di FRANCESCO TRONCARELLI
Mino Reitano era il quinto Beatles e non lo sapeva, la storia che ho raccontato con documenti inediti a cominciare dalla foto del locale di Amburgo dove lui si era esibito insieme ai futuri Fab Four, è tornata d'attualità e clamorosamente in prima serata tv, per il monologo sull'argomento che Enrico Brignano ha tenuto nella sua trasmisssione "Un'ora sola ti vorrei" su Rai 2.
Il comico ha preso spunto dal mio articolo (clicca qui per leggerlo) e addirittura la foto del locale, che è stata posizionata alle sue spalle sul videowall mentre parlava. Bene, benissimo per Mino, bistrattato da sempre ma ricordato in questa occasione anche se in uno sketch ovviamente scherzoso, un po' meno per l'uso della foto che avevo recuperato dall'archivio privato di Gegè Reitano e che nessuno prima del mio lancio aveva mai visto, diventata una chicca del buon Enrico.
Ma tant'è, internet fa miracoli e gli autori delle trasmissioni televisive (e i colleghi dei siti) prendono qua e là e ripropongono il tutto senza citare, ormai è la prassi. Per loro quindi, ma soprattutto per chi mi segue e legge da sempre, ne racconto un'altra di storia che riguarda il cantante calabrese.
Una vicenda caduta nel dimenticatoio ma che è importante ricordare a conferma della sua statura artistica, purtroppo negata dagli addetti ai lavori persino quando era all'apice del successo.
E' una vicenda apparentemente incredibile, ma assolutamente vera anche se può stupire, una storia che rivela come Reitano fosse più considerato all'estero piuttosto che da noi.
E questo perché un personaggio come lui, nonostante la sua bravura incontestabile veniva visto sempre come il paesano sprovveduto, una sorta di alieno atterrato nel mondo dei furbi.
La sua stessa proverbiale generosità nel lavoro, nell'essere un passionale che dava tutto, nell'ambiente dello Spettacolo non era stata mai capita e spesso e volentieri veniva interpretata in negativo come sintomo di debolezza.
Allora prendete nota, Mino Reitano e Frank Sinatra si conoscevano, hanno cantato insieme e sono rimasti amici, avrebbero dovuto anche lavorare insieme. Il ragazzo di Fiumara emigrato in cerca di fortuna con un violino nella valigia di cartone e The Voice, il più grande cantante della storia del pop internazionale, premio Oscar e interprete di brani memorabili, si davano del tu.
Due mondi agli antipodi, due vite lontane come la Terra dalla Luna, due artisti imparagonabili per carriera e successi, ma due amici, veri, sinceri, sin dal primo incontro. Che avvenne negli Stati Uniti, a Miami, dove Reitano si era recato appositamente per incontrarlo, grazie a un cugino da anni trasferitosi dall'altra parte dell'Oceano e che conosceva il divo americano.
L'incontro sicuramente eccezionale, perchè The Voice non aveva rapporti
con l'ambiente musicale italiano (negli anni 50 e 60 aveva conosciuto
Claudio Villa e Modugno ma in Italia), venne documentato dal fotografo Egidio
Fabbrici.
Il paparazzo era entusiasta di poter scattare foto in libertà a quel mito, in precedenza infatti, per un solo scatto che aveva fatto a Sinatra a Milano, le guardie del corpo gli avevano sequestrato macchina e rullino. Adesso invece era libero di sbizzarrirsi.
Il servizio così venne lanciato addirittura in copertina dalla
bibbia della musica nostrana "Sorrisi e Canzoni Tv", accompagnato da un titolo
eloquente: "Dall'America le foto incredibili". L'incontro avvenne nel 74.
Erano gli ultimi giorni di dicembre, dopo i convenevoli di rito e le
chiacchiere davanti a del vino rigorosamente made in Italy, Sinatra
invita Mino a cantare con lui nella serata di Capodanno in un grande
albergo dove era l'attrazione straordinaria.
In quella platea di fan dell'interprete di "Strangers in the night",
Reitano nonostante l'emozione per essere stato presentato dal Numero uno del pop americano,col suo vocione ed entusiasmo contagioso fa il botto. Due
canzoni, solo due, ma bastano, per incantare tutti, "Era il tempo delle
more" con cui aveva vinto il Disco per l'Estate e "O sole mio" che fa
scattare in piedi, eccitati, gli italoamericani presenti.
Sinatra resta impressionato da quella interpretazione e dall'entusiasmo che l'ha accompagnata e fiuta che col guaglione venuto dal Bel paese lontano si può fare qualcosa. L'indomani dopo un pranzo dice a Mino "resta qui, veni con me, mi fai l'apertura". Ascoltando quella proposta avanzata peraltro in quel curioso slang siculo-americano in cui si esprimeva Frank, al fratello di Mino Gegè si rizzano i baffoni per la gioia mentre "Benjamin" emozionato ringrazia.
La notte non prenderà sonno pensando a quelle parole e indeciso sul da farsi, ma la mattina dopo a colazione ringrazia Ol' Blue Eyes (come veniva chiamato Sinatra dai fan) ma declina l'invito. Troppo forte è l'amore che lo lega alla sua terra, troppo forti sono le radici familiari, non ce la fa lasciare tutto e trasferirsi lì. L'occasione a malincuore si perde, ma l'amicizia fra i due resta.
Reitano continua comunque a mantenere la relazione col boss della musica americana e nel 1975 pubblica l'album "Dedicato a Frank" con dodici brani arrangiati da Pinuccio Pirazzoli e Detto Mariano, tra cui la cover del successo internazionale "Sugar baby love" e "Innamorati" (terzo a Sanremo), che rivelano un cantante ormai maturo, un artista completo capace di affrontare ritmi e generi musicali diversi e al passo coi tempi.
Ci saranno poi i successi alle varie Canzonissime, le sigle televisive (“Sogno” per la trasmissione “Scommettiamo” di Mike Bongiorno), la conduzione di show (“Qua la mano Mino”, “Senza rete”, “Gioco città”, “Un’ora per voi” e “Calabria mia”) in cui ha la possibilità di dimostrare le sue doti di intrattenitore affabile e preparato oltre che di cantante e il record internazionale di vendite per la sanremese "Italia" nell'88, quando rincontra l'amico degli esordi amburghesi Paul McCartney.
Quello di Mino Reitano insomma è stato un successo enorme e veramente popolare, che però è stato ignorato e quasi negato da chi tira le fila nei media, leggi giornalisti e opinionisti vari, rimasti volutamente all'immagine naif del Reitano degli inizi, nonostante una carriera di tutto rispetto e un'evoluzione artistica più che notevole.
Un pregiudizio snobistico che arrivò persino a dimenticare ed archiviare in fretta, la stima che il cantante più famoso del mondo nutriva per lui e che "qualcosa" sicuramente voleva significare.