martedì 17 novembre 2020

Verdone, 70 anni un sacco belli

 di FRANCESCO TRONCARELLI


E pensare che c'è stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto. Si sarebbe messo a fare l'insegnante di lettere, materia che in cui si era laureato col massimo dei voti all'università, pur di superare l'impasse artistico in cui era piombato, credendo di aver bruciato tutte le sue cartucce.

Già, perchè nostante il botto con cui erano stati accolti i suoi primi due fim, "Un sacco bello" e "Bianco, rosso e Verdone", non lo cercava più nessuno. Incredibile ma vero. Come se all'improvviso non ci fosse stato più spazio per il giovane attore considerato da subito l'erede di Albertone, fra i nuovi comici (Troisi, Benigni, Nuti) lanciati alla conquista degli anni 80.

Ma per fortuna nostra e sua ci pensò Mario Cecchi Gori, il cinematografaro dal fiuto più sensibile di un cane da tartufo, a chiamarlo e metterlo sotto contratto, dando così il via a un successo sempre più travolgente che da allora ("Borotalco" 5 David di Donatello, per proseguire con "Acqua e sapone", "Viaggi di nozze", "Gallo Cedrone" e così via) si è sempre più consolidato nella critica e nel pubblico. Meritatamente.


Eccolo qui Carlo Verdone, 70 anni portati con nonchalance e saggezza e con quella voglia innata e intatta di continuare a stupirsi di tutto quello che lo circonda. L'hanno fatto commendatore per meriti artistici come Peppino De Filippo e Vittorio De Sica, ma ai doppiopetto grigi di quei mostri sacri del nostro Cinema, preferisce i jeans e il giubbotto coi quali si muove per la città a bordo della sua moto.

Sì perchè Carlo detesta le auto blu della produzione, come quelle della politica e i conformismi in genere. Ai salotti istituzionali e mondani dove si va a dissertare sui massimi sistemi e tessere trame e amicizie, preferisce le chiacchiere al baretto di quartiere, gli incontri col meccanico, le battute col fioraio egiziano e la fruttarola del mercato. Come quando da ragazzo abitava a Ponte Sisto, nella casa sotto i portici.

Carlo Verdone insomma nonostante sia diventato un personaggio di successo e popolare quant'altri mai, rifugge lo snobismo dei vip o presunti tali per frequentare l'umanità che lo circonda alla ricerca di quella Roma della gioventù che resiste tra mille difficoltà, antichi sapori ed atmosfere perdute.

Compie gli anni con qualche acciacco peraltro superato brillantemente (doppia operazione alla anche), ma al ruolo di protagonista h 24 non ci tiene, preferisce vivere come un fan. Di Jimmy Hendrix, De Niro (con cui ha lavorato), dei Led Zeppelin o dei Beatles di cui possiede l'opera omnia.

 

"Pedinatore" degli italiani, come si definisce, dopo averli fotografati mentalmente li ripropone nei suoi film con gusto, ironia, compassione. Così i suoi personaggi diventano beniamini del pubblico, che li riconosce e in cui si riconosce, siano Ivano il coatto di "o famo strano" o Furio il pedante professore marito di Magda "tu mi ami? io ti amo, lo vedi che il nostro è un amore reciproco?".

Con lui la commedia all'italiana si è aggiornata, venandosi di riflessione e malinconia, le due cifre principali del suo carattere. Ipocondriaco secondo la vulgata, in realtà esperto di medicina (con tanto di laurea Honoris causa), colto e mai volgare, avvilito per questo paese che non si indigna più di niente, un po' il "Compagno di scuola" che molti avrebbero voluto avere e molto "Troppo forte" per tutti, è un pilastro del cinema italiano.

Con 27 film, compreso l'ultimo "Si vive una volta sola" pronto da tempo ma bloccato dal Covid, ha raccontato l'Italia contemporanea e degli ultimi 40 anni, passando senza soluzione di continuità ma con tanta maestria, da personaggi mitici come il tontolone con gli occhi al cielo dei due cervi a Ponte Sisto, il timido Leo che deve andare a Ladispoli e il mitomane Armando Feroci, a storie corali scritte bene e inerpretate meglio da lui e gli attori che ha scelto.


A scoprirne il talento fu il critico Franco Cordelli che su Paese Sera scrisse una divertita ed entusiasta recensione del suo spettacolo d'esordio all'Alberichino. Enzo Trapani attirato da quella nomea crescente lo volle in "Non stop", il programma Rai che lancerà i più grandi comici di quella generazione. 

Quelle sue caratterizzazioni fecero appassionare Sergio Leone che intuì il potenziale dell'attore, capendo che quel successo in tv avrebbe avuto un seguito anche nelle sale. Il primo film fu un "Sacco bello", un cult per eccellenza, poi arrivò "Bianco, rosso e verdone" con la Sora Lella e fu trionfo. 

Alberto Sordi lo accolse come un figlio (e fu "In viaggio con papà") e l'Italia come l'attore comico più simpatico e intelligente, garbato e travolgente, romano ma di tutti. Un artista che in una vita sotto i riflettori ha regalato sorrisi e buonumore senza risparmiarsi, smentendo clamorosamente l'affermazione di un suo personaggio diventata titolo di film:"Maledetto il giorno in cui...". 

Ma de che. Auguri Carlo, benedetto il giorno in cui ti abbiamo incontrato.

 


1 commento:

  1. Grazie per questa bella fotografia che ci illustra un Verdone assolutamente da festeggiare 😃👍🏻

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