mercoledì 26 febbraio 2020

Te la ricordi Lella? 50 anni di un boom

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Ci sono canzoni che superano la generazione di riferimento, vanno avanti per la loro strada al di là del tempo e delle mode incontrando nel corso degli anni nuovi estimatori e nuovi interpeti, tale è la loro diffusione che diventano patrimonio comune e da brani d'autore come erano stati concepiti si trasformano in canzoni popolari. E quindi veramente di successo.

"Lella" che tutti conoscono e hanno cantato accompagnandosi con una chitarra o più probabilmente con gli amici in qualche rimpatriata o serata trascorsa insieme, è una di questa. Un gran bel brano popolare, nel senso migliore del termine, quello che fa riferimento al cuore delle persone, alle loro emozioni, ai loro sentimenti.

E poi c'è il romanesco che è il valore aggiunto, un romanesco crudo e senza fronzoli, accessibile a tutti perchè nella versione "moderna", attuale, ma intriso di atmosfere pasoliniane ed echi del "Pasticciaccio" di Gadda, che fa la differenza. Una storia che in anticipo sui tempi, raccontava di un femminicidio, anche se allora, 1970, sarebbe stata definita un omicidio passionale. Una vicenda di cronaca nera.

Lanciata dal duo Edoardo e Stelio, è stata cantata nel tempo da tanti, nomi come la Schola Cantorum, Lando Fiorini, Aldo Donati, Paola Turci, Orchestraccia, Ardecore, che l'hanno fatta diventare un classico della canzone romana arrivato addirittura nel romanzo "Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri, dove a pagina 51 vengono citati alcuni versi della canzone che il commissario Montalbano canticchia mentre è al telefono (E te lo vojo di' / che so' stato io...) e che sono stati poi riproposti da Luca Zingaretti nella fiction.

Tanti artisti tante versioni per un successo, a ciascuno la sua, il merito però di avergli fatto spiccare il volo superando una certa censura non detta ma di fatto applicata al disco di Edoardo e Stelio che impediva la sua programmazione nelle trasmissioni radiofoniche della Rai (unico mezzo di diffusione a quei tempi) per il tema della canzone giudicato troppo crudo, fu dei Vianella, il duo formato da Edoardo Vianello e Wilma Goich prodotto da Califano, che alcuni anni dopo l'uscita la inserirono nel loro repertorio dandogli così una grande "visibilità" e una nuova vita.

Il brano è stato composto da due artisti di razza, Edoardo De Angelis e Stelio Gicca Palli, amici dai tempi delle elementari e appassionati di musica (Joan Baez, Bob Dylan, Simon & Garfunkel, Endrigo) nonchè virtuosi della chitarra, nati artisticamente nel mitico Folk Studio di Via Garibaldi, fucina dei cantautori della cosidetta Scuola Romana (Venditti, De Gregori, Lo Cascio). Fu lì che lo eseguirono per la prima volta prima di essere chiamati dalla Rca per un contratto discografico.



Il pezzo nacque quasi di getto, Stelio propose una strofa di sapore folk americano, vicina nel giro di accordi a una canzone di Joan Baez a Edoardo. Lui, con la libertà e la fantasia del dilettante scrisse il testo dopo averlo pensato mentre era su un autobus che annaspava nel traffico romano, direzione casa della nonna Nena per il pranzo.

Passando a Piazza Barberini, De Angelis notò l’insegna di un negozio di cravatte "Proietti", un cognome tipicamente romano che gli rimase impresso tanto da venire utilizzato nel testo che di lì a poco, arrivato alla meta, buttò giù su un foglio di quaderno sotto gli occhi stupiti della nonna.

Il "cravattaro" quindi, non era da intendersi come uno strozzino, come qualcuno successivamente ineterpretò sbagliando. Era il negoziante chiamato così in riferimeto alla merce che vendeva nel suo esercizio commerciale in centro. Del resto i due giovani artisti provenivano da famiglie borghesi e non erano al dentro di termini del gergo dialettale che non erano di certo di uso comune.

Quei versi che raccontavano quell'omicidio d'impeto compiuto su una spiaggia romana l'ultimo giorno dell'anno, sottolinenati da una musica accattivante e suggestiva creavano un'alchimia perfetta che avrebbe coinvolto chiunque ascoltasse questo brano. E anche le voci, ruvida e decisa quella di Stelio, calda e intensa quella di Edoardo, si completavano offrendo un'interpretazione molto intensa.

Te la ricordi Lella quella ricca, certo tutti la ricordano, sono passati 50 anni d'allora ma quella canzone che secondo gli autori non aveva connotati di denuncia è attuale più che mai suo malgrado, ha preso una direzione propria, una sua vita, entrando nella memoria collettiva e diventando costume. "Lella" è una ballata emozionante su una storia triste, ma non solo, perchè è cresciuta diventando proprio una denuncia contro la violenza sulle donne. Ed è per questo che è da riascoltare. Come 50 anni fa.


3 commenti:

  1. Bell'articolo, complimenti all'autore

    RispondiElimina
  2. Bellissimo e commovente. Prima di oggi ne avevo focalizzato il contenuto

    RispondiElimina
  3. Ho avuto il piacere di suonare con il gruppo folk de I Crissi nella stessa serata in cui Eduardo e Stelio si esibivano eseguendo questa stupenda canzone, era un festival di musica folk ed era 1971!

    RispondiElimina

Alessandro Momo, 50 anni dopo

 di FRANCESCO TRONCARELLI Chissà cosa avrebbe detto della Lazio di Baroni Alessandro Momo. Sicuramente sarebbe stato contento di vederla gio...