venerdì 31 gennaio 2020

Quando Sanremo fece gol

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Il Festival quest'anno festeggerà le sue 70 candeline, tante le edizioni che si sono succedute dal lontano 1951 ad oggi. Sarà quindi un Sanremo speciale che oltre a proporre i nuovi brani che cercheranno il successo nei prossimi giorni, celebrerà se stesso nella serata delle cover dedicata ai grandi pezzi cantati sul palco dell'Ariston in tutti questi anni e in appositi manifesti, uno per anno, che racconteranno il festival e saranno posizionati nella città della riviera.

E ci saranno tutti i Sanremo, tutti meno uno. Un festival molto speciale su cui però è caduto l'oblio. Dimenticato da tutti e rimosso addirittura da alcuni dei suoi protagonisti tuttora in attività. Non esistono peraltro documenti filmati, foto e in alcuni casi neanche i dischi. Una cosa incredibile, perchè le canzoni di quel festival particolare riguardavano un tema che interessa tutti e di cui si parla ogni giorno ovunque.

L'amore? La vita? Ma de che: il calcio. Anzi per essere precisi, le squadre di calcio, i team per cui gli italiani sono sempre pronti a seguire notizie sui siti e piattaforme varie 24 ore su 24. Bene nel 1964 al termine della classica edizione di quell’anno del festival, sempre a Sanremo si svolse una manifestazione dal titolo “Una canzone per la vostra squadra”, organizzata da Gianni Ravera, stesso manager del festival "ufficiale" vinto quell'anno da Gigliola Cinquetti con "Non ho l'età".


Un'idea simpatica e curiosa, forse in anticipo sui tempi, oggi sarebbe monitorata passo dopo passo con servizi, inviati e Dilette Leotta varie al seguito, ma che riscosse comunque molto interesse e un buon successo data la singolarità delle canzoni.

“Diciotto canzoni per diciotto squadre di calcio sono state presentate questa sera al teatro “Ariston”, affollato di tifosi, dirigenti sportivi e calciatori, da alcuni dei più noti cantanti italiani, con l’accompagnamento dell’orchestra De Martino. Era la finale del concorso “Una canzone per la vostra squadra”; lanciato dall’organizzatore degli ultimi festival sanremesi, Gianni Ravera, fra tutti gli sportivi italiani”. Così recita “La Stampa” del 24 marzo 1964, all'indomani della serata canora "calcistica" e a pochi giorni dalla conclusione del più noto Festival della Canzone Italiana.

E questo è uno dei pochi articoli recuperati sull'avvenimento canoro e mondano per cui non ci furono riprese di Mamma Rai (per il festival ufficiale peraltro la diretta fu solo per la serata finale e non come adesso che occupa cinque giorni di fila di programmazione), ma soli i filmati dei Cinegiornali che venivano trasmessi nelle sale cinematografiche prima delle proiezioni dei film.


Quel festival sui generis non fu una gara bensì una parata di canzoni. A presentarle due delle voci più note dello Sport e del Calcio in particolare, il mitico Nicolò Carosio e il grande Nando Martellini, per l'occasione trasformatisi nel Mike Bongiorno festivaliero che proprio qualche giorno prima aveva annunciato i vari Bobby Solo con "Una lacrima sul viso" e Little Tony con "Quando vedrai la mia ragazza".

Tra le duemila persone presenti all’Ariston  vecchie glorie del calcio come Mario Gianni Allemandi, De Prà, Balonceri, Pitto, Burlando, Vanz, Slavati, Levratto e dirigenti di alcune squadre, come l’on. Catella, presidente della Juventus in quel periodo e l’allenatore, allora, del Torino Nereo Rocco oltre a giornalisti e alcuni calciatori che erano in attività come i difensori Burgnich e Facchetti della grande Inter ed Ezio Pascutti il centavanti del Bologna che vincerà lo scudetto di lì a qualche mese.

Per la manifestazione furono scelti diciotto testi tra i cinquemila proposti da altrettanti tifosi, rivisti tecnicamente da parolieri professionisti e musicati da note firme della musica leggera italiana e, ovviamente, interpretati da diciotto cantanti molto noti in quegli anni.


Insomma inni e canzoni sportive sul palcoscenico dell’Ariston tra gli stendardi delle diciotto squadre di serie A del campionato 1963-64 alle quali erano dedicate. Ecco dunque i titoli delle canzoni, quelli degli interpreti e, di alcune, anche le copertine dei vinili dell’epoca.

