sabato 28 marzo 2020

La prima cosa bella, un'emozione da 50 anni

di FRANCESCO TRONCARELLI


Strano paese il nostro. Puoi vincere Saneremo, Canzonissima e vendere milioni di dischi, ma puoi finire ugualmente nel dimenticatoio al pari di uno sconosciuto qualsiasi che aveva provato a sfondare. Se passa il momento d'oro e non hai santi in paradiso ma solo la tua voce, puoi stare tranquillo che la parola fine alla tua carriera è dietro l'angolo ad aspettarti.

Magari non una fine drastica, perchè poi in fondo lavori sempre, ma se ti mancano i media, se non ti chiamano in televisione (che vedono tutti) e non ti mandano per radio, sei fuori dai giochi, finisci nel dimenticatoio appunto. Non c'è da noi, al contrario di nazioni come la Francia e l'Inghilterra, la considerazione dell'artista a prescindere delle età e delle mode, la cultura del rispetto per chi ha regalato emozioni. Quando mai.

Nicola Di Bari che giusto 50 anni fa trionfava al Festival con un brano entrato nella memoria collettiva come "La prima cosa bella" è uno di quelli messi da parte, pur essendo bravo, pur avendo dominato in lungo e largo. E pur avendo fatto una gavetta che garantiva per lui, pur essendo stato premiato per la sua tenacia di arrivare per la sue qualità di interprete, intenso e dalla voce calda e avvolgente.

Canzonissima, primo

E si che di gavetta ne ha fatta tanta. Il suo ingresso nel mondo della musica avvenne dalla porta del magazzino. Tra i tanti mestieri che il giovane Nicola emigrato a Milano e registrato all'anagrafe di Zapponeta come Michele Scommegna, esercita per sbarcare il lunario, infatti ci sono quello di operaio addetto alle presse e magazziniere in un'industria discografica. Un percorso analogo peraltro ad altri futuri big come Tony Dallara che faceva il fattorino alla Musica prima di spiccare il volo verso il successo.

Il primo passo fra le sette note risale al 1964, quando porta al Cantagiro "Amore ritorna a casa", cover del brano di Hoagy Lands "Baby come on home". Da allora parte la trafila di partecipazioni alle solite manifestazioni canore, routine inevitabile per chi voleva promuovere i propri dischi in quegli anni, leggi Cantagiro, Disco per l'Estate, festival. In più, una quarantina di serate all'anno da cui, togliendo le spese dei viaggi, del complesso e del vitto, non restava poi granché.

La svolta arriva nel 1967 quando viene ingaggiato dalla RCA e il suo repertorio passa da riproposizioni di brani rock e beat a raffinate canzoni d'autore. Sono di questo periodo "Il mondo è grigio, il mondo è blu" di Eric Charden e "Eternamente" di Chaplin. Pezzi che lasciano il segno e lo fanno considerare anche dai palati fini

in trionfo al Cantagiro

Ma non basta però per sfondare. Gli manca sempre qualcosa per vincere la sua sfida. Nicola, amareggiato, sta per mollare tutto. E proprio quando stava dandosi per vinto, proprio quando si era arreso all'evidenza di un mondo dello spettacolo che considerava solo la bella presenza e l'appeal sul pubblico, a discapito della preparazione e della professionalità, proprio quando anche la RCA stava per dargli il benservito, ecco l'ultima occasione, un brano da cantare a Sanremo in coppia con Morandi.

La svolta avviene nel 1970 grazie a Lucio Battisti che l'aveva preso a benvolere e gli aveva arrangiato un pezzo che Nicola aveva scritto per la nascita della figlia Ketty, la prima cosa bella della sua vita. Lo segnala ai vertici della RCA. Si può fare andra al festival ma andrà con Morandi. Una grande occasione insomma, ma anche un bel trappolone. Perchè se le cose fossero andate bene il merito sarebbe andato al bolognese, numero uno assoluto del pop, se invece fossero andate male, la colpa sarebbe stata del "bruttone" che si era trascinato dietro.

Morandi però rinuncia, e la RCA destina al suo posto un gruppo abbastanza noto ma senza un vero successo all'attivo, i Ricchi E Poveri, prodotti da Edoardo Vianello con la benedizione di Califano. Il risultato è di quelli impensabili alla vigilia. "La prima cosa bella" arriva seconda al Sanremo del 1970 dietro a Celentano che vince con la ruffianissima "Chi non lavora non fa l'amore" e che nel tempo poi sarà dimenticata da tutti, mentre il successo va alla sua canzone che 50 anni fa proprio in questi giorni arrivava al vertice della Hit parade.

coi Ricchi e Poveri secondo
"La prima cosa bella" è una ballata in stile folk, pochi accordi di chitarra eseguiti da Lucio Battisti, con l'accompagno di Franz Di Cioccio, Damiano Dattoli, Andrea Sacchi e Flavio Premoli, musicisti che spesso collaboravano con lui a cui l'arrangiatore Gianfranco Reverberi aggiungense semplicemente l'orchestra d'archi diretta da lui. Il testo è essenziale e chiaro scritto da Mogol, il ritornello è cantabile ma non banale. Ma l'alchimia è perfetta per emozionare il pubblico.

Il brano poi a testimonianza della sua intensità e presa sul pubblico, ha dato il titolo al pluripremiato film di Paolo Virzì interpretato da Micaela Ramazzotti e fa parte della sua colonna sonora nell'interpretazione suggestiva di Malika Ayane 

Secondo nel 70, ma vincitore a Sanremo l'anno dopo con "Il cuore è uno zingaro" insieme a Nada e l'anno successivo primo a Canzonissima con "I giorni dell'arcobeleno". Nicola Di Bari insomma è la musica in Italia. Tutti lo cercano tutti lo vogliono. Pure all'estero. "Vagabondo" è un altro successo che lo porterà ad essere una stella di prima grandezza in Europa e nei paesi di lingua spagnola in Sudamerica. Maradona ha raccontato che il suo cantante preferito, quando era in Argentina, era Nicola Di Bari. Così, per dire.

Nicola Di Bari, il ritorno

Ma il buon Nicola non è tipo da lasciarsi montare la testa. Con la carriera costellata di alti e bassi non si è mai tirato indietro, ricominciando da capo dopo ogni delusione. Possiamo dire però tranquillamente che le delusioni di Di Bari all'epoca farebbero il successo pieno di un "artista" di oggi con la sua musica usa e getta e i suoi successi da diecimila copie.

L'oblio lo vive serenamente, nella sua Zapponeta con la moglie e tornando ogni tanto in Sud America a cantare per fa la vita meno amara con tournèe affollatissime. Sentite "El corazon es gitano" la versione spagnola de "Il cuore è uno zingaro": per certi versi è migliore dell'originale. Nicola di Bari, come dire dalle stelle alle stalle, dagli applausi all'indifferenza andata e ritorno ma con dignità e classe a prescindere.

E per ritrovarlo sulle pagine degli Spettacoli di tutti i giornali c'è voluto Checco Zalone, l'irriverente del nostro cinema che l'ha voluto nel suo "Tolo Tolo" per la divertente parte dello zio cardiopatico. Ma non solo, perchè Checco ha inserito la sua "Vagabondo" nella colonna sonora del film. Insomma ci voleva un fuoriclasse senza padroni per ricordare Nicola Di Bari e rendergli omaggio. Cose che succedono solo da noi. 

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