domenica 28 maggio 2023

Lazio padrona di Roma. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI


10 a Innamoradu - L'ultima all'Olimpico per i Sarri boys e anche l'ultima partita con l'Aquila sul petto del più romano dei romeni. Con 427 partite Stefan è il calciatore che ha disputato più partite in biancoceleste in 123 anni di Storia. Ha iniziato con Delio Rossi nel 2008 ha terminato con il Comandante in una calda giornata semiestiva e nel giorno dei festeggiamenti per il decennale del 26 maggio. E il cerchio si chiude con lui che era l'ultimo dei moicani di quegli Eroi. La copertina di questa vittoria è tutta sua. Grazie di tutto e..a presto! 

10 alla Gente laziale - Il tutto esaurito in un tripudio di bandiere è la conferma sugli spalti, come sul campo (entrambi i derby vinti), di chi siano i Padroni di Roma. Primi della Capitale in tutti i sensi. Perchè er coro che famo tutti quanti insieme dice Lazio sei grande e te volemo bene.
 
8 e mezzo al Sergente - Finalmente li ha messi sull'attenti. Due gol da campione. Ora la domanda sorge spontanea, è stata l'ultima con noi all'Olimpico? Ai posteri. Ma ce ne devono da tanti. Altro che i 4 milioni per Fabio Fazio da Discovery. 
 
7+ a Hysaj che I papaveri - La Lazio si congeda dalla sua gente con una partita delle sue, dominio assoluto per un tempo, ripresa choc col ritorno della Cremonese, finale all'arrembaggio per cercare di riprendere il risultato. E con gli applausi per il pupillo del mister a lungo oggetto misterioso che si è tolta una bella soddisfazione. 

7 a Pedro Pedro Pedro Pè -  il meglio di Santa Fè e Trigoria colpisce ancora. Suo l'assist per SMS, ennesima perla di una grande stagione.

7 a Lupo Alberto - Tanti numeri ma è mancato quello decisivo che doveva far sparire gli avversari. Come stanno facendo in Rai.

6+ a Patrizia Pellegrini - Una marcia in più. Come Carlo Conti.

6+ a Casale degli Ulivi Agriturismo e Viale dei Romagnoli, 13 Ostia - Un po' Ric e Gian, un po' Ficarra e Picone molto sulle caviglie molto sull'articolo. Dio li fa e poi li accoppia. Loro accoppano a prescindere.

6 a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. È rimasto con una mano davanti e una di dietro. Come Paolantoni.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - Nè carne nè pesce. Nè come un Dado qualsiasi.

6- al Ciro d'Italia - La voglia c'è, la mira un po' meno. Come il cannone del Gianicolo che spara a salve a Mezzogiorno.

6- a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui c'era da temere il peggio. I primi caldi poi non l'aiutano confermando il titolo che da sempre lo accompagna, bandolero stanco. E così fu.

6- a Dio vede e Provedel - È mancato in uno dei punti forti, il Lato B. Dall'oroscopo di Branco la luna consiglia, rivolgersi a Belen esperta in maniera.

5 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come quel solito idiota di Biggio. Sipario.

                        

sabato 27 maggio 2023

Little Tony forever

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Fu un fulmine a ciel sereno, la notizia rimbalzò da un sito all'altro in pochi minuti provocando una serie di emozioni che andavano dallo stupore al dispiacere. Sembrava impossibile che Little Tony, simbolo del rock tricolore, sempre in forma e in movimento potesse essere morto.

Ma come, era stato da poco da Carlo Conti ai Migliori anni a trascinare il pubblico in studio e quello a casa con i suoi successi? è impossibile, si domandavano in molti sui social. 

Ma era tuttto vero, Tony combatteva e soffriva in silenzio da qualche tempo contro un male incurabile che lo stava consumando e che alla fine lo aveva battuto senza appello. 

Una dolorosa e triste fine che commosse l'Italia e soprattutto gli amici (dalla Venier a Baudo, da Bobby Solo a Morandi) che parteciparano addolorati all'ultimo saluto al Santuario del Divino Amore.

Cuore matto, il musicarello

Dieci anni fa se ne andava Little Tony, artista di razza e fra i più amati di sempre, passato dalle feste di piazza ai trionfi di Sanremo, dai timidi esordi al seguito dei Platters ai venti milioni dischi venduti, una carriera di successi all'insegna del rock, non solo esteticamente ma anche come filosofia di vita.

Sì perchè il ciuffo a banana, gli stivaletti e i completi con le frange lui li portava a prescindere, prendendo la vita di petto a cento all'ora infischiandosene dei giudizi prevenuti che spesso gli piovevano addosso, andandosene per la sua strada.

Quella di un ragazzino nato in una famiglia di musicisti di paese che campavano esibendosi nelle feste e nei matrimoni e che a 16 anni era già Little Tony, un idolo per la gioventù d'oltremanica che lo vedeva nel programma della BBC "Boys meeet girls". 

Lo aveva scoperto durante un'esibizione al Teatro Smeraldo di Milano un impresario inglese che gli offrì un contratto a Londra e che lo fece diventare un numero uno per i teen agers del Regno Unito.

il successo in Inghilterra

Poi il ritorno in Itala, l'incontro con Celentano che come lui amava il rock e il debutto insieme al Molleggiato al festival col celebre "24mila baci", prima di una lunga serie di hit che lo avrebbe accompagnato per tutta la carriera.

"Riderà", "Quando vedrai la mia ragazza", "La spada nel cuore", "Ti senti sola stasera", "Bada bambina", "Cuore matto", "La donna di picche", "Love Boat" tanto per citare alcuni brani del suo repertorio.

Canzoni senza tempo che ancora oggi coinvolgono e fa piacere ascoltare come ha dimostrato l'omaggio pieno di affetto che Fiorello gli ha dedicato a "Viva Rai 2" fra l'entusiasmo della folla in strada. 

