di FRANCESCO TRONCARELLI
Cento anni di Fausto Papetti. E del suo sax struggente, romantico, potente che grazie a lui dagli anni Sessanta agli Ottanta ha avuto una popolarità mai raggiunta prima. Cento anni di un artista che vendeva milioni di dischi ma di cui pochi consocevano il volto. Tutti ascoltavano la sua musica ma giornali e televisioni lo ignoravano.
Eppure Papetti era un sinonimo di atmosfere coinvolgenti e i suoi brani un turbinio di emozioni. Un fenomeno unico nel panorama del nostro pop che non ha precedenti e che dimostra che il successo, quello vero, può accompagnare un artista a prescindere dalla sua persona, conta la musica e soprattutto come viene proposta. E la sua era speciale, era "alla Papetti, come si diceva.
Nato a Viggiù il 28 gennaio del '23, cento anni fa, aveva inizato col jazz ed era diventato un sassofonista di straordinaria popolarità nell’Italia degli anni del Boom e a seguire, per le sue raccolte di cover strumentali di canzoni famose, precursore della musica lounge che allora si chiamava ancora “di sottofondo”.
Una musica associata nella memoria vintage, ai nastroni “Stereo 8” delle autoradio dell’epoca che accompagnavano viaggi e amori nelle quattroruote degli italiani e alla diffusione della musicassetta come supporto sonoro facilmente usufruibile ovunque in quegli anni prima di internet.
Una musicassetta di Papetti |
Altrettanto famose erano le
copertine dei suoi dischi e che nell'immaginario collettivo sono legate
indissolubilmente alla sua musica. Copertine ardite e castigate insieme,
che ritraevano splendide modelle scollacciate anche in inverno e a
tutte le latitudini. Una ventata sexy per introdurre una musica che col sax diventava sexy a sua volta.
A segnare l'inizio di una carriera lunghissima e ricca di consensi,
fu il 45
giri di "Estate violenta" del 1959 che ebbe un tale successo di vendita
da
superare quello della colonna sonora originale del film. Da quel
momento nacque un lungo amore col pubblico che non lo abbondonerà mai
più.
A Fausto Papetti peraltro va riconosciuto un ruolo di primo piano nella divulgazione e conoscenza del sax - strumento principe degli anni ruggenti del jazz - e al suo appeal nella cultura italiana, facendolo uscire dai recinti della musica di nicchia.
Il grimaldello con cui Fausto riuscì ad aprire le porte del successo, fu la rielaborazione in versione strumentale dei brani celebri, scelti fra le musiche per il cinema, come ad esempio il tema musicale de La dolce vita scritto da Nino Rota o quello di Scandalo al sole e fra le hit del momento come Till, Il mondo, Samba pa ti e così via.
Nella sua rilettura dei classici lasciava prevalere la melodia,
avvicinandosi anche all'ascoltatore più disimpegnato e riuscendo così ad
imporre per la prima volta il cosiddetto "genere strumentale", sino ad
allora quasi ignorato dalle classifiche di vendita.
Una delle sue famose copertine |
Con ben 29 dischi, è l'interprete che ha piazzato il maggior numero di album nella Hit Parade italiana. Mina, la grande Mina, è seconda con 27 e i Pooh terzi con 23. Un successo che ha superato i confini italiani e che lo ha reso noto in tutto il mondo, soprattutto in Germania, Spagna, Francia, Russia e Giappone.
Cinquanta le raccolte pubblicate dal 1960 al 1997, senza titolo, ma
semplicemente numerate progressivamente. Sì perchè come dicevamo,
bastava la parola come per quella pubblicità, anzi il nome, Papetti,
come marchio di garanzia assoluta e di un prodotto che non deludeva
mai.
Per celebrare i centro anni dalla sua nascita il Museo del Saxofono di Fiumicino ha organizzato diverse iniziative dal 28 gennaio al 25 febbraio con l'esposizione dello strumento appartenuto all'artista, una mostra e altri memorabilia concessi dalla famiglia, oltre a concerti e visite guidate.
Riservato, casalingo e lontano dai giri che contano, Fausto che se ne andava nel 1999 con la fine del Secolo che lo aveva lanciato, era il Frank Sinatra del sassofono, perchè come the Voice era un grande crooner ma del sax.
Lo acclamavano in tutto il mondo ma ai fasti dell'Olympia di Parigi preferiva gli affollati concerti alla Bussola di quelle estati di fuoco dei favolosi Sessanta. Quando bastava una musica di sottofondo e una copertina illuminata dalle "sue" ragazze per sognare una serata romantica.
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