martedì 26 ottobre 2021

Quando le dediche si facevano coi dischi

 di FRANCESCO TRONCARELLI

C'era un tempo in cui i dischi andavano come il pane. Non potevano mancare in una casa, come il caffè, il telefono, il televisore, un bene primario per rendere le giornate migliori e staccare la spina dal tran tran quotidiano. 

Quando l'Italia andava a 45 giri, tutti compravano i vinili per ascoltare le canzoni più in voga del cantante preferito e quelle del cuore, quelle cioè che erano legate a momenti particolari, situazioni personali, amori nati su quelle note. E quindi da riascoltare per riviverli.

Spesso sulle colorate copertine del disco, chi li acquistava li firmava col proprio nome per individuarli subito se venivano portati ad una festa per fare da colonna sonora ai pomeriggi danzanti fra amici.

Oppure più semplicemente per ribadirne la proprietà, come dire quel disco è mio, mi piace e l'ho acquistato per sentirlo quando voglio.

tal Fiorella "firmava" i suoi 45 giri di Sedaka e Celentano

Qualcuno poi andava oltre e scriveva una dedica, un pensiero o una frase destinata alla persona a cui quel 45 giri sarebbe stato regalato, e quella copertina diventava personalizzata al massimo e testimonianza indelebile di una storia, di un'amicizia, di un amore.

I vinili ormai fanno parte del passato, la musica non è più fisica ma liquida e i dischi sono finiti accatastati sulle bancarelle delle fiere o sui mercatini dell'usato per i collezionisti o come oggettistica vintage, dismessi senza pensarci due volte da chi se li ritrova in casa dentro qualche cassetto o scatolone. 

Ecco così che ogni tanto riemerge dal passato qualche chicca che fa pensare e fa volare l'imaginazione, riportandoti indietro nel tempo. E' il caso di un 45 giri di Gianni Meccia, tra i più famosi e "venduti" artisti degli anni 60 che presenta una dedica speciale.

Una dedica scritta esattamente 60 anni fa e che dà a questo disco un fascino particolare. Il 45 giri è "Il pullover", brano melodico di grande successo che sulla copertina vede Meccia in primo piano e sullo sfondo una ragazza vestita solo con un maglione a V.

Tre dischi della Vanoni firmati dal suo fan Eugenio A.

Sul lato destro della copertina ci sono sette righe vergate a penna che impreziosiscono il tutto: "Sono tanto solo Jusi mia, ma presto sarò con te e con te avrò tutto il calore che mi manca, Baffetto per sempre. Tonino 24/10/61".  

Un disco, due innamorati, una storia mai scritta di un amore perduto. Tonino e Jusi, ovvero Antonio e Giuseppina, nomi classici di una volta, quando le Debora con l'h dovevano ancora venire e le lasagne erano solo bolognesi e non griffate Kevin.

Antonio nello scrivere questo pensiero affettuoso alla sua fidanzata (altro termine ora desueto), gioca sul testo della canzone firmato da Franco Migliacci che riferendosi al Pullover del titolo dice "Ha il calore che tu davi a me" e "Sai mia cara sono tanto solo".

Il brano che uscì nel 1960 bissò il successo de "Il barattolo" e proiettò Meccia fra i protagonisti della musica leggera di quegli anni lanciandolo verso Sanremo 61 dove interpretò il famoso "Patatina" (rilanciato recentemente come colonna sonora della pubblicità di un prodotto omonimo).

E accompagnò la love story di quei due giovani confermata da quella dedica appassionata e al tempo stesso simpatica sul disco, finito, chissà come e chissà perchè, su una bancarella. 

La domanda a questo punto come avrebbe detto Lubrano, sorge spontanea: ma che fine hanno fatto Tonino e Jusi? Baffetto sarà stato veramente "per sempre" al fianco di Giuseppina? Si saranno sposati?

Avranno avuto figli, nipoti con cui giocare e raccontare la loro vita? Oppure hanno ballato una sola estate insieme e tutto finì subito dopo e nonostante il disco regalato in quella estate di fuoco che diede il via ai "favolosi Sessanta".

Curiosità e domande destinate a rimanere tali, non esistendo più trasmissioni come "Portobello" di Enzo Tortora in cui con la rubrica "Dove sei" si cercava qualcuno. Di quella storia e dei loro protagonisti purtroppo per ora e salvo sorprese non sappiamo nulla.

L'unica certezza è nell'autore della canzone Gianni Meccia, che ha compiuto 90 anni recentemente e che il pullover non l'ha buttato ma lo indossa tutte le sere nella sua villa fuori Roma quando si gode il fresco.

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