di FRANCESCO TRONCARELLI
Le canzoni, quelle belle, che fanno parte della memoria collettiva di un Paese, sono come certi amori, fanno dei giri immensi e poi ritornano. "Io che non vivo" di Pino Donaggio, capolavoro assoluto della storia del nostro pop è uno di questi.
Lanciato a Sanremo dall'artista veneziano con un buon successo, quando ormai non era più di moda per l'avvicendarsi di nuovi brani, tornò d'attualità per l'enorme successo internazionale che lo stava accompagnando.
Una storia particolare che merita di essere raccontata in occasione dell'anniversario del suo primo posto nella prestigiosa classifica inglese che come è noto in quel periodo era dominata dai Beatles e dai gruppi della cosidetta "British invasion" che aveva conquistato il mondo.
Pino Donaggio aveva presentato “Io che non vivo (senza te)” al Festival di Sanremo del 1965, in coppia con Jody Miller, cantante country americana salita quell’anno alla ribalta grazie al brano “Queen of the House”, con il quale si sarebbe aggiudicata il Grammy l’anno successivo.
Forte
del successo, grazie alla versione di Mina, del suo "Come sinfonia",
Donaggio è un artista ormai maturo per puntare in alto. L'incontro col
paroliere Pallavicini è determinate per comporre un pezzo che sembra
fatto apposta per aggiudicarsi la vittoria del festival.
E'
una ballata d'amore ma dall'arrangiamento arioso e classicheggiante,
con un titolo che fa sospirare. Pino sale sul palco convinto della sua
canzone e con il ritonello "io che non vivo più di un'ora senza te, come
posso stare una vita senza te, sei mia, sei miaaaaa...", strappa
applausi a scena aperta.
Lo stesso accade con la Miller. Sembra fatta e invece arrivano solo settimi con il podio a Bobby Solo insieme ai Minstrels con "Se pangi se ridi". Il pubblico però, come spesso accade, rivoluzionò la classifica sanremese con le vendite dei dischi.
E a distanza di due mesi dalla finale festivaliera, il 20 marzo, "Io che non vivo" raggiunse il primo posto della Hit Parade scavalcando Bobby e mantenendosi nella Top 10 fino alla fine di maggio.
Il brano insomma fece colpo, tanto che il grande regista Luchino Visconti se ne innamorò a tal punto da volerlo assolutamente inserire nella colonna sonora del suo “Vaghe stelle dell’Orsa” con Claudia Cardinale e Jean Sorel, quasi presagendo la futura carriera di Donaggio come compositore di musica da film.
L'influsso della formazione classica di Pino Donaggio, diplomato in violino nei conservatori di Venezia e Milano, e già membro dei Solisti Veneti di Claudio Scimone e del gruppo di Claudio Abbado, è molto evidente nella struttura di “Io che non vivo (senza te)”.
La melodia infatti è caratterizzata da una strofa in minore e da un ritornello in maggiore di grande respiro che ebbe un grosso impatto sul pubblico ed in particolare su una collega di Donaggio, la talentuosa Dusty Springfield presente anche lei in quella edizione del festival con "Tu che ne sai".
Dopo
avere assistito all’esecuzione di Donaggio, pur non comprendendone le
parole, la Springfield si commosse fino alle lacrime per la bellezza
della canzone (che giudicò di gran lunga la migliore della
manifestazione) e portò con sè in Inghilterra un acetato dell’incisione.
L’anno
dopo chiese a Vicki Wickham, sua futura manager, ed al giornalista
musicale Simon Napier-Bell di adattarne il testo in inglese, “Io che non
vivo” diventò così “You Don't Have to Say You Love Me”.
Dotata di una grande voce Dusty, la Mina d'oltremanica, incise il pezzo decine di volte, prima di avere un'intuizione sorprendente per esaltare il suo timbro vocale.
Fa posizionare dai tecnici del suono il microfono nella tromba delle scale dell'edificio che ospita lo studio di registrazione e lei canta dal fondo delle cantine, l'effetto eco che sogna in questo modo è assicurato.
Il disco così realizzato esce in Inghiltera ed è subito boom, nel giro di poche settimane entra in classifica e il 28 Aprile del 1966, esattamente 55 anni fa, raggiunge il primo posto della UK Singles
Chart ed il 16 Luglio successivo la posizione #4 della Billboard Hot 100.
Da quel momento la canzone spicca il volo e molti artisti decidono di inciderla e quando qualche anno dopo ci mette la voce ed il suo carisma Elvis Presley il successo diventa mondiale.
"Buffa
la vita -racconterà Pino Donaggio in una intervista- avevo cominciato a
fare il cantante imitando Elvis ed ho avuto la soddisfazione di vedere a
Graceland, la sua casa-museo, il disco d' oro da lui ottenuto con la
mia canzone!”.
Votata
in un referendum della BBC tra le cento migliori canzoni di tutti i
tempi "Io che non vivo (senza te)" è diventata nel tempo un evergreen
della musica pop conosciuto ovunque. Se la sua fortuna è stata quella di
essere amata dalla Springfield e rilanciata da Elvis, molto della sua
popolarità si deve anche alle innumervoli cover.
Nel corso degli anni infatti molti grandi interpreti internazionali hanno voluto misurarsi con questo classico della musica leggera, si ricordano quelle di Cher, Kiki Dee, Connie Francis, Tom Jones, Mel Tormé, Smokey Robinson, Richard Antony, Paul Mauriat, Luis Miguel, Elton John, Taylor Dayne, Shelby Lynne.
Gli inglesi Wall Street Crash presentarono al Festivalbar del 1983 una nuova accattivante versione di “You Don't Have to Say You Love Me” che fece centro e raggiunse la settima posizione della nostra Hit Parade. Nel 2012 Morgan reinterpretò le due versioni del brano (in inglese ed in italiano) per l’album “Italian Songbook Volume 2”.
Poi ci sono state la raffinata rivisitazione incisa nel 2014 da Chiara Civello in coppia con Gilberto Gil sino alla più recente e classica versione dei ragazzi de Il Volo che ha dato un ulteriore impulso internazionale a questo brano veramente unico ed eccezionale.
Un brano che non risente minimamente il tascorrere e l'usura del tempo. E' sempre attuale e moderno, ed ogni volta che lo si ascolta si rinnova l'emozione della prima volta. Magia della musica e di un capolavoro assoluto.
Carlo Conti consegna il Premio alla cariera a Donaggio a Sanremo 2015 |
Tutto magnificamente vero per questo immortale capolavoro di Donaggio ! Vidi quella lontana serata Sanremese in TV e mi entusiasmai anche io per questo "pezzo" da 90 !
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