Tosto è tosto, jel'ammolla insomma come Bonolis, ma è un dato di fatto che ormai non lo Leiva più nessuno dal suo posto davanti alla difesa. E andiamo.

6+ ad Antonio Elia Acerbi (Lazio del meno 9) - Lì dietro è una garanzia, come Fiorello quando è in televisione che li seppleiisce tutti. Così lui. Da Edicola Fiore a computer Acer. Il passo non è breve ma così è se vi pare.

6 a buttamola in Caciaras - Fenomeno in nazionale, ggetto misterioso a Formello. Dove sta la verità? Chissà chi lo sa avrebbe risposto Febo Conti nella Tv dei Ragazzi di una volta. Comunque pe nun sapè nè legge nè scrive, Inzaghino l'ha buttato dentro nella ressa finale. Ed è rimasto in piedi.

6 a Innamoradu - Nel primo tempo soprattutto, quando i compagni di merende erano in tutt'altre faccende affaccendati, è stato l'unico che tirava la fune, encomiabile. Gli anni passano ma sta sempre a galla. Come Pippo Baudo.

6 -  - a Correa l'anno 1900 - Fantozzi aveva capito tutto in tempi non sospetti: scusi chi ha fatto palo? Roba che pure Enrico Toti che aveva una gamba sola e una stampella per reggersi in piedi, l'avrebbe buttata dentro...

5 e mezzo a Durmisi dove trovate posto - Tanto fumo e poco arrsto. Avete presente Aldo che si è messo da solo, lasciando a casa Giovanni e Giacomo?

5 a Lupo Alberto - Aridatece er ciuffo biondo che fa impazire i mondo. E ho detto tutto.

5 al Sergente - Fermatelo. Ogni partita che gioca vale di meno. Da Cento milioni in quattro match è arrivato a pranzo e alloggio e trenta euro al mese per i vizi (ricarica, figurine, gomme da masticare).

5 al Ciro d'Italia - E' rimasto a Tale e quale: Immobile.

5- a Bravehart Wallace - E' rimasto a guardare Caputo fino all'ultimo secondo.
 
4 a Somarussic - In settimana la troupe di Alberto Angela, si recherà a Formello per le riprese dello speciale su si lui: "Il Sonnambulo, questo sconosciuto". Una puntatona del Mondo di Qui,Quo, Quark che cercherà di svelare il segreto della sua nullità e staticità in campo. Testimonianze di amici ed esperti che ci si augura facciano luce sul mistero che nell'interesse generale ha superato pure il terzo segreto di Fatima. 


Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 16 settembre 2018
La Lazio espugna Empoli. Dopo un primo tempo davvero orribile arriva ad inizio ripresa il gol di Parolo, che è sufficiente ad avere la meglio sui toscani per la prima vittoria in trasferta capitolina. Per la 4° giornata la squadra di Inzaghi è chiamata ad affrontare un impegno molto ostico: l'Empoli infatti è squadra difficile da affrontare per l’ottima organizzazione di gioco dei suoi. Andreazzoli, che cerca un riscatto dello storico 26 maggio, perde Antonelli per molto tempo. Il 4321 del tecnico toscano prevede in difesa Rasmussen e Silvestre, davanti Zajc e Bennacer sono dietro a Caputo unica punta. Inzaghi di contro mantiene la stessa formazione delle ultime tre giornate, quella vittoriosa col Frosinone, sperando di dare continuità alla buona prestazione di domenica passata.  Al “Castellani”, sostenuta da moltissimi tifosi al seguito, la Lazio parte accorta; subito un tiro di Milinkovic poteva aver migliore sorte, poi all’11’ la conclusione di potenza di Acquah finisce out. Non sembra che la squadra di Inzaghi riesca ad avere grandi sbocchi offensivi, resta bloccata e anche troppo arretrata, rischiando pure quando Krunic colpisce di testa e quasi non la mette dentro al 24’. L’Empoli ha grande dinamicità e se ne accorge Strakosha, che deve fare un vero miracolo sul diagonale di Acquah alla mezz’ora; Caputo qualche minuto dopo segna pure, ma è in off side e Orsato giustamente annulla. La Lazio non pare proprio in condizione: si affida a qualche sprazzo personale con Milinkovic ed Immobile, le cui giocate sono davvero velleitarie; si sveglia solo poco prima della fine del primo tempo, quando Milinkovic di tacco sfiora il palo e sul corner seguente Wallace colpisce ancora il legno. Nella ripresa arriva immediatamente il gol di Parolo, che raccoglie un cross dalla sinistra deviato e con un tocco sotto porta sblocca il risultato. La rete cambia la squadra di Inzaghi, che ora inizia a giocare con precisione e velocità. Ma intanto si fa male Radu e lo sostituisce Caceres; i biancazzurri prendono in mano le redini del gioco e per un po’mettono in difficoltà i padroni di casa, ma hanno qualche problema a ripiegare, per cui si espongono a qualche contropiede toscano. Inzaghi leva Milinkovic per Correa, ma intanto i biancocelesti si abbassano troppo, consentendo all’Empoli di provare a raddrizzare la gara. Nell’ultimo quarto d’ora Traore e Durmisi rilevano Acquah e Luis Alberto,  poi entra anche Mraz e l’Empoli va decisamente a trazione anteriore; i toscani però paiono molto stanchi: si vede solo un buon tentativo di Caputo all’83’.Nel finale dopo un tiro di Immobile sulla respinta di Terracciano  Correa colpisce il palo, poi ancora Immobile impegna il portiere; a tempo praticamente scaduto  prima Marusic si mangia il raddoppio e sul capovolgimento Strakosha nega a Caputo il possibile pareggio che per i biancazzurri poteva essere una colossale beffa. Una Lazio dai due volti, sotto tono, quasi imbarazzante nel primo tempo, molto più reattiva e propositiva nella ripresa, dopo essersi sbloccata grazie alla rete di Parolo. E’ comunque una squadra quella di Inzaghi che sta stentando ad entrare in forma, ancora lontana da quella brillante dello scorso Campionato. Ma ad una scadente condizione atletica corrisponde di contro un risultato più che positivo: fare bottino pieno ad Empoli significa aumentare l’autostima e infondere morale a questa squadra, che ha gran bisogno di considerazione. Ed ora il mister biancoceleste dovrà essere bravo a saper gestire i suoi, anche in vista della prima sfida europea in programma già questo giovedi contro l’Apollon.

     
EMPOLI    LAZIO   0–1   47’ Parolo
EMPOLI:  Terraciano, Di Lorenzo, Rasmussen, Silvestre, Veseli, Acquah (75’ Traore), Capezzi, Krunic, Zajc (60’ La Gumina), Bennacer (80’ Mraz), Caputo. All. Andreazzoli
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu (54’ Caceres), Marusic, Leiva, Parolo, Milinkovic (67’ Correa), Lulic, Luis Alberto (75’ Durmisi), Immobile. All: Inzaghi
Arbitro Orsato



venerdì 14 settembre 2018

Califano, 80 nostalgia di un poeta

 di FRANCESCO TRONCARELLI



Amava la vita e la musica era la sua vita. Era uno spirito libero, un anticonformista che andava per la sua strada, lontano dal circo mediatico dei raccomandati che nel mondo dello spettacolo hanno vita facile e per questo successo garantito. Era semplicemente Franco Califano, per chi lo conosceva ed amava il Califfo,  uno dei più grandi autori del nostro pop, un artista unico che ha regalato emozioni a non finire a intere generazioni e che per il suo essere controcorrente non è stato mai adeguatamente considerato dalla critica e dai media. Messo all’angolo in vita, dimenticato in fretta da morto.

Oggi avrebbe compiuto 80 anni, ma vedrete saranno in pochi a ricordarlo sui media, come è successo nell'anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 30 marzo di cinque anni fa. Se non fosse per la passione dei suoi collaboratori più stretti degli ultimi tempi, il ricordo del Califfo sarebbe relegato in un baule impolverato, lontano dagli occhi e lontano dal cuore.

Ecco così che va applaudito il talentuoso Alberto Laurenti, produttore degli utimi album del Califfo che costantemente ne rilancia e propone la produzione e che proprio stasera lo omaggerà con un recital da giorni "sold out" al Teatro Manfredi di Ostia mentre allo spazio Atlantico un altro fedelissimo come Gianfranco Butinar (che lo ha interpretato nel film di Stefano Calvagna "Non escludo il ritorno") terrà una festa happenig in suo onore con personaggi ed amici che gli hanno voluto bene lo hanno sempre apprezzato.