 Il varietà delle 8 di mattina, il "Little Tony" Medley, il gran finale di questa settimana: tutto questo è #VivaRai2 🔥 pic.twitter.com/kgGhWSLJV8

Brani che facevano il paio con quelli di Elvis Presley che riproponeva nei suoi spettacoli. L'idolo a cui si ispirava e che lo accumunava a Bobby Solo in un'amicizia che da artistica era diventata col passare degli anni sempre più vera e affiatata. 

Proverbiali il suo sorriso, la sua simpatia, il suo modo di proprorsi all'americana sul palco in show travolgenti e dal forte impatto musicale e visivo. 

Proverbiali la sua disponibilità e generosità negli spettacoli come nella vita. Chi scrive è stato testimone di una sua elargizione notevole ad un clochard che stazionava nei pressi degli studi Fabrizio Frizzi all'ex Dear ma anche di episodi divertenti.

con Bobby Solo a Sanremo

Come quella volta che nel camerino dei Migliori anni ricevette a sorpresa la visita di Al Stewart artista di fama mondiale (The Year of the cat) che lo voleva salutare e conoscere perchè da ragazzo lo seguiva alla Tv britannica.

Un incontro surreale con l'inglese che quasi si inchinava nel stringergli a mano e lui che replicava  "comodo, comodo", per poi chiedere al sottoscritto quando Al Stewart se ne andò "Ma questo chi è?". Non l'aveva riconsociuto.

Era proprio fantastico il "Ragazzo col ciuffo", protagonista di una stagione irripetibile del nostro pop che dispensava gioia di vivere con artisti come lui tra i varietà del sabato sera, Cantagiri, Canzonissime, Sanremo e i musicarelli al cinema.

Sono passati dieci anni dalla sua scomparsa e si sente terribilmente la mancanza di un personaggio come lui che credeva in quello che faceva e faceva di tutto per far stare bene il pubblico. Little Tony non finisce qui. Little Tony forever.

 

domenica 21 maggio 2023

Lazio avanti tutta! Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 al Ciro d'Italia - La Lazio ha battuto l'Udinese al Dacia Arena ribadendo così la voglia di centrare il posto al sole della Champions. È stata una partita dai due volti, con le squadre che si sono studiate a lungo sino a quando i biancocelesti hanno deciso di spingere sull'acceleratore per far prevalere la loro classe e superiorità. Il gol del bomber dei bomber ha legittimato un dominio del campo incontestabile che ha procurato i tre punti fondamentali per questa corsa finale. E l'abbraccio colletivo che ha ricevuto anche dai ragazzi della panchina è la risposta migliore sulla volontà di vincere della squadra. Avanti Lazio avanti laziali sino alla fine!

7 e mezzo a Lupo Alberto - È uscito alla distanza come Striscia la notizia tornata a fare intrattenimento e denunce come i bei tempi. Nel secondo tempo infatti è salito in cattedra e ha tirato fuori dal cilindro un paio di conigli da Mago vero. E Silvan muto.

7 a Dio vede e Provedel - Una certezza. Come il treno della Roma-Viterbo con partenza da piazzale Flaminio: se sa quando parte non se sa quando arriva.

6 e mezzo a Pedro Pedro Pedro Pè - Il meglio di Santa Fè e Trigoria è entrato in corsa nel secondo tempo e l'Aquila ha iniziato a volare. Sarà un caso? 

6 e mezzo al Sergente - Li ha messi tutti sull'attenti. Come Berlusconi appena uscito dall'ospedale.

6 e mezzo a Casale degli Ulivi Agriturismo e Viale dei Romagnoli 13 Ostia - Due is meglio che one. Dio li fa e poi li accoppia. Due contro tutti e tutto. Anche del palo preso. 

6 e mezzo a Benigno Zaccagnini - L'arciere non ha scagliato la sua freccia. Ma ha fatto il mazzo. Bravo.

6 a Miei cari amici Vecino e lontani - All'inizio si è involato, col passare del tempo si è involuto meno male che non è finito involtino se no era amari. Sì, quelli.

6 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Avete presente Biggio? Sembrava un comico si è dimostrato il solito idiota.

6 a Somarusic - Buttato nella mischia per fare ammuina. E c'è risucito, come Paolantoni.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Il bandolero stanco è cotto. Avete presente Lillo? 

5 e mezzo a Hysaj che I papaveri - Nè carne nè pesce, nè. Come un Dado qualsiasi che non fa ridere più nessuno. Neanche quelli de casa sua. Sipario.

