E così è finalmente finita, con la vittoria a sorpresa di Mahmood si è chiusa la lunga maratona del festival di Sanremo, edizione numero 2, gestita, condotta, duettata, amministrata da sua maestà Claudio Baglioni, vero e proprio "dittatore artistico" della sua kermesse, dove, come da copione scritto e accettato da Mamma Rai, ha fatto quello che ha voluto.
E i risultati si sono visti e sono così facilmente sintetizzabili: qualche buona canzone, tante da dimenticare, calo degli ascolti, successo sui social dove però le critiche e i lazzi hanno preso il sopravvento sui giudizi postivi e gli entusiasmi dei vari fan, eccesso di protagonismo del conducator che ha duettato con tutti sino allo sfinimento di chi ascoltava.
C'è chi è andato bene e ha fatto la sua figura e chi è andato male come in tutti i festival che hanno preceduto questo, facendo la sua sfigura, vediamo allora i promossi e i bocciati.
QUESTO Sì
Ultimo - Del festival è il vincitore morale, come la squadra che tifa. L'enorme consenso dei voti che ha ricevuto con una marea di sms però, non ha sortito l'effetto voluto dalla gente comune ma non dall'elite, depositaria della sapienza musicale per diritto divino. Il brano che per le storture del regolamento è arrivato secondo, funziona, pop di qualità con sonorità moderne. Sarà un successo comunque. Alla faccia delle giurie.
Cristicchi - Ha portato la posesia nella musica, la recitazione e l'interpetazione dei sentimenti messi sulle sette note. Un cantattore che ha regalato emozioni e incantato con la sua pacata sinecerità intellettuale, le vaste platee televisive. Chi ama la tanto decantata (da Baglioni) armonia, non può non averlo applaudito.
Mammood - Ha vinto e chi vince ha sempre ragione. Poi che abbia vinto con appena il 14 per cento del televoto è un altro discorso. Il can can mediatico che ha amplificato il suo primo posto e relative congetture politiche che l'hanno accompagnato, non hanno fatto altro che aumentare a dismisura la diffusione del pezzo, una cantilena facilmente riproponibile da chiunque, che si tradurrà in quello che lui e i produttori auspicano: "Soldi".
Loredana Bertè - Ha portato una carica rock sul palco dell'Ariston che era da tempo che non si vedeva. Carismatica e arrabbiata al punto giusto, ha dimostrato di essere un'artista di razza che se avesse vinto il festival non avrebbe fatto torto a nessuno. Anzi. Ma tutti avete visto come è andata, neanche in nomination per il premio intitolato alla sorella. I fischi della platea dell'Ariston per la sua esclusione dal podio, la testimonianza di un apprezzamento trasversale e compatto.
Patty Pravo e Briga - Una coppia stramba, maleassortita, lei ex Bambola avvizzita e supertirata lui gigante buono e di bell'aspetto, così diversi così improbabili insieme, ma proprio per questo hanno funzionato. Il fascino della diva con la sfrontatezza della gioventù, due cuori e una capanna di voci ben assemblate per un brano che di certo non passerà alla storia del pop ma che sicuramente è piacevole e resta impresso dal secondo ascolto in poi.
Negrita-Ruggeri-Roy Paci - Insieme nella serata dei Duetti, hanno dato vita alla migliore jam session di tutta la manifestazione canora. Tre realtà musicali diverse, amalgamate perfettamente in un mini recital che conferma che chi la musica la fa veramente e ha una gavetta e una carriera alle spalle, è sempre una garanzia.
Andrea Bocelli - Un'eccellenza italiana nel mondo. L'ospite più importante di tutti, quello che ha esaltato il bel canto all'italiana ovunque, facendo amare con la musica il nostro Paese. Umile nella sua grandezza, signore nella sua disponibilità. Con lui il figlio Matteo, della serie "piccoli fenomeni cresono". Bravi.
Virginia Raffaele - Quando ha fatto Virginia Raffaele e non la valletta del divo Claudio o la spalla di Bisio che faceva a sua volta la spalla a lei in una serie di siparietti penosi e patetici. Il suo riscatto come purosangue dello spettacolo lo ha avuto appunto quando nelle ultime serate ha infilato un'imitazione dopo l'altra. Applausi, applausi, applausi.
Silvestri - E' l'unico che ha messo d'accordo tutti: pubblico, platea e stampa che gli ha dato il premio della critica.
