di FRANCESCO TRONCARELLI
Il più grande di tutti. Presentatore senza pari ma anche one man show capace di cantare, suonare e recitare come spalla a fianco di attori e dive fra i più conosciuti e personaggi dello Spettacolo internazionale.
Questo è stato Pippo Baudo. Un artista nel vero senso della parola capace di cambiare il suo ruolo sul palco o davanti una telecamera in considerazione di situazioni, sketch e avvenimenti.
Ma non è stato sempre così. Ci sono voluti anni perchè Baudo Giuseppe da Militello in Val di Catania divenisse Pippo Baudo l'uomo che ha ridisegnato la televisione a sua immagine e somiglianza.
In questo contesto di chiara fama desta curiosità l'esito del provino che lo sconosciuto laureato in legge siciliano con la passione per la musica, sostenne nell'aprile 1960 presso gli studi Rai di Milano.
"Baudo Giuseppe di anni 24
Fantasista
Buona presenza
Buon video
Discreto nel canto
Suona discretamente il pianoforte
N.B Può essere utilizzato per programmi minori".
Questo il giudizio di Antonello Falqui e Lino Procacci, due registi e autori che hanno fatto la storia dell'Ente di stato con programmi come il Musichiere, Canzonissima, Studio Uno, Campanile sera e Chissà chi lo sa?.
Nella ventina di minuti di audizione i due esperti che vagliavano gli aspiranti a un posto al sole stilano in poche righe, come si usava in questi esami, quello che hanno visto e intravisto nel pennellone venuto dalla Sicilia.
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Pippo Baudo entra in Rai |
Qualcuno a una prima lettura della loro valutazione, ha colto un giudizio negativo da parte degli esaminatori e addirittura una clamorosa mancanza di fiuto. Quasi una bocciatura.
Una sensazione dovuta alla immensa storia che Baudo ha costruito in televisione. Certo. Ma dopo quel provino. Falqui che tra l'altro ha contribuito a fare diventare Mina un mito e il sodale Procacci che con Luciano Rispoli si occupava proprio di debuttanti con quelle poche parole lo avevano promosso.
La chiave interpretava è tutta in quel N. B. in cui lo segnalano per programmi minori. Come dire, è bravo, disinvolto, si sa muovere perciò può iniziare dalla gavetta per costruire la sua carriera.
Questa interpretazione peraltro me la confermò lo stesso Baudo tra un aneddoto e l'altro quando lo ebbi ospite a Radio Italia Anni 60 nel programma che conducevo con Simone Conte e Luca Mecaccioni con la regia di Chiara Proietti.
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Baudo a Settevoci con l'applausometro |
Baudo poteva fare TV ma era pur sempre un esordiente e un debuttante privo di esperienza sul campo e solo con spettacoli tra il varietà e il teatro serio con l'amico Tuccio Musumeci alle spalle con trecento persone ad ascoltarlo. Qui si trattava di milioni di spettatori sulle spalle di un ventiquattrenne.
Alla prima occasione perciò in linea con la sua preparazione, Pippo venne chiamato. A lui che era laureato in Diritto del lavoro, fu affidata un'inchiesta sui nostri emigranti, sulle loro condizioni di vita all'estero, in Africa come nelle casette vicino le miniere in Belgio. Intervistò anche il padre di Adamo il cantante de La Notte, che era emigrato in Belgio con la famiglia. Uno scoop per un novellino.
Seguirono le presentazioni di concorsi di bellezza e manifestazioni musicali come la Conchiglia d'oro, il festival di Napoli, Primo piano, Un disco per l'estate tutte prove rouscite che costruirono tassello dopo tassello, programma dopo programma la sua popolarità e carriera sino al boom di Settevoci.
Format inventato da lui che in anticipo sui tempi metteva in competizione come in un talent cantanti secondo i gusti del pibbluco in studio rilevati da un Applausometro. E tutti quelli che dopo saranno dei nomi passano in quegli anni da lui: Massimo Ranieri, Al Bano, Marisa Sannia, Orietta Berti, Mario Tessuto, Franco IV e Franco I.
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Pippo interrompe Armstrong al festival |
Ci siamo. Ora Pippo Baudo è pronto a diventare veramente Pippo Baudo e lo dimostra quando la Rai gli affida le redini di Sanremo 1968, un Festival in salita già in partenza perchè successivo a quello della morte di Luigi Tenco.
E lui lo domina con eleganza e classe da vendere e soprattutto prontezza d'esecuzione e riflessi come l'episodio della interruzione dell'esibizione di Louis Armstrong confetma: il trombettista non conoscendo le dinamiche festivaliere stava trasformando l'interpretazione di Mi va di cantare in una jamsession di oltre 8 minuti
L'apoteosi la serata finale quando proclama il grande Sergio Endigo vincitore della kermesse insieme al brasiliano Roberto Carlos con Canzone per te. Lui è felice sul palco con loro, bersagliato dai flash dei fotografi e sommerso dagli applausi dei presenti nella sala delle feste del Casinò.
Sono passati otto anni da quel provino, da esordiente in panchina della televisione italiana è diventato rete dopo rete, campione d'Italia nella serie A di Mamma Rai. È diventato veramente Pippo Baudo quello che poi abbiamo applaudito tutti.
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Pippo vince Sanremo 1968 |
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