Poeta, ribelle, artista maudid, protagonista di storie di cronaca nera e cronaca rosa, attore di cinema e di fotoromanzi, idolo di una certa Roma ai confini della legalità e al tempo stesso di tanta gente di ogni ceto sociale innamorata dei suoi brani, Califano resta comunque un grande chansonnier, un cantautore immenso e un autore prolifico e sempre di qualità.

Un uomo dalle spalle larghe e dalla creatività innata, con la capacità di raccontare il vissuto quotidiano della gente, fosse di borgata come in quel brano portato al successo da Edoardo Vianello e Wilma Goich in coppia, o fosse dei quartieri alti della città, l’una e l’altra alle prese con i problemi che da sempre tormentano le rispettive esistenze. La vita, l’amore, l’amicizia. Non a caso qualcuno molto acutamente l’aveva definito il Prevert di Trastevere.

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E’ stato autore di alcune pagine intense della musica leggera italiana come "La musica è finita"  "Una ragione di più", "Minuetto", "Un grande amore e niente più", "E la chiamano estate", ma nel corso della sua carriera Califano non aveva trovato il modo di farsi apprezzare appieno anche come interprete.

Dopo alcuni tentativi rimasti nel limbo l'occasione gli capitò, quando incise "Tutto il resto è noia" che diventerà uno dei capolavori assoluti della musica italiana.

Una canzone dal sapore amaro ma irresistibile che dipinge su musiche di Frank Del Giudice, il malessere esistenziale di una passione che si spegne piano piano nella routine, che il Califfo scrisse più di quarant’anni fa ma che per le dinamiche e le situazioni del rapporto di coppia che racconta, è sempre attuale.

Pubblicato nel 1976 ed inserito nel suo quarto album (33 giri etichetta Ricordi) sulla cui copertina c’è un bambino dal cognome che rimanda ad echi di malavita, ovvero l’allora piccolo Eros Turatello, figlio del boss milanese Francis suo amico, “Tutto il resto è noia” è considerato dalla rivista Rolling Stone, uno fra i cento dischi italiani più belli di sempre ed è per lui, quello che gli americani chiamano “signature song”, il brano cioè con cui si identifica subito un cantante.

Sicuramente è la canzone che gli ha regalato una nuova credibilità artistica dopo le vicissitudini giudiziarie che avevano movimentato in negativo la sua esistenza e lo avevano allontanato dalla ribalta. Un brano che segna il riscatto come artista e per taluni che snobisticamente lo avevano emarginato, anche come uomo, rilanciandolo a pieno titolo e senza falsi moralismi, come cantautore con la “c” maiuscola.

Califano che andava a letto cinque minuti dopo degli altri per avere cinque minuti in più da raccontare, nato per sbaglio a Tripoli da genitori campani, ma romano d’adozione, con quella inconfondibile voce roca e quello sguardo sornione da bel tenebroso, aveva sul braccio tatuato “tutto il resto è noia”, la frase di questa canzone che gli ha dato la notorietà e la fama imperitura e che avrebbe voluto come suo epitaffio.

E aveva ragione. Nel riascoltarla con malinconia nel giorno del suo complenno, ci si accorge come il mondo dello spettacolo sia maledettamente noioso senza uno artista come lui.




mercoledì 5 settembre 2018

Freddie Mercury, indimenticata rockstar


di FRANCESCO TRONCARELLI
 


Avrebbe compiuto 72 anni oggi Freddie Mercury, la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale e di cui si sente la terribilmente la mancanza in tempi così grami di talenti e di pop campionato e senza identità.

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica e anticonformista, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor  forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Decon.

Da quel momento nasce la leggenda dei uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale internazionale soprattutto del loro frontman, l’istrionico e insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in 26 nazioni diverse, vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti: quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà David Bowie in seguito.

La sua infatti era una voce potente ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua estensione vocale sfiorava le quattro ottave, ma soprattutto che la sua voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i Tenores della Barbagia.


Appariscente e coinvolgente sul palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati Cliff  Richerd, poi Hendrix e i Cream. Per i Queen è stato autore di brani che hanno fatto il giro del mondo come Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don't Stop Me Now, It's a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play the Game, Somebody to Love e We Are the Champions.   

Il 24 novembre del 1991 morirà a 45 anni, ufficialmente per una broncopolmonite. Il giorno prima aveva redatto un comunicato in cui spiegava: "Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. E' arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia".

