martedì 28 agosto 2018

In arte Patty Pravo

di FRANCESCO TRONCARELLI



E’ una Patty Pravo come non si è mai vista, anzi ascoltata, quella che è stata al centro dello speciale realizzato per Rai 3 da Pino Strabioli che a grande richiesta è stato riporoposto in prima serata. Non la solita intervista agiografica, ma un racconto che ha svelato la sua personalità senza filtri e censure e che l’ha restituita al suo pubblico nella sua vera essenza di artista libera che ha fatto sempre quello che sentiva senza cedere a compromessi.

Centodieci milioni di dischi venduti, nove partecipazioni al Festival di Sanremo, premi nazionale e internazionali, Nicoletta Strambelli “In arte Patty Pravo” è un’icona della musica italiana, una donna dalla carriera e dalla vita straordinaria e questo racconto televisivo, sviluppato su diversi filoni narrativi, scritto bene e realizzato meglio l’ha confermato.
Il progetto è nato sulla scia di una serie di ricorrenze particolari che si sono susseguite in questo anno. I cinquant’anni di carriera iniziata col boom de “La bambola”, i 70 anni compiuti lo scorso 9 aprile e i 40 anni di “Pensiero stupendo”, e soprattutto grazie all’amicizia fra il bravo Strabioli conduttore della serata e l’ex ragazza del Piper, un rapporto che si è fortificato nel corso del tempo.

I due si sono incontrati seguendo le tappe della nuova tournée italiana di Patty Pravo: tra Roma e Venezia. E non solo, si sono spinti fino a Londra alla ricerca delle radici artistiche della protagonista che giovanissima, già nel 1966 divenne un punto di riferimento per le giovani generazioni di allora, pronta a stravolgere tutti i canoni dell’interprete femminile del tempo.

Nicoletta-Patty si è confidata raccontando la sua infanzia, la sua famiglia, i suoi amori, i suoi dolori, le sue fonti di ispirazione, il senso vero delle sue scelte artistiche che l’hanno fatta diventare la divina della nostra musica.

Momenti particolari e situazioni spesso inedite che hanno scandito la sua carriera e la sua voglia di esserci a modo suo, senza mai cedere a compromessi.

E’ stata un’intervista intensa e inedita attraverso la quale si è ripercorso anche un pezzo di storia del nostro Paese in cui lei, la Pravo, ha recitato un ruolo importante, influenzando mode e modi di vivere, contribuendo a modificare il costume.



Quindi il ricchissimo repertorio Rai fatto di interviste, canzoni e videoclip, i live e le prove dei suoi ultimi concerti, le interviste ai fan, che raccontano un pezzo del suo mondo, le testimonianze dei colleghi che la amano e quelle degli artisti che ne seguono l’esempio: da Renzo Arbore a Giuliano Sangiorgi, da Emis Killa a Barbara Alberti.

Le canzoni naturalemente hanno fatto veramente da colonna sonora a questo speciale, brani irresistibili ed indimenticabili che hanno accompagnato generazioni e tutt’ora sono apprezzati e ascoltati con piacere per il coinvolgimento che assicurano e le emozioni che stimolano.

“Pazza idea”, "Se perdo te", “Il paradiso”, “Non andare via”, “Ragazzo triste”, “La spada nel cuore”, “E dimmi che non vuoi morire”, gemme di un repertorio incredibile che affascina sempre.

Ovviamente sui social l’attenzione è stata tanta e #InArtePattyPravo è entrato subito in tendenza.

E non poteva essere altrimenti perché Nicoletta Strambelli, veneziana di nascita ma cittadina del mondo è stata ed è una donna rock senza età che non conosce le parole  nostalgia o malinconia, in quanto è profondamente radicata nel presente. Una diva autentica e pigramente signora.

sabato 25 agosto 2018

La Lazio c'è, ma non si vede. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI


6 e mezzo a Bravehart Wallace - E'durata mezz'ora la Lazio a Torino, tanto possesso palla, qualche tiro in porta, difesa attenta, poi un gran gol del capoccione pianico ha riporato tutti alla realtà. Troppo cinici e obiettivamente più forti i bianconeri, troppo manovieri e obiettivamente ingenui i bincocelesti. Il secondo gol ha chiuso i giochi che non si erano mai concretamente riaperti, neanche con le sostituzioni volute da Inzaghino e tutti a casa. Copertina d'obbligo al difensore barbudos, che nonostante i trascorsi da sega internazionale della passata stagione ha comunque retto botta. Applausi una tantum per lui. E speriamo che domenica inizi il campionato per l'Aquila.

6 e mezzo a Lucas 2 (quello che ride) - E' tornato con tutta la sua autorità. E mo' chi lo Leiva più dal campo?

6+ ad Antonio Elia Acerbi - Dai tempi del "meno 9" ha perso la "s" dal cognome ma in compenso è ringiovanito. Sembra un altro. Resta come allora il muto della squadra perchè parla coi piedi.