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 Domenica, 21 maggio 2023

 La Lazio conquista il “Friuli”. Nel posticipo della terz’ultima di campionato basta una rete di Immobile su rigore nella ripresa per avere la meglio sull’Udinese: 0-1 il risultato finale di una partita piacevole e giocata a viso aperto dalle due squadre. Stasera Sottil, a parte i lungodegenti Ebosse, Ehizbue e Deulofeu, è pure senza Success e con Becao squalificato; il mister piemontese ritrova Beto e lo mette subito in campo per un modulo 3511. Sarri dal suo canto recupera Marusic in extremis ma lo manda in panchina; è Lazzari di nuovo il titolare, infine a centrocampo, ancora senza Cataldi si rivede però Vecino. La vittoria di ieri sera del Milan complica i piani dei biancazzurri, che devono conquistare almeno cinque punti per avere la certezza della Champions: la sfida di oggi quindi assume un carattere particolare. I ritmi sin dall’inizio sono altissimi, con capovolgimenti di fronte improvvisi e spazi larghi. La prima vera occasione ce l’ha Immobile, che di testa imbeccato da Zaccagni al 20’ impegna in angolo Silvestri. Un tiro telefonato di Udogie al 36’ è parato senza problemi da Provedel. Al 38’ Luis Alberto sfiora il palo con un colpo a girare, la Lazio però negli ultimi 16 metri è troppo morbida, leziosa. L’ultima opportunità del primo tempo è di Bijol, che nel recupero impegna ancora Provedel. Nella ripresa Anderson è sostituito da Pedro, che tocca il suo primo pallone per Immobile a tu per tu col portiere, ma Silvestri riesce a parare. Poco dopo Vecino dai 30 metri mette di pochissimo a lato. La Lazio sembra essersi svegliata Luis Alberto direttamente da corner quasi non la butta dentro al 57’, ma poi Masina dà un calcetto ad Immobile in area e Pairetto decreta il rigore. Batte lo stesso Immobile che spiazza Silvestri e porta in vantaggio la Lazio. Il palo colpito da Romagnoli al 65’ rafforza la supremazia dei biancazzurri in questo secondo tempo, poi Luis Alberto illumina Milinkovic, che però si fa parare il colpo del ko dal portiere bianconero. L’Udinese si perde per la strada, non riesce più ad essere pericolosa ed invece è la Lazio a tenere in pugno la gara sino al termine, nonostante il tentativo di ritorno bianconero del finale. E’ stata una partita equilibrata nel primo tempo, ma il dominio della Lazio nella ripresa è palese e il risultato è senza dubbio meritato. Sono tre punti d’oro per gli uomini di Sarri, che a quota 68 tornano al terzo posto e si avvicinano sempre più alla Champions. La squadra biancoceleste è arrivata a questo finale di stagione col fiato corto, ma ora le basterà un ultimo sforzo fisico e mentale per quel traguardo che ad inizio campionato era considerato una fantasia. La Cremonese e l’Empoli sono le ultime sofferenze.

 

 

UDINESE LAZIO 0-1 62’ Immobile (rig.)

UDINESE: Silvestri, Perez, Bijol, Masina, Pereyra, Arslan (70’ Nestorovski), Walace, Lovric, Udogie (70’ Zeegelaar), Samardzic (88’ Thauvin), Beto (88’ Vivaldo). All: Sottil

LAZIO: Provedel, Lazzari (75’ Marusic), Casale, Romagnoli, Hysaj, Milinkovic, Vecino, Luis Alberto, Anderson (46’ Pedro), Immobile, Zaccagni (87’ Basic). All: Sarri

Arbitro Pairetto


venerdì 19 maggio 2023

Maurizio, Cinque minuti per sempre

di FRANCESCO TRONCARELLI

Per il suo nuovo programma che precede tutte le sere "Affari tuoi" di Amadeus, Bruno Vespa ha scelto come sigla "Cinque minuti e poi" di Maurizio, brano che dà anche il titolo alla sua striscia quotidiana tra politica e cronaca.

La canzone dell'artista milanese che ebbe a suo tempo un successo clamoroso, è tornata così improvvisamente d'attualità suscitando forti emozioni e tanti ricordi nel pubblico televisivo, subito esternati sui social.

E non poteva essere diversamente perchè "Cinque minuti e poi" fu un brano che quando venne pubblicato, scalò immediatamente le classifiche. Venne presentato al Disco per l'Estate del 1968 da Maurizio che aveva lasciato i New Dada per tentare la carriera di solista. 

Il complesso, come allora venivano chiamati i gruppi musicali, era uno dei più apprezati del Beat italiano insieme ai Camaleonti ai Dik Dik e all'Equipe 84.

I New Dada con appunto Maurizio Acieri come frontman, avevano lanciato pezzi come "Batti i pugni", "I'll Go Crazy" e la cover di "Lady Jane", che li avevano posti alla ribalta facendoli partecipare come supporter alla tournèe italiana dei Beatles (insieme a Fausto Leali e a Peppino di Capri) nel '65 e poi anche a quella dei Rolling Stones (con Al Bano e New Trolls) del '67. 

Poi per dissidi fra i componenti, lo scioglimento del complesso e Maurizio che spicca il volo proprio con "Cinque minuti e poi" che sarà il disco più venduto di quella estate spensierata prima delle agitazioni sociali e politiche dell'"Autunno caldo".

Voce nasale, capello biondo e fluente, fisico atletico Maurizio divenne l'idolo delle teen agers partecipando a numerosi fotoromanzi e al musicarello "Quelli belli siamo noi" con Orchidea De Santis, Loredana Bertè, Lino Banfi e Ric e Gian in cui la canzone che gli aveva dato la grande popolarità era la colonna sonora.

"Cinque minuti e poi" aveva un testo particolarmente coinvolgente per i tempi firmato da quel grande artista che è stato Herbert Pagani e musiche di due noti musicisti come Lamorgese e Prestipino e divenne ben presto il tormentone estivo "da mattonella" che veniva ballato nei locali e nelle rotonde sul mare. 

Roye Lee clochard a Milano

Ma alle orecchie più attente degli addetti ai lavori qualcosa non quadrava. Soprattutto a quelle di Roye Lee che aveva composto il brano "Who’s Gonna Break Your Heart" da cui la canzone di Maurizio sembrava ispirata. 

Venne presentata così da parte dell'artista americano trapiantato da tenpo in Italia, denuncia per plagio della sua canzone. La contestazione riguardava la somiglianza sia nell’armonia che nella melodia. 

La storia andò sui giornali, la "Domenica del Corriere" il prestigioso settimanale del Corriere della Sera, riunì un giurì d'onore composto da nomi del calibro di Giovanni D’Anzi, Gianfranco Intra, Carlo Alberto Rossi e Sauro Sili che dettero ragione a Lee. 

