8+ al Ciro d'Italia - La Lazio ha agguantato un pareggio con l'Atalanta dopo un primo tempo in cui era stata letteralemente seppellita da tre gol e una valanga di azioni senza soluzione di continuità da parte degli orobici. Sembrava una partita finita per quello che si era visto in campo (solo nerazzurri) e nessuno dei presenti, tra un'imprecazione e l'altra, avrebbe scommesso un euro su un riscatto da parte dei biancocelesti. Poi, nella ripresa, complice una Dea che arretrava e tirava i remi in barca credendo di avercela fatta, è uscita finalmente la vera Lazio. E la musica è cambiata, della serie cuore e orgoglio, anzi "Cuore matto" come la canzone. Perchè si è passati dalle stalle alle stelle mettendo a rischio le coronarie dei tifosi laziali. Copertina d'obbligo al bomber de noantri che non solo si è procurato i due penalty, ma si è assunto la responsabilità di calciarli sotto lo sguardo di un popolo intero che sperava nel miracolo. Bravo Ciro, si nu' babà!
7 a Correa l'anno 1900 - Un gol da favola che lo ha restituto all'affetto di chi segue la Prima squadra della Capitale. La rete della speranza, segnata un minuto dopo la prima botta di Immobile. Un Tucu di classe che lo ha esaltato scatenando l'inferno sugli spalti. Ecco, dovrebbe girare sempre così. E sarebbe uno spettacolo bellissimo. Avete presente Ulisse di Alberto Angela?
6+ ad Antonio Elia Acerbis - L'unico a mantenere la barra dritta quando tutto andava storto. E scusate se è poco.
6+ al Sergente - A forza di leggere quello che scrivevano i giornali durante la settimana su di lui ("il castigatore dell'Atalanta" ecc.), ha creduto che sarebbe bastato entrare in campo per vincere. Un errore alla Salvini quando ha fatto cadere il governo credendo che le elezioni fossero dietro l'angolo lui. E invece dietro l'angolo c'era Mattarella. Così il pennellone s'è trovato davanti un macchina da guerra perfetta su cui è andato a sbattere a ripetizione. Poi si è rimboccato le maniche e i calzettoni e...
6+ a Massimo Di Cataldo - Con lui in campo la squadra ha iniziato a girare. Incredibile ma vero. Come Achille Lauro chiamato sul palco del Premo Tenco per cantare una sua canzone. L'hanno fatto rivoltare nella tomba.
6 a Sylva Strakoshina - Ma come ne ha presi tre e gli arriva una sufficienza? Perchè no. Nel primo tempo nonstante quelle tre pappine è stato l'unico a giocare e, paradossalmente a parare. Pensate che zozzeria hanno combinato gli altri in quei 45 minuti.
6 a Patric del Grande Fratello - E' entrato per fare quello che gli riesce meglio, la caciara. E c'è riuscito benissimo, li ha talmente confusi che abbiamo rimontato. Dovrebbero chiamarlo al ministero dell'economia. Hai visto mai se risollevamo senza nuove tasse?
5 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° - Arruginito più che mai, nè più nè meno di Toto Cutugno, ha cercato di scodellare qualche cross decente. Il problema è che non ci credeva neanche lui, un po' come David De Marinis quando ha imitato Lucio Battisti da Carlo Conti. Sembrava Jerry Calà travestito da Cristian.
5 a Lupo Alberto - C'era una volta il Ciuffo biondo che faceva impazzire il mondo. Il Ciuffo è sparito ed è rimasto solo Dino e pure senza crodino. Je basta un siberiano liscio.
5- - a dillo a Parolo tuo - Come può uno scoglio arginare il mare, figurarsi una mezzala davanti la difesa per fare il Leiva della situazione. Arrivavano da tutte le parti e le parole stavolta non hanno funzionato. Ha preso più sberle lui che lo stalker Paolini dai cameramen della Rai.
4 e mezzo a Innamoradu e chiedimi se sono Felipe - Con loro in difesa si balla. Twist, rumba, cha cha cha. Cose mai viste, come nel film "Lui è peggio di me" e tutti e due insieme fanno ride come Ficarra e Picone e a tratti famo piagne come Alessandro Haber e Rocco Papaleo a Maledetti amici miei su Rai 2. Una coppia che scoppia. Della serie "Tre tre giù giù", come i pallini che avevamo preso e che ci stavano affondando. Poi sul finale i crampi per il primo, un classico come "Una poltrona per due" in Tv a Natale e il salvataggio sulla linea da parte dell'altro, una sorpresa come Renzi tornato a galla. Amen.
3 a Somarusic - Sonnambulo della prima ora, ha dormito alla grande manco avesse fatto una superflebo di camonilla e tranquillanti. E' sembrato insomma più de là che de qua, come Gigi Marzullo quando a mezzanotte spara le sue domande surreali al malcapitato di turno. Inutile come la Litizzetto, inverosimile come Malgioglio, inespressivo come Travaglio, intronato come Alvaro Vitali, ha dato insomma il meglio di sè. Come uno Sfera Ebbasta qualsiasi. Basta appunto. Sipario.
