È morto il leggendario attore di Hollywood Kirk Douglas, uno degli ultimi divi dello Star system americano, un attore immenso e di grande talento, l'annuncio è stato dato dal figlio Michael che ha scritto su Instagram: "Con immensa tristezza che io e i miei fratelli dobbiamo annunciare che Kirk Douglas ci ha lasciato a 103 anni".
Era il decano degli attori del grande Cinema a stelle e a strisce che aveva conquistato il mondo con le sue storie e i suoi personaggi, il più anziano di tutti, capostipite di una dinastia. Aveva superato il secolo con qualche acciacco ma con la serenità dei giusti, quella delle persone che hanno lottato per tutta la vita per affermarsi non dimenticando poi, una volta raggiunto il successo quelli che non ce l'avevano fatta restando indietro nella società.
Era malato da tempo e non si vedeva più da aprile. E si è spento . Ed è morto Spartacus, il sindacalista della Roma imperiale. E’ morto Ulisse, il globe trotter della Grecia omerica. E’ morto Van Gogh. Sono morti il cinico giornalista dell’«Asso nella manica», il boxeur che nel «Grande campione» non sa accettare la sconfitta, il cacciatore di pelli della vecchia frontiera del «Grande cielo», il produttore senza pietà del «Bruto e la bella» con Lana Turner.
E’ morto l’ufficiale francese pacifista che si oppone alla follia bellica di «Orizzonti di gloria» di Kubrick, è morto il primo cow boy, il Doc Holliday di «Sfida all’OK Corral», e l’ultimo, quello che si scontra col cavallo contro le auto in «Solo sotto le stelle».
E' morto il Cinema che ci ha fatto innamorare delle storie più belle e coinvolgenti, scritte da grandi sceneggiatori e interpretate da grandi attori, come lui, Kirk Douglas.
Sono stati personaggi come Douglas, il divo con la fossetta nel mento e gli occhi di ghiaccio, che hanno contribuito a rendere mitici gli studios del quartiere di Los Angeles, facendoli diventare la Mecca del cinema, quello che faceva sognare senza effetti speciali ma con artisti come lui e le altre star degli anni d’oro del cinema americano.
Figlio di una coppia di emigrati russi, cresciuto in un ghetto di New York col vero nome di Issur Danielovitch Demsky, l’aitante Kirk ha sempre trovato nelle sue radici poverissime, la forza per farsi avanti nella vita, con la stessa genuinità e al tempo stesso aggressività che sono stati poi il filo conduttore dei suoi ruoli più famosi.
Non ha caso lui stesso ha dichiarato più volte nelle interviste, di aver costruito “una carriera interpretando sullo schermo degli autentici bastardi'', personaggi cinici, da duro insomma a cui riusciva a dare comunque un’anima ed una intensità proverbiale e che colpivano e affascinavano il pubblico.
Dopo il debutto nel 1946 col film 'Lo Strano Amore di Marta Ivers', Kirk Douglas inizia una lunga carriera in cui ha interpretato un centinaio di pellicole, sette delle quali al fianco di Burt Lancaster col quale stringerà una grande e duratura amicizia e una coppia molto affiatata sul set: un titolo su tutti “Sfida all’Ok Corral”, western classico dal successo internazionale, dove Douglas era Doc Holliday e Lancaster lo sceriffo Wyatt Earp, personaggi realmente esistiti e leggendari.
La prima candidatura all'Oscar con uno dei suoi 'bastardi', la ottiene interpretando l’infido pugile Midge Kelly de 'Il Grande Campione', ma sarà grazie a Billy Wilder che lo chiama per interpretare il ruolo di un giornalista senza scrupoli in “L’asso nella manica” nel ’51, che il rosso Kirk arriverà al successo definitivo.
Da quel momento sarà tutto un susseguirsi di film e di successi, “Ulisse” del nostro Mario Camerini, “Il grande cielo”, “I vichinghi”, “20mila leghe sotto i mari”, “Brama di vivere”, alcuni dei titoli di film dal notevole successo commerciale, che lo imposero presso il grande pubblico.
A metà degli anni '50 era già una potenza a Hollywood, diventando anche produttore. Fu lui a volere nel 1957 il regista Stanley Kubrick, all'epoca sconosciuto, al timone della celebre pellicola antimilitarista entrata nella storia del cinema “Orizzonti di Gloria”.
Tre anni dopo i due tornarono a lavorare insieme in 'Spartacus', classica pellicola peplum di moda a quei tempi (1960), dove l'attore interpretava il famoso gladiatore ribelle in un cast stellare che aveva fra gli altri nomi come quelli di Laurence Olivier, Charles Laughton e Tony Curtis. Verranno poi film come “7 giorni a maggio”, “Gli eroi di Telemark”, “Parigi brucia?” e “Uomini e cobra”, per citare alcuni dei più noti, a consolidare la sua grande popolarità e il suo fascino da divo internazionale
Scrittore di libri, ptemiato con l'Oscar, “The ragman’s son” il figlio dello straccivendolo che ha fatto fortuna non ha mai perso il suo senso dell'umorismo. In un articolo scritto qualche tempo fa infatti, si presentava così: ''Mi chiamo Kirk Douglas. Forse avete sentito parlare di me. Ero una stella del cinema. Sono il padre di Michael Douglas ed il suocero di Catherine Zeta-Jones. Mi sembra un miracolo essere arrivato a questo traguardo: sono sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, ad un incidente di elicottero, un infarto e ad una operazione per sostituire le due ginocchia''.
Colto, ironico e sempre disponbile, nel 2015 ha donato 15 milioni di dollari ad una clinica di Los Angeles per ex attori e lavoratori di Hollywood colpiti dal morbo di Alzheimer e nel corso della sua vita ha finanziato con decine e decine di milioni di dollari, centri di assistenza per gli homeless e parchi per bambini. Perchè lui non dimenticava da dove era venuto.
E’ passato insomma in una vita ricca di riconoscimenti ed avventure sul set, dal ruolo di bastardo che piace a quello di benefattore da applausi a scena aperta senza soluzione di continuità, rimanendo in ogni caso un grande. Un attore immnenso, di quelli che hanno fatto Hollywood e il grande Cinema
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