giovedì 10 agosto 2023

Addio Peppino Gagliardi

di FRANCESCO TRONCARELLI

Un artista di razza, un musicista eccezionale, ma anche un vero signore, colto e riservato che sulle sue pagine social dispensava pillole di saggezza quotidianamente ai suoi innumerevoli fan.

Si perché Peppino Gagliardi che ci ha lasciato a 83 anni dopo una breve ma fulminante malattia era amato da tanta gente, da un pubblico vasto ed eterogeneo che lo seguiva con partecipazione nonostante si fosse ritirato da tempo dal palcoscenico. Lo amava e applaudiva a prescindere per la sua umanità e cultura.


Probabilmente se fosse nato in Francia Macron gli avrebbe conferito la Legion d'onore come ai grandi vecchi della musica (Aznavour, Becaud, Henri Salvador), se fosse nato in Inghilterra invece, Re Carlo l'avrebbe nominato Baronetto per meriti culturali ed economici sulla scia delle nomine effettuate dalla madre Elisabetta (Cliff Richard, Shirley Sherley Bassey, Elton John).

Sicuramente sarebbe andata così perchè in questi Paesi l'essere artisti è un valore assoluto e perciò quando un personaggio che ha sposato la musica come scelta di vita compie gli anni, tanti, viene sempre premiato con un riconoscimento concreto, un'onorificenza che esalta e premia chi ha dato tanto alla cultura e al pubblico.

Ma Peppino Gagliardi era italiano, napoletano verace, figlio di una terra che ha la poesia e la musica nel sangue e perciò oltre l'affetto e gli applausi di chi l'ha sempre seguito chiamandolo giustamente Maestro, non ha ricevuto attestati di sorta a coronamento di una vita per l'arte.

Ovviamente ora che se n'è andato saranno in molti a piangerlo per mettersi in mostra con le classiche lacrime di coccodrillo false come una moneta da tre euro. Da noi funziona così.

Pianista di talento, compositore, un passato di scugnizzo prodigio con la fisarmonica e di successi nelle etichette discografiche locali, Peppino Gagliardi è stato un artista nel vero senso della parola, non un semplice cantante.

Un interpete che entrava con la sua personalità nelle canzoni, le assaporava, le viveva facendole sue e dandogli un'anima.
Sino a farne tanti atti unici grazie a un carisma eccezionale e una voce particolare, nasale e pastosa al tempo stesso, un timbro forte e impulsivo che ti entra dentro e ti scuote.

Come quando nel '63 balzò all'attenzione generale con "T'amo e t'amerò" dopo anni di gavetta nei night, nelle feste di rione e nei matrimoni, percorso obbligato per affinare la propria passione e farla diventare mestiere.

Peppino Gagliardi sorriso sornione e disincantato di chi conosce come va il mondo, è stato un gigante della musica nonostante il suo fisico minuto e scattante, l'Aznavour napoletano come scrisse qualcuno centrando perfettamente la sua intensità interpretativa che lo contraddistingueva fra i suoi colleghi.


E furono le Canzonissime, i Dischi per l'estate, i Sanremo (l'eterno secondo), i succesi a raffica di una stagione irripetibile del nostro pop con brani come "Se tu non fossi qui", "Settembre", "Gocce di mare", "Come un ragazzino, "Come le viole", che Giuliano Palma & the Bluebeaters ripresero anni fa rilanciandola in versione Ska.

Nella sua lunga e applaudita carriera, che ha avuto come tutti gli artisti alti e bassi come è nell'ordine delle cose e della vita, c'è poi quella gemma che lo ha reso artista senza tempo al di là dell'età anagrafica e lo ha fatto consocere in tutto il mondo.

Ci riferiamo a "Che vuole questa musica stasera" brano per tutte le stagioni che riesce camaleonticamente ad adattarsi alle più svariate situazioni, tanta è la sua bellezza e musicalità.
 
La canzone infatti firmata dal grande Roberto Murolo e da Gaetano Amendola, paroliere storico di Peppino e che originariamente era stata presentata nel '67 al Festival delle Rose, kermesse musicale romana molto popolare in quegli anni, è il brano italiano più utilizzato nei film. Un record imbattutto sino ad ora.

Sono sette le pellicole che lo annoverano nelle loro colonne sonore a cominciare, citando a caso, da "La prima notte di quiete" con Alain Delon per proseguire con "Profumo di donna" con Gassman con "Lo spietato" con Scamarcio e soprattutto con la produzione internazionale di "The man from UNCLE" che gli ha dato una risonanza mondiale con tanto di exploit nelle classifiche di Stati Uniti, Inghilterra e Giappone.

Un successo enorme per questo piccolo capolavoro di quella che una volta veniva chiamata musica leggera ed ora pop, con un testo che introduce una domanda che molti si sono fatti ascoltando una canzone che rievoca tempi e storie andati: "che vuole questa musica stasera, che mi riporta un poco del passato".

Poi c'è Settembre, il suo cavallo di battaglia che tutti conoscono e che nel verso Settembre poi verrà ma non ti troverà dà l'esatta dimensione della sua scomparsa. Caro Peppino, purroppo Settembre non ti troverà più resteranno però le tue canzoni senza tempo cariche di melodia e poesia che ti rendono immortale. Grazie di tutto Maestro e riposa in pace. 



 

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