mercoledì 4 dicembre 2019

The Wall, 40 anni di un capolavoro

di FRANCESCO TRONCARELLI



«The Wall», l’album dei Pink Floyd compie 40 anni. Il disco, undicesimo album in studio del gruppo, era il risultato di un concept proposto dal bassista Roger Waters nella speranza di rimediare alla terribile situazione finanziaria in cui si trovava la band. E il successo dell'album fu enorme, fu il più venduto infatti negli Stati Uniti nel 1980, divenendo inoltre uno degli album doppi più venduti nella storia. Nella classifica dei 500 migliori album pubblicata dalla rivista specializzata Rolling Stone, vera e propria Bibbia del settore, è posizionato all'87° posto. 

Ancora oggi sono rinomati gli effetti scenici usati nel tour che seguì, considerati da molti fan e soprattutto dai critici, innovativi per quel periodo. Gli stessi Pink Floyd, dopo aver pubblicato "The Final Cut", non si esibirono più dal vivo fino all'abbandono di Roger Waters nell' 85. Non presero nemmeno in considerazione l'idea di un nuovo tour per promuovere l'album successivo, ritenendo infatti troppo difficoltoso competere con gli show precedenti di "The Wall".

Alcuni anni dopo Alan Parker dirigerà il film "Pink Floyd The Wall", trasposizione cinematografica del disco, anzi del doppio 33 giri come allora venivano chiamati gli LP, con il contributo grafico di Gerald Scarfe. L'attore protagonista è l'allora semisconosciuto leader dei The Boomtown Rats, Bob Geldof. La pellicola fu presentata in anteprima, al 35º festival di Cannes il 22 maggio 1982 a mezzanotte. Il film, in cui vengono mostrati circa venti minuti delle animazioni originali di Gerald Scarfe, create per i concerti, è dotato di un'incisiva violenza psicologica: basti pensare alla sequenza dei bambini gettati nel tritacarne o quella dei bombardamenti di Goodbye Blue Sky.

Lo spunto per "The Wall" arrivò in seguito ad un incidente accaduto durante un concerto dei Pink Floyd nel 1977 a Montreal. Un gruppo di spettatori aveva infastidito così tanto Waters che il cantante sputò verso di loro. Ne seguì una serie di discussioni con i membri della band e da lì nacque l'idea di realizzare delle canzoni che raccontassero il distacco tra il pubblico e gli artisti.

Alla realizzazione dell'album doppio "The Wall", che si proponeva di includere 26 canzoni in due dischi, partecipò anche il produttore Bob Ezrin, ma la maggior parte del lavoro la fece Roger Waters. L'album uscì il 30 novembre 1979 e, per promuoverlo, il gruppo fece una serie di concerti tra il 1980 e il 1981 in cui s'impegnò a rappresentare sul palco la critica mossa dal disco, ribadendo la denuncia nei confronti della società e di come il rock l'aveva fino ad allora raccontata.

La band inglese

All'inizio di ogni concerto quattro persone salivano sul palco con delle maschere che riproducevano i volti dei membri della band. Dopo l'arrivo degli artisti originali partivano le immagini di mostruosi cartoni animati proiettati su uno schermo circolare. Poi veniva edificato un muro di polistirolo che separava il pubblico dal gruppo.

Durante la performance di "Comfortably Numb", Waters usciva dal muro in camice bianco e David Gilmour veniva innalzato sopra di lui. Alla fine del concerto, il muro veniva violentemente abbattuto. Durante il tour ricomparve il celeberrimo maiale Algie, il pallone gonfiato ad elio divenuto famoso dopo essere stato utilizzato per la copertina di "Animals".

In queste occasioni però, invece di essere rosa, era nero con in aggiunta il logo dei martelli incrociati dipinto sul fianco. Inoltre Roger Waters teneva spesso anche dei dialoghi col maiale volante tra le esecuzioni di In the Flesh e di Run Like Hell.

"The Wall", è stato un album epocale dei Pink Floyd, che ha segnato un' epoca dal punto musicale e scenico, per gran parte frutto del genio (e dei demoni personali) del bassista e cantante Roger Waters come dicevamo. Separazione fisica e psicologica sono i temi portanti del doppio LP che ha lanciato canzoni come "Another Brick In The Wall" e "Confortably Numb" da tutti conosciute ed apprezzate per la loro capacità di scuotere e coinvolgere con quelle celebri musiche trascinanti e a tratti ipnotiche, chi ascolta.

