di FRANCESCO TRONCARELLI
Caro Giorgio ti scrivo così mi distraggo un po' e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c'è una grossa novità, la gente non va più allo stadio ma preferisce tifare sui social, seduta sul sofà.
Si esce poco la sera compreso quando è festa, figurarsi andare allo stadio per tifare la Lazio come quando c'eri tu e nonostante adesso ci sia un bomber fortissimo che segna gol a grappoli, un generoso come te che ti sarebbe senz'altro piaciuto, si chiama Ciro Immobile ed è una bella persona e un grande attaccante.
Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico, in un giorno come questo avrei alzato il telefono per chiamarti e farti gli auguri, come facevo quando ero in Radio, "alle Balduine", nello studio del grande Gianni Elsner, verso l'una e trenta in chiusura di trasmissione, nel momento di maggior ascolto, ma non per motivi di audience, ma solo perchè col fuso orario, tu in America a quell'ora ti eri appena alzato.
E sarebbe stata una grande festa, con gli ascoltatori che avrebbero
intasato le linee per salutarti e dirti grazie, grazie nonostante gli
anni passati, per tutto quello che hai fatto per la nostra Lazio, per il
tuo essere un combattente, per il tuo essere un leader dei compagni,
per i tuoi gol, per la tua voglia di vincere.
Per aver ridato insomma la dignità a una tifoseria allo sbando dopo gli anni bui della serie B con il tuo orgoglio di combattente, con la tua passione nell'indossare la maglia con l'Aquila sul petto e per essere stato veramente "il grido di battaglia": ieri, oggi, domani e per sempre.
Perchè uno come te sarà difficile ritrovarlo in campo nella prima squadra della Capitale e non solo perchè i tempi sono cambiati e dal calcio a misura d'uomo siamo passati al calcio a misura di sponsor, ma perchè tu eri Giorgio Chinaglia, eri il più forte di tutti, eri la Lazio, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, come ognuno di noi e come la stessa storia di questo sodalizio nato nel 1900 insegna.
E perchè tu, cosa di non poco conto, sei stato l'incubo di quelli dell'altra sponda del Tevere, che ti temevano e ti offendevano perchè avevano paura di te e che tu, fregandone di tutto, andavi a irridere sotto la loro tana, con quel dito che ha fatto epoca e che l'obiettivo di Marcello Geppetti ha immortalato per l'eternità.
Una lazialità e passionalità che anche quando hai appeso gli scarpini al chiodo, sono rimaste immutate come dimostrano i venti secondi finali di questo video che sono incredibili e che la dicono tutta su chi eri, su cosa ha rappresentato per te la Lazio, su quanto le hai voluto bene sino a sentirti male.
Caro Giorgio ti scrivo per farti gli auguri anche se non ci sei più, sicuro che li gradirai ovunque tu sia e sicuro che insieme a me saranno tantissimi a farteli perchè ti ricordano con affetto e nostalgia: buon compleanno amico mio. E come dicevi sempre "andiamo Chinaglia andiamo", con la Lazio nel cuore.
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