sabato 4 gennaio 2020

Pino Daniele, cinque anni senza il Nero a metà

 di FRANCESCO TRONCARELLI



Cinque anni fa se ne andava improvvisamente Pino Daniele, artista di razza che ha saputo coniugare grande musica ad una scrittura di qualità, verace come la sua terra e profonda come la sua natura. E’ stato uno dei massimi esponenti di una rivoluzione musicale napoletana che nello stile compositivo e nella strumentazione si alimentava di Africa, Oriente, Sudamerica, bleus e jazz e in quei testi particolari fra il napoletano e l’inglese maccheronico era capace di evocare la grande varietà di umori, atmosfere e palpiti di una Napoli che nessuno aveva colto prima.

La sua carriera è stata ricca di successi e apprezzamenti, quarant’anni di sound irresistibile nel corso dei quali ha saputo regalare emozioni a non finire. Quarant’anni di attività appassionata e spassionata che ha generato una produzione di alto livello, in cui Pino Daniele è stato sinonimo di Napoli in musica ovunque si sia esibito.

Quella Napoli colta, sempre alla ricerca di un ponte tra la ricchezza sonora della città e il mondo di fuori, fino a pescare nel blues e nel jazz tinte e atmosfere determinanti per la sua musica. Ma anche quella più decisamente popolare, con brani che hanno aggiunto colore e cuore alla sua terra e che fanno ormai parte del patrimonio comune.

Insieme a Troisi di cui era grande amico (aveva curato la colonna sonora dei suoi primi film: Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono infinite, Pensavo che fosse amore…), aveva rappresentato negli anni Ottanta la rinascita artistica di una città spesso considerata solo centro del malaffare e che invece è sempre stata punto di riferimento di una cultura profonda e dai contenuti importanti.

Era stato infatti il catalizzatore con il grande sassofonista James Senese nel gruppo “Napoli Centrale” di quel sound partenopeo che aveva risvegliato la città dai ritmi lenti del tran tran quotidiano indirizzandola verso stimoli creativi più effervescenti per le nuove generazioni.

Tante le collaborazioni con nomi illustri della scena internazionale come ad esempio Eric Clapton, Gino Vannelli, Chick Corea e ovviamente con tutti i nostri big, da Vasco a Ligabue, da De Gregori a Pausini, momenti irripetibili di grande musica rimasti nell'immagiario collettivo.

Lontano dai giri che contano e dal gossip mediatico, dopo un periodo di pausa creativa in cui aveva preferito le session con gli amici e lo studio di nuove sonorità, aveva riassaporato il gusto dei concerti nei grandi spazi a contatto col pubblico, lui che era stato uno dei precursori di questo tipi di esibizione, un ritorno alle origini prima di morire.

Aveva così recuperato gli amici con cui aveva diviso l’epoca giovanile (Senese, De Picopo, Zurzolo, Elisabetta Serio), guardando con sempre maggiore attenzione alla chitarra, strumento di cui era cultore e ottimo esecutore ed era ripartito da dove aveva iniziato.


Col gioiello della sua produzione, quel “Nero a metà” (terzo album della sua discografia) che lo aveva imposto come un grande musicista rappresentandone al meglio l’originalità della sua proposta e della sua estetica con pezzi come “A me me piace o blues”, “Quanno chiove”, “ Nun me scoccià” e che aveva riproposto in una nuova versione.

Alla soglia dei 60 anni che avrebbe compiuto a marzo del 2015, quella scomparsa improvvisa e inaspettata dopo l'esibizione alla diretta per il capodanno della Rai da Courmayer, che lo fece uscire dalle scene proprio mentre il suo pubblico riassaporava il gusto della sua musica così mediterranea e così moderna che aveva accompagnato stagioni della vita di tutti. Una musica che resta per testimoniare per sempre la bravura e la classe di un autore di grande talento che all’apparire aveva sempre preferito l’essere, artista.

Ecco perché anche se sono passati cinque anni dalla sua scomparsa, si sente fortemente la mancanza di Pino Daniele, perché è stato una artista vero che ha dato tutto sé stesso sempre, senza risparmiarsi. E la sua città lo ricorda in questo anniversario attraverso omaggi con concerti, incontri, flash mob e programmazioni radiofoniche no stop.

Torna anche l'appuntamento con il pianoforte del maestro Danise che suonerà per il quarto anno consecutivo sul lungomare per chiamare a raccolta tutti i fan. L'invito per l'evento "Pino Daniele, I still love you" è partito dalla pagina Facebook "Ricordando Pino Daniele" in collaborazione con "Danise #scugnizzoDelJazz".

E' stata diffusa anche la scaletta per prepararsi al coro collettivo: sono 38 titoli dello sterminato canzoniere di Daniele, e naturalmente non mancano tutti i grandi successi, che saranno eseguiti con una partecipazione a metà fra il commovente e l'emozionante. Cose che solo Napoli con il suo grande cuore e la sua teatralità innata è capace di generare

E anche noi lo vogliamo ricordare con un suo brano, uno di quelli che più lo rappresenta e che nonostante siano passati più di quarant’anni dalla pubblicazione, sembra sempre attuale: “Napule è”. Un pezzo che Daniele scrisse quando aveva 18 anni e che fu inserito nella raccolta “Terra mia” pubblicata nel '77, suo debutto da solista dopo l’esaltante esperienza con il gruppo Napoli Centrale.

E’ un brano stupendo, indimenticabile ed emozionante, dove il suono tremolante della chitarra e un avvolgente tappeto d’archi accompagnano una dopo l’altra le immagini di una terra che l’autore ama in modo viscerale. Pure con il degrado in perenne agguato, la perdita di tanti valori e la povertà dei vicoli infatti, Napoli è sempre piena di mille colori, inebriata dall'odore del mare e luogo ideale per vincere la solitudine. Come dire, malinconia, sentimento, poesia, musica, Pino Daniele.


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