La vicenda si chiuse extragiudizialmente con un versamento a Lee di una cifra (modesta rispetto alle vendite) rimanendo peraltro tutto come prima a livello Siae. 

i Krisma, Maurizio e Cristina

Tra l'altro l'americano, personaggio molto estroverso e sui generis che pure aveva lavorato nella pubblicità (sua l'immagine del frate per la Totip) e per la realizzazione di dischi e sigle (Alto gradimento di Arbore e Boncompagni), finì successivamente in miseria.

Per anni ha vissuto come barbone in un vicolo a due passi dal Duomo contando sulla generosità della gente sino al "salvataggio" da parte della Croce Rossa e la riabilitazione come artista con la pubblicazione di un CD.

Una gloria e rilancio effimeri peraltro perchè poi di lui si persero nuovamente le tracce.

Dal canto suo Maurizio ha proseguito la sua carriera, fondando con la moglie Cristina Moser i Krisma, dominando a lungo la scena europea col suo elettropop e il suo carisma di performer nato.

Purtroppo ci ha lasciato nel 2015 per un male incurabile, ma quei suoi cinque minuti di amore in musica resteranno per sempre per farci ricordare di lui e di quella stagione irripetibile del nostro pop. 

venerdì 12 maggio 2023

Lazio, all'ultimo minuto.Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

8 al Ciro d'Italia - La Lazio aveva la grande occasione per rimettersi in corsa per un posto in Champions ma doveva assolutamente vincere. Come sono andate le cose lo hanno visto tutti. Il gol del bomber dopo trenta minuti di inutile palleggio con tanto di rigore assegnato da Pupetta Maresca fortunatamente sbagliato dai giallorossi, aveva illuso la gente laziale accorsa in massa all'Olimpico che forse questa sarebbe stata la notte buona. E invece...e invece se non fosse stato per il pareggio acciuffato in pieno recupero ora saremmo a leccarci le ferite per l'ennesima sconfitta. Davanti a un Lecce spigoloso, falloso ma furbo i Sarri boys sono apparsi lenti, involuti e avvitati nel tic e tac. Copertina a Ciro che ha rotto l'incantesimo e le makumbe. Finalmente.

7 e mezzo al Segente - Se svejato! Come er sor Marchese. E quella capocciata liberatoria è stato il suo capolavoro che lo esalta dopo tanto torpore. Daje Sergey, il finale di campionato è tutto tuo.

6 e mezzo a Lupo Alberto - È il testimonial della partita. Tanti buoni propositi, qualche colpo dal cilindro (assist per Immobile) ma alla fine il Mago ce l'ha avuto il Lecce, Oudinì, il celebre illusionista resuscitato così bene da segnare due gol. 

6+ a Pedro Pedro Pedro Pè - Galeotto fu il palo e chi l'ha piantato. Dall'oroscopo di Branko la luna consiglia: pagate il custode dello stadio e fate allargare la porta.

6 a Benigno Zaccagnini - Non scaglia più le frecce. Scaglia solo.

6 a Patrizia Pellegrini - Tanto fumo e un po' d'arrosto. Come Enrico Lucci.

6 a Lazzari alzati e cammina - È partito in quarta è finito in folle. Come Vittorio Sgarbi.

6- A Hysaj che I papaveri - Nè carne nè pesce. Nè. Avete presente Rosa Chemical?

6- a Dio vede e Provedel - Non lo salva più neanche il lato B. E Beken se la ride.

5 e mezzo a Viale dei Romagnoli 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Lui è peggio di me, scemo più scemo, mamma ho perso l'aereo e pure l'avversario. Finis.

5 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - Con quella faccia un po così quell'espressione un po così che hanno tutti i Turisti per caso come lui in vacanza perenne all'Olimpico c'era da temere il peggio. Troppe presenze consecutive senza tirare il fiato. Manco Amadeus che qualcosa la lascia a Carlo Conti. Era prevedibile perciò che si trasformasse in bandolero stanco. Come un Riccardo Rossi qualsiasi.

5- - al mio amico Arnold - Aveva illuso tutti, come Biggio che sembrava un fenomeno della comicità, poi sono bastate un paio di partite dove coi suoi 50 chili si è dimostrato debolucio assai e no il Marcantonio di nome e di fatto del centrocampo (come col Milan il gol del pareggio ce l'ha sulla coscienza)  e il fenomeno è diventato un solito idiota, come Biggio appunto. Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 

Venerdi, 12 maggio 2023

 

