giovedì 21 novembre 2024

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla giocare all'arrembaggio, sempre alla ricerca del gol e della vittoria, come faceva la banda Maestrelli che conosceva bene. 

Sì perchè Alessandro nella sua breve ma intensa vita, aveva gioito e goduto per quella squadra che dominava su tutti i campi d'Italia, e aveva festeggiato come tutti i laziali lo scudetto in quella calda giornata del 12 maggio del 74.

La sua ultima gioia da tifoso che frequentava l'Olimpico e da diciassettenne che si affacciava nel mondo dei grandi con la bellezza e la sfrontatezza di tutti i giovanissimi ricchi di sogni da vivere e di ambizioni da realizzare e che per lui, attore rivelazione del nostro Cinema, erano a un passo.

Momo con Garlaschelli al campo di Tor di Quinto

Alessandro Momo era un predestinato nel mondo dello Spettacolo. Bambino prodigio negli anni Sessanta, interprete di Caroselli insieme a Giusva Fioravanti, poi a neanche quattordici anni, attore dei fotoromanzi Lancio. 

E subito dopo protagonista di un film diventato capostipite delle cosidette commedie sexy che divenne campione d’incassi al botteghino nel 1973. Stiamo parlando di «Malizia», la pellicola cult di Salvatore Samperi che lanciò Laura Antonelli come icona erotica del decennio.

E ovviamente lanciò come attore Momo, rampollo di una famiglia di costruttori molto noti nella Capitale con un volto sbarazzino che lo rendeva simpatico e che nel film praticamente impersonava se stesso, un ragazzino turbato dalle curve di Laura Antonelli che tentava di sedurre in ogni modo, mettendosi in competizione con il padre, Turi Ferro.

la moto Honda

Dopo quel debutto boom, Alessandro si era confermato in "Peccato veniale" film sempre di Samperi, il regista che lo aveva scoperto, in cui recitava nuovamente al fianco di Laura Antonelli, una coppia collaudata per quel genere di film che aveva aperto un filone cinematografico.

Un altro successo annunciato che confermava le sue doti e la sua predisposizione nel calarsi in personaggi di ragazzino e alla scoperta del sesso, che in definitiva piaceva a tutti e che suscitava interesse nel pubblico femminile attratto dal suo fascino di giovane rubacuori. 

Quell’aria sfrontata e impunita del resto aveva fatto colpo anche sulle sue partner già famose e più grandi come l'Antonelli e Agostina Belli con cui, raccontavano le cronache dell’epoca, aveva avuto dei flirt sul set. Senza contare una giovanissima Monica Guerritore che lo chiamava «Sandrino» e che poi confessò: «Ero innamorata da lui ma non riuscii a dirglielo»

I suoi tre film

Ma fu il terzo film, dopo quelle prime esperienze di pellicole comunque commerciali, che lo salutò come interprete dal sicuro avvenire. E non poteva essere diversamente perchè "Profumo di donna" tratto dal romanzo di Giovanni Arpino Il buio e il miele è stato uno dei film più belli di Dino Risi con un Vittorio Gassman in linea con i grandi personaggi della Commedia italiana che aveva interpretato.

Alessandro era cresciuto professionalmente e lo dimostrava in quella pellicola candidata all'Oscar come Miglior film straniero e per la quale il Mattatore fu premiato a Cannes e poi vinse il David di Donatello, il Nastro d'argento, la Grolla d'oro.

Un successo clamoroso e meritato per tutti, regista, sceneggiatori e attori. Ma che Alessandro non potè assaporare perchè morì prima della sua uscita. Se ne andò due mesi esatti prima della prima al Fiamma. Era il 19 novembre del 74, un martedi come quello di 50 anni dopo.

i funerali di Alessandro

Morì schiantandosi sul lungotevere Diaz a tutta velocità, contro un taxi centrato con la moto che gli aveva prestato Eleonora Giorgi, una Honda Cb 750 Four color amaranto che per il codice stradale dell’epoca non avrebbe potuto neanche guidare, visto che non aveva raggiunto i ventuno anni.

La Giorgi era fidanzata con lui e partendo per Londra gliela aveva lasciata. Dopo l'incidente mortale venne indagata dal giudice Scoppelliti (quello che poi nel 91 venne assassinato dalla Mafia) per incauto affidamento.

L’incidente avvenne alle 14 e 35,  l’ora notata dai cronisti sull’orologio di Momo trovato sull’asfalto e fu uno choc vero, sviscerato in ogni particolare e aspetto da quotidiani e stampa scandalistica. Cronache dove indifferentemente comparivano resoconti quasi noir dello schianto e suoi ritratti impregnati di moralismo. 

Scomparso per l'ebbrezza della velocità, una morte da gioventù bruciata, dicevano, quasi a voler sottolineare la somiglianza con la morte del divo americano James Dean avvenuta per un incidente stradale e dopo aver interpretato solo tre film. Come lui.

 

bucava lo schermo

Muore giovane chi è caro agli dei, diceva il poeta, magra consolazione per chi poi dagli umani viene dimenticato. Nessuno ha ricordato in occasione della triste ricorrenza il "giovin attore" che bucava lo schermo.

Giornali e programmi TV che vivono di questi argomenti, lo hanno ignorato come hanno fatto in questi lunghi anni da quel tragico 19 novembre. Resta il dolore per una vita spezzata troppo presto e il rimpianto per una carriera finita appena iniziata.

Già, quali film avrebbe potuto interpretare, quali esperienze avrebbe potuto avere, magari avrebbe ricevuto dei premi, messo su una famiglia, sposato una collega e avrebbe avuto dei figli attori come lui, chissà...

Alessandro riposa da 50 anni al Verano e dopo la scomparsa del padre Gabriele nel 2000, non c'è più un fiore sulla sua tomba. E neanche una lapide su lungotevere Diaz che lo ricordi. 
 



Nessun commento:

Posta un commento

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...