martedì 7 aprile 2020

La Casa di carta canta italiano

di FRANCESCO TRONCARELLI
 


Il pop italiano arriva ovunque. E' una musica che cattura e coinvolge chiunque l'ascolti. Naturalmente quello di qualità, che non a caso è riuscito a superare le generazioni di riferimento e le atmosfere del tempo in cui era stato realizzato.

La conferma ci viene data da una serie televisiva di successo mondiale che ha pescato, e bene, dal vasto canzoniere del Bel paese. Stiamo parlando di "La casa di carta" ("La casa de papel") la serie televisiva spagnola in onda su Netflix che racconta le vicende di un gruppo di rapinatori che fanno irruzione nella zecca iberica e stampano banconote per milioni.

Se nella prima stagione della serie ideta da Alex Pinna quel "Bella ciao" cantato dai malviventi aveva fatto fremere i tanti spettatori, tra emozioni di alcuni e perplessità di altri, questa volta l'omaggio che una delle serie tv più viste nel mondo ha fatto al nostro paese, dovrebbe mettere tutti d’accordo.

Nel primo e secondo episodio della quarta stagione de "La casa di carta" gli autori hanno infilato infatti una coppia niente male: Umberto Tozzi e Franco Battiato. Una curiosa e al tempo stesso suggestiva doppietta che ha sorpreso tutti piacevolmente.

La scena in cui sono inseriti questi momenti, è un flashback che riporta il Professore, l'attore Alvaro Morte, e gli spettatori, a ritrovare Berlin, interpretato da Pedro Alonso, al suo matrimonio in Toscana.

Ecco così che troviamo "Ti amo" che è lo stesso Berlin canta con i monaci a fargli da "spalla". Una romantica dichiarazione in musica per la sua sposa. E a seguire sempre nel corso della festa "Cerco un centro di gravità permanente" che è cantata dal coro di monaci e dagli invitati che ballano su quelle note scatenati.


Due momenti particolari che strizzano l'occhio all'immaginario collettivo e che rilanciano due pezzi storici del nostro pop. Due successi enormi firmati da due artisti italiani tra i più apprezzati, che in queste ore stanno entrando nelle case di milioni di telespettatori in tutto il mondo.

E queste sono cose che fanno bene al nostro sistema paese a prescindere, anche se si riferiscono "semplicemente" alla musica e a tutto quanto le ruota intorno. In giorni di crisi come questi, sono comunque segnali positivi nei confronti della nostra cultura e creatività, che nel tempo torneranno utili.

"Ti amo" è probabilmente uno dei migliori esempi di brano "classico" del nostro pop,  un disco prfetto per la capacità di essere diventato una hit internazionale, pur nella sua semplicità. La canzone è infatti costruita su un giro di Do ripetuto per tutta la canzone.

Scritta dallo stesso Tozzi con l’inseparabile Giancarlo Bigazzi, è inserita nell’album "È nell’aria… ti amo", pubblicato nel 1977. Il 45 giri che aveva nel lato B la dolcissima e meno criptica "Dimentica dimentica", arrivò in testa alle classifiche di mezza Europa (in Francia con la voce di Dalida) e in Italia vendette oltre trecentomila copie.

Tra i successi dell'anno, risultò il più gettonato dell'estate tanto da vincere il Festivalbar, avviandosi a diventare un classico della nostra musica. Tradotta in inglese, nel 1984 fu affidata, per il mercato americano, a Laura Branigan, la stessa cantante che l’anno prima aveva portato "Gloria" al numero uno della Chart USA.


"Ti amo" peraltro, non è la prima volta che viene utilizzata in una produzione cinematografica estera, nel 2000 venne infatti inserita nella colonna sonora di "Asterix", in versione duetto Tozzi-Monica Bellucci simpatico oltre che curioso da vedere. Inutile dire che in Francia fu di nuovo un successo, anche di vendite.

C'è anche da ricordare inoltre che per Umberto Tozzi non è una novità essere utilizzato in pellicole straniere. Anche Hollywood si è accorto di lui: la suddetta "Gloria",  nella versione italiana, venne scelta da Martin Scorsese per "The Wolf of Wall Street" con Leonardo DiCaprio, mentre si può sentire "Stella stai" nel divertente "Spider-man: Far Home" con Tom Holland, uscito la scorsa stagione.

"Cerco un centro di gravità permanente" trasportato a sorpresa nella serie televisiva, è uno dei brani di quel capolavoro di disco che è "La voce del padrone". Pubblicato nel 1981, fu il primo long playing che superò in Italia il milione di copie vendute consacrando Franco Battiato, arrivato alla musica leggera dopo anni di sperimentazione, come autore e interprete di talento.

Ricerche raffinate e particolari poi , messe al servizio del cantautorato pop italiano, a partire da "L’era del cinghiale bianco" nel 1979 che fece da apripista alla sua produzione più inciisva e aplaudita. Lo stesso "Centro di gravità", che pur è un brano che ha fatto ballare tutti da quasi quarant’anni, ha un testo ricco di riferimenti filosofico-letterari.

E' un pezzo senza età. Che vale la pena al di là della scena della serie che riportiamo, andare a riascoltare dal video originale di Battiato, che si esibisce, da sperimantarore e per certi versi provocatore qual era, in un balletto tutto da rivedere.

Come per Tozzi, anche la voce di Battiato si può ascoltare in un film. Ci riferiamo a una pellicola di qualche anno fa, "I figli degli uomini", per la regia del futuro premio Oscar Alfonso Cuaròn, film del 2006. E' sua infatti la cover di "Ruby Tuesday" dei Rolling Stones, presente nel film e scelta proprio dal regista messicano e dallo stesso definita «La più bella versione dopo quella dei Rolling Stones».

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