venerdì 2 febbraio 2024

Quando Sanremo era Sanremo

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Non ci sono più i Sanremo di una volta, quante volte abbiamo sentito questa frase, considerazione condivisa da tutti quelli che rimpiangono i festival passati che duravano un paio d'ore e vedevano sul palco star internazionali e cantanti italiani di chiara fama. 

I Sanremo insomma con i Big veri, no con ragazzini e/o perfetti sconosciuti più propensi ad apparire per look improbabili che per musiche indimenticabili. Certo, i tempi sono cambiati, ma basterebbe avere il coraggio di chiamare il festival in un altro modo senza sfruttare l'onda lunga di un successo che dura da decenni e che una volta significava ben altro dall'attuale.

Quando le canzoni le riascoltavi subito, il giorno dopo, fischiate dai cascherini (spariti pure loro) che consegnavano il pane con le loro biciclette per le strade della città o dai muratori che lavoravano sulle impalcature dei palazzi. 

E che canzoni, brani che ancora oggi tutti ricordano. Prendiamo un festival a caso, quello del 1964, che proprio in questi giorni festeggia sessant'anni. "Non ho l'età", "Una lacrima sul viso", "E se domani", "Ogni volta", "Quando vedrai la mia ragazza", "Un bacio piccolissimo", "Sabato sera", basta elencare qualche titolo di quel Sanremo e la memoria si scalda e il buonumore illumina la giornata.

Mike proclama la Cinquetti vincitrice del Festival

Quel festival, il quattordicesimo della kermesse sanremese, si svolse al Salone delle feste del Casinò della cittadina ligure dal 30 gennaio al 1º febbraio 1964 con la conduzione per la seconda volta consecutiva, di Mike Bongiorno affiancato dall'attrice Giuliana Lojodice.

Prime due serate in diretta alla Radio e la serata finale in contemporanea radio e finalmente TV. Quella del '64, senza tanti fronzoli ma ugualmente godibile, fu la prima edizione in cui i concorrenti italiani si esibirono in coppia con un interprete straniero, ed è rimasta nella storia anche e soprattutto per vari motivi.

Innanzitutto perchè fu vinta da un'esordiente e per di più minorenne, Gigliola Cinquetti, allora sedicenne e ammessa al festival perchè vincitrice di Castrocaro. Poi per l'esclusione, causa raucedine, di Bobby Solo, altro debuttante, a cui fu concesso di esibirsi in playback l'ultima serata.

Fu inoltre la prima volta in cui ogni cantante in gara poté scegliere il proprio direttore d'orchestra (nomi come Morricone, Iller Pattacini, Gorni Kramer, Luis Bacalov, Pino Calvi, Enrico Simonetti eccc.), spezzando così il "monopolio", poi divenuto "duopolio", che aveva sempre caratterizzato le edizioni precedenti.

Ogni volta il successo di Paul Anka
Si trattò di un'edizione molto fruttuosa dal punto di vista commerciale, perché sulla scia della manifestazione le canzoni in gara vendettero complessivamente oltre sei milioni di copie, di cui un quarto solo grazie al brano di Bobby Solo definito dalla stampa "vincitore morale", che da allora detiene il record di vendite per un 45 giri sanremese.

Gigliola Cinquetti, ragazza acqua e sapone della porta accanto col suo cignon e quegli abiti vaporosi da feste in casa, grazie alla vittoria sanremese, fu invitata dalla Rai a rappresentare l’Italia all'Eurovision Song Contest, svoltosi a Copenaghen e che vinse prepotentemente.

Doppiò infatti nelle votazioni il secondo classificato, il britannico Matt Monro, dando all'Italia la sua prima vittoria nella manifestazione continentale. La sua fu la prima vittoria anche di una canzone vincitrice del Festival di Sanremo fatto che si sarebbe poi ripetuto solo nel 2021 coi Maneskin con il loro brano "Zitti e buoni".

Altri brani di successo furono "E se domani", presentato da Fausto Cigliano e l'astro nascente americano Gene Piyney (da quel festival una serie interminabile di partecipazioni), che però venne eliminato subito. Sarà Mina, per la quale il pezzo era stato scritto da Giorgio Calabrese e Carlo Alberto Rossi, a farla diventare un evergreen del nostro pop.

La versione giapponese del disco di Little Tony con la Carrà in copertina

Poi "Ogni volta" interpretata da Paul Anka insieme al suo autore Roby Ferrante, che nella versione dell'interprete di "Diana" conquistò le prime posizioni della classifica di vendita assicurando una dorata vacanza romana al golden boy canadese e un grande rilancio nel mercato discografico internazionale.

Ancora "Con un bacio piccolissimo, con le labbra tue di zucchero..." di Robertino che proprio in questi giorni è tornata d'attualità grazie al film di Ficarra e Picone "Santocielo" e "Ma sabato sera ti porto a ballare ti potrò baciare, ti potrò baciare" dell'ex Voce bianca della Cappella Sistina Bruno Filippini recentemente scomparso.

E poi quel "Quando vedrai la mia ragazza" brano ritmato con tanto di "yè yè" del coro dei 4 più 4 di Nora Orlandi, che sancì la definitiva affermazione di Little Tony. La curiosità di questo pezzo è che dietro lo pseudonimo di Giangrano, autore del testo sulla musica di Enrico Ciacci fratello di Tony, si nascondeva Gino Paoli.

Lui, cantautore impegnato peraltro in gara con la tristissima "Ieri ho incontrato mia madre", non poteva mischiarsi con un genere di canzoni così popolare, intascare però i diritti d'autore si, della serie pecunia non olet. No, non ci sono più i Sanremo di una volta, neanche gli pseudonomi.  

Un festival dunque veramente speciale, con artisti veramente tali ancora sulla cresta dell'onda al di là di mode e modi di cantare, con canzoni entrate nella storia del nostro pop che già il giorno dopo del loro lancio, 2 febbraio 1964, potevi sentire in giro. Come "Una lacrima sul viso" che anche adesso, 2 febbraio 2024, sessant'anni dopo il primo ascolto, funziona sempre...

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