Oggi, giorno del suo compleanno, tutti gli Hard Rock Caffè nel mondo celebrano l’anniversario con una raccolta di fondi in favore del “Mercury Phoenix Trust” per sostenere la ricerca contro l’Aids. Hashtag ufficiali dell'evento #FFAD; #ThisIsHardRock; #AreYouReadyToFreddie. A Montreaux, dove Mercury aveva una casa e uno studio di registrazione, davanti alla sua celebre statua (ce ne sono cento nel mondo), è stata organizzata una Tombola per i fan con in premio memorabilia autografati da lui. Giorni fa poi, sulla facciata della modesta casa di Feltham dove la sua famiglia si trasferì da Zanzibar, è stata apposta una Targa blu per ricordarlo.  

In Italia Sky Arte dedica l’intera programmazione alla rockstar con documentari, live e speciali mentre sale la febbre per l'uscita ormai prossima del biopic intitolato "Bohemian Rhapsody" che racconterà la sua breve e folgorante vita in cui l'estroso e talentuoso artista è stato interpretato magistralmente da Rami Malek

In attesa, resta la sua musica e soprattutto la sua voce che non finirà mai di stupirci e coinvolgerci.



lunedì 3 settembre 2018

Lazio, tre punti e a capo. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI



7+ a Lupo Alberto - La Lazio ha steso il Frosinone con un "liberatorio" gol del suo numero 10. Quando l'ex Ciuffo biondo che faceva impazzire il mondo ha scagliato quella sassata al povero Sportiello, l'Olimpico è esploso con un urlo impressionante. Era il 49° e finalmente il lavoro sporco in mezzo al campo, tra un gol annullato, un palo e un batti e ribatti sterile, aveva trovato un pertugio fra le mille gambe gialloblu. Dopo tante polemiche e due sconfitte annunciate non contava come, ma contava solo vincere per iniziare il campionato. E così è stato. Avanti Lazio, avanti laziali.

7 a veni, visi, Lulic al 71°- Leader senza se e senza ma. Mentre i compagni di merende arrancavano, lui dettava i tempi delle azioni, seppur coi piedi fucilati che se ritrova. Il suo spirito di abnegazione è encomiabile, è stato un martello. Avete presente Paolini quando stalkerizza i giornalisti in mezzo alla strada e non li molla più?

7 ad Antonio Elia Acerbi (Lazio del meno 9) - Ce lo ricordavamo forte e soprattutto con la "s" nel cognome, ma non pensvamo che dopo tanti anni fosse ancora in palla. Bravo, difensore dominante, non ha fatto sentire minimamente la mancanza di quel lungagnone venuto qui a svernare nel resort di Formello per emigrare poi verso lidi più generosi. Insomma, ne avemo trovato uno bono.

6 e mezzo a dillo a Parolo tuo - Chiacchierato alle prime due partite come un Malgioglio qualsiasi, si è ripreso il posto che gli compete, come Carlo Conti alla guida di "Tale e quale". Bentornato.

6+ a Innamoradu - Normale amministrazione, ma la notizia è un'altra: sta per raggiungere Ledesma l'indimenticato e grandissimo Lumaca di questa Pagelliaidi nel numero di presenze con l'Aquila sul petto. Battiamo le mani ai veri laziali.

6 a Lucas 2 (quello che ride) - Come sopra, ovvero normale amministrazione. Nè più nè meno di Mollica alle prese col Festival del Cinema di Venezia. Dice sempre le stesse cose a tutti.

6 a Sylva Strakoshina - Da quando ha saputo che qualcuno lo vuole mandare via dal Condominio, ha cambiato tattica. Non esce mai. Sì resta in guardiola e non si muove de pezzo. Beh, se funziona coi Testimoni de Geova e gli incravattati delle agenzie immobiliari non è detto che funzioni con gli attaccanti avversari. Dall'oroscopo di Branko la Luna consiglia. trovate una via di mezzo. Migliorerete voi stessi e sarete benvisti dagi altri.

6 - a Bravehart Wallace - Un colpo alla botte e un colpo al cerchio. Con contorno di qualche liscio clamoroso. Ditejelo al ragazzotto che mica so' tutti Ronaldo. C'è sta pure Ronaldo all'Acquedotto dove se magna bene. Ma a proposito, quello della Juve che ha fermato era proprio CR7? Ma non sarà stato l'oste dell'Acquedotto?..

5 e mezzo a Somarussic - Nè carne nè pesce. Semplicemente nè.