Il caso vuole che il quarantennale del disco, uscito il 30 novembre del 79, cada in coincidenza con i trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino. Muro al quale l'album è in qualche modo legato sia per motivi simbolici che pratici. Infatti nel 1990 Waters mise in scena l'opera in un maxi evento davanti alla Porta di Brandeburgo per celebrare la caduta del muro che divideva Germania Est da Germania Ovest davanti a una folla oceanica.

l'enorme palcoscenico eretto proprio davanti alla porta di Brandeburgo.

Ma questa è un'altra storia. Facciamo invece qualche passo indietro e troniamo alla situazione della band prima della pubblicazione del disco. Alla fine degli anni 70 i Pink Floyd stanno attraversando un periodo difficile. Non tanto a livello di popolarità quanto di gestione della stessa. L'album "Animals", del 1977, ha iniziato a mostrare un prevalenza di Waters come autore e il tour che ne segue negli Stati Uniti, si svolge in stadi sempre più grandi e sempre più pieni.

Waters inizia a odiare questa situazione, e da questo suo disagio nasce lo sputo famoso al fan delle prime file. Il "muro" che si sta costruendo nella sua testa tra lui e il mondo esterno è sempre più spesso. Nasce lì l'idea di un concept album che narri la storia di Pink, rockstar vittima di traumi psicologici che arriva a isolarsi sempre di più.

Traumi determinati dalla morte del padre (nello Sbarco di Anzio nella Seconda Guerra Mondiale), dalla presenza oppressiva della madre, dall'autoritarismo delle istituzioni scolastiche. Ecco così che la vicenda personale abbraccia temi universali diventando simbolica di un no all'autoritarismo e alla guerra.

Prepara l'opera praticamente da solo nella sua interezza e la presenta al resto della band insieme a un altro album composto interamente: lascia al gruppo solo la possibilità di scegliere quale pubblicare a nome Pink Floyd, l'altro lo pubblicherà come solista. David Gilmour, Nick Mason e Rick Wright optano per "The Wall", e così l'altro lavoro diventerà "The Prons and Cons of Hitch Hiking", primo album solista di Waters uscito nel 1983.

A fare di "The Wall" non un semplice lavoro solista di Waters è l'apporto del resto del gruppo in fase di arrangiamento dei pezzi, oltre ad un paio di composizioni firmate da David Gilmour che, tra l'altro, diventeranno nel tempo alcuni dei brani più iconici e popolari dell'album, come "Confortably Numb" e "Run Like Hell". Al produttore Bob Ezrin (che aveva alle spalle capolavori come "Berlin" di Lou Ree e "Welcome To My Nightmare" di Alice Cooper") si deve invece la parte orchestrale della sezione finale di "The Trial".

Un discorso a parte merita poi "Another Brick In The Wall part II", pubblicata anche come singolo e prima nella classifiche USA, impostata su un ritmo tipicamente da disco music (idea di Ezrin), cosa assolutamente fuori dai canoni dei Pink Floyd fino a quel momento. Quella che poteva sembrare un'eresia per i fan più incalliti, si rivelò invece una mossa vincente.

Il brano divenne un successo e, accompagnata dallo splendido video a cartoni animati e dal coro liberatorio dei bambini "hey teacher leave us kids alone", un vero inno gnereazionale e senza tempo contro l'autoritarismo in genere e in particolare quello dei professori e della scuola.

"The Wall" che è stato un successo planetario segna al contempo anche la fine della band nella loro configurazione più nota. La divisione tra Waters e il resto del gruppo durante le registrazioni del resto, si era fatta sempre più profonda. Il bassista aveva chiesto e ottenuto il licenziamento di Rick Wright, che nel tour perciò sarà assoldato come una turnista qualsiasi e pagato a gettone.

Il successivo album "The Final Cut", una sorta di terza parte di "The Wall", che sarà ancora più personale nei temi e nelle idee musicali, sarà la goccia che farà traboccare il vaso. Al punto che subito dopo la sua pubblicazione Waters lascerà il gruppo considerandolo morto. Seguiranno anni di battaglie legali con Gilmour e gli altri che invece volevano proseguire riuscendo peraltro a farlo.

Recentemente, il suo autore, Roger Waters, ha dichiarato: «Credo che “The Wall” tocchi corde che sono sotto la superficie di molti di noi. Parla dei “muri” che esistono tra gli esseri umani, a livello familiare e a livello globale. E credo che colpisca le persone, che risuoni in loro». E 40 anni dopo la sua prima volta, purtroppo le cose stanno sempre così.

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