venerdì 7 febbraio 2020

Sanremo, 60 anni fa il boom di Tony Dallara

di FRANCESCO TRONCARELLI

Improvvisamente la musica cambiò a Sanremo con un urlo, era quello di Tony Dallara che sbaragliò tutti vincendo il festival 60 anni fa con Romantica

Sarebbero bastati cinque minuti. Trecento secondi. Un'inezia di fronte alle cinque ore e passa di programmazione per cinque serate consecutive. Una briciola di tempo tra i frizzi irresistibili ed onnipresenti di Fiorello e la sfilata delle donne che dal "passo indietro" hanno fatto il passo in avanti. Cinque minuti e non di più.

Ma quel brevissimo lasso di tempo non è stato trovato. O molto probabimente non l'hanno voulto trovare come spesso accade in situazoni come queste. Il motivo però per trovarli quei cinque minuti c'era tutto. Perchè questa volta non si trattava del solito festival, ma di quello che celebrava i suoi 70 anni. Come dire la sua storia, la musica italiana e gli artisti che l'hanno rappresentata in questo periodo.

Ma si dirà, e mica potevano essere chiamati tutti?, intendendo ovviamente per tutti, quelli sopravvissuti all'inesorabile avvicendarsi delle stagioni in questi lunghi 70 anni. Certo, non si poteva, ma alcuni sicuramente sì. Uno in paticolare, Tony Dallara. E per un motivo molto semplice, anzi due, ma fondamentali trattandosi del festival che festeggia se stesso. Il primo è perchè il "re degli urlatori" giusto 60 anni fa (ricorrenza quindi nella ricorrenza) vinceva Sanremo con un brano che ha fatto epoca e il giro del mondo, "Romantica".


Una vittoria clamorosa per lui esordiente su quella ribalta, che surclassò con i suoi gorgheggi sincopati la versione melodica del suo autore, il grande Renato Rascel e una vittoria (questo il secondo semplice ma fondamentale motivo) che ne fa il più vecchio vincitore del festival ancora in vita. Johnny Dorelli, che vinse nel 1958 e 1959, è infatti del 1937, mentre Dallara è del 1936. E Dorelli è stato invitato con tutti gli onori, ma Dallara, ugualmente vincitore e vincitore più anziano no.

"Dopo quell'exploit al festival riuscii ad avere sette canzoni in hit parade contemporaneamente, visto che ai tempi si incideva un 45 giri ogni due mesi. E così ho avuto tanti successi in un colpo solo: Romantica, Ghiaccio bollente, La novia, Bambina bambina, Ti dirò. Troppi, forse, tutti assieme" ricorda il cantante aggiungendo peraltro una notazione che la dice lunga sui contratti capestro di quei tempi delle case discografiche.

"Milioni di 45 giri, ma pochi quattrini per me, ero solo interprete, per cui prendevo solo quello che c’era nel contratto, una specie di stipendio, pochi soldi in proporzione alle vendite. Certo, poi mi hanno chiamato in tv e ho girato l’Italia per fare serate, ma è con i diritti d’autore che si fanno i soldi veri nella musica. Se penso anche agli spot che hanno usato Come prima, e io non ho preso nulla, anche se poi tutti la associano a me. Ma non posso lamentarmi per come mi è andata la vita, specie considerando come l’avevo cominciata".

Mina e Dallara, gli urlatori

Nato a Campobasso, ma cresciuto da bambino a Milano per il trasferimento della famiglia, dopo le elementari iniziò subito a lavorare, garzone del bar, apprendista fabbro, lavamacchine, benzinaio. Ma presto anche cantante perchè il padre operaio e corista alla Scala lo mandò a studiare canto nel coro della parrocchia. Da lì ai palchi delle sale da ballo, fino all'esordio al Santa Tecla, il club più in voga della Milano degli anni Cinquanta mentre la mattina era fattorino alla casa discografica Saar. Era specializzato nel cantare i Platters, quelli di "Only you". 

E fu la sua fortuna imitare il modo di cantare di quel celebre quintetto americano. Il direttore della etichetta lo ascoltò e rimase folgorato, lo promosse da fattorino a cantante e gli affido un brano lento, che nessuno voleva cantare, "Come prima" bocciato a Sanremo qualche anno prima e fu il boom. L'Italia conobbe quel ragazzone irruento e dalla voce potente che trasformava le canzoni in inni alla gioia di vivere con ritmi moderni e travolgenti. 

Insieme a Mina, Celentano, Betty Curtis e Joe Sentieri, il buon Tony fu definito dalla stampa "urlatore", in contrasto ai melodici rappresentanti del bel canto all'italiana Luciano Tajoli, Gino Latilla, Achille Togliani e lui di quella pattuglia di giovani che cambiavano il modo di cantare e di porsi nei confronti del pubblico fu da subito nominato re, "il re degli urlatori".

Tony con Andy Warhol

Una popolarità enorme, tournèe in tutto il mondo, copertine e tanti spettacoli in tv e una grandissima soddisfazione che nessun altro artista italiano ha mai avuto. Veder cantare dai suoi idoli una sua canzone. I Platters con in testa il loro leader Tony Wiliams cui si ispirava Dallara per i gorgheggi infatti, incisero la versione americana di "Come prima" diventata "For the first time". Un privilegio incredibile, come se Elvis, idolo di Bobby Solo, avesse inciso "Una lacrima sul viso".

L'avvicendarsi di nuove mode e nuovi artisti poi, non ha colto Dallara impreparato. Al contrario di tanti altri suoi colleghi rimasti imprigionati nel revival dei "Migliori anni", si è tuffato animo e corpo nel suo hobby che è diventato col tempo il primo lavoro, la pittura. Molto più di una semplice passione. Ha un atelier, fa mostre personali a Milano e non solo e nel corso di questi anni ha ottenuto giudizi lusinghieri da artisti come Fontana, Crippa, Baj e , a sorpresa, Andy Warhol.

Ma Tony Dallara però, ricciolo in disordine e solita voce nasale e la signorilità di chi ha conosciuto alti e bassi rimanendo sempre se stesso, non esiste più per Sanremo & Friends. Certo non può vantare quella popolarità che i media hanno assicurato ai redivivi Ricchi e Poveri e ai sempre a galla Al Bano e Romina, è logico, li è di un'altra epoca, giurassica rispetto all'attuale, ma proprio per questo sarebbe dovuto essere ricordato con un saluto.

Dino Buzzati e Lucio Fontana nell'atelier di Dallara

Sarebbero bastati cinque minuti. Trecento secondi. Un'inezia di fronte alle cinque ore e passa di programmazione per cinque serate consecutive. Una briciola di tempo tra i frizzi irresistibili ed onnipresenti di Fiorello e la sfilata delle donne che dal "passo indietro" hanno fatto il passo in avanti. Cinque minuti e non di più.

"Signore e signori abbiamo il piacere di avere qui con noi il vincitore più anziano del Festival, che proprio 60 anni fa trionafava a Sanremo con un brano diventato un successo internazionale, "Romantica", Tony Dallara!!!". Applausi del pubblico in sala, l'urlatore che saluta, un paio di battute e un gorgheggio a futura memoria questa volta con la standing ovation. Finito. Avrebbero fatto contento un vecchio artista e i telespettaori più agè che avrebbero ritrovato un amico. Sarebbero bastati cinque minuti..

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