mercoledì 13 maggio 2020

Stevie Wonder 70 anni di un genio: anche in italiano

di FRANCESCO TRONCARELLI



Icona della black music e messaggero di pace, Stevie Wonder compie 70 anni. E giustamente tutto il mondo si ferma per celebrare questa ricorrenza e tributargli un applauso ideale. E non poterebbe essere diversamente perchè questo artista ha fatto veramente la storia della musica a tutti i livelli ed è sulla cresta dell'onda da almeno sei decenni.

Da quando bambino prodigio (nato peraltro prematuro e cieco a causa di una retinopatia congenita che l'incubatrice non risolve ma peggiora) iniziò a incidere per la Motown, la leggendaria etichetta discografica di Detroit, diventando lui stesso nel tempo leggenda del soul e del pop a stelle a strisce.

Un vero e proprio fenomeno capace di suonare e bene, pianoforte, chitarra, armonica e percussioni, con all'attivo successi che gli hanno fruttato oltre cento milioni di dischi venduti, 25 Grammy Awards, un premio Oscar (La signora in rosso) e decine di altri riconoscimenti per brani conosciuti in tuttto il mondo come "Superstition", "For once in my life", "Isn't she lovely", "Master Blaster", "You are The Sunshine of my life" e "Overjoyed" per citarne solo alcuni.

Ma non solo. C'è anche una parentesi italiana nell'ambito della sua meravigliosa carriera che nessuno peraltro ha ricordato, dimostrando scarsa conoscenza non solo del personaggio (praticamente tutti hanno copiato e incollato la notizia del compleanno lanciata dall'Ansa senza approfondire), ma anche della nostra musica a prescindere.

E sì che uno Stevie Wonder che canta nella nostra lingua è una cosa insolita, degna di nota, ma tant'è e allora noi glissando sulla sua vita e carriera oltre le notizie basic che abbiamo dato, andiamo subito al sodo. Siamo negli anni ’60, la musica d’autore italiana impazza e fa il botto anche oltre la penisola. Siamo negli anni del boom economico e l'Italia viaggia che è una meraviglia anche musicalmente.


Il Bel paese che va a 45 giri che è una bellezza quindi, attrae anche i cantanti stranieri che piombano sul nostro mercato discografico che vende in quantità impressionante, per battere cassa coi loro successi. Paul Anka, Neil Sedaka, Pat Boone, Gene Pitney, solo per citare quelli più assidui che si alternano fra Sanremo e dischi per l'Estate senza soluzione di continuità.

Molti li ritroviamo al festival appunto, tempio della canzone italiana conosciuto anche all'estero e fra questi anche Wonder che ci arriva nel 1969, dopo un assaggio l'anno precedente in lingua italiana di un altro suo pezzo.

Storia particolare questa, perchè si tratta della cover di una cover di un suo brano. Il "ragazzo dagli occhi di ghiaccio" Dino infatti aveva inciso la versione italiana di "A place in the sun" pubblicata nel 67 da Stevie, con i titolo "Il sole è di tutti".

Quel pezzo di Dino andò fortissimo e spinse allora la Tamla a far incidere in italiano il brano al suo interprete principe Stevie Wonder appunto, che sfruttò l'occasione per venire da noi e fare qualche passaggio televisivo nelle trasmissioni più in voga del momento.

Il ghiaccio era rotto e così l'anno successivo, al Sanremo 1969 quando si cercò qualcuno da affiancare a Gabriella Ferri per la seconda interpretazione di "Se tu ragazzo mio", un pezzo che echeggiava atmosfere R&B scritto da lei stessa col padre Vittorio e il musicista Piero Pintucci, si pensò subito al grande Stevie Wonder.


Stevie negli USA ha già pubblicato 5 album, ed è considerato l'erede di Ray Charles anche se ha appena 19 anni. Sanremo è la kermesse ideale per farlo conoscere definitivamente al pubblico di casa nostra. Stessa cosa che avverrà per Wilson Pickett che sarà in coppia con Lucio Battisti e la sua "Un'avventura".

Aveva studiato in America il testo italiano del brano di Gabriella, poi l'aveva provato e inciso. Sul palco del festival arriverà letteralmente accompagnato dal direttore d'orchestra John Feedy, che lo condusse sino al microfono. La sua versione fu ineccepibile, viva, elettrizzante, ricca di pathos.

E lui fu talmente rapito da quel brano che una testaccina aveva reso soul, che quando lo cantò la Ferri, lui suonò da dietro le quinte l'armonica per farle il controcanto. Uno spettacolo nello spettacolo. Che nessuno però ha ricordato. Ma che è comunque una piccola gemma di una grande carriera. Auguri Mr Wonderful, ragazzo grande della nostra canzone.


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