venerdì 17 aprile 2020

Sepulveda e gli ignoranti

di FRANCESCO TRONCARELLI


Ci risiamo. Un'altra perla si aggiunge alla fiera delle castronerie propinata dai "giornalisti" 2.O. Questa volta però l'hanno fatta grossa. Più del solito. Un errore marchiano, da principianti o più semplicemente da ignoranti nel senso più proprio della parola. Ignorano, non sanno, però scrivono, danno notizie, commentano in televisione.

Avevamo sottolinato l'altro giorno come tutte le testate giornalistiche (stampa e televisione) avessero bucato la notizia della scomparsa di Armando Francioli, il grande attore di cinema e teatro divenuto popolarissimo in tv per un famoso Carosello dove interpretava "L'uomo in Lebole" per cui secondo il tormentone che poi si era diffuso "tutti avevano un debole".

Quella era stata una svista clamorosa dovuta soprattutto a mancata conoscenza (ignoranza appunto) del personaggio da parte di chi sta davanti un pc per scrivere sulle pagine degli spettacoli dei rispettivi quotidiani, magari per giovane età e soprattutto per cultura televisiva. Come ha commentato qualcuno al proposito su Facebook "non sanno neanche di cosa scrivono".

Un giudizio sferzante, ma vero. La conferma si è avuta con Luis Sepulveda, un personaggio di fama mondiale e quindi sicuramente più famoso del povero Francioli dimenticato dai media ma amato dal pubblico ancora oggi come le decine di migliaia di visualizzazioni del mio articolo (grazie a tutti) su di lui, hanno confermato.

Secondo una testata on line più che autorevole lo scrittore era "l'autore di Cent'anni di solitudine". Boom. Che botto. Un errore clamoroso riportato non solo nel titolo della notizia che annunciava la sua morte (e come è noto oltre il 50 per cento di chi scorre le notizie sul web si ferma al titolo, purtroppo), ma anche nel servizio in cui la notizia veniva riportata dopo aver cliccato. 

Errore su errore dunque, che può sembrare una cosa stupida, ma non lo è perchè dimostra con quanta superficialità e approssimazione vengono fatte le cose pur di arrivare primi. Si corre, si copia e incolla e pure male, senza un approfondimento, un commento alla semplice notizia, in una sorta di "take away" di quello che succede che spesso confonde alimentando ignoranza e confusione.

Giornalisti. Si, come no. Imaginate se qualcuno scrivesse che "Il ragazzo della via Gluck" lo canta Elton John oppure che Bohemian Rhapsody è un pezzo dei Cugini di Campagna. Lo prenderebbero a pernacchie. E con il grande Sepulveda è successo più o meno la stessa cosa, attribuendo all'autore cileno di libri come "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" e "Patagonia Express" il famoso capolavoro del premio Nobel Gabriel Garcia Marquez, nato in Colombia e naturalizzato messicano.

Dice, ma tanto sono tutti e due scrittori e di origini sudamericane. Si come Celentano ed Elton John che sono tutti e due cantanti ed europei. Sommersi dai buu della rete, quelli del TGCom poi si sono scusati bla bla bla ecc. ecc. Il minimo, ma la frittata era fatta. Una volta se un redattore avesse fatto una cappellata del genere l'avrebbero messo alla porta.

C'era una volta. Oggi sono tutti capiscioni e tecnologici. Poi bucano un attore o confondono i Queen con i Cugini di campagna. Anima mia, torna a casa tua. E restaci. Perchè come ha commentato giustamente il premio Oscar Nicola Piovani su Twitter al riguardo "Non è un obbligo conoscere i libri di Marquez e Sepulveda. Ma neanche fare giornalismo è un obbligo". Sipario.

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