6+a Sylva Strakoshina - La soddisfazione di sfoggiare una paratona sul giocatore più forte del mondo se l'è presa. Poi che anche noi ce la siamo presa là dove il lato B domina, è un altro discorso.

6 a veni, vidi, Lulic al 71' - L'Eroe del 26 maggio è l'uomo simbolo di questa squadra in questo momento. C'è, ma non si vede, arruginito com un Flavio Insinn qualunque, impacciato come un Amadeus agli esordi, assente come Mina che è sparita da 40 anni. Eppure c'ha provato, coi suoi piedi fucilati con cui peraltro è entrato nella storia vincendo da solo la madre di tutte le partite, il derby di Coppa, ma c'ha provato. Augurimoci che inizi a carburare.

6 a Somarussic - Al sonnambulo je manca sempre un soldo pe fa na lira, o un centesimo pe fa n' euro, cambia il conio ma il risultato non cambia. Tanto fumo e un po' d'arrosto. Avete presente Rovazzi? Lui però manco cor trattore la butta dentro.

6 a Innamoradu - Gli anni passano, i bimbi crescono, le mamme invecchiano e lui sta sempre qua. Immarcescibile. Se poi qualcuno prima che finisca la carriera gli spiega cosa sia la diagonale saremmo tutti più contenti. Come i turisti a mollo a fontana di Trevi con la callaccia.

6 - a Correa l'anno 1900, Rodolfo Bada e Durmisi dove trovate posto - Presto per gudicarli considerato che sono entrati nel finale, ma certo che in tre non ne hanno fatto uno buono. Nè più nè meno di Aldo, Giovanni e Giacomo che sono finiti nel dimenticatoio.

5 e mezzo al Ciro d'Italia - Un gol capolavoro all'esordio, il nulla assoluto alla seconda. Bomber fa na cosa, segna con meno enfasi e non se ne parli più e così può darsi che iniziamo a vince.

5 e mezzo a dillo a Parolo tuo - E' rimasto in vacanza al Tibidabo.

5 e mezzo a Lupo Alberto - Da quando ha tolto il ciuffo biondo è un altro. Come Vincenzo Mollica ch senza occhiali sembra la sora Lella. Dall'oroscopo di Branko la Lna consiglia: tornare alle origini.

5 al Sergente - Con due partite ha dimezzato il suo valore. Da 'na piotta e suite all'Hilton a seguire è passato a dieci euro con cena da "Cencio alla parolaccia" a giorni alterni. Riuscirà il nostro eroe a tornare più forte e più costoso che pria? La risposta alle prossime puntate.






 

 


Perdere l'amore, storia di un capolavoro


di FRANCESCO TRONCARELLI


La puntata speciale di Techetechetè dedicata a Massimo Ranieri è stata una delle più belle ed emozionati della stagione. Del resto un personaggio come lui, così particolare e che non ha simili nel mondo dello Spettacolo, non poteva che prestarsi a un vero e proprio one man show di rileivo per le tante partecipazioni a programmi televisivi degni di essere rivisti.

Ma in particolare vogliamo concentrare l'attenzione su un suo exploit entrato nella storia della musica, ovvero quel Sanremo che lo vide assoluto protagonista e vincitore con "Perdere l'amore". Un festival peraltro tra i migliori, con grandi canzoni, grandi interpreti, grandi polemiche, grande spettacolo. Fu un Sanremo infatti tutto da seguire quello che 30 anni fa si celebrò in pompa magna sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo. Uno dei più riusciti di quegli edonistici anni 80 tutte spalline esagerate e capigliature cotonate che andavano di moda in quei tempi.

Organizzato dal sempiterno Ravera, aveva una schiera di presentatori al suo servizio, Miguel Bosè e Gabriella Carlucci sul palco, Carlo Massarini in collegamento dal Palarock con i vari ospiti e Kay Sandwick, Lara Saint Paul, Memo Remigi e Valerio Merola per i contributi dal Casinò.

Un numero eccessivo ma necessario perché gli artisti che andarono ad esibirsi nel vero e proprio spettacolo a margine del festival, furono tantissimi. Nomi importanti della scena internazionale come gli ex Beatles Paul McCartney e George Harrison, che rincontrarono dopo anni l’amico e compagno di serate da sconosciuti musicisti ad Amburgo Mino Reitano, i New Order, Bon Jovi, Art Garfunkel, Joe Coker, Terence Trent D’Arby, Chris Rea, Suzanne Vega, Rick Astely, per ricordarne qualcuno, artisti di grande spessore che da soli costituivano un evento nell’evento festivaliero.

In questo contesto di “tutto quanto fa spettacolo” applicato a Sanremo, c’è da segnalare anche il mezzo ammutinamento del pubblico del Palarock che chiese di poter seguire in diretta la seconda manche dello slalom speciale dei Giochi olimpici invernali di Calgary,  richiesta insolita ma comunque accettata con la messa in onda della gara vinta poi da Alberto Tomba e la conseguente interruzione della serata finale del festival.

