lunedì 2 novembre 2020

Addio Gigi Proietti, ultimo mattatore

di FRANCESCO TRONCARELLI


Un talento assoluto. Un fuoriclasse. Attore, regista, doppiatore, cantante, conduttore, cabarettista, scrittore e insegnante. Un vero mattatore. L'unico nel variegato panorama dello Spettacolo italiano ad essere un artista poliedrico e completo.

Gigi Proietti se n'è andato all'alba nel giorno del suo ottantesimo compleanno per gravi problemi cardiaci dopo essere stato ricoverato in una clinica romana. La famiglia aveva mantenuto il massimo riserbo, ma ieri sera, si era diffusa la voce delle sue condizioni suscitando immediatamente un grande clamore e tanta apprensione sui social e fra il pubblico che lo ha sempre amato considerandolo un fratello maggiore, un padre, uno di famiglia.

E non poteva essere diversamente perchè Proietti è stato un gigante dello Spettacolo, che in oltre 55 anni di carriera ha regalato gioie e divertimento senza risparmiarsi e portando l'Arte, quella con la a maiuscola nelle case degli italiani e nei teatri del Bel paese.

Sornione, affabile, elegante e gran signore, con quella voce inconfondibile, calda e vibrante, Proietti faceva parte di quella ristretta cerchia di attori di formazione teatrale, campo nel quale ha mietuto notevoli consensi sin dagli inizi degli anni Sessanta, capace di fare tutto, risultando sempre immensamente bravo e il migliore di tutti i suoi colleghi.

Era l'ultimo dei moicani di quella comicità romana che veniva dall'avanspettacolo, caustica e sarcastica, dalla battuta fulminante e le caratterizzazioni irresistibili e che ha avuto nel grande Ettore Petrolini il capostipite sommo, in Aldo Fabrizi e Alberto Sordi i discedenti diretti e in Proietti l'erede unanimamante riconosciuto.

Romano nato a due passi da Campo de Fiori e vicino a via Giulia, avrebbe voluto fare il cantante, il suo sogno, la musica infatti è sempre stata la sua passione. Mentre studiava Legge all'università infatti, si manteneva e si divertiva tutte le sere tirando l'alba nei locali notturni della città suonando la chitarra, ballando il cha cha cha e cantando un po' di tutto, da "Pupo biondo" ai classici di Frank Sinatra. 

a Sanremo con Stefano Palatresi e Peppino Di Capri

Una gavetta eccezionale, non solo per la fatica fisica ma anche per il rapporto che si creava con quel pubblico esigente e spesso su di giri che affollava le piste e che lo fortificava nel mestiere. Un'esperienza che poi gli sarebbe tornata utile molto più tardi, quando per esempio partecipò con Peppino Di Capri e Stefano Palatresi (il Trio Melody) al Festival di Sanremo col brano "Ma che ne sai", affrontando non solo il pubblico dell'Ariston, ma anche i milioni di spettatori piazzati davanti il televisore.

Noto per le sue doti di affabulatore e trasformista, è considerato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano. Nel 1963 grazie a Giancarlo Cobelli esordì nel Can Can degli italiani, per poi interpretare senza sosta numerosi spettacoli teatrali sino a "A me gli occhi, please", esempio di teatro-grafia che segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro, e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996, e nel 2000, attraversando i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo ha registrato un record di oltre 500 000 presenze al Teatro Olimpico di Roma.

Da lì la scalata verso il successo sulle tavole del palcoscenico che arriva per la prima volta nel 1970 quando viene chiamato a sostituire Domenico Modugno, nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini 'Alleluja brava gente'. Negli anni '70 arrivano anche i ruoli da protagonista al cinema in 'Gli ordini sono ordini' (1970), 'Meo Patacca' (1972), 'Conviene far bene l'amore' (1975), 'Languidi baci, perfide carezze' (1976), 'Chi dice donna dice donna', film diviso in cinque episodi di Tonino Cervi. 

L'artista romano passa dalla commedia, al ruolo impegnato, dal dramma erotico al film grottesco, quindi partecipa a film di Bolognini, Monicelli, Petri e Magni. Sbarca anche oltreoceano e recita in alcune pellicole dirette da registi di prestigio come Lumet, Altman e Ted Kotcheff, ma la grande consacrazione cinematografica arriva nel 1976 con il cult 'Febbre da cavallo" nel ruolo dell'incallito scommettitore Mandrake, che con il passare degli anni è divenuto un vero e proprio film di culto, che ha ripreso nel 2002 anno nel quale ha iniziato un forte sodalizio con i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina.