La Lazio si salva in extremis contro il Lecce all’Olimpico. Nell’anticipo del venerdì della 35sima giornata Immobile apre le marcature, Oudin sigla una doppietta e solo nel recupero una rete di Milinkovic acciuffa il pareggio per la Lazio, dopo una partita soffertissima e mal giocata dalla truppa biancazzurra. Pensare che questa doveva essere la gara da tre punti certi per la squadra capitolina; in realtà è una partita chiave per tutte e due le compagini. Il Lecce non può più perdere terreno per evitare di essere ripreso da Spezia e Verona, la Lazio deve vincere per vedere da vicino la Champions. Baroni non ha defezioni, schiera Baschirotto e Umtiti in difesa, Strefezza, Colombo e Banda in avanti, con Di Francesco pronto a subentrare. Ancora guai invece per Sarri a centrocampo, sempre senza Cataldi e Vecino, nemmeno convocati. Oggi è ancora la volta di Marcos Antonio a far compagnia a Milinkovic e Luis Alberto. L’inizio è molto combattuto; il Lecce lotta su ogni palla, la Lazio prova a prendere le redini del gioco ma soffre i ritmi avversari. Oudin al 7’ manda altissimo, poi l’ ingenuità di Hysaj è assurda: il suo calcetto ad Oudin dentro l’area, per di più in posizione innocua, provoca il rigore. Va alla battuta Strefezza, che calcia a lato e i biancazzurri la scampano. Il Lecce però continua a non far respirare la Lazio, che soffre molto e non riesce a imporsi a centrocampo. Al 34’ Luis Alberto innesca alla grande Immobile, che elude Baschirotto ed a tu per tu col portiere stavolta non fallisce, siglando il vantaggio biancoceleste. Falcone al 44’ respinge con un piede il tiro in mezza girata di Milinkovic e dal possibile 2-0 in pieno recupero arriva il pareggio di Oudin, che al limite dell’area riceve da Gendrey ed indovina il tiro che elude Provedel. Nella ripresa arriva subito il tiro di Banda, che Provedel respinge come può, ma la Lazio è in bambola e la seconda rete di Oudin è il suggello al buon gioco dei giallorossi. Il suo destro preciso mette nel sacco l’1-2 al 50’ e per i biancazzurri si fa buio. La Lazio deve tirar fuori l’orgoglio, ma anche le residue energie che sembrano essere venute meno: Pedro e Pellegrini sono le mosse di Sarri al 58’, ma intanto la spinta di Gallo in area su Milinkovic è ignorata da Maresca. La Lazio spinge ma non tira mai in porta, ovviamente gli avversari perdono tempo ed i minuti passano senza occasioni concrete. Al 76’ Immobile si fa respingere il rasoterra da Falcone, arrivano diverse azioni concitate ma sono solo fumo, tranne il tiro centrale di Pedro all’86’. Il tempo si sta per esaurire e con esso anche la fiducia dei tifosi laziali, ma nel recupero gli schemi saltano ed il forcing ottiene il risultato sperato: prima Pedro colpisce il palo ed al 94’ da un traversone di Pedro è Milinkovic in mischia di testa a buttare dentro il pallone del definitivo 2-2. Nel giorno del 49simo anniversario del primo scudetto, la Lazio non onora quei magnifici 11; per i biancazzurri arriva un punticino d’orgoglio ma di fatto è una prestazione molle e indecorosa. Una partita gestita in maniera inspiegabile, con i calciatori che sono stati quasi sempre surclassati fisicamente e con un allenatore che di fatto non sta più riuscendo ad infondere l’orgoglio e la cattiveria necessaria. Non può essere questo l’epilogo di questa stagione, non è pensabile che la Lazio, dopo un cammino esaltante possa buttare tutto al mare. Nulla è perduto, visto che ancora il quarto posto è ancora saldo, ma così non si va da nessuna parte. Occorre un cambio di rotta a cominciare da Udine, altrimenti addio Champions League.

 

 

LAZIO LECCE 2-2 34’ Immobile 47’ 51’ Oudin 94’ Milinkovic

LAZIO: Provedel, Lazzari, Casale, Romagnoli, Hysaj (58’ Pellegrini), Milinkovic, Marcos Antonio (73’ Basic), Luis Alberto, Anderson (58’ Pedro), Immobile, Zaccagni. All: Sarri

LECCE: Falcone, Gendrey (77’ Romagnoli), Baschirotto, Umtiti, Gallo, Blin, Hjulmand, Oudin (82’ Helgason), Strefezza (77’ Gonzalez), Colombo (68’ Ceesay), Banda (68’ Di Francesco). All: Baroni

Arbitro Maresca

Lazio, scudetto del 74: ecco il video inedito

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Emozionarsi per un film, per una pellicola particolare, per un video che racconta una giornata speciale vissuta all'Olimpico da un popolo in festa per un sogno diventato realtà. Una chicca straordinaria che ti rimanda a un mondo che non c'è più ma che è stato bello vivere quando la Lazio era una grande famiglia ed era vissuto dalle famiglie intere.

Genitori, figli e nonni tutti insieme appassionatamente per tifare i colori biancocelesti e vederli vincere grazie alla banda Maestrelli. Tutto questo è in un filmino amatoriale girato il 12 maggio del 1974, una data storica per chi ha la Prima squadra della Capitale nel cuore, quella del giorno in cui il sodalizio che ha portato il calcio a Roma vinse il primo scudetto della sua storia.

E' un superotto a colori che racconta quel famoso Lazio-Foggia cogli occhi di una famiglia di laziali come tante, che quella domenica di maggio partecipò a un evento memorabile. Un evento che coinvolse 83mila e rotti presenti paganti, record ineguagliato nella storia delle partite giocate all'Olimpico da sempre.

Immagini riprese alla buona, con una di quelle cineprese che in quel periodo si usavano per le occasioni speciali (matrimoni, comunioni, vacanze, gite), ma proprio per questo sono immagini eccezionali, perchè sanno di amore, di passione, di tifo spontaneo e casareccio, di quando il calcio era a misura d'uomo e non di sponsor, quando si andava allo stadio con la giacca, il panino e il fiasco di vino. E con la bandiera.

Sette minuti di Lazio, sette minuti di brividi, sette minuti di emozioni, sette minuti di uno Scudetto che ancora oggi fa venire i lucciconi. Iniziano con la femminuccia di casa che guarda l'obiettivo poi c'è il fratello.

Ha la bandiera in mano, la sventola, e come lui tanti altri tifosi si avviano verso la giornata più bella della loro vita, tra palloncini colorati e bandiere al vento. Da quel momento è tutto un susseguirsi di emozioni e flash di una partita vista dalla Sud, dove negli anni 70 c'era il cuore del tifo biancoceleste.

Il gruppo è posizionato in basso, subito sopra il parterre, lato verso la tribuna Tevere. E subito arriva un momento bellissimo: Luciano, il capo tifoso storico che avevo immortolato nel mio film "Ultimo mambo all'Olimpico", sfila nei posti in piedi, il parterre, con uno starno vestito, una specie di saio da monaco a righe biancocelesti.

