di GIOIA TRONCARELLI
"Ricorda, se mai avrai bisogno di una mano, la troverai alla fine di entrambe le tue braccia. Scoprirai di averne due: una per aiutare te stessa, la seconda per aiutare gli altri.” - Audrey Hepburn
Era una giornata uggiosa come oggi quella di 30 anni fa, quando se ne andava Audrey Hepburn, uno dei personaggi più amati dello spettacolo, un’artista capace di coniugare lo charme di cui era dotata alle acclarate qualità di interprete raffinata e sensibile.
Occhi da cerbiatto e sorriso vispo, l’attrice inglese è sempre stata considerata un'icona di stile, complice sicuramente anche la sua celebre interpretazione in "Colazione da Tiffany" dove con il tubino nero e gli occhiali da sole faceva colazione davanti la vetrina della famosissima gioielleria americana con un cornetto e un cappuccino.
Il grande successo del film datato 1961, tratto dal
romanzo breve di Truman Capote “Breakfast at Tiffany's", deve la sua
fortuna oltre alla presenza di Audrey che porta sullo schermo
il particolare personaggio di Holly Golightly, anche alla sua performance canora sulle note di “Moon River”,
brano principale della famosa colonna sonora scritta da Henry Mancini,
uno dei più quotati compositori per il cinema.
Non a caso la canzone vinse l'Oscar per la Miglior Colonna sonora l’anno successivo, e in quella sede lo stesso autore affermò che ebbe l'ispirazione per la composizione del brano osservando l’attrice recitare “con quella sua dote di malinconia e di sommessa tristezza”.
Se ne andava così tristemente il 20 gennaio del '93 a soli 63 anni, lasciando un grande vuoto in tutti quelli che l’avevano applaudita prima come attrice e dopo come donna impegnata nel sociale.
La dolce Audrey lasciava la vita terrena ma entrava nel mito e nell’immaginario collettivo come icona di stile, eleganza, delicatezza. La sua figura ancora oggi è una delle più pubblicate sui media ed utilizzata dalla moda.
Immancabile, ovviamente, la Stella con il suo nome nella Hollywood Walk of Fame, al 1652 di Vine Street. Una stella che continua a brillare.
Non a caso la canzone vinse l'Oscar per la Miglior Colonna sonora l’anno successivo, e in quella sede lo stesso autore affermò che ebbe l'ispirazione per la composizione del brano osservando l’attrice recitare “con quella sua dote di malinconia e di sommessa tristezza”.
Negli anni successivi molti
artisti come Frank Sinatra, Mina, Luois Armstrong ed Elton John, hanno
interpretato il brano, ma la sua a distanza di tempo, resta sempre la
migliore: semplice, diretta e malinconica.
Nonostante i numerosi e grandi successi al cinema (“Sabrina” con Humprey Bogart, “My first Lady” con Rex Harrson, “Vacanze Romane” con Gregory Peck, “Guerra e pace” Mel Ferrer, per citarne alcuni tra i più conosciuti) e molteplici premi e riconoscimenti ricevuti (fra i tanti un Oscar, tre Golden Globe e tre David di Donatello), l'attrice decise sul finire degli anni '80 di ritirarsi dal mondo dorato dello starsystem per dedicarsi alla famiglia e alle persone più bisognose.
Nonostante i numerosi e grandi successi al cinema (“Sabrina” con Humprey Bogart, “My first Lady” con Rex Harrson, “Vacanze Romane” con Gregory Peck, “Guerra e pace” Mel Ferrer, per citarne alcuni tra i più conosciuti) e molteplici premi e riconoscimenti ricevuti (fra i tanti un Oscar, tre Golden Globe e tre David di Donatello), l'attrice decise sul finire degli anni '80 di ritirarsi dal mondo dorato dello starsystem per dedicarsi alla famiglia e alle persone più bisognose.
Una sorta di crisi di coscienza, o meglio
di presa di coscienza, che rivelava le sue qualità umane al di là dello
stereotipo della diva. Numerosi infatti sono stati i suoi viaggi nel
mondo per
portare un aiuto concreto a chi soffriva, riuscendo anche ad instaurare
rapporti di amicizia con la gente del posto, grazie anche alla
conoscenza di diverse lingue straniere che aveva appreso negli anni
precedenti.
La Hepburn inoltre è stata ambasciatrice dell'Unicef, e per il suo impegno ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà e successivamente il Premio Umanitario Jean Hersholt.
La Hepburn inoltre è stata ambasciatrice dell'Unicef, e per il suo impegno ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà e successivamente il Premio Umanitario Jean Hersholt.
Ad oggi i suoi progetti umanitari sono portati avanti dal
figlio Luca Dotti, che qui in Italia insieme all'Unicef ha creato il gruppo
"Amici di Audrey" che porta avanti la sua missione: aiuti e
sostegno in diversi paesi del terzo mondo.
Il suo impegno e la sua dedizione per gli ultimi vennero interrotti nel '92, durante uno dei suoi viaggi in Somalia, quando ricevette la brutta notizia di avere un male incurabile.
Il suo impegno e la sua dedizione per gli ultimi vennero interrotti nel '92, durante uno dei suoi viaggi in Somalia, quando ricevette la brutta notizia di avere un male incurabile.
Se ne andava così tristemente il 20 gennaio del '93 a soli 63 anni, lasciando un grande vuoto in tutti quelli che l’avevano applaudita prima come attrice e dopo come donna impegnata nel sociale.
La dolce Audrey lasciava la vita terrena ma entrava nel mito e nell’immaginario collettivo come icona di stile, eleganza, delicatezza. La sua figura ancora oggi è una delle più pubblicate sui media ed utilizzata dalla moda.
Ad accrescere questa popolarità incredibile ci sono le
iniziative che di volta in volta la riguardano; come il francobollo
raffigurante il volto dell'attrice emesso dalle poste americane o la
pubblicità cinese per una bevanda o le foto di scena tratte da “Vacanze
romane”.
Senza contare poi la clamorosa asta da Christie’s a Londra,
in cui è stata battuta per 467.200 sterline la copia del tubino nero
disegnato e creato da Givency per "Colazione da Tiffany", (l'originale,
invendibile, si trova a Madrid al Museo del costume).
Immancabile, ovviamente, la Stella con il suo nome nella Hollywood Walk of Fame, al 1652 di Vine Street. Una stella che continua a brillare.
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