Sì, perché il festival intanto andava avanti con 26 big ed altrettante canzoni che dovevano essere votate tramite le schedine del Totip come gli anni precedenti. Molte da dimenticare (“Io” della Bertè, “Nella valle dei Timbales” dei Figli di Bubba” ,“Nascerà Gesù” dei Ricchi e Poveri ad esempio), molte altre belle, alcune veramente belle. Pezzi come i melodici “Mi manchi” del veterano Fausto Leali e “Inevitabile follia” del bravo e professionale Raf, il delicato “Il mondo avrà una grande anima” dell’ex enfant prodige Ron, l’accattivante “Quando nasce un amore” della sensuale Anna Oxa, il coinvolgente “Emozioni” di Toto Cotugno, il drammatico “L’amore rubato” di Luca Barbarossa sulla storia di una violenza, argomento purtroppo attuale allora come oggi.

Molti i futuri “saranno famosi” al debutto nella categoria Nuove proposte: Biagio Antonacci, Bungaro, Mietta, Stefano Palatresi con Paola Turci e Mariella Nava alla loro seconda volta sempre fra i giovani.

A vincere con il brano “Perdere l'amore” fu come detto Massimo Ranieri che con 7 milioni e 327mila 347 voti  distanziò di oltre due milioni e mezzo di voti il favorito ed eterno secondo Toto Cotugno, Fiorella Mannoia invece vinse il premio della critica con “Le notti di maggio”, mentre il primato delle vendite dei singoli fu appannaggio di Tullio De Piscopo con “Andamento lento”, pezzo partito in sordina nel corso del festival, ma che divenne un tormentone nelle discoteche e nelle radio fino all’estate per il suo ritmo accattivante.

Massimo Ranieri

La storia di “Perdere l’amore” è molto curiosa. Il brano composto dall’ex tastierista dei Semiramis di Michele Zarrillo, Giampiero Artegiani e dal navigato Marcello Marrocchi, era stato inciso da Gianni Nazzaro ma il provino non venne accettato dalla commissione selezionatrice del festival 1987. La casa discografica Wea, proprose allora all’ex della Pfm Lucio Fabbri di riarrangiarlo per affidarlo a Massimo Ranieri, da tempo fuori dal giro perché impegnato in teatro con successo.

Fabbri costruisce così una versione orchestrale raffinata, ispirata agli ultimi lavori di Barbra Streisand e la propone a Ranieri, che dopo averci riflettuto a lungo accetta di presentarla al Festival.

Sono quattordici anni che l’ex scugnizzo che cantava per i ristornati napoletani per guadagnarsi la giornata manca dalla scena musicale, venti da Sanremo, perché ha intrapreso la carriera di attore teatrale con testi impegnati ed anche più leggeri di grande successo. E’ fresco dal trionfo di “Rinaldo in campo”, commedia musicale di Garinei e Giovannini interpretata anni prima da Modugno e adesso ha l’opportunità di ritornare a esibirsi. “Perdere l’amore” è nelle sue corde, è la canzone giusta per tornare al suo primo amore, in questo pezzo sente riaffiorare antiche emozioni, quel testo poi che sa raccontare la rabbia, il dolore e il vuoto che accompagnano la fine di una storia quando non si è più giovani, lo convince e lo sente suo: “Perdere l’amore, quando si fa sera, quando fra i capelli un po’ di argento li colora, rischi di impazzire, può scoppiarti il cuore, perdere una donna e avere voglia di morire…”.

Massimo s’impossessa così della canzone regalando al pubblico una grande interpretazione drammatica, ricca di patos e soprattutto dal suo talento naturale. Il brano infatti si sviluppa in un crescendo in cui parole, musica e voce viaggiano in una sintonia perfetta, con quell’acuto finale che da solo è in grado di vincere il festival. E lui lo vince a mani basse.

Era il 1988, mai come quella volta la canzone vincitrice di Sanremo riscosse consensi unanimi tra addetti ai lavori e la vasta platea che da sempre segue il festival entrando di diritto fra i classici della musica italiana e diventando conseguentemente la “signature song” di Ranieri, cioè la canzone che lo contraddistingue, il cavallo di battaglia, come “My Way” per Frank Sinatra o “Azzurro” per Celentano. E ancora oggi, trent’anni dopo quella vittoria,  con quella introduzione di cinque note al pianoforte che sembra fermare tutti gli orologi del mondo suonata da Sergio Conforti, alias Rocco Tanica e lo struggente assolo di sax eseguito da Paolo Panigada alias Feiez sempre degli Elio e Le  Storie Tese, “Perdere l’amore” è un brano che emoziona e travolge, che scuote e coinvolge e che merita sempre di essere riascoltato come è stato possibile tramite Techetechetè.






Lazio avanti così. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 8 a Benigno Zaccagnini - Un'altra vittoria per la Lazio firmata Tudor. Tre punti meritatissimi per volume di...