lunedì 22 marzo 2021

Uno, nessuno, 100 Nino

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

 

Sornione, caustico, brillante, riflessivo. Nino Mafredi era tutto questo, un attore completo e immenso che aveva affinato le sue qualità di interprete in una vita al servizio dello spettacolo e del pubblico. Oggi avrebbe compiuto cent'anni e tutta l'Italia lo festeggia nel ricordo indelebile e nostalgico per un artista davvero unico.

Era ciociaro Nino Manfredi, nato a Castro dei Volsci il 22 marzo del 1921, cent'anni fa appunto, ciociaro di nascita ma romano d'adozione, città in cui si era trasferito coi genitori e il fratello da bambino, e di cui aveva subito appreso umori e amori.

Caratteristiche che gli sarebbero tornate utili quando da grande sarebbe diventato attore dopo una laurea in Legge presa a tutti i costi e 8controvoglia, pur di fare contento il padre maresciallo della polizia tutto d’un pezzo e che non vedeva di buon occhio gli artisti.

Operazione San Gennaro con Totò
Poi papà Romeo si dovette ricredere, perché il figlio attore aveva dimostrato di saperci fare. Nino infatti era bravo, versatile e poliedrico, riuscendo a diventare nel tempo uno dei protagonisti del nostro spettacolo per quella sua meticolosità con cui entrava nelle parti che lo faceva più interprete che personaggio da attore vero qual era.

Un grande artista capace di trasformarsi in mille volti e passare con successo da un genere all'altro, rappresentando così nel cinema la gente comune alle prese con i problemi della vita ma anche personaggi storici a cui riusciva sempre a dare una certa umanità e una profondità veramente uniche.

Nino Manfredi è stato un mostro sacro del nostro spettacolo, uno dei "quattro moschettieri" della commedia all'italiana, i cosidetti “colonnelli della risata”, Sordi, Gassman, Tognazzi e lui appunto, insuperabili campioni d'incassi e mattatori delle scene.

Crimen con Gassman e Sordi

 Un attore preparato che aveva fatto l’Accademia col mitico Orazio Costa e lavorato con Strehler ma che nell'ironia misurata e pungente aveva le armi migliori. Che spesso usava più il corpo che la parola avendo studiato la lezione di Buster Keaton e Chaplin. 

E' stato la maschera nel cinema per antonomasia, un grande artista che ha interpretato decine e decine di storie dando un anima a uomini qualunque e personaggi storici con le loro debolezze e le loro virtù.

Nella sua lunga carriera infatti, Nino, diminutivo di Saturnino come era stato registrato nel comune ciociaro, ha fatto di tutto, l’attore drammatico, ma anche il brillante sui palcoscenici del varietà insieme alla Wandissima. Ha inciso dischi, arrivando ai primi posti in Hit parade con “Tanto pe’ cantà” del grande Petrolini.

il 45 giri prrimo in classifica

E’ stato doppiatore (da Robert Mitchum a Gerard Philipe, da Renato Salvatori a Mastroianni), conduttore televisivo (Canzonissima con Delia Scala e Paolo Panelli), protagonista di musical trionfali, attore televisivo (“Linda e il brigadiere”), testimonial pubblicitario (Più lo mandi giù, più ti tira su).

Situazioni e impegni diversi fra loro che accettava con lo stesso impegno, con la stessa pignoleria e partecipazione totalizzante che lo faceva un orologiaio del mestiere secondo una celebre definizione di Dino Risi.   

Ha fatto Rugantino, Geppetto, Girolimoni. Ha fatto veramente di tutto insomma e bene. E’ stato un vero e proprio gigante dello spettacolo, più interprete nella meticolosità e studio con cui entrava nelle parti, che personaggio.

C'eravamo tanto amti, con Gassman e Satta Flores

Oltre cento i film che ha interpretato, tra cui spiccano il Piede amaro ne "L'audace colpo dei soliti ignoti" (1959), "L'impiegato" di Gianni Puccini (1960) il primo film di rilievo nella sua carriera, "Anni ruggenti" (1962) di Zampa, "Il padre di famiglia" di Nanni Loy (1966), “Operazione San Gennaro” di Risi (1966), “Riusciranno i nostri eroi…” di Ettore Scola (1968), “Straziami ma di baci saziami” di Dino Risi (1968), "Vedo nudo" sempre di Risi (1969).

Ancora "Lo chiameremo Andrea" di De Sica (1972), “Pane e cioccolata” di Brusati (1973), il meraviglioso “C’eravamo tanto amati” di Scola (1974), “Brutti e sporchi e cattivi” sempre di Scola (1976), "Il giocattolo" di Montaldo (1979), “Caffè Express” di Nanny Loy (1980) "Nudo di donna" (1981), avviato in co-regia con Lattuada e terminato in proprio.

Protagonista superlativo della trilogia di Luigi Magni che ha dipinto la Roma che fu ai tempi del Papa Re con i bellissimi ”Nell’anno del Signore”, “In nome del papa re” e  “In nome del popolo sovrano”, in cui Manfredi, ciociaro doc, è stato romano autentico come Pasquino, Cardinal Colombo e Ciceruacchio.

Nell'anno del Signore con la Cardinale

Ed è stato anche regista. Di un film che ha fatto epoca per il tema, il successo e i riconoscimenti, "Per grazia ricevuta, una pellicola che raccontava la difficile emancipazione da un'educazione religiosa opprimente.

Uscita esattamente 50 anni fa (anniversario nell'anniversario), con un Nino in grande forma, gli valse la Palma d'Oro a Cannes come opera prima, Il David di Donatello e due Nastri d'Argento per Soggetto e Sceneggiatura. 

La colonna sonora era firmata da Guido De Angelis, suo arrangiatore per "Tanto pe cantà e aveva nel "W Sant'Eusebio" e "Me pizzica me mozzica" firmate da Guido con Maurizio De Angelis, le canzoni che Manfredi interpretava.  

I film che ha interpretato sono entrati nella storia del Cinema e ci rimandano ad un attore completo, che nella sua carriera è passato senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dalla poesia alla barzelletta, dalla favola alla tragedia, dai contenuti alti a quelli più popolari. 

Ha stupito, emozionato, fatto ridere e commosso, dall'irresistibile "barista di Ceccano" (Fusse ca fusse la volta bona) all'intenso e drammatico Riccardo II di Shakespeare, ha lasciato sempre una traccia indelebile della sua bravura e della sua arte.

Aveva mille qualità, ma anche tante debolezze e fragilità come un uomo qualsiasi e del suo tempo. Un impasto complicato di ingredienti che hanno plasmato l'attore, il marito, il padre. Era un po' come il pane casareccio della sua terra, compatto e saporito fuori, ma con tanti buchi nascosti al suo interno.

Era Nino Manfredi che oggi avrebbe compiuto cento anni.

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