di FRANCESCO TRONCARELLI
Non è
necessario entrare in classifica o vincere un festival perché una
canzoni funzioni e duri nel tempo. Né c'è una ricetta particolare perché
un brano superi la barriera della generazione di riferimento per
entrare nella memoria collettiva e diventare uno dei brani più belli in
assoluto della musica italiana. Se ci fosse, la userebbero tutti.
Certo è che se il testo è scritto da autori di talento e la musica da
un compositore di grande livello, è probabile che una semplice canzone
diventi una di quei pezzi da ricordare nel tempo, ma l'alchimia sarà
perfetta e potrà funzionare però solo se il cantante riuscirà a dare il
valore aggiunto con la sua interpretazione. E se il suo nome è Mina, è
sicuro che sarà tutto più facile e che quel brano rimarrà nella storia
del nostro pop.
Così è stato per "Se telefonando",
capolavoro
assoluto firmato da Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara su musica di
Ennio Morricone per la voce della più grande cantante italiana di
sempre e che è tornato d'attualità per la scomparsa del grande anchorman televisivo.
Costanzo paroliere per Mina |
Due menti insomma, nel vero senso
della parola, a cui si aggiunse Morricone, tra i più bravi arrangiatori alla Rca. Il testo che
avevano scritto i due era dirompente per la situazione che raccontava e
per certi versi anche futuristico nelle parole ("Lo stupore della notte
spalancata sul mar"), sicuramente in controtendenza alle romantiche,
bugiarde certezze dei Sanremo di quel periodo («Dio come ti amo», «Io
che non vivo senza te») che dominavano la scena.
Fu De Chiara
che conosceva Morricone a chiamarlo. Gli fece leggere quello che avevano
scritto e lui, dopo averci ragionato su, disse che nell'inciso che
aveva in mente, si sarebbe ispirato alle sirene della polizia francese
(po-pi, po-pi...), un'idea semplicemente straordinaria dove lo strillo
bitonale meccanico delle volanti d'oltralpe si trasformava in una
melodia incalzante.
L'incontro per la realizzazione del brano fra loro e la "tigre di Cremona", come veniva definita l'interprete di tanti successi come "Le mille bolle blu", "Il cielo in una stanza", "Sono come tu mi vuoi", avvenne negli studi Rai di via Teulada. Mina era arrivata con il suo produttore Luciano Gigante e dopo i convenevoli di rito, chiese subito lo spartito e in un istante, come in una magia assoluta, "Se telefonando" diventò sua.
Mina a Studio Uno |
Al momento della registrazione
sia gli autori che la stessa Mina, si resero conto che un verso "Poi nel
buio la tua mano d'improvviso sulla mia", poteva dare adito a doppi
sensi e far muovere la censura molto rigida a quei tempi. La
registrazione allora fu sospesa e Costanzo provò a limare il testo, che
con un più tranquillizzante singolare al posto del plurale, divenne così
"Poi nel buio le tue mani d'improvviso sulle mie".
Mina decise
comunque di incidere entrambe le versioni, la seconda con la correzione
fu quella pubblicata nel 45 giri e poi presentata ufficialmente a
"Studio Uno" nel maggio del 66, il mitico varietà televisivo del sabato
sera di Antonello Falqui condotto da lei che catalizzava l'attenzione
generale del pubblico, la prima versione invece, quella del possibile
doppio senso, fu messa da parte e pubblicata solo nel 1999, nella
raccolta Mina "Gold 2"
La storia di un amore nato troppo
velocemente e vissuto troppo in fretta, quando l'Estate ci mette lo
zampino con le sue atmosfere di libertà che si vivono in quella breve ma
intensa stagione raccontata in "Se telefonando" da allora iniziò a fare
breccia. Quel rapporto appassionato e passionale colpì l'immaginario collettivo, forse anche perché era una lei
con mossa irrituale per quegli anni, che voleva chiuderlo con una
telefonata, non volendo aspettare che la passione diventasse abitudine o
qualcosa di terribilmente serio.
Ed è significativo in questo
senso che a interpretarlo e renderlo una vera e propria gemma della
musica italiana, sia stata Mina, non solo artista di razza e dalla voce
unica, ma anche donna che con le scelte che ha fatto e le vicende che ha
vissuto, ha contribuito alla evoluzione del nostro costume.
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