lunedì 12 agosto 2019

Woodstock, 50 anni fa il sogno di Pace, amore e rock

di FRANCESCO TRONCARELLI


Tra il pomeriggio del 15 agosto e la mattina del 18 agosto del 1969, quasi 500 mila giovani si riunivano sulla collina di Bethel nello stato di New York per una tre giorni di pace, amore e musica rock: la Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, o più semplicemente Woodstock.

Quei tre giorni furono il punto più alto per chi credeva che quella musica potesse contribuire a cambiare il mondo. Un sogno che durò poco però, anzi che in pratica non si realizzo mai, visti gli accadimenti che di lì a poco si susseguirono.Furono decine le star della musica in scena, nomi che ancora oggi sono conosciuti tale è stata la loro bravura o perchè sono in attività. Una lista interminabile che accrebbe la risonanza dell'evento e che a distanza di tempo gli ha conferito il titolo di leggendario.

Richie Havens, Ravi Shankar, Arlo Gutrie, Joan Baez, Santana, Canned Heat, Sly and The family Stone, Creedence Clearwater Revival, The Who, Jefferson Airplane, Joe Coker, Janis Joplin, Ten Years After, Blood Sweat and Tears, Crosby, Stills Nash and Young, Jimi Hendrix, Johnny Winter e i Mountain per citarne solo alcuni.

Artisti che fecero impazzire i presenti che avevano invaso la zona e dove si erano accampati, e che ciascuno col proprio stile, lanciarono messaggi ma anche rivoluzioni musicali. Ci riferiamo ad esempio al carismatico "We shall overcome" con cui la Baez al sest mese di gravidanza commosse tutti, e al travolgente "With a little help from my friends" dei Beatles che Joe Cocker urlò a piena gola trasformando quella deliziosa marcetta in un inno esistenziale.
Joe Cocker tra l'altro e Santana trovarono su quel palco il trampolino di lancio per la loro straordinaria carriera. I Ten Years After di Alvin Lee conobbero proprio grazie a Woodstock il successo mondiale, Richie Havens entrò nella leggenda con un brano improvvisato, "Freedom", un inno ancora oggi, i Grateful Dead si trovarono ad affrontare una performance funestata da problemi tecnici tanto da rifiutare di concedere i diritti per l'album e il film, Janis Joplin (morirà poco più di un anno dopo) stabilì il suo ruolo di mito del rock al femminile.



Pace, amore e rock and roll, il sogno di una gioventù in fermento e per i cosidetti benpensanti, ribelle, un sogno destinato a scontrarsi con la realtà di una società consumista e guerrafondaia che voleva i ragazzi irrigimentati nei suoi dogmi. Altro che peace and love.

Era il 1969, cinquant'anni fa. A gennaio il ventenne Jan Palachsi era dato fuoco in piazza San Venceslao a Praga, studenti e operai marciarono uniti, l'Italia si avviava verso gli anni di piombo, il neo presidente americano Richrd Nixon rivedeva la strategia dell'infinita guerra in Vietnam, il mondo cambiava. Tutto sembrava possibile a Woodstock. Ma fu solo un sogno, alimentato da tanta musica e fumo libero a dosi massicce.

Proprio il 15 agosto, Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) ha programmato una serata speciale per celebrare i 50 anni dal raduno che ha segnato un punto di svolta nella storia dei festival musicali, unendo la musica al senso di comunità e di rivoluzione sociale.

Si comincia alle 21.15 con Come Together. Da Woodstock a Coachella di Charlie Thomas, un documentario che svela gli antesignani della leggendaria tre giorni musicale, il Newport Jazz Festival del 1954 e il Newport Folk Festival del 1959, che hanno aperto la via a Woodstock e ai grandi eventi di oggi, dal californiano Coachella Valley Music & Arts Festival all’Isle of Wight.

Alle 23.00 la serata continua con Jimi Hendrix. Live at Woodstock, la straordinaria esibizione – l’ultima nel programma del raduno – dell’icona insieme alla band “Gypsy Sun and Rainbows” con Mitch Mitchell alla batteria, Billy Cox al basso, alle percussioni Juma Sultan e Jerry Valez e Larry Lee alla chitarra ritmica.
Le immagini restituiscono, tra la folla in attesa, tutta la caotica e colorata atmosfera del concerto e, soprattutto, la potenza ed il carisma di Hendrix, attraverso i suoi brani più celebri: Message to Love, Fire, Red House e l’indimenticabile Star Spangled Banner, la versione dell’inno nazionale americano con la quale Jimi denunciò in modo spiazzante la violenza della guerra in Vietnam.

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