"Califano" in prima serata su Rai 1 è stato un evento. Portarlo sulla rete ammiraglia un'operzione coraggiosa e dovuta per rendere omaggio ad uno degli artisti più bravi che hanno dominato la scena musicale italiana. E il film su di lui ha ricevuto giudizi positivi dalla critica e soprattutto dal pubblico che sui social, in diretta, durante la programmazione, ha commentato entusiasticamente.
Gli ascolti sono volati al 22,8 % di share pari ad oltre 4 milioni di spettatori, staccando così di gran lunga la concorrenza televisiva e il merito di questo indiscutibile successo va ovviamente a Leo Gassman che si è calato nei panni del Califfo con cuore e presenza scenica grazie ai preziosi consigli di chi l'ha conosciuto e gli è stato amico come Antonello Mazzeo e di chi ha scritto musica per lui e lo ha accompagnato nei suoi recital, il bravo Alberto Laurenti.
Lui di questo ritrovato interesse sarebbe stato contento sicuramente, ma forse non
più di tanto, perchè andava sempre dritto per la sua strada da
spirito libero e controcorrente qual era e non dipendeva dai giudizi
altrui. E' comunque positivo che un artista del suo calibro, considerato dai
media più come personaggio che come autore, ora sia rivalutato a
prescindere grazie a questo film.
Franco Califano è stato uno dei più grandi
autori della nostra musica. Poeta,
anticonformista, ribelle, artista maudid, protagonista di storie di
cronaca nera e cronaca rosa, attore di cinema e di fotoromanzi. Ha fatto di tutto mettendo tutto se stesso come ha ben reso l'interpretazone del giovane Gassman.
Leo Gassman Califano |
Un uomo dalle spalle larghe e dalla creatività innata, con la capacità di raccontare il vissuto quotidiano della gente, fosse di borgata come in quel brano portato al successo da Edoardo Vianello e Wilma Goich in coppia, o fosse dei quartieri alti della città, l’una e l’altra alle prese con i problemi che da sempre tormentano le rispettive esistenze. La vita, l’amore, l’amicizia. Non a caso qualcuno molto acutamente l’ha definito il Prevert di Trastevere.
Autore di alcune pagine intense della musica leggera italiana come "La musica è finita", "Una ragione di più", "Minuetto", "Un grande amore e niente più", "E la chiamano estate", "Un'estate fa", Califano a un certo punto disse basta: "Adesso ognuno si canta le cose sue", come spiegò in un'intervista televisiva ritrovata da Blob.
Il Maestro |
Una canzone dal sapore amaro ma irresistibile che dipinge su musiche di Frank Del Giudice, il malessere esistenziale di una passione che si spegne piano piano nella routine, un testo diretto e malinconico che il Califfo scrisse più di quarant’anni fa, ma che per le dinamiche e le situazioni del rapporto di coppia che racconta, è sempre attuale.
Pubblicato nel 1976 ed inserito nel suo quarto album sulla cui copertina c’è un bambino dal cognome che rimanda ad echi di malavita, ovvero l’allora piccolo Eros Turatello, figlio del boss milanese Francis suo amico, “Tutto il resto è noia” è considerato dalla rivista Rolling Stone, uno fra i cento dischi italiani più belli di sempre ed è per lui, quella che gli americani chiamano “signature song”, la canzone cioè con cui si identifica subito un cantante.
La copertina del disco |
Sicuramente è il brano che gli ha regalato una nuova credibilità artistica dopo le
vicissitudini giudiziarie che avevano movimentato in negativo la sua
esistenza e lo avevano allontanato dalla ribalta. Un pezzo di forte impatto che segnò il suo
riscatto come artista e per taluni che snobisticamente lo avevano
emarginato, anche come uomo. E' stato un brano che lo rilanciò a pieno titolo e senza falsi
moralismi, come cantautore con la “c” maiuscola.
Califano
che andava a letto cinque minuti dopo degli altri per avere cinque
minuti in più da raccontare, nato per sbaglio a Tripoli da genitori
campani, ma romano d’adozione, con quella inconfondibile voce e
quello sguardo sornione che bucava il video e le anime, aveva sul braccio tatuato
“tutto il resto è noia”.
Quella frase di questa canzone
che gli ha dato la
notorietà e la fama imperitura e che avrebbe voluto come suo epitaffio
si è rivelata alla fine una verità sacrosanta. Basta infatti dare uno
sguardo all'ambiente dello spettacolo attuale popolato da mezze figure
senza personalità e personaggi di plastica morti di fama, per rendersi
conto come sia
maledettamente noioso questo mondo senza uno artista come lui.
Bella "pagina"Bravo! ........E' noia
RispondiEliminaFranco Califano a mio parere è stato un grande ha scritto davvero belle pagine nella sua carriera sia come autore che come interprete ,canzoni che sanno raccontare bene spaccati di vita con ironia e poesia ... cito Nun me porta a casa , l'urtimo amico va via ,avventura con un travestito .....sono immortali
RispondiEliminaciao,interessante la descrizione del personaggio, un grande autore e cantante che ha regalato molte emozioni, è stato piacevole leggere l'articolo.ciao , luigina
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