venerdì 2 aprile 2021

Metti un po' di musica leggera

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Metti un po’ di musica leggera perchè ho voglia di niente, anzi leggerissima, parole senza mistero, allegre ma non troppo 

Il vero termometro del successo di un brano non sono solo le visualizzazioni (e sono comunque tante, 25milioni) o i dischi d'oro e di platino ricevuti, ma anche le parodie televisive, le riproposizioni rivedute e corrette che dilagano sui social, i meme, i video creati su quelle note (verso i centomila) su Tik Tok. 

Ecco tutto questo movimento che è esploso intorno a "Musica leggerissima" con tanto di passi di danza e mani che vanno e vengono avanti e indietro, è la conferma che un successo di per sè incontestabile è anche diventato un tormentone sulla bocca e nella mente di tutti. Come anni fa capitò all'"Occidentali's karma" di Gabbani.

Un successo nazionalpopolare che i due cantautori siciliani con anni di gavetta nell'indie arrivati a Sanremo come outsider e usciti dal festival come vincitori morali nonostante il quarto posto in classifica, neanche immaginavano di tali proporzioni.

Per loro amati dalla critica e da un pubblico di nicchia è improvvisamente cambiato il mondo. Le praterie sconfinate che ha trovato questa "Musica leggerissima", hanno fatto sì che un brano che parla di depressione sia diventato un tormentone. 

Sarà interessante scoprire cosa succederà adesso nelle rispettive carriere dei loro autori e interpreti dopo una hit del genere, un vero boom che per loro è già croce e delizia. 

Il baffuto Lorenzo Urciullo, alias Colapesce, omaggio a un pescatore protagonista di una leggenda siciliana, nato a Solarino (Siracusa) nel 1983, dopo alcune esperienze negli Albanopower e nel progetto Santiago è diventato solista dieci anni fa prendendo il nome attuale. 

Antonio Di Martino, in arte Dimartino, palermitano di Misilmeri classe 82, ha fondato i Famelika nel 1998, con cui ha pubblicato dei testi impegnati apertamente contro la mafia. A giugno 2020 i due si sono uniti ed hanno pubblicato insieme l'album "I mortali", ora in riedizione.

a Sanremo 

Due carriere soliste quindi che procedevano spedite su binari paralleli, come quello della scrittura anche per altri, da Emma a Luca Carboni, da Malika Ayane a Guè Pequeno, Levante e Carmen Consoli, Marracash.

Due modi di fare musica che avevano incrociato i loro destini più volte e che alla fine hanno deciso di unirsi nello stesso percorso arrivando così a "Musica leggerissima".

L'hanno rincorsa per mesi. Hanno scritto strofe e poi le hanno cambiate, hanno cambiato la melodia. Le alternanze con l'inciso erano diverse, le parole del ritornello erano diverse.

Hanno addirittura recepito un suggerimento di Amadeus (della serie la storia si ripete, come per "E poi" di Giorgia coi consigli di Baudo). 

Il loro proposito nel comporla in particolare era quello di ‘appesantire’ la musica leggera, riempirla di contenuti, far crescere le domande nelle persone, anche se in maniera soft.

Ma è andata proprio così? Ognuno può dare la sua risposta, il bello di una canzone del resto è che spesso può essere intese come ciascuno crede, attribuendogli dei significati che gli autori non avevano previsto o immaginato.

La certezza in compenso è che questo brano è un omaggio esplicito alla musica in sè, a quella musica che ci tiene compagnia nei momenti in cui siamo soli e nei momenti in cui si cerca di riempire dei silenzi. E non è poco al di là del messaggio che è alla base della sua ideazione.

Colapescee e Dimartino

 E viene anche rivalutata la musica leggera stessa, come si chiamava e usava una volta, con atomsfere fresche, incalzanti e coinvolgenti, l'esatto contrario della riflessione e il vero trampolino di lancio del tormentone che in tempi di lockdown e chiusure è una manna per lo spirito.

Un brano che sfonda senza tanti retropensieri intellettualoidi e nonostante le accuse di plagio di chi ha l'orecchio lungo, vedi "Se mi lasci non vale" di Iglesias, "We are the People" degli Empire of the Sun e "Figlio di un Re" di Cesare Cremonini.

Un paradosso per Colapesce e Dimartino amanti di Fabrizio De Andrè e del Battiato più criptico, ascoltare non tanto nei supermercati come prevedevano o da figli alcolizzati la loro canzone, ma dagli stereo a palla dei suv fermi al semaforo.

O come sottofondo di un caso di cronaca nera nella trasmissione di Barbara D'Urso che non è proprio il massimo per dei cantautori (sic) anche se vestiti con completi pastello. Ma tant'è.

Un paradosso come quello di non poter capitalizzare questa improvvisa notorietà presso il grande e trasversale pubblico che li ha scoperti e li ama, con concerti e live per i noti impedimenti da Dpcm.

Un momento certamente sognato dai due quando si esibivano davanti sei persone in un club periferico e la sera dormivano su un materassino fornito dal gestore del locale. Da gonfiare peraltro con la bocca perchè non c'era la pompa.

Meglio non pensarci. Allora metti un po’ di musica leggera perchè ho voglia di niente, anzi leggerissima, parole senza mistero, allegre ma non troppo. Metti un po’ di musica leggera nel silenzio assordante per non cadere dentro al buco nero che sta a un passo da noi. E via.

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