venerdì 6 novembre 2020

Nun je da' retta Roma: la canzone più bella di Proietti

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Cantare per Gigi Proietti è stata sempre una passione, ma anche un lavoro, perchè proprio come cantante e musicista mosse i primi passi negli anni Sessanta nel mondo dello spettacolo, suonando con le orchestrine nei night romani intorno a Via Veneto.

Prima di iniziare a fare l'attore, Gigi suonava il basso e la chitarra e si esibiva tutte le sere nei locali notturni con il suo gruppo, iniziando così a farsi le ossa e ad avere i primi contatti con il pubblico, quel pubblico che in seguito l'avrebbe apprezzato come mattatore del palcoscenico.

Ed il canto è rimasto per lui il primo amore che non si scorda mai, tanto che nel corso della carriera ha inciso vari dischi e raccolte di brani che spesso ha riproposto negli spettacoli teatrali e televisivi.

Tra i tanti, quello che viene considerato il più bello in assoluto, carico d'atmosfere e suggestioni che rimandano a un Roma che non c'è più e per questo magica, è "Nun je da' retta Roma", il pezzo per il film "La Tosca" del 1973, composto da due numeri uno, il regista Gigi Magni a cui si deve il testo e il maestro Armando Trovajoli che ha scritto la musica.

La canzone nel film è interpretata appunto da Proietti protagonista della pellicola nei panni del pittore Mario Cavaradossi, che è rinchiuso a Castel Sant’Angelo in attesa di essere giustiziato per aver dato rifugio al giacobino Angelotti. Quest'ultimo, pur di non cadere nelle mani della polizia pontificia, si era suicidato, ma fu impiccato da morto per far credere al popolo che la “giustizia” aveva fatto il suo corso. 

 

L'album della colonna sonora del film
 

Nel film, Cavaradossi canta il brano durante l’ora d’aria, il testo è quello di un ipotetico dialogo fra lui e i romani. Il personaggio invita la città alla ribellione, ma Roma non ascolta l’invocazione e si rifugia nei suoi stornelli e preferisce rimanere in attesa di un cambiamento lento e graduale. 

Cavaradossi invita alla rivolta: "Pja er cortello" chiede. Ma l'Urbe non lo ascolta, lei pazienta e continua ad attendere tempi migliori. Inoltre, per giustificare questo atteggiamento attendista, nell'ultima strofa, viene citato un celebre proverbio popolare «La gatta presciolosa fece li fiji ciechi»

L'interpretazione del brano di Proietti nel film è considerato da alcuni l’apice del pathos drammaturgico della pellicola, indubbiamente un momento particolare e coinvolgente. Proietti canta accorato e i Cantori moderni di Alessandroni gli fanno il controcanto e il coro. Gigi Proietti si impadronisce insomma del brano con cui non a caso, spesso chiuderà i suoi spettacoli.

La canzone peraltro all'epoca, gli fu pure in parte censurata dalla RAI. Infatti, l’attacco "Nu je da’ retta Roma che t'hanno cojonato" in qualche apparizione televisiva diventava "Nun je da’ retta Roma er boia l'ha impiccato". Il film si ispira non già alla celebre opera di Puccini ma al dramma omonimo scritto nel 1887 da un francese, Victorien Sardou, al quale tra l’altro la stessa opera lirica, che uscirà solo nel 1900, fa riferimento.

La Tosca del Sardou, così come il film del Magni vero e proprio dramma tragicomico musicale che è diventato un caposaldo del patrimonio culturale della Città eterna e dell’Italia tutta, si svolge nella Roma del 1800, durante la battaglia di Marengo che oppone le truppe napoleoniche a quelle austriache. Magni per raccontare la storia, si avvale di un cast stellare.

Gigi e Monica Vitti

Aldo Fabrizi è il Governatore della città, il perfido capo della polizia pontificia è Vittorio Gassman, la cantante Floria Tosca amante di Cavaradossi è una splendida Monica Vitti che ottenne per questa interpretazione il Globo d’Oro, il giacobino Cesare Angelotti è Umberto Orsini, i bravissimi Gianni Bonagura e Fiorenzo Fiorentini caratteristi di lungo corso e grande mestiere sono i brigadieri di polizia Sciarrone e Spoletta.

Gigi Magni con la sua proverbiale maestria, nessuno come lui sapeva raccontare la Storia di Roma a cavallo tra il 1800 ed il 1865 ( “Nell’anno del signore”, “In nome del Papa Re”, “In nome del popolo sovrano” e così via) confezionò un film di livello a cui le musiche di un maestro come Trovajoli (Roma non fa la stupida stasera, Ciumachella de Trastevere, Aggiungi un posto a tavola), fornirono la giusta atmosfera.

Proietti ovviamente è il valore aggiunto che raggiunge l'apice appunto nell'interpretazione di questa canzone diventata un grande successo e legata indissolubilmente a lui. Nell'immaginario collettivo infatti al nome di Gigi Proietti viene subito associata "Nun je da' retta Roma". Così come vengono associati il Cavaliere nero, Toto e la saùna e il maresciallo Rocca.

Gigi del resto con questo brano ci ha regalato una gemma meravigliosa del suo repertorio. La sua interpretazone è un atto unico, intenso e vibrante, un capolavoro che ti entra dentro e ti scuote l'anima. Se si è romani poi ancora di più. Proietti è Roma mentre canta la sua invocazione, è il suo cuore, è la voce calda e vibrante di una città.

 

 


1 commento:

  1. Troncanelli sei la ns memoria storica importantissima per fissare cose che non dovremmo mai scordare

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