di FRANCESCO TRONCARELLI
Quello sguardo da simpatica canaglia che ti conquistava subito, quel sorriso a trentadue denti che illuminava il suo volto, quei monologhi che ti tenevano incollato davanti al televisore o sulla poltrona del teatro. Quel fascino di un ragazzo irrestistibile che non voleva crescere mai, da anticonformista e spirito libero quale era.
Walter Chiari, il solo nominarlo evoca momenti felici delle nostre vite, quando tutto sembrava più facile e il mondo era tutto da scopire, tra cambiali in scadenza, elettrodomestici presi a rate e Carosello che mandava i bambini a nanna senza tante storie. Era un Italia in bianco e nero ma si sognava a colori e Walter di quell'Italia che sognava era il protagonista incontrastato tra film, riviste e spettacoli televisivi memorabili.
Dopo un lungo ed ingiusto oblio, la Cultura italiana si ricorda di lui in occasione del Centenario della nascita. Lo riscopre come un talento unico e irripetibile, come un mattatore incontrastato delle scene, meglio tardi che mai si dirà, ma l'amarezza è tanta per come venne trattato dopo le tristi vicende giudiziarie di cui fu vittima.
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Canzonissima |
Era il migliore, ma venne messo da parte, ai margini della società e soprattutto dimenticato da quegli "amici" che tiravano le fila del mondo dello Spettacolo. E dovette a fatica ricominciare da capo, lui che era Walter Chiari mica uno qualunque.
Registrato all'anagrafe di Verona come Walter Michele Armando Annichiarico l'8 marzo 1924, pugliese di origini e milanese d'adozione, Chiari lasciò presto gli studi dividendosi tra mille lavori (magazziniere,
elettrotecnico, impiegato di banca, cronista, caricaturista) e una
promettente carriera sportiva di pugile.
Campione lombardo dei Pesi Piuma
nel 1939, riprese gli
studi e prese il diploma al liceo scientifico, ma fu costretto dalla
guerra ad abbandonare l'università nel 1943. Proprio quel drammatico
momento della storia italiana segnò i suoi anni successivi: si arruolò
volontario insieme all'amico Ugo Tognazzi nella Repubblica Sociale finendo poi nel '45 in un campo di concentramento degli Alleati.
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Ugo Tognazzi amico di una vita
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Con il 1946 tornò un uomo libero e si affacciò nel teatro, facendosi
immediatamente notare da una regina della rivista come Marisa Maresca, futura moglie del Conte Augusta, che lo volle nel cast di "Se ti bacia Lola". Si trasferì così a Roma
imboccando definitivamente la carriera dell'attore comico di rivista.
Grazie al talento naturale, ad un'affabulazione da grande
improvvisatore e alle sue capacità istrioniche con cui teneva in pugno il pubblico,Walter si impose come una delle stelle del nostro spettacolo diventando anche un rubacuori da copertina con storie con femmes fatales come Ava Gardner (portata via a Frank Sinatra), Lucia Bosè, Mina, Elsa Martinelli, Gabriella di Savoia sino al matrimonio tempestoso con Alida Chelli.
Ha interpretato 112 film, anche se il cinema italiano non lo ha mai veramente adottato nonostante l'esordio già nel 1946 ("Vanità" di Giorgio Pastina), la chiamata di Luchino Visconti ("Bellissima", 1951), la consacrazione con Dino Tisi ("Il giovedi" 1963) e il successo personale con Blasetti ("Io, io, io e... gli altri", 1966).
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Walter e Ava Gardner
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In teatro è stato mattatore della commedia musicale e della rivista (incredibili i suoi successi tra "Buonanotte Bettina", "Il gufo e la gattina", "Un mandarino per Teo" a cavallo tra gli anni '50 e '60), ma anche carismatico attore di prosa (bravissimo con Renato Rascel in "La strana coppia" nel 1966).
Deve il suo successo soprattutto alla tv di cui divenne protagonista fisso fin dal 1958 quando apparve insieme a Carlo Campanini con cui ripropose le macchiette dei fratelli De Rege ("Vieni avanti cretino...") e il suo cavallo di battaglia "Il Sarchiapone" che ogni volta interpretava con aggiunte, modifiche, invenzioni in un flusso continuo di improvvisazione.
Da allora e per più di dieci anni, fu un geniale mattatore e sperimentatore tra "Studio Uno" con Antonello Falqui regista, "Canzonissima" con Mina e Paolo Panelli, fino a "Speciale per voi". Proprio in quello studio, nel 1970, fu raggiunto dalla polizia con l'accusa di detenzione e spaccio di droga, rimanendo poi in carcere per 98 giorni finché venne assolto dall'accusa di spaccio ed ebbe la condanna con la condizionale per uso di stupefacenti.
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sul set di Bellisima con Nannarella
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Iniziò così il primo lungo periodo buio, dove per lui tutte le porte erano chiuse e il telefono non squillava più. Qualche ospitata nelle prime tv private, qualche serata nei locali notturni e nelle rotonde sul mare, molti servizi sui settimanali nazionalpopolari che suscitavano un enorme interesse fra i lettori ma non garantivano lavoro.
Quando le cose sembrarono tornare a girare per il verso giusto, nel 1985, ancora una volta un pentito, lo stesso che accusava ingiustamente Enzo Tortora, lo rimandò davanti ai giudici accusandolo nuovamente di smerciare cocaina. Assolto già in istruttoria, Walter Chiari uscì comunque distrutto da quella vicenda e da allora cominciò un lento declino.
Che non meritava, perchè lui era bravo nel suo mestiere, era uno che dava la carica e non si piangeva addosso, che si rimboccava le maniche e ripartiva anche contro vento, spericolato e libero come pochi altri. Generoso con tutti, comico per vocazione era passato dalle stelle alle stalle nel vero senso delle parole, ma andava avanti.
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Vieni avanti cretino con Carlo Campanini |
Irresistibile Walter, intramontabile Walter, sino all'ultimo, fiero ed
orgoglioso di ruggire ancora ("Romance" di Massimo Mazzucco e "Finale di
partita" di Samuel Beckett, due capolavori d'interpretazione) come un
vecchio leone ferito ma non domo, nel momento in cui qualcuno si
ricordava ancora di lui.
Sino all'epilogo della sua parabola
umana, quando il 20 dicembre del 1991 calò per l'ultima volta il sipario
in un "teatrino" di periferia privo del calore del suo amato
pubblico. Lo ritrovarono su una poltrona senza vita nel residence milanese
dove alloggiava con la televisione accesa come un pensionato qualsiasi.
Nella tasca della giacca appesa al muro, un
ritaglio di giornale con su scritto "è morto Ugo Tognazzi", lo conservava da un
anno in ricordo dell'amico scomparso e forse come monito sulla caducità della vita. Chissà.
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indimenticabile |
Ora che avrebbe compiuto 100 anni il Bel paese lo riscopre e lo
ricorda con affetto e nostalgia. Il figlio Simone ha scritto un bel
libro che lo racconta senza filtri e con attenzione, la Rai si cosparge il
capo di cenere per essere stata più matrigna che mamma nei suoi
confronti e manda in onda su Rai Movie "Bellissima" su Rai Play una
maratona dei suoi film e servizi vari nei suoi Tg.
Tutti ora dicono che era bravo, che era un fenomeno e che era nato per fare l'attore. Noi lo sosteniamo da sempre affermandolo convinti da sempre senza pentimenti e ipocrisia che invece appartengono ai più. E per questo il nostro omaggio è sicuramente sincero.