Una maschera incredibile come lui, che mentre cammina agita due bandiere, una per mano. Poi migliaia di bandiere al vento svegliano lo stadio, i tifosi sono già a mille, ecco papà Sabatello, capello lungo alla Pooh come andavano in quel periodo che agita un campanaccio, i figlioli contenti come la gente intorno a lui col cappello della Rosso Antico che veniva regalato quel giorno.

Entra Lenzini, il presidente, siamo al 2° minuto e una manciata di secondi del video, è l'apoteosi, lo stadio esplode, lui saluta soddisfatto il pubblico, felice di essere arrivato a questo match così importante che può regalare in anticipo di una giornata il Tricolore a Roma. Lo si vede vicinissimo il Sor Umberto.

E si capisce dall'entusiasmo generale, come fosse amato e perchè ancora oggi viene rimpianto da chi c'era allora. Poi è il momento delle squadre e le bandiere tornano ad impazzire al vento, ecco Felice Pulici che si avvia alla sua porta compiendo il solito rituale: un tocco con le mani all'incorocio sinistro, poi a quello destro.

Inizia la partita, foggiani e laziali "combattono",  le azioni si susseguono, ma sta per arrivare il momento clou. E' il minuto 3 del filmato, c'è il rigore. Chinaglia è pronto, lo si vede bene, inizia la rincorsa, parte la bomba, tutti schizzano in piedi, anche davanti la cinepresa, è letteralmente il caos.

L'Olimpico è tutta una bandiera, l'entusiasmo è a mille. E' fatta. E così al minuto 4° si vede l'invasione di campo. Uno, due, dieci, mille tifosi entrano sul prato dell'Olimpico, sugli spalti la ripesa coglie due fratelli, sono in estasi e frastornati, le guance rosse per l'eccitazione, uno beve direttamente dal fiasco di vino l'altro piange e si asciuga le lacrime, sul tabellone a caratteri cubitali compare la scritta LAZIO.

Mezzo stadio è entrato in campo ed è iniziata la folle, liberatoria corsa sulla pista che circonda il rettangolo di gioco, una marea di tifosi corre con le bandiere, giri su giri, un carosello impazzito di felicità che non si era mai visto nè si vedrà mai più.

Una mongolfiera si alza verso il cielo, tutti si abbracciano c'è chi piange per la gioia. Scene incredibili che ti scuotono, poesia pura, meglio di un film neorealista di Vittorio De Sica o di una pellicola visonaria di Fellini. E la felicità continuerà fuori l'Olimpico con una Fiat Giardinetta addobbata per la festa.

La festa per il sogno raggiunto, la festa di una famiglia laziale, come avrebbe potuto essere la nostra. Come l'hanno vissuta i nostri genitori, i nostri fratelli, noi. Grazie Lazio, grazie a chi c'era e soprattutto grazie alla famiglia Sabatello che ha effettuato con tanta passione le riprese amatoriali, grazie a questa famiglia che è la famiglia di tutti noi laziali.

 


sabato 6 maggio 2023

Lazio assente ingiustificata. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

6 a Pasquale Ametrano Anderson - Una Lazio assente ingiustificata è uscita con le ossa rotte da San Siro. Brutta e impossibile, senza arte nè parte si è arresa praticamente subito alla furia (in tutti i sensi perchè menavano come maniscalchi) dei rossoneri. Una resa immotivata che ha dell'incredibile e che non permette di dare un giudizio sereno su quanto visto, anzi non visto in campo. Il secondo gol dopo una fuga cost to cost è la fotografia impietosa di uno scandalo al sole da vergogna assoluta. Nel tracollo fisico e psicologico sono pochi a salvarsi. Il bandolero stanco sicuramente che almeno ha provato a reagire non solo ai falli subiti (un calcio assassino di Hernandez gli ha provocato un bel taglio al collo del piede) ma anche al lassismo dei suoi sventurati colleghi. Finis.

5 e mezzo a Dio vede e Provedel - Stavolta neanche il lato B lo ha salvato. Porca pupazza. E Belen gode.

5 e mezzo a Somarusic - È partito in quarta è finito in folle. Come quel solito idiota di Biggio che prima ha perculato i laziali poi se l'è fatta sotto.

5 e mezzo a Hysaj che I papaveri - All'inizio si è involato col tempo si è involuto. È finito involtino.

5 a Basic Instinct - Tutto rientrato. Come non detto. È tornato quello di sempre. Come Enrico Papi.

5 a Lazzari alzati e cammina e Pedro Pedro Pedro Pè - In due non ne hanno fatto uno buono. Come Pio e Amedeo che senza parolacce non so nessuno. PS in realtà pure con quelle. 

5 a Lupo Alberto - C'era una volta il Mago che ipnotizzava i presenti. Sim Salabim e sto giro è sparito da solo. E Silvan se la ride.

5 a Benigno Zaccagnini - Chi l'ha visto? Speciale mercoledì sera sull'Arciere nel programma di RAI 3. Testimonianze dei compagni di merende di Formello sugli ultimi spostamenti: l'ho visto ieri segnare dal fornaio. Ecco giusto lì. 

5 a Viale dei Romagnoli, 13 Ostia e Casale degli Ulivi Agriturismo - Come Ficarra e Picone hanno fatto ridere. Ma i milanisti mica noi. Che poi sti ragazzi so pure in palla solo che questa volta la palla l'hanno vista col cannocchiale. Come i turisti l'incoronazione di Re Carlo a Londra.

5- al Ciro d'Italia - è rimasto alla recita del 5 maggio di Manzoni dell'altro giorno: ei fu siccome Immobile.

5- a Patrizia Pellegrino - Tanto fumo e poco arrosto. Avete presente Riccardo Rossi?

5- -  al mio amico Arnold - dalle stelle alle stalle. Tra i migliori col Sassuolo tra i peggiori col Milan. Il primo gol ce l'ha sulla coscienza lui, il piccoletto de casa che je dai na spinta e lo mandi gambe all'aria. I piedi so boni ma difende come un barboncino dai ladroni che te svaligiano la casa al mare. Bau bau e se fa pipì sotto.