Appunti di gioco
di Roberto Taglieri
Sabato, 19 ottobre 2019
Incredibile
pareggio tra Lazio ed Atalanta. Nella gara valida per l’ottava giornata
all’Olimpico sotto di tre gol già dopo 37’, i biancazzurri sembrano già
travolti nel primo tempo da una doppietta di Muriel ed un gol di Gomez.
Nella ripresa invece la rimonta inizia con un penalty trasformato da
Immobile, poi accorcia Correa ed infine proprio al 90’ ancora un rigore
di Immobile completa il recupero laziale, fissando il risultato sul 3-3.
Le due formazioni si presentano a questa sfida con un’assenza
importante per parte: Zapata negli orobici, Leiva tra le fila
biancazzurre. Gasperini, che vuole tenersi stretto il ruolo di terza
forza in campionato, oggi schiera Gosens e Malinovski, mandando Muriel a
far compagnia a Gomez in avanti. Simone Inzaghi invece opta per Marusic
e non Lazzari, con Parolo a centrocampo. Sin dall’inizio la gara è
molto combattuta: l’Atalanta però mostra maggior incisività e voglia di
prevalere. Il tiro di Malinovski e poi quello di Pasalic sono un
antipasto alla parata d’istinto di Strakosha che con i piedi all’11’
salva la sua porta dal tiro a colpo sicuro di Pasalic. Poco dopo Muriel
sbaglia mira e l’altra grande occasione atalantina si perde sul fondo.
L’Atalanta prende campo ed al 22’ arriva il meritato vantaggio per gli
uomini di Gasperini: Muriel riceve in area da Gosens e col destro di
prima intenzione piazza la palla all’angoletto lontano, sbloccando il
risultato. Passano una manciata di minuti ed arriva il raddoppio: sempre
Muriel direttamente su calcio piazzato la mette nello stesso punto del
primo gol, senza che nessuno riesca a deviarla ed ingannando anche
Strakosha. Al 33’ sempre Strakosha para il possibile 0-3 che però arriva
puntuale al 37’, quando Gomez supera in velocità Acerbi e trafigge di
nuovo il portiere laziale dai 18 metri. Per la Lazio è buio pesto; non
un accenno di reazione, nemmeno un tentativo isolato riesce a strappare
un elogio agli spettatori biancazzurri, a mezza strada tra il rassegnato
e l’inviperito. Nella ripresa Inzaghi mette in campo Patric e Cataldi,
per Marusic e Parolo peraltro già ammoniti, al 52’ Immobile non riesce a
calciare da ottima posizione, poi Correa è l’unico che strappa un
applauso dopo un doppio passo ed un tiro a fil di palo al 57’. Immobile
continua a non avere la giusta mira, mandando fuori da distanza
ravvicinata al 65’, ma poco dopo atterrato da Palomino si procura un
calcio di rigore. Va alla battuta lo stesso Immobile che trasforma
spiazzando Gollini. Le emozioni sopite fino a quel momento ora si
susseguono con un ritmo incredibile. Appena centrato il pallone Correa
riceve lungo da Immobile e va a siglare il gol del 2-3 con un diagonale
imparabile. La partita cambia faccia: al 78’ Cataldi la mette sul palo
lontano ma Gollini fa il primo miracolo e riesce a respingere, poi si
ripete sul colpo di testa di Correa da dentro l’area piccola. Malinovski
sfiora il poker all’82’ calciando largo, poi Luis Felipe salva sulla
linea una rete fatta e al 90’ De Roon atterra Immobile. Per Rocchi è
ancora calcio di rigore che va a battere ancora il bomber laziale, che
nonostante la deviazione di Gollini, manda ugualmente il pallone in
porta, concretizzando allo scadere un’inaspettata ed incredibile
rimonta. Una Lazio inguardabile nel primo tempo, cambia volto nella
ripresa riacciuffando un risultato che sembrava ormai scontato. Cosa
dire: grande impegno e forza di volontà per gli uomini di Inzaghi,
tacciati durante la settimana dallo stesso Lotito di essere molli e
troppo arrendevoli. La grinta alla fine è uscita fuori, smorzando la
pioggia di critiche che avevano gioco forza accompagnato la squadra dopo
i primi 54’. Però questi ragazzi, nonostante la buona prestazione
continuano a prestare il fianco alle polemiche: quel primo tempo non
deve esistere, la Lazio non si può permettere di giocare così male.
L’augurio è che finalmente i giocatori biancocelesti capiscano che non
si può vincere guardandosi solo allo specchio; la Lazio ha i mezzi per
poter fare grandi imprese e lo ha dimostrato oggi, giocando alla pari
anche contro una grande del calcio italiano.
LAZIO ATALANTA 3-3 22’ 28’ Muriel 37’ Gomez 68’ 90’ Immobile (rig.) 69’ Correa
ATALANTA: Gollini,
Toloi, Palomino, Masiello (73’ Kjaer), Hateboer, Freuler, Pasalic (59’
De Roon), Gosens, Malinovski, Gomez, Muriel (65’ Ilicic). All.
GasperiniLAZIO: Strakosha, Luis Felipe, Acerbi, Radu (78’
Caicedo), Marusic (46’ Patric), Parolo (46’ Cataldi), Milinkovic, Luis
Alberto, Lulic, Correa, Immobile. All: Inzaghi
Arbitro Rocchi
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