lunedì 11 giugno 2018

"Una carezza in un pugno", storia di una gemma del pop




di FRANCESCO TRONCARELLI
La scomparsa di Gino Santercole ha riportato d’attualità una delle canzoni più belle del nostro pop scritta da lui e che tutti, ma proprio tutti, sui social come nei media, hanno ricordato per sottolineare il talento dell’ex artista del Clan.
E non c’è dubbio che “Una carezza in un pugno” sia un brano di quelli che hanno fatto la storia della nostra musica leggera, un pezzo diventato nel tempo un evergreen e che tutt’ora emoziona per il testo, la musica e l’atmosfera coinvolgente che evoca ogni volta che lo si ascolta.
Riavvolgiamo allora il nastro della storia e vediamo la genesi di questo pezzo che piace ancora così tanto e non smette di suscitare piacevoli ricordi e sensazioni positive.  
Nel 1968, dopo aver portato con non poche polemiche 'Canzone' di Don Backy a Sanremo, Adriano Celentano è impegnato sul set del film di Pietro Germi 'Serafino'. E' una pellicola su cui punta molto per consolidare la sua carriera di attore. Un ruolo minore è previsto anche per Gino Santercole, figlio di sua sorella Rosa e tra i fondatori del Clan: "Dove andava lui andavo anch'io -ricordava sempre il nipote del boss-, dove lavorava lui voleva che lavorassi anch'io, lui faceva l’orologiaio e io comincia a riparare orologi, eravamo come due fratelli. Poi lui ha iniziato a fare il cantante, mentre io ero il primo chitarrista dei Ribelli. Il Clan era un po' una sorta di continuazione della nostra famiglia meridionale che abitava in via Gluck".
Le riprese assorbono moltissimo il Molleggiato che sacrifica la sua attività discografica. Ma Adriano su questo fronte è tranquillo, nell’etichetta discorafica lavorano i suoi amici e fedelissimi che gli sanno confezionare brani su miura per lui.

Il gruppo di lavoro formato da Micky del Prete, Luciano Beretta (autori di tutti i successi del Capo a cominciare dal Ragazzo della via Gluck”, sta preparando un pezzo nuovo insieme a Santercole, con cui ha già realizzato “Un bimbo sul leone”.
Il brano che i tre firmano insieme s’intitola “Una carezza in un pugno” e determinante alla realizzazione del progetto risulterà l’arrangiamento del maestro Nando De Luca, altro fedelissimo del Clan di assoluto valore.
L'uscita del 45 giri di 'Una carezza in un pugno' nella primavera del '68 mentre l'italia s'infiamma per la Contestazione giovanile e sindacale sembra più che altro un contentino per i fan, un modo per essere sempre presente alla radio e nei juke box tenuto conto che Adriano punta tutto e a ragione, sul film di Germi. Come lato B, viene scelta una canzone di Paolo Conte e Vito Pallavicini, intitolata 'Azzurro' che Conte allora semisconosciuto avvocato astigiano aveva musicato con una marcetta orecchiabile.
Sono due pezzi anomali per il repertorio del Capo, due brani che per come sono stati costruiti confermano il crescente distacco stilistico sia dal Celentano 'molleggiato' che dai gusti giovanili del tempo, orientati verso la musica dei complessi beat italiani e stranieri e le canzoni di protesta. Entrambi sono caratterizzati da un'orchestrazione sontuosa grazie all’arrangiamento di De Luca, cui fa da contrappunto un cantato trascinato, quasi svogliato - dovuto anche secondo le rivelazioni del fonico Piero Bravin, a un lieve raffreddore e al desiderio di sbrigare la pratica in fretta (l'incisione richiese poche ore. Un'eresia, per i produttori odierni).
'Una carezza in un pugno' è una ballata lenta stile western, che per certi versi fa venire in mente l'analogo percorso dell'idolo di gioventù di tutti i componenti del Clan Elvis Presley, anche lui cresciuto e ormai meno incline a scuotere il bacino che lo aveva reso famoso come Elvis the pelvis.



La musica, melodiosa e accattivante è tutta di Santercole che si è ispirato all'atmosfera coinvolgente di "Strangers in the night" di Frank Sinatra, mentre le parole sono di Beretta e Del Prete. Come fece notare il critico del Corriere della Sera Mario Luzzatto Fegiz, il testo è "la sintesi del sentimento di ogni persona: a mezzanotte la certezza, a mezzanotte e tre il dubbio".
Impagabilmente celentanesca, poi, la scelta del linguaggio, con piccole imperfezioni inaccettabili in un altro cantante: "Non vorrei che tu stai già pensando". Aveva ricordato Santercole: "Beretta veniva a casa mia, io gli facevo sentire le mie canzoni, certo io collaboravo ai testi delle canzoni, ma il vero poeta del Clan era lui. Grande poeta, grandissimo paroliere”.
Due settimane dopo l'uscita del 45 giri, e una ospitata in tv di Adriano che presenta alpublico “Una carezza in un pugno”, succede qualcosa di imprevedibile. Dopo un paio di passaggi radiofonici di 'Azzurro', i negozianti - e subito dopo i discografici - si accorgono che per quanto 'Una carezza in un pugno' piaccia, la gente è sempre più conquistata dal "lato B" del disco.
Lo stesso Celentano ne rimane sorpreso (salvo poi assicurare che era "tutto calcolato"). Quando, dopo due mesi di presenza in hit-parade, il disco arriva al primo posto, le ristampe hanno sancito il cambio della guardia: sul "lato A" c'è 'Azzurro' che spicca il volo definitivamente diventando insieme al Ragazzo della via Gluck, la signature song di Adriano.
La rivincita della “Carezza” avverrà 25 anni dopo, grazie a Fiorello ("Ho venduto mezzo milione di dischi con le copie delle sue canzoni. Adriano è un classico"). Durante la trasmissione "Karaoke" (1993), il giovane showman, all'epoca caratterizzato dalla coda di cavallo, ripropone più volte la sua versione di 'Azzurro' e 'Una carezza in un pugno'.

E tra le due, poi incluse nell'album "Karaoke compilation", è quest'ultima a ottenere più consensi. Viene infatti scoperta da una nuova generazione, e riscoperta da quelle precedenti che la eleggono come brano che ha segnato amori duraturi e flirt estivi, un classico cioè delle canzoni da dedica radiofonica o da poter cantare nelle serate in compagnia con gli amici e una chitarra a dettare il ritmo dei ricordi e delle emozioni. 



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