4 al Sergente - Ormai il suo non partecipare all'evento non fa più notizia. Probabilmente ha fatto suo il noto tormentone di Nanni Moretti "mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?", optatando naturalmente per la prima soluzione. C'è ma non si vede. E la domanda sorge spontanea: ma che ce sta a fa? Sipario.


Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Sabato, 6 maggio 2023

San Siro è di nuovo tabù per la Lazio contro il Milan. L’anticipo della 34sima di campionato vede i biancazzurri uscire sconfitti: Bennacer ed Hernandez nel primo tempo siglano il 2-0 che sarà il risultato finale di una partita in cui la Lazio non è mai scesa in campo. E’ una partita che può valere una stagione, chi la vince può prendere definitivamente il volo, ma il Milan, oltre ad un momento delicato, una vittoria in cinque gare,  deve fare i conti con la semifinale di Champions in programma mercoledi. Pioli però non fa turnover: Leao, Giroud, Bennacer, Messias, i big ci sono tutti. Sarri, che ritrova Romagnoli, perde però Vecino e Cataldi ed è costretto a mettere Marcos Antonio a centrocampo, Zaccagni e Luis Alberto, mezzi acciaccati sono ugualmente titolari. Inizia la gara e il Milan perde quasi subito Leao, sostituito da Saelemaekers; un bel vantaggio per la Lazio, che però non approfitta; infatti i biancocelesti non riescono ad uscire quasi mai dalla propria metà campo per l’aggressività avversaria. Al 17’ per una giocata troppo ingenua in difesa Marcos Antonio perde palla e Bennacer approfitta per calciare in posta da due passi e centrare il vantaggio dei suoi. I biancazzurri mantengono un approccio troppo morbido alla partita, che si palesa in tutto il suo splendore alla mezz’ora, quando Hernandez si fa tutto il campo incontrastato e dai 18 metri calcia ancora indisturbato siglando il 2-0 rossonero. Ora la Lazio cerca di impostare qualche manovra concreta, ma sempre in surplace: l’unica mezza opportunità capita sulla testa di Immobile al 39’, spedita abbondantemente fuori. Nella ripresa il Milan prosegue il trend del primo tempo, mantenendo il controllo del centrocampo; Lazzari e Pedro sono le due mosse di Sarri per dare una scossa ad una squadra sonnolenta, poi fanno il loro ingresso anche Pellegrini e Basic, ma di tiri in porta non se ne vedono mai da parte laziale. La prima conclusione, peraltro fuori, la fa Pellegrini all’88’. Così stancamente finisce una partita in cui s’è messo tutto male; lenti, prevedibili, abulici, i biancazzurri si sono arresi subito senza reazioni. Sembra che i giocatori capitolini oltre a non avere energie non abbiano più nemmeno voglia e questo è incredibile per da una squadra seconda in classifica che dovrebbe dare tutto in queste ultime gare.  Milinkovic un fantasma, Immobile irriconoscibile, Marcos Antonio leggerissimo; oggi si salva solo Felipe Anderson, l’unico che ci ha sempre provato in un piattume generale. Gli uomini di Sarri hanno l’obbligo di vincerle tutte per superare questa sconfitta preparata in modo assurdo, ma chi vede questa Lazio ha perso le certezze. Lecce ed Udinese non sono più scontate: la strada Champions biancoceleste è sempre più in salita.  

 

MILAN  LAZIO  2-0    17’ Bennacer 30’ Hernandez

MILAN: Maignan, Calabria (46’ Thiaw), Tomori, Kjaer (46’ Kalulu), Hernandez (80’ Tourè), Krunic, Tonali, Messias, Bennacer, Leao (11’ Saelemaekers), Giroud (68’ Rebic). All: Pioli

LAZIO: Provedel, Marusic (56’ Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj (68’ Pellegrini), Milinkovic (68’ Basic), Marcos Antonio, Luis Alberto, Anderson, Immobile (81’ Cancellieri), Zaccagni (56’ Pedro).  All: Sarri

Arbitro Rapuano


mercoledì 3 maggio 2023

La Lazio si toglie il Sassuolo. Le Pagelliadi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

 

8 e mezzo a Pasquale Ametrano Anderson - La Lazio ha battuto il Sassuolo restando in corsa per un posto in Champions. Ma non è stata solamente una vittoria contro la squadra emiliana ma contro tutti gli uccelli del malaugurio e gufi vari che da giorni su e giù per lo Stivale puntavano sulla nostra sconfitta. Una cosa che a memoria d'uomo non era mai successa in questi termini e che si è verificata per quel noto fenomeno tutto italiano del salire sul carro dei vincitori. Come se il Napoli avesse bisogno di questi ruffiani per vincere con merito lo scudetto. Ma tant'è i tre punti ci stanno tutti grazie a quel gollazo del bandolero stanco sempre più presente in campo e sempre più prezioso che ha fatto capire che non c'era trippa per gatti. Obrigado Filippetto.

8 al mio amico Arnold - Una partenza bruciante alla Mennea, tre assist al bacio partiti dai suoi piedini d'oro. Incredibile ma vero. Come Vittorio Cecchi Gori che da quanto pesa un quintale sembra la Sora Lella. Il piccoletto insomma ce sa fa alla faccia di chi l'ha preso in giro. Daje.

7 e mezzo a Basic Instinct - L'oggetto misterioso si è svelato. Un gol nel recupero da Mattatore assoluto, roba che non ce credava manco lui. Grande e finalmente completo. Adesso il chierichetto può fare Don Matteo senza problemi. Ora pro nobis.

7+ a Dio vede e Provedel - Non solo le parate. Dopo l'ennesima traversa si può dire che ha più Lato B lui de Belen. E ho detto tutto. 

