giovedì 26 marzo 2020

Addio Detto Mariano, gigante del pop

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Questa è la storia di uno di loro, di quei giovani che insieme al ragazzo della via Gluck trovarono la loro strada per diventare artisti di talento. Cantanti, musicisti, parolieri, arrangiatori. Un gruppo in gamba ed affiatato che con Celentano ha contribuito a svecchiare la musica italiana, portando rock, giovinezza e tanta tanta creatività.

Lui era Detto Mariano, pilastro del Clan del Molleggiato, quella sorta di club alla Frank Sinatra dove risiedevano nomi come Gino Santercole, Don Backy, Ricky Gianco, Natale Massara, Micky Del Prete e i Ribelli. Adriano lo aveva conosciuto durante il servizio militare di leva a Torino e se l'era portato con sè perchè gli serviva uno bravo come lui con le tastiere e soprattutto con le idee per fare diventare un pezzo strimpellato e buttato giù alla buona una canzone vera.

Sbarcò così a Milano nella capitale morale del Bel paese con la sua valigia piena di sogni e di passione per la musica, senza un quattrino in tasca ma tanta voglia di dire la sua. Dormiva da Jack la Cayenne, il fantasista che ballava il rock and roll da Dio e andava a mangiare al Giglio rosso, dove con 1000 lire primo secondo e frutta erano assicurati, con Don Backy l'altro fuorisede del Clan, faceva base “da Francesco”, locale davanti all’Università Statale, dove pensava, si confrontava con gli altri e studiava una materia che stava facendo impazzire tutti: i dischi.

È morto nella notte a Milano, in seguito al peggioramento delle sue condizioni dopo aver contratto il coronavirus. Aveva 82 anni e fino a dieci giorni fa era in ancora in attività. Ad annunciare su Facebook la sua scomparsa, l'amico Gianni Dell'Aglio, ex batterista dei Ribelli: "La notte scorsa Detto Mariano ci ha lasciato... Resterà nella storia della musica italiana e nel cuore di tutti i suoi amici".
Celentano e Detto un'amicizia nata col servizio militare

La notizia si è diffusa immediatamente sui social suscitando scalpore e rammarico non solo fra i suoi colleghi e amici come Gerry Bruno dei Brutos, Bobby Solo, Al Bano (è stato il mio Virgilio"), Michele Bovi, Cristina D'Avena, "Befanino" Massara, Shell Shapiro dei Rokes, Tonino dei Camaleonti, Gianfranco Raffaldi ex Rockers di Peppino di Capri, Piero Cassano dei Matia Bazar e Renato Pozzetto, ma anche fra le gente comune e quanti lo apprezzavano come musicista e persona simpatica e alla mano.

Detto Mariano, all'anagrafe Mariano Detto (fu Celentano a invertirgli il nome) era nato a Monte Urano nelle Marche, in provincia di Fermo ed era una leggenda della musica italiana per avere realizzato gli arrangiamenti di alcune canzoni entrate nella storia del nostro pop. Inizialmente quelle del Clan, tutte. Da "Sei rimasta sola" a "Il ragazzo della via Gluck" da "Il problema più importante", a "Ringo", da "La ragazza del Clan" a "Canzone" da "Si è spento il sole" a "L'immensità".

Poi quelle di altri artisti. "Nel sole" per Al Bano, "Zingara" e "Siesta" per Bobby Solo, "Un sorriso" per Milva, "Tutta mia la città" per l'Equipe 84. E poi per i Camaleonti "L'ora dell'amore", "Applausi" "Eternità" solo per citarne alcune di un repertorio sterminato. Con Lucio Battisti ha curato l’arrangiamento di pezzi fondamentali come "Mi ritorni in mente", "Acqua azzurra, acqua chiara", "Fiori rosa, fiori di pesco", "Emozioni" capolavori che non sarebbero tali se non ci fosse stato il suo lavoro dietro le quinte.


