di FRANCESCO TRONCARELLI
"Purtroppo devo dare una brutta notizia e mi sembra doveroso interrompere per un momento questo spettacolo fatto di festa, di gioia e di canzoni per rivolgere l'ultimo applauso a Claudio Villa". Con queste parole Pippo Baudo, il volto tirato per la commozione e gli occhi tristi, interrompeva il festival di Sanremo per annunciare la morte del Reuccio.
Era un 7 febbraio come oggi, del 1987, e all’ospedale di Padova dove era ricoverato da giorni, se ne andava uno dei protagonisti più famosi e popolari della scena musicale italiana, un artista conosciuto in tutto il mondo e al tempo stesso un personaggio da sempre al centro dell'attenzione per la sua vitalità e le sue prese di posizione.
Baudo interrompeva il festival, per annunciare la morte di un cantante che aveva fatto la storia di Sanremo, non solo per le sue partecipazioni (tredici) e vittorie (quattro) ma anche per le polemiche e le battaglie contro le sue esclusioni e i meccanismi di ammissione alla gara spesso poco chiari, che puntualmente finivano sui giornali creando scalpore. Una sorta di onore alla memoria per un caduto illustre.
Villa moriva mentre sul palco dell'Ariston Morandi, Tozzi e Ruggeri stavano vincendo con "Si può dare di più", togliendo così per un momento la scena a quei tre big della canzone e occupandola di nuovo come ai bei tempi, un'incredibile coincidenza che di colpo lo riportava in auge dopo tanti ostracismi e che con la standing ovation dei presenti certificava l'affetto che il pubblico aveva per lui.
Villa e la Zanicchi vittoriosi a Sanremo
In quell'applauso della platea alzatasi in piedi per il doveroso tributo
infatti c'erano anche i 22 milioni di telespettatori che seguivano
l'evento da casa e che piangevano la sua morte come quella di un numero
uno ammirato, applaudito ed anche criticato che aveva accompagnato la
vita di tutti.
Perchè Claudio Villa era unico in tutti i sensi, non era solo il polemico che ce l'aveva con tutti, il guascone che sfidava a suon di acuti chi lo contestava, il personaggio pubblico che si batteva per cause importanti, Claudio Villa era anche e soprattutto un artista con la "a" maiuscola, che incantava il pubblico con la sua voce, con le sue canzoni, con il suo carisma.
Nato a Trastevere, a due passi da Regina Coeli, da una famiglia di umili origini, dopo aver fatto vari mestieri, vinse un concorso canoro che lo porterà a cantare dai microfoni della Radio e diventare nel giro di qualche anno, molto conosciuto. I primi dischi, i primi successi, una lunga malattia che lo costrinse a cantare con un solo polmone funzionante e infine il successo sempre più nazionale sino alla consacrazione definitiva di divo della canzone degli anni 50.
Non a caso è stato il primo cantante ad avere dei fan club in Italia, come fu per Frank Sinatra in America, una circostanza singolare che lo accomuna a The Voice, lui che alla sua voce inconfondibile doveva tutto. 50 milioni di dischi venduti, 30 film, successi indimenticabili come "Binario", "Non ti scordar di me", "Vecchia Roma", "Buongiorno tristezza", "Non pensare a me", "Un amore cos' grande" e l'evergreen "Granada che è legato indissolubilmente al suo nome.
Gabriella Ferri e il Reuccio, romani autentici |
Una canzone scritta da Agustin Lara che ha fatto il giro del mondo e che il Reuccio (fu Corrado, amico di sempre, a chiamarlo scherzosamente così per via dell'altezza) presentò a un'edizione speciale di “Canzonissima” chiamata "Scala Reale", condotta dal grande Peppino Di Filippo che lanciò in quella occasione la macchietta di Pappagone.
Villa la presentò alla finale del 6 gennaio del 67 a cui arrivò insieme e contro Gianni Morandi, beniamino di un pubblico eterogeneo e cantante del momento (era in Hit parade con la canzone che presentava, “La fisarmonica”).
Un duello che appassiona i telespettatori, uno scontro generazionale seguito dalla stampa specializzata (Sorrisi e Canzoni, Giovani, Ciao Amici, Big) che propende per il ragazzo di Monghidoro e quella nazionale rappresentata dalle grandi testate, che invece è più equidistante.
Morandi è il nuovo, Villa il vecchio. Nonostante abbia solo 40 anni, un’età che ai giorni nostri apparirebbe sicuramente ininfluente per qualsiasi giudizio artistico (si pensi ai 58 anni di Ramazzotti, ai 70 di Vasco, agli 84 di Celentano), è considerato il simbolo di tutto quello che i giovani contestano, ovvero l’autorità, i genitori, i professori.
l'acuto di Granada |
Ma i dissensi al suo modo di cantare furono messi a tacere. I preventivati ed attesi fischi si tramutarono in applausi a scena aperta non solo al Teatro delle Vittorie dove si svolgeva in diretta la finale, ma anche nelle case degli italiani perché tutti furono conquistati dalla sua “Granada”. Con un’interpretazione entrata nella storia dell Tv infatti, “il combattente” Villa si superò davanti a venti milioni di telespettatori.
La sua voce, possente e forte, a tratti tenorile ma più armoniosa di quella di un tenore e che non aveva uguali colpì tutti, quella voce suscitò brividi e ammirazione, raggiungendo l'apoteosi nell'acuto finale interminabile che prima di quel momento nessuno aveva ascoltato da un “semplice” cantante di musica leggera in relazione a questo brano. E il Reuccio vinse la sfida con Morandi e "Scala Reale"
20 anni dopo quella vittoria, il 7 febbraio del 1987, Claudio Villa moriva mentre il suo rivale di sempre Gianni Morandi vinceva a Sanremo. Al termine di quella serata l'eterno ragazzo della canzone italiana telefonò felice alla madre per commentare la sua vittoria: "Mamma ho vinto, sei contenta?", "sì" rispose la madre mentre singhiozzava.
"Dai su, non devi piangere però - replicò Gianni - mica ho perso", "Ma io sono contenta per te, mi dispiace per la morte di Villa" la replica della mamma. Il padre del Gianni nazionale infatti era il presidente del fan club del Reuccio di Monghidoro e la madre la prima iscritta. Quel cerchio invisibile fra due mondi apparentemente lontani ma in realtà vicini si era chiuso per sempre. Sipario.
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