venerdì 8 maggio 2020

Beatles, 50 anni fa "Let it be", l'ultimo disco

di FRANCESCO TRONCARELLI



Per chi ha amato e ama i Beatles, per i fan sparsi nel pianeta, aprile e maggio sono due mesi drammatici, da dimenticare. Il 10 aprile 1970, in una famosa "auto intervista" ripresa in prima pagina dal Daily Mirror, Paul McCartney annunciava la sua uscita dal gruppo, rendendo ufficiale la fine dei Fab Four e di fatto la fine di un'epoca.

Una settimana dopo veniva pubblicato il suo primo disco da solista e ad appena un mese di distanza, l'8 maggio 1970 era la volta di "Let It Be", ultimo atto ufficiale della band che aveva cambiato il mondo e che si congedava facendo uscire contemporaneamente anche un docufilm.

Un interessante ritratto diretto da Michael Lindsay Hogg, che raccontava le sedute di registrazione, compreso il leggendario concerto sul tetto del quartier generale della Apple Records di Savile Row a Londra, fra lo stupore generale dei passanti attratti da quella musica irradiata da lassù.

"Let It Be" era il lavoro di un gruppo che in quel momento era ben oltre la crisi. Paul spingeva per riprendere a fare concerti, George, sempre più frustrato per il poco spazio che veniva concesso alle sue composizioni, era invece il più fiero oppositore al ritorno al live.


E non solo, dopo una lite furibonda con John aveva lasciato la band. Lennon dal canto suo non nascondeva la sua voglia di andare da solo sotto la "scorta" di Joko Ono e la sua insofferenza per le scelte di Paul che cercava in ogni modo di assumere il ruolo di leader.

A ricucire gli strappi, era Ringo, per carattere votato alla mediazione. La situazione era così complicata fra i quattro, che alla fine i nastri delle sedute di registrazione dei vari pezzi erano rimasti abbandonati negli armadi.

La svolta da quella impasse arrivò con Phil Spector, il leggendario produttore del Wall of Sound che attualmente sta scontando in carcere una condanna a 19 anni per omicidio di secondo grado, che venne chiamto a completare l'opera.

Furono Lennon e Harrison a convincerlo a mettere mano a quei nastri e lui, con l'estro e la creatività che lo avevano reso uno dei migliori sulla piazza, lo fece a modo suo, intervenendo nell'editing e aggiungendo parti orchestrali e cori.

Il più famoso di questi interventi è rappresentato dagli archi di "The Long and Winding Road" inseriti a insaputa di McCartney che non ha mai digerito questa scelta, tanto da pubblicare nel 2003 la versione "naked", nuda, di quella bella e malinconica ballad.


Spector mago del missaggio e nume tutelare di tanti artisti, produrrà poi anche le prove soliste di Lennon ed Harrison, due capolavori del calibro di "Platic Ono Band" e "All Things Must Pass".

"Lei it be" dunque, ultimo atto di una storia meravigliosa iniziata bene e finita male, anche se negli anni si è svilupppato un dibattito fra appassionati e addetti, su quale sia l'ultimo autentico disco dei Beatles.

In molti infatti ritengono che l'ultimo atto sia "Abbey Road", nonostante sia uscito nel settembre 1969, e quindi parecchi mesi prima. In effetti Paul, John, George e Ringo avevano lavorato al progetto "Let It Be" prima di incidere "Abbey Road" che senza discussione è "un album dei Beatles" più di quanto non lo sia il disco del 1970 e rappresenta il vero testamento spirituale.

Il fatto che "Let It Be" fosse stato scartato dimostra l'inarrivabile grandezza dei Fab Four che, dopo aver inciso, con l'aiuto del tastierista Billy Preston, brani come "Let It Be", "Don't Let Me Down", "Get Back", "The Long and Winding Road" avevano lasciato i nastri in un armadio per dedicarsi ad un altro album.


Quando uscì, nonostante il successo commerciale, "Lascia che sia" fu stroncato dalla critica ed ancora oggi, quel progetto che di fatto era naufragato tra le liti non è considerato nonostante la fama di brani in esso contenuti, all'altezza di capolavori come "Revolver", "Sgt. Pepper" il "White Album" o appunto "Abbey Road".

Ma sono discussioni e argomenti per chi ama la loro musica ininfluenti, questioni se vogliamo di lana caprina come si dice, perchè considerare "minore" la produzione di canzoni come quelle citate fa sorridere, sono infatti brani che rimangono tra i più belli che loro abbiano inciso e che risplendono tuttora di luce propria.

Vero è che, nonostante siano passati cinquant'anni da quello scioglimento traumatico, ancora oggi sembra che i Beatles non abbiano mai smesso di suonare. E' l'effetto di una grande magia che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino irresistibile.

Un'epopea pop che ha superato i confini del tempo pur essendo incredibilmente durata poco, meno di otto anni. La cronaca ci dice che cinquant'anni fa è uscito l'ultimo disco dei Beatles ma la loro storia non è finita.

Peter Jackson, il regista premio Oscar per "Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del re", sta lavorando a una nuova edizione del docufilm uscito insieme a "Let it be" nel 70, grazie alla collaborazione di Paul, Ringo, Yoko Ono e Olivia Harrison.

Al regista sono state messe a disposizione infatti 55 ore di girato mai utilizzato, un vero e prorpio tesoro che sembra destinato a dare una lettura nuova sulla fase finale dei Beatles e ad assicurare ai fan un regalo prezioso. Della serie Beatles for ever.


1 commento:

  1. Molto bene . In buona sintesi . saluti e potrai continuare a leggere il vostro spazio

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