Uno studio appropriato e cucito sulla vocalità dell'interprete per esaltarne le qualità e creare la giusta atmosfera. Avete presente l'intro di "Insieme"? Quel piano che suona col coro in sottofondo e che introduce Mina che sussura "Io non ti consco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei"? Beh, si deve a lui. Autore di fatto insieme a quei geni di Mogol e Battisti di una gemma indimenticabile.

Detto Mariano gigante del pop

Mariano del resto è sempre stato convinto che "un buon arrangiatore, quando fa bene il suo lavoro, è anche autore di un brano e il suo nome dovrebbe comparire accanto a quelli dell'autore del testo e dell'autore della musica". Grazie a una sua petizione, lanciata una decina di anni fa e sottoscritta da numerosi musicisti italiani, dal marzo del 2010 la Siae ha riconosciuto questo diritto per gli arrangiatori in tutti quei casi in cui "l'arrangiatore, in sede di stesura definitiva di un’opera originale, abbia apportato un intervento creativo e compositivo". Come è giusto che sia.

Fu questo però il motivo dello screzio insanabile col compagno di tante avventure di vita e d'arte Don Backy (che ha visto però respinte nelle sedi giudiziarie le sue rivendicazioni per la paterintà de L'Immensità ed altri brani) che all'epoca non essendo iscritto alla Siae non poteva figurare nei credits, che di fronte alla morte dell'ex amico ha scritto:

“Inutile dire che la notizia mi ha agghiacciato. Solo gli stupidi potranno pensare il contrario, in base alle nostre vicende tumultuose sulla paternità delle canzoni. Ciononostante non sarò ipocrita a tal punto, da non restare fermo sulle mie posizioni di sempre, nei suoi confronti. Ormai, non ci sarà più tempo per convincerlo a restituirmi la parte che si è annessa di quei brani, senza averne titolo, e spero che il peso di quella storia e della terra gli sia comunque lieve”.

Sanremo 1968, Mariano e Don Backy con la Vanoni e Marisa Sannia seconde con Canzone

Anche con Celentano lo divideva una causa ancora in corso a Milano a proposito di "Prisencolinensinainciusol", primo rap della storia nel mondo, ma ora che non c'è più poca importa chi avesse ragione. All right.  Negli anni 80 Detto si dedicò anche alle colonne sonore dando un'ulteriore dimostrazione del suo estro. Ha firmato, tra le altre quelle di film popolarissimi come "Il bisbetico domato", "Qua la mano" e "Asso", "Mia moglie è una strega", "La casa stregata", "Il ragazzo di campagna", "Yuppi Du", "Eccezzziunale... veramente" e tutti quelli con Tomas Milian.

Ha composto poi alcune delle sigle più celebri dei cartoni animati del periodo, come "Mazinga Z", "Judo Boy", "Gundam", "Astroganga", "L'avventura della dolce Katy", "Temple e Tam Tam", "Piccola Lulu", "I bon bon di Lilly". Viveva tra Milano e Roma, dove lavorava e possedeva una casa piena di ricordi e cimeli in zona Prati. Aveva ricevuto un Leone d'oro alla carriera ed era stato nominato cittadino onorario di Poggio Bustone, il paese natale di Lucio Battisti.

Questa è la storia di uno di quelli partiti dalla via Gluck alla conquista del mondo. Lui c'era riuscito anche se i media non l'hanno ricordato a sufficienza nel momento del suo triste addio e, qualcuno, leggi TG delle varie emittenti, lo hanno addirittura ignorato. Già troppo presi e giustamente, a celebrare Mina per i suoi splendidi 80 anni, non sapendo che nell'ulimo album della Tigre con Celentano "Le migliori" c'era la sua mano. Come sempre. La mano di un gigante del pop dal nome che era un cognome, Detto Mariano.  


1 commento:

  1. La musica italiana ha perso un altro pezzo fondamentale . grazie Francesco che lo hai saputo descrivere per quello che era cioè un grande .che Riposi in Pace

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