venerdì 22 settembre 2023

Quella calda estate del 63

di FRANCESCO TRONCARELLI

Cuore, I tuoi capricci, Sapore di sale: una Hit parade piena di successi. Da Rita Pavone a Neil Sedaka, da Francosie Hardy a Gino Paoli. Quando l’Italia andava a 45 giri

Musicalmente parlando, quella del ’63 fu un’estate veramente calda. Un’estate di fuoco. I dischi si vendevano a palate, la stampa specializzata (Sorrisi e Canzoni, Giovani) puntualmente dava notizie su divi e aspiranti tali della canzone, manifestazioni come il Cantagiro andavano a gonfie vele e radunavano decine di migliaia di persone ad ogni tappa.

Non c’era internet, non c’erano i social, i cellulari erano i blindati della Polizia che intervenivano per l’ordine pubblico e non telefoni portatili, eppure la voglia di musica che oggi è supportata e amplificata da queste realtà tecnologiche, era ugualmente soddisfatta. 

Bastava accendere la radio, mettere cento lire in un jukebox o andare in un negozio di dischi e comprare un 45 giri. E che dischi. Se si dà un’occhiata alla classifica dei brani più venduti di quell’anno, si può notare come la gran parte sia arrivata ai giorni nostri, sessanta anni dopo, praticamente una vita, con la stessa freschezza di allora o comunque senza portarsi appresso la polvere del tempo.

Perché sono pezzi scritti bene, musicati meglio e arrangiati come si deve. E non è solo questione del fascino del vintage alimentato da programmi televisivi ad hoc e dagli stessi interpreti ancora in attività, che ce li fa sembrare attuali. 

E’ questione che una volta c’erano gli autori, c’era la sana e provvidenziale gavetta che selezionava i migliori e c’erano le case discografiche che “crescevano” i propri artisti. Il settore insomma era in mano a professionisti che a loro volta si avvalevano di altri professionisti: due nomi su tutti, Morricone e Bacalov, maestri arrangiatori della Rca. 

Col passare del tempo invece, si è passati dai talenti ai talent, e non è la stessa cosa. E poi, come dicevamo, c’erano fior di autori. Mogol e Franco Migliacci per esempio, due poeti che raccontavano attraverso le oro esperienze anche la vita di tutti noi. 

Allora vediamo. Quattro sono i 45 giri che superarono abbondantemente il milione di copie vendute dominando in assoluto le classifiche, "Cuore" di Rita Pavone, "Quelli della mia età (Tous le garcons et les filles)" di Françoise Hardy, "I tuoi capricci" di Neil Sedaka e "Se mi vuoi lasciare" di Michele.

Quello di Sedaka, l'americano a Roma che divenne popolarissimo da noi, infilando una serie di successi interminabile ("La terza luna", "Il re dei pagliacci", "La note è fatta per amare", "Esagerata") è stato il trat d'union di quella stagione, partito a giugno infatti, rimase in classifica sino ai primi di ottobre. 

Un brano che è un vero manifesto di quel periodo per il suo testo sbarazzino e la sua musica frizzante che fecero dei Sessanta gli "anni favolosi" per antonomasia per quella voglia di vivere e di cambiamento che pervase la Società.

"Cuore" dal canto suo è la signature song di Pel di Carota, un brano meraviglioso che emoziona ancora oggi e che vibra sentimento all'ennesima potenza. Un successone che premiò il magic moment di Rita che veniva dal successo di una serie di pezzi romantici e ballabili come "Il ballo del mattone", "Alla mia età" e "Come te non c'è nessuno".

Sono tutte canzoni che hanno segnato un'epoca di amori e turbamenti che fecero diventare Little Rita la numero uno dei giovanissimi che in lei, in quella ragazzina tutta grinta e melodia, si riconoscevano senza se e senza ma, facendosi accompagnare in quel difficile cammino  che è l'adolescenza.

 

Eproprio l'adolescenza di una generazione intera di sognatori è stata quella cantata da Francosie Hardy, la regina della gioventù yè yè di Francia e via via di tutta l'Europa. Il suo "Tous le garcons et les filles" divenne un inno generazionale, un manifesto per il cambiamento dei rigidi schemi in cui i giovani di ogni paese crescevano, più come tappezzeria della Società che protagonisti.

Bella, affascinante, sensuale Francosie è stata l'icona di quegli anni lanciati verso il boom economico ma col malessere in agguato che rendevano difficili i rapporti con gli adulti e fra i ragazzi stessi. "Armata"  della sua chitarra e della sua voce suadente, la Hardy apparve nella TV francese dopo un discorso del presidente De Gaulle per cantare il suo brano e fu subito boom.

E che dire di Michele, genovese, amico di Fabrizio De Andrè che per lui scrisse "Susan de marinai" e di Luigi Tenco (al suo funerale c'era solo lui e i fratelli Reverberi che lo producevano perchè gli altri colleghi erano impegnati con le nozze di Gene Pitney che si svolgevano in contemporanea al rito funebre), vinse il Cantagiro di quell'anno con "Se mi vuoi lasciare".

Quel trionfo estivo lo inserì di diritto e prepotentemente fra Little Tony e Bobby Solo, come emulo, anche lui, di Elvis Presley di cui realizzerà la migliore cover di "Are you lonesome tonight", ovvero "Ti senti sola stasera" lasciando al palo i suoi due rivali. 

E in quella estate che sembrava non finire mai, fra "Stesse spiaggie e stesso mare" da frequentare con Piero Focaccia, "Pregherò" e "Tangacci" di Celentano, "Watussi" in agguato "nel continenete nero paraponzi ponzi po" e "Abbronzatissime sotto i raggi del sole" fotografate mirabilmente da Edoardo Vianello si andava avanti col sorriso nel cuore.

Anche se con Peppino di Capri ci si doveva farsi perdonare dalla "Roberta" di turno a cui ripetere sino alla ossessione "T'amo e t'amerò" con un esordiente Peppino Gagliardi di cui sentiremo presto parlare negli anni successivi e con i "Baci" di Remo Germani "alla ragazza del suo cuore" che poi era la stessa di tutti quelli che flirtravano in riva al mare in quella stagione.

Flirt estivi ma importanti al "Sapore di mare, sapore di sale" come quello dedicato a Stefania Sandrelli da Gino Paoli di cui era perdutamente innamorato, arrangiato superbamente da Ennio Morricone che col suo pianoforte sembrava riprodurre il fragore delle onde e con quell'assolo centrale di sax eseguito da un giovane argentino che più tardi diverrà un famoso jazzista, Gato Barbieri. 

Sì, fu un’estate veramente calda quella del ’63. Un’estate di fuoco.

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