 


Ha avuto anche esperienze nel campo televisivo, al quale si è dedicato fugacemente tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta: prese parte allo sceneggiato Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti, collaborazione che proseguì successivamente con altre esperienze televisive. Tra gli anni settanta e gli anni Ottanta fu inoltre protagonista di svariati spettacoli di successo come "Sabato sera dalle nove alle dieci", "Fatti e fattacci", "Fantastico" e "Io a modo mio". 

Verso la fine dei Settanta ha anche aperto il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, che ha visto tra i suoi allievi numerosi personaggi divenuti poi volti noti dello spettacolo italiano, da Giorgio Tirabassi a Flavio Insinna, da Enrico Brignano a Gabrile Cirilli, da Massimo Wertmuller a Rodolfo Laganà.

Il grande boom poi, in piena maturità, quando parallelamente al successo ottenuto in teatro, è stato protagonista di svariate serie televisive di successo, prima fra tutte la serie RAI "Il maresciallo Rocca" iniziata nel 1996 e divenuta una delle serialità di maggior audience della televisione italiana, spianandogli inaspettatamente la strada verso una vera e propria seconda giovinezza.

Il maresciallo Rocca

Sempre per la RAI è stato San Filippo Neri nella miniserie "Preferisco il Paradiso", il cardinale Romeo Colombo da Priverno in "L'ultimo papa re", il misterioso generale Nicola Persico in "Il signore della truffa", e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in "Una pallottola nel cuore".

Nel 2017, a vent'anni dall'ultima esperienza, è tornato in televisione come protagonista assoluto del programma "Cavalli di battaglia", tratto dall'omonima tournée celebrativa dei suoi 50 anni di carriera che ha avuto un successo clamoroso.

Nel 2019 gli viene conferito il titolo di Distinguished Professor, Professore Emerito Honoris Causa, durante una cerimonia all'Università Tor Vergata di Roma, per essere stato "una delle personalità della scena italiana che ha accompagnato almeno tre generazioni di spettatori attraversando e caratterizzando con le sue performance cinquant'anni della storia artistica e sociale dell'Italia". 

Proietti è stato un vero mattatore, l'ultimo, un personaggio dalle mille maschere che ha regalato sogni e risate, indimenticabili il suo Mandrake, il suo Shakespeare nel Globe Theatre, il suo "Adrianaaaaa" di Rocky Sylvester Stallone, il Gastone di Petrolini, il "Nun me rompe er ca'" degli chansonier simil francesi, il Toto nella sauna e così via, a ciascuno il suo personaggio, a ciascuno il suo momento fissato nella memoria fra i ricordi, a tutti e per tutti il nostro Gigi.

Aveva sempre ironizzato sul giorno della sua nascita "Che dobbiamo fa? La data è quella che è, il 2 novembre" diceva e poi iniziava a spalancare gli occhi come solo lui era in grado di fare. Ed amara ironia del destino se n'è andato proprio nel giorno del compleanno che è lo stesso dedicato al culto dei morti lasciando attoniti tutti i suoi fan e quanti lo hanno amato e che purtroppo non potranno tributargli l'ultimo applauso come avrebbero voluto, per le note proibizioni dovute per la pandemia.

Ciao Gigi,sei stato un grande artista e un grande uomo, saggio, ironico e alla mano, un romano autentico che hai dato lustro alla nostra città e che hai passato una vita a difenderla e a coccolarla. Sei stato insomma Gigi Proietti, l'ultimo mattatore delle scene e l'ultimo imperatore della Caput mundi. Grazie di cuore e riposa in pace. Te lo sei meritato...


5 commenti:

  1. 👏👏👏👏👏👏👏👏🤞

    RispondiElimina
  2. Infiniti grazie. Riposa in Pace Maestro🙏⚘

    RispondiElimina
  3. Che bello! Un bel ricordo di Giggi che tanto abbiamo amato e apprezzato per la sua bravura ed eleganza,soprattutto noi romani!

    RispondiElimina
  4. Grandissimo ricordo! Di un Artista IMMENSO!

    RispondiElimina
  5. Davvero uno dei grandi di sempre .e grazie Francesco per il tuo articolo .

    RispondiElimina

La Lazio è sempre Meravigliosa. Le Pagelliadi

  di FRANCESCO TRONCARELLI 110 e lode alla banda Maestrelli - Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chin...