Pio e Amedeo - Politicamente scorretti, finti zoticoni alla Vito Catozzo ma paraguru veri con le loro battuttacce da avanspettcolo di una volta, hanno scombussolato il clima ingessato che regnava sul palco e dato una lezione di comicità trash alla Bombolo che ha entusiasmato tutti. Ci volevano loro insomma con la loro pesantezza sgangherata la barba lunga e la panza in fuorigioco a far ridere.
Arisa - Turci - Nek - Nigiotti - Motta - Irama - Boomdabash - Bravi e con belle canzoni. Un passaggio al festival meritato per tutto ciò che produce in termini di visibilità e popolarità.
QUESTO NO
La giuria d'onore - Tranne Mauro Pagani, ex Premiata Forneria Marconi, che era l'unico a poter giudicare senza dover dare spiegazioni a nessuno, che competenza specifica potevano e possono avere Serena Dandini, il giornalista Beppe Severgnini, il regista Ferzan Ozpetek, Camila Raznovic che presenta Kilimangiaro, le attrici Claudia Pandolfi ed Elena Sofia Ricci e il cuoco Joe Bastianich per dire sì questa canzone va bene, quella va premiata e quell'altra non vale niente? Mistero. Anzi nessuna. O meglio, le stesse che avrebbero potuto avere il portiere del vostro palazzo, il pizzicagnolo sotto casa, il parcheggiatore abusivo su Lungotevere, il vigile che sta a piazza Venezia. Tutti comuni mortali che cantano sotto la doccia, sentono le canzoni in radio e vanno a ballare il liscio e perciò qualcosa ne capiscono anche loro. Al premio letterario Stega o a Cannes Venezia e Berlino per il cinema, i giurati sono addetti ai lavori a Sanremo no: perchè? Ecco così che lorsignori giurati d'onore (ma a proposito, onore di che? in che senso?), si sono pronunciati in una maniera molto discutibile, ribaltando il volere del popolo televotante e alterando di fatto la classifica reale in una virtuale che ha determinato un altro podio. Una cosa che nessuno ha gradito. Ricordate quando hanno premiato la coppia Motta e Nada scatenando i fischi dalla platea (e l'imbarazzo di Baglioni e company sul palco abituati ai consensi bulgari degli amici e della claque) e le proteste sui social?. E la clamorosa bagarre con urla dalla platea e dalla galleria per l'esclusione della Bertè? Meditate gente meditate di queste giurie che non rappresentano nessuno tranne loro stessi ne abbiamo piene le tasche.
Il premio alla carriera diventato alla memoria - Una cosa incredibile. Mai successa in precedenza. Pur di non pemiare un artista in attività come si è sempre fatto, leggi Peppino di Capri, e per il quale il comune di Sanremo si era espresso positivamente dopo una mobiltazione imponente sul web di semplici sostenitori e personaggi dello spettacolo, si è andato a pescare un artista che purtroppo non c'è più da quattro anni, leggi Pino Daniele. E allora molti si sono chiesti, e perchè lui che al festival non ha mai patecipato e non Battisti, Dalla, Rino Gaetano o Modugno che al festival ci sono stati con i loro brani? Mistero. O forse no, perchè poi si scopre che anche il caro estinto era fra gli artisti della agenzia che ha portato molti suoi amministrati sul palco dell'Ariston. Sia questa la spiegazione o meno, oramai è andata e pazienza. Resta la scelta insolita e fuori dal mondo. E il fatto che la premazione sia andata in onda quasi di nascosto (vergogna delle proprie azioni?), verso la mezzanotte e mezza quando i più avevano spento la tv e cosa gravissima per la palese mancanza di rispetto nei confronti del premiato (defunto), senza neanche mandare un brano in sottofondo. Un'altra cosa incredibile.
Bisio - C'era una volta il comico di Zelig, il Mentana della comicità irresistibile, tutta tic e parole a raffica che ad ogni performance riscuoteva applausi e risate in sottofondo. Sanremo l'ha paralizzato in un travet della presenazione e di scenette improbabili. Il guizzo del monologo sui rapporti tra padri e figli che con le canzonette c'entra peraltro come i cavoli a merenda, non l'ha salvato da un naufragio annunciato. Che peccato.
