di FRANCESCO TRONCARELLI
Da tempo non scriveva più sulla sua pagina Facebook, i suoi amici lo avevano notato ma continuavano a salutarlo in attesa di poterlo leggere di nuovo. Il rapporto quotidiano fatto di pensieri da condividere, consigli da accettare e ricordi indimenticabili mancava a tutti.
Molti avevano capito che c'era "qualcosa" che non andava bene, ma nessuno si spingeva oltre il saluto e le classiche frasi di circostanza per pudore e per rispetto di un'amicizia seppur virtuale, molto sentita. Così quando ieri sera prima di mezzantte è arrivata la notizia lo scoramento è stato tanto.
Gianni Pettenati è morto, che dolore. Il nostro Gianni non c'è più. Addio grande Gianni. Ora nel paradiso degli artisti mille bandiere gialle sventoleranno per te.
Aa annunciate ls scomparsadare la figlia Marialaura che ha scritto un post sui social semplice ma pieno di amore: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Marialaura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lascito papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte".
Gianni Pettenati era nato a Piacenza il 29 ottobre del 1945, è stato uno dei cantanti più noti degli anni Sessanta e Settanta, ma anche un critico musicale per riviste come Rolling Stone e Muzak, un autore di testi teatrali e di numerosi libri sulla storia della musica leggera italiana.
A sei anni aveva vinto un concorso canoro e a otto anni iniziato gli studi musicali, poi da ragazzo aveva fatto parte della filodrammatica comunale di Piacenza recitando Pirandello, ma è con la musica che Pettinati è diventato famoso.
Debutta nel 1965 vincendo il Festival di Bellaria e si unisce subito dopo agli Juniors diventandone il frontman cosi nel 1966, accompagnato dal suo gruppo, incide il primo 45 giri, una cover di "Like a Rollin' Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola".
Quel brano con cui si fa subito notare è l'apripista di una una fortunata carriera che spicca il volo subito dopo col secondo disco che incide, "Bandiera Gialla", versione italiana di "The pied piper" che diventerà un vero e proprio inno generazionale grazie al testo di Nisa e Alberto Testa e col tempo un evergreen del nostro pop.
Biondo, col riccio ribelle e un sorriso contagioso, giubbotto di pelle e jeans stretti Gianni diventa improvvisamente il golden boy della canzone italiana ed anche un simbolo per tanti giovani che attraverso le sue canzoni sognano un mondo migliore
Partecipa al festival di Sanremo del 67 con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala reale in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa ed con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano allegro e trascinante che diventa un cavallo di battaglia del suo repertorio insieme a "Cin cin" (di Richard Anthony) e "I tuoi capricci" (di Neil Sedaka).
Con l'avvento dei cantautori, come molti suoi colleghi, risente del cambiamneto dei gusti del pubblico, ma non si arrende nè scompare come tanti. Appassionato di scrittura e filosofia, inizia a scrivere libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane, insieme con Red Ronnie, Gli anni '60 in America e i vendutissimi Mina come sono e Io Renato Zero.
![]() |
Gianni e Carmen Villani |
"Spesso rivedo Mal, i Dik Dik, Renato dei Profeti, ma più che delle persone ho nostalgia del tempo in cui, come direbbe Fossati, la musica ci girava intorno" aveva dichiarato in una intervista -. "Ho avuto grandi occasioni. Dovevo essere io a cantare “4 marzo '43” in coppia con Lucio Dalla, avevo inciso anche il provino, ma i dirigenti della Fonit Cetra subirono molte pressioni e a Dalla affiancarono l’Équipe '84. Una grande occasione persa, quella, in una vita che vivo senza rimpianti, felice della mia famiglia".
Sedicesimo figlio di un loggionista del Regio di Parma, si era approcciato alla musica grazie ad Elvis Presley. Degli taliani apprezzava molto Modugno e Paoli "due fuoriclasse" e i vari Gaber, Endrigo e Bindi, artisti diversi dal genere beat con cui si era imposto ma che la dicono lunga sui suoi gusti musicali e le sue frequetazioni artistiche.
Autore di testi teatrali, conduttore radiofonico e appassionato di filosofia, Pettenati dopo il momento magico ha continuato a lavorare e a studiare laureandosi in Pedagogia e anche ha aperto a Milano una liberia “Fata & Celeste”, con testi dedicati all'infanzia.
Voce calda e possente, aveva ricevuto il più bel complimento al suo modo di cantare da un numero uno internazionale, Paul Anka, che ascoltandolo a Radio America nel programma condotto da Renzo Arbore mentre interpretava "My Way" di Frank Sinatra, scrisse entusiasta una mail al sito dell'emittente invitandolo a un suo show.
Non guardava il passato nè viveva di rimpianti, pensava al futuro e credeva nei valori più importanti della vita, la famiglia e gli amici. Ora che ha finito di soffrire e riposa finalmente in pace sarà sicuramente felice nel vedere da lassù quanto gente lo ricorda con affetto. Ciao Gianni la tua bandiera gialla sventolerà per sempre.
Nessun commento:
Posta un commento