5 e mezzo al Sergente - Pensavamo che con la rete segnata de panza seppur in fuorigioco, si fosse svegliato. Ma de che. E' sempre in catalessi da quando st'estate all'Arena Mare di Ostia è andato a vedere il film di Muccino "A casa tutti bene". Na tranvata da cui non si è più ripreso.A grande richiesta comprategli un Dvd di un film con Bombolo e Tomas Milian, hai visto mai...

5 e mezzo al Ciro d'Italia - In crisi d'identita da qualche tempo, ha prepotentemente ribadito come si chiama: Immobile.

Appunti di gioco
di Roberto Taglieri

Domenica, 2 settembre 2018

I primi tre punti per la Lazio. Nella gara serale della terza di Campionato i biancazzurri soffrono un po’ ma alla fine hanno la meglio sul Frosinone grazie ad un gol siglato all’inizio del secondo tempo da Luis Alberto. Dopo le prime due sconfitte di fila della stagione all'Olimpico va in scena la gara contro i ciociari, che dovrebbe favorire il riscatto laziale. Per Longo non c'è Hallfredsson; in campo al suo posto ci va Cassata; in avanti a fianco di Perica è ballottaggio tra Campbell e Ciano, vinto alla fine da quest’ultimo. Invece Simone Inzaghi decide di schierare la stessa squadra di Torino, col solito 352. Molti spazi vuoti sugli spalti, ma ci sono oltre duemila i tifosi del Frosinone all'Olimpico al fischio d'inizio di Calvarese, con la Lazio che va subito in gol con Milinkovic di testa, annullato però per un fuori gioco millimetrico. Il Frosinone difende con grande determinazione e rischia addirittura di passare con Cassata al 16’, ma il suo colpo di testa è troppo morbido; subito dopo però Parolo colpisce il palo a portiere battuto. Grande opportunità laziale al 25’ con un dai e vai tra Immobile e Milinkovic, con tiro di quest’ultimo che sfiora il palo. Resta tuttavia una Lazio troppo sprecona: alla mezz’ora i biancocelesti si divorano un gol fatto con Immobile, che spara out un piattone semplicissimo a porta vuota, poi il fendente di Milinkovic non inquadra lo specchio. Il serbo si ripete prima della fine del primo tempo e quasi allo scadere prima Immobile si fa parare lo scavino dal portiere, poi Acerbi salva dopo un grave errore di Wallace. Nella ripresa comunque arriva subito la rete di Luis Alberto, lesto a ribattere in porta una respinta corta della difesa ciociara e a portare i suoi in vantaggio. Il gol sblocca solo in parte la Lazio, che prova a raddoppiare ancora con Milinkovic al 59’ e poi con Acerbi, che spara alle stelle un gol quasi fatto su corner dalla destra. Luis Alberto al 71’ ripropone il suo numero, calciando direttamente in porta da calcio d’angolo e sfiorando il gol; il Frosinone invece si apre spesso in ripartenza ma davanti pare poco consistente e non impensierisce quasi mai la difesa capitolina. Nel finale esce Milinkovic per Murgia, poi Immobile per Caicedo; è combattivo fino all’ultimo il Frosinone, mettendo sempre un po’ in apprensione le retrovie laziali, ma ci pensa il fischio di Calvarese a sancire la fine dei giochi con la vittoria biancazzurra. Una partita difficile, nonostante il divario tecnico, che la Lazio è riuscita a portare a casa di misura, dopo aver sprecato un mucchio di occasioni. La squadra biancoceleste si scrolla di dosso le polemiche dei giorni passati e trova i primi tre punti della stagione, riscattando in parte l’inizio di Campionato zoppicante. Impossibile dare giudizi ma sembra che ancora ci sia molto da lavorare: la pausa aiuterà Inzaghi a far quadrato con i suoi.   

LAZIO FROSINONE  1- 0   49’ Luis Alberto 
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Parolo, Milinkovic (82’ Murgia), Lulic, Luis Alberto (90’ Badelj), Immobile (85’ Caicedo). All: Inzaghi
FROSINONE: Sportiello, Brighenti, Salamon, Capuano, Zampano (70’ Ghiglione), Chisbah, Maiello, Cassata (82’ Soddimo), Molinaro, Ciano, Perica (70’ Ardaiz). All: Longo
Arbitro Calvarese 

Lazio avanti così. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 8 a Benigno Zaccagnini - Un'altra vittoria per la Lazio firmata Tudor. Tre punti meritatissimi per volume di...