La censura a Serena Rossi - Ospitata per pubblicizzare il film per la tv che ha interpretato su Mia Martini e che vedremo domani sera, non ha potuto dire quello che avrebbe voluto, oltre i convenevoli di rito e il classico scambio di battute e ricordi sulla compianta cantane. C'era infatti un bel monologo che raccontava l'indimenticata Mia con le sue fragilità e le maldicenze subite che non si è potuto sentire. E' rimasto sulla carta. Una manciata di secondi che avrebbero fatto riflettere che non si è trovata per motivi di tempo. Quello che invece per Rovazzi e Baudo si è trovato a iosa.
Il Volo - Esageratamente enfatici con un brano eccessivamente retorico che manco il Reuccio dei tempi d'oro, che qualcosa ci capiva nel genere, avrebbe cantato, hanno confermato di essere quello che gli americani (loro estimatori) vogliano dall'Italia insieme alla pizza e agli spaghetti. O sole mio, that's ammore, simmo tutti paisà.
Achille Lauro - Si proclama il nuovo Vasco, ma troppe pagnotte deve mangiare per provare lontanamente ad avvicinarcisi. Più che una Rolls Royce intanto si dovrà accontentare di un pedalò.
Il conflitto d'interessi - L'ha sollevato e denunciato Striscia la notizia e il giornalista senza macchia e senza paura Michele Monina. E in pratica significa che ben undici artisti in gara (Turci, D'Angelo, Renga, il Volo, Lauro, Federica Carta, ecc.) e dieci ospiti (Ligabue, Venditti, Raf e Tozzi ecc.) fanno tutti parte della agenzia in cui c'è anche Baglioni, la Friends and Partners di Salzano. Tutto normale? O la concentrazione di amici è un tantino esagerata a discapito di altri artisti che avrebbero voluto gareggiare. Tipo Dear Jack e Pierdavide Carone con "Caramelle"? Voi che dite?
Tony Hadley - Un'esibizione che ha affossato la brava Arisa. Quando ha cantato infatti in italiano sembrava Ollio doppiato da Alberto Sordi. Chiamavano Mal e facevano prima.
Alessandra Amoroso - Super ospite. Nè più nemmeno di un certo Eros Ramazzotti, di un certo Cocciante, di un certo Ligabue. No, non è una barzelletta. Sic.
Ex Otago - Zen Circus - Tatangelo - Einar - D'Angelo - Ghemon -Irama - Renga - Sinceramente, ricordate il loro passaggio, come erano vestiti, cosa hanno cantato, cosa hanno detto? Silenzio. Ecco appunto.
Baglioni Ter - Ma anche no. Abbiamo già dato. Come direbbe Cristian De Sica "lasciam perdere". Punto
Disamina perfetta anche se non mi trovi d'accordo con il pensiero su Renga , il Volo e Ghemon ! io ricordo benissimo come era vestito Renga che ho apprezzato moltissimo per il suo out fit fatta eccezione per gli stivaletti in tinta che mi ricordavano quelli ben più famosi di un certo Adriano Celentano, inoltre ho trovato la sua canzone bellissima una lettera d'amore verso i suoi genitori e nei confronti della sua compagna, insomma una bella canzone d'amore con tanto di ritornello! per quanto riguarda Ghemon come dimenticare i suoi look,il primo più che Ghemon sembrava Zenigata,senza dimenticare la giacca modello camicia di forza; al primo ascolto la sua canzone non mi ha colpito come quella di Renga, Berte,Turci, Nigiotti e Ultimo ma al secondo ascolto il suo sound mi ha trascinato, l'ho trovato sexy, non so qualcosa di diverso da tutto il resto, tra le nuove proposte è quello che più mi ha entusiasmato insieme alla canzone dei Boomdabash il Volo sono il Volo o si ama o si odia e la loro canzone anche se ricalca quella che ha vinto il Festival spacca dai retta a me , piace anche a chi non lo dice!Sulla Raffaele vorrei aggiungere peccato per il poco spazio che le hanno dato (troppo Baglioni cantato avrei preferito le sue imitazioni) ma soprattutto un appunto negativo per chi l'ha vestita e truccata, con un fisico come il suo poteva e doveva osare di più del resto Sanremo è anche questo!!
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo su tutto. Aggiungerei la pessima figura che ha fatto Bisio, uno dei miei attori preferiti: addirittua quando si trovava affianco Baglioni, parlava e lo guardava di sbieco negli occhi, quasi a chiedere se stesse andando bene..... Confermo inoltre l'eccessivo presenzialismo di Baglioni. Ha stancato.
RispondiEliminaGENNARO MARQUEZ
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