mercoledì 23 giugno 2021

Hit parade inglese, prima dei Maneskin c'è stato Little Tony

 di FRANCESCO TRONCARELLI

In questi giorni è stato tutto un rincorrersi nei media con la notizia dei Maneskin "primi italiani nella classifica inglese".

Giornali, televisioni, radio hanno giustamente rilanciato l'ingresso della band romana nella prestigiosa chart d'oltremanica, attribuendo ai ragazzi di Monteverde lo storico primato.

Qualcuno poi, meno superficiale, ha precisato che in realtà erano trent'anni che non succedeva una cosa del genere, quando fu Andrea Bocelli ad entrare trionfalmente in quella hit parade. 

Nessuno però ha ricordato chi è stato veramente il primo ad arrivarci, il primo italiano a vedere il suo nome a fianco di artisti di fama internazionale ed altri che lo sarebbero diventati di lì a poco.

Quell'artista si chiamava Little Tony, era giovanissimo ed aveva conquistato Londra. Incredibile ma vero. Fu in Inghilterra infatti che il Ragazzo col ciuffo iniziò la sua carriera e a farsi conoscere.

Il Ragazzo col ciuffo

Prima di Bocelli, prima dei Maneskin a cui auguriamo di essere i primi italiani ad essere primi in classifica e molto prima di tutti quelli che con qualche 45 giri si trovarono catapultati nel tempio della musica più venduta e ascoltata.

Una storia che non tutti conoscono, come la buca presa dalle nuove leve del giornalismo on line conferma e che merita proprio per questo di essere narrata e che racconta di una famiglia di Tivoli con ascendenze sanmarinesi che amava la musica, i Ciacci.

Novino era il capofamiglia, faceva il cantante e si accompagnava con la fisarmonica insieme al fratello chitarrista Settembrino e i suoi figli, Antonio, il più piccolo che canta anche lui e i fatelli più grandi Alberto ed Enrico che strimpellano la chitarra e suonano la fisarmonica. 

Sulla scia del papà, Antonio comincia a muovere i primi passi suonando nelle osterie e ristoranti dei Castelli Romani, canta ai matrimoni, alle feste, nelle balere e nei locali da ballo. Coi fratelli forma un trio che si disimpegna bene e sa affrontare il pubblico.

Da qualche disco regalatogli da turisti americani scopre il rock and roll e se ne innamora. Ha quindici anni quando, nel 1956, nel corso di una serata in un ristorante di Grottaferrata, trova il coraggio di proporre insieme ai fratelli, uno di questi scatenati brani dal ritmo travolgente che arrivano d’oltreoceano. 

Il pubblico lo applaude convinto e per lui è un incoraggiamento a continuare su quella strada. La sua fama valica la regione e comincia ad essere ingaggiato un po' dapertutto. In un'esibizione al Teatro Smeraldo di Milano, è osservato dall'impresario inglese Jack Good, che gli offre la possibilità di lavorare con i fratelli in Gran Bretagna.

Little Tony negli uffci della Decca con Jack Good e gli autori di "Too Good"

Entusiasmo alle stelle e trasferimento immediato con una valigia di cartone piena di sogni. Sbarcato a Londra Antonio assume il nome d'arte di Little Tony, come omaggio a quello di Little Richard e nasce il gruppo "Little Tony and His Brothers".

Gli spettacoli hanno tale successo da indurre Little Tony a rimanere in Inghilterra. La Decca gli fa un contratto e così pubblica un disco contenente quattro classici del periodo: "Believe what you say", "Lara lovin’", "I’m walking" e "Take me nice". 

Il prodotto è destinato a essere venduto direttamente al pubblico che assiste alle sue esibizioni. Sono proprio queste incisioni ad attirare l’interesse del conduttore del programma televisivo “Boys Meet Girls”, che lo scrittura. 

È l’inizio della fortunata avventura di Little Tony che diventa l'idolo dei giovanissimi britannici conquistati dalle sue interpretazioni a ritmo di rock e dalla sua simpatia irresistibile. 

Uno degli autori di Elvis Presley, Doc Momus, scrive per lui insieme a Mort Shuman "Too Good", che  viene presentato nella trasmissione "Wham!" (è da qui che George Michael ha preso il nome della sua prima band), dove era ospite fisso.

il 45 giri che lo lancia nella UK Chart

Con lui ci sono altri tre giovani cantanti, Adam Faith, Craig Douglas e un certo Cliff Richard, destinato a diventare Baronetto per meriti artistici di Sua Maestà la Regina Elisabetta come i Beatles. 

Tony sarà il personaggio più votato dagli adolescenti incollati davanti al televisore e il suo disco "Too good" in un mese venderà oltre mezzo milione di copie e lo fa entrare nella classifica inglese. Era il 1959, aveva 18 anni, più giovane quindi dei Maneskin, di Bocelli, di Tony Renis e compagnia cantando.

In due anni era diventato un idolo per i teenagers d'oltremanica e addirittura era entrato nella Hit parade di quel paese che dettava legge in termini di musica. Nonostante fosse arrivato a Londra non tanto senza una lira ma soprattutto senza sapere una parola di inglese.

Nella Top Twenty

Prendeva il treno a carbone e andava a Manchester da dove andava in onda il programma "Boys Meet Girls" che ha fatto la storia del rock in tv per cantare accompagnato dai suoi fratelli e i giovani impazzivano.

Una popolarità enorme. Di cui chi scrive ha avuto una conferma inoppugnabile in tempi successivi, avendo assistito all'incontro tra Al Stewart, cantautore di fama internazionale con successi del calibro di "The year of the cat" e "Time Passages" conosciuti in tutte il mondo, e Little Tony che si svolse dietro le quinte dei "Migliori anni".

L'artista scozzese, ospite di prestigio del programma di Carlo Conti, volle conoscere quello che era stato un suo idolo quando era giovanissimo, e perciò andò a trovare nel camerino Tony che partecipava anche lui alla trasmissione, per stringergli la mano.

Una scena molto festosa durata qualche minuto, tra sorrisi, battute e pacche sulle spalle da parte del numero uno mondiale del pop verso il nostro Ragazzo col ciuffo, che ebbe un epilogo da commedia all'italiana al termine dell'incontro.

Quando Al Stewart andò via infatti, Tony rivolto al suo agente chiese "ma questo chi era?", non avendolo ovviamente riconosciuto.

Fantastico Ciacci, performer di razza col rock nelle vene e una bella persona, semplice, simpatica, disponibile con tutti. Il successo ottenuto in Gran Bretagna dove ad applaudirlo c'erano future pop star come Al Stewart e Paul McCartney, gli aprì le porte della scena musicale italiana. 

Alla fine del 1960 tornerà nel Bel paese e in coppia con l’altro astro nascente Adriano Celentano, porterà il rock and roll al Festival di Sanremo con il brano "24.000 baci". 

La sua carriera da quel momento non si fermerà più e sarà costellata da milioni di dischi venduti. Come quello inciso in Inghilterra, un lento alla Elvis che lo portò nella classifica più intrigante del mondo.




Nessun commento:

Posta un commento

La Lazio è sempre Meravigliosa. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 110 e lode alla banda Maestrelli - Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chin...