6 e mezzo al Ciro d'Italia - Dicevano che era finito. Ma de che. Piuttosto ridateje er gol e levateje er vino a quelli del Var.

6 e mezzo a Lupo Alberto - La magia non c'è stata è rimasto il coniglio. Da fare con le patate che è sempre bono..

6 e mezzo a Pedro Pedro Pè e Hysaj che I papaveri - Della serie arrivano i nostri. 

6 e mezzo a Patrik del Grande Fratello e Casale degli Ulivi Agriturismo - Dio li fa e poi li accoppia. Ciccio e Franco, Ficarra e Picone. Two is meglio che one e tutti a casa.

6+ a Lazzari alzati e cammina - Pupo Biondo è partito in quarta è finito in folle. Come Morgan nel suo programma.

6+ a Benigno Zaccagnini - Le frecce non le scaglia più. Je so rimaste solo quelle della macchina.

6 al Sergente - Un passo avanti rispetto al nulla cosmico delle ultime partite. Insomma mo sta sui 50mila euro vitto alloggio compreso. Per arrivare alla mezza piotta che vo Lotito ce vuole un altro campionato...

6 a Somarusic - Nè carne nè pesce. Nè, avete presente Enrico Papi? 

6-  a Miei cari amici Vecino e lontani - L'uomo in più dell'Inter, l'uomo in meno della prima squadra della Capitale. Sbaglia l'ennesimo gol facile facile e se fa male da solo. Chiamate un esorcista pe fallo benedì. Ma forse basta l'Esorciccio. Sipario.

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

 Mercoledi, 3 maggio 2023

La Lazio riprende il cammino. Nel turno infrasettimanale valido per la 33sima giornata i biancazzurri tornano a vincere, battendo il Sassuolo con una rete per tempo, prima Anderson, poi nel recupero Basic per il 2-0 finale, dopo una partita soffertissima e in bilico sino alla fine. La squadra biancazzurra, reduce da due sconfitte consecutive, deve trovare il riscatto stasera contro gli emiliani e Sarri, che aveva strigliato i suoi dopo la sconfitta di San siro, oggi cambia tutto. Il mister laziale propone Lazzari e Marusic sulle fasce, Marcos Antonio va a far compagnia a Vecino, visto l’infortunio di Cataldi; resta fuori Milinkovic. Al posto di Romagnoli, fermato dal Giudice Sportivo c’è infine Patric. Dionisi invece è senza Pinamonti e Lopez squalificati, oltre a Muldur ammalato: scendono quindi in campo Obiang e Defrel, con Berardi che ritorna effettivo e Lauriente che parte dal primo minuto. Gara viva e piena di emozioni sin dall’inizio, già Anderson al 2’ scalda Consigli, poi arriva la rete di Immobile, con Irrati che prima concede il gol dopo un lunghissimo controllo var e poi lo annulla per un off side millimetrico. Consigli c’è su un altro tiro di Immobile al 13’ e poi finalmente la sblocca Felipe Anderson, imbeccato alla grande da Marcos Antonio, che con un controllo perfetto e un destro a fil di palo sigla il meritato 1-0 per la Lazio. Ci prova anche Zaccagni che mette a lato al 20’, il Sassuolo fa poco o nulla almeno fino alla mezz’ora, quando Henrique in scivolata ha una grande possibilità ma la manda fuori. Lazzari al 36’ calcia troppo debole e trova il portiere pronto a bloccare. Prima del termine del tempo Vecino si fa male e subentra Milinkovic; nel recupero Frattesi con un ottimo guizzo colpisce la traversa eludendo Patric. Nella ripresa il subito il Sassuolo prende campo e mette sotto la Lazio, che prova ad uscire dalla pressione avversaria ma non riesce a fare quasi mai un buon giro palla; sembra affaticata rispetto agli avversari. Defrel al 63’ prova a concludere ma chiude troppo il tiro che si perde sul fondo. Poi Berardi impegna Provedel che è molto bravo a parare al 70’ e poi si ripete sulla punizione di Bajrami al 75’. Il nuovo entrato Basic all’85’ prova il raddoppio dai 16 metri ma sfiora il palo, questa è la sola opportunità della Lazio, che gioca tutto il secondo tempo in totale apnea contro la pressione emiliana. Ma alla fine anche il Sassuolo si sgonfia, il solo Frattesi di testa nel recupero manda alto sulla traversa ed al 93’ in ripartenza Zaccagni serve Basic, che a porta sguarnita sigla il 2-0 che chiude i giochi ed anche la sofferenza dei tifosi biancazzurri. La Lazio ora a quota 64 resta sola al secondo posto, tiene sempre distanti le sue inseguitrici e più che mai oggi conquista 3 punti pesantissimi, anche in considerazione della partita di sabato, quando i biancazzurri dovranno affrontare il Milan in casa propria. Le ultime giornate saranno terribili battaglie.

 

 

LAZIO SASSUOLO 2-0   14’ Anderson 92’ Basic

LAZIO: Provedel, Lazzari, Casale, Patric, Marusic (67’ Hysaj), Vecino (44’ Milinkovic), Marcos Antonio (73’ Basic), Luis Alberto, Anderson, Immobile (67’ Pedro), Zaccagni.  All: Sarri

SASSUOLO:  Consigli, Zortea (73’ Toljan), Ruan (88’ Erlic), Ferrari, Rogerio, Frattesi, Obiang (82’ Thorsvedt), Henrique, Berardi, Defrel (73’ Alvarez), Lauriente (46’ Bajrami). All: Dionisi

Arbitro Irrati




Lazio avanti così. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 8 a Benigno Zaccagnini - Un'altra vittoria per la Lazio firmata Tudor. Tre punti meritatissimi per volume di...