Canzoni e cantanti :
  1. Il Bologna è un grande squadrone (Gianni Morandi);
  2. Punto e basta (Messina), (Corrado Lojacono);
  3. Che Mantova! (Fabrizio Ferretti);
  4. Forza, forza Lanerossi (Vicenza), (Quartetto Radar);
  5. Forza Toro (Nilla Pizzi);
  6. Canarino và (Modena), (Equipe 84);
  7. La signora Juve (Emilio Pericoli);
  8. Forza Lazio (Aura D’Angelo);
  9. Giù il cappello (Milan), (Arturo Testa);
  10. Sampdoria (Gian Costello);
  11. ‘Sta Roma (Robertino);
  12. I galletti (Bari), (Jo Fedeli);
  13. Largo che arriva l’Inter (Gino Corcelli);
  14. Ale, ale, Genoa (Franco Franchi);
  15. La corsara di Ferrara (Spal), (Lilly Bonato);
  16. Forza Atalanta (Piero Focaccia);
  17. Dai Catania (Didi Balboni);
  18. I magnifici 11 (Fiorentina), (Narciso Parigi)
Alcune notazioni. Il pezzo di Gianni Morandi dedicato alla sua squadra del cuore, il Bologna è praticamente sparito. Non esiste in rete nè tanto meno sui siti specializzati nella vendita on line come E Bay dove si trova tutto. E, cosa ancor più singolare, non vi è menzione nella discografifia ufficiale dell'"eterno ragazzo della canzone italiana" nonostante fosse stato inciso per l'etichetta RCA, la più importante dell'epoca.

Peraltro nel 1964 Morandi sarà il trionfatore delle classifiche di vendita con brani come "In ginocchio da te", "Non son degno di te" e "Se non avessi più te" che lo consacreranno come beniamino del pubblico portando a casa la vittoria nel Cantagiro e al Festival delle Rose.

L'inno del Bologna di Sanremo però è come se non fosse mai stato cantato. Quando infatti negli anni 90 Morandi inciderà insieme a Dalla, Andrea Mingardi e Luca Carboni l'inno "Le tue ali Bologna", nessuno, a cominciare da lui, ricorderà che in realtà quello non era il primo brano decicato ai rossoblu perchè ce ne era un altro cantato nell'anno dello scudetto.
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"Canarino va" dedicato al Modena che allora giocava in serie A, è il disco più raro di tutti, è in vendita infatti a 400 euro. Il motivo è presto spiegato, è il primo disco della Equipe 84, il gruppo più famoso insieme agli inglesi Rokes del nostro beat, come dire la risposta dei "capelloni" italiani ai Beatles. Se ne stamparono poi poche migliaia di copie, perche la squadra emiliana non aveva tanti sostenitori perciò il 45 giri è supervalutato rispetto alla media dei dischi cosidetti introvabili (dai 10 ai 50 euro).

Robertino, romano de Roma verace che esplose proprio nel Sanremo del 1964 a soli 17 anni dopo essersi affermato nei paesi del Nord Europa col brano "Un bacio piccolissimo" (successo internazionale) canta l'inno della Roma, qualche anno dopo però dedicherà un brano alla Lazio allenata da Vinicio, dal titolo "Daje Lazio". Un modo per accontentare tutti e soprattutto per pescare acquirenti in entrambe le tifoserie.

Piero Focaccia, l'ex bagnino di Cervia divenuto popolarissimo col brano "Stessa spiaggia stesso mare" incise l'inno dell'Atalanta senza un particolare riscontro da parte del pubblico di fede nerazzzurra. Recentemenete l'ex Pooh Facchinetti ha inciso un inno con lo stesso titolo "Forza Atalanta" con un risultato migliore.


Franco Franchi che canta l'inno del Genoa non è il compagno di comicità di Ciccio Ingrassia, ma un cantante che ebbe una certa notorietà negli anni Sessanta e poi come autore per i Giganti e Mina. L'inno dedicato alla squadra Viola di Narciso Parigi non riuscì a scaldare i cuori dei fiorentini che restarono e sono tuttora legati all'inno storico "Oh Fiorentina" (uno dei più antichi d'Italia che risale agli anni 30)  cantato sempre da Parigi scomparso nei giorni scorsi.

Il brano dedicato alla Lazio e cantato da Aura D'Angelo, è stato scritto da fior di autori, per i testi Antonio Amurri e Luciano Rispoli e per la musica Mario Ruccione, vincitore di alcuni Sanremo con le sue canzoni cantate da Claudio Villa. E' un inno frizzante che prendendo spunto da alcuni cori dei tifosi che venivano lanciati in quegli anni, si scatena poi in un samba trascinante e molto ritmato. Sicuramente il